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Le linee guida della Commissione Europea e l’esperienza di TRIGGER

CAPITOLO 3. La segregazione di genere: approcci teorici e misure legislative

3. Le linee guida della Commissione Europea e l’esperienza di TRIGGER

La Commissione Europea si è data il compito di definire e mettere in atto una serie di iniziati- ve che promuovano in modo sostanziale la parità tra uomini e donne, attraverso azioni che favoriscano l’inclusione del genere in ogni attività di ricerca. La convinzione alla base di que- sta politica è che la ricerca scientifica abbia un valore centrale per il potenziamento della qua- lità della vita e per la crescita economica europea, generando nuovo sapere e implementando per questa via occupazione e profitto. Lo strumento privilegiato per la realizzazione di questo intento sono i Programmi Quadro, attraverso cui l’Unione Europea ha inteso organizzare entro una cornice unitaria linee di finanziamento specifiche per la ricerca e l’innovazione.

Infatti, a partire dagli anni Ottanta ad oggi sono stati completati sette Programmi Quadro108. In particolare, dal 2002 la Commissione Europea ha messo al centro della propria attenzione109 l’importanza della ricerca, della scienza e della tecnologia per lo sviluppo degli Stati membri della UE in termini di crescita, di aumento dell’occupazione, della competitività, della tutela dell’individuo e dell’ambiente. A tale scopo i soggetti coinvolti hanno concordato la costituzione di uno Spazio Europeo della Ricerca (SER), con lo scopo di creare centri di eccellenza virtuali e mettere a punto importanti progetti scientifici che coinvolgano più Stati in determinate aree disciplinari, dalle biotecnologie all’aeronautica spaziale, dalla qualità ali- mentare alla governance.

Attualmente è in vigore Horizon 2020, l’ottavo Programma Quadro (2014-2020), che si articola in tre obiettivi primari: l’eccellenza scientifica, affinché la ricerca sia competitiva e globale; la leadership industriale, con l’incremento della competitività e la creazione di posti

Con attuazione quadriennale, tranne l’ultimo, di durata settennale di cui gli ultimi due il sesto

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(2002-2006) e il settimo (2007-2013) hanno riguardato dedicati specificamente al tema della scienza. Nel detta- glio, il primo Programma Quadro (1984-1987) si concentrava principalmente sull’occupazione; il secondo (1987-1991) si poneva come obiettivi l’incoraggiamento e il miglioramento dell’accesso delle donne alle nuove tecnologie e la conciliazione tra vita lavorativa e privata; il terzo programma quadro (1990-1994) prevedeva azioni mirate a favorire una maggiore partecipazione femminile nel mondo del lavoro e a incrementare il tasso femminile tra i ruoli decisionali e di potere; il quarto programma quadro (1994-1998) introduceva il concetto di gender mainstreaming; il quinto programma quadro (1998-2002) affrontava la questione della parità nelle politi- che comunitarie, con attenzione agli stereotipi di genere e a ogni forma di discriminazione, esplicita ed implicita. Come si vede, a partire dal secondo Programma Quadro e fino al sesto, il programma successivo entra in vigore durante l’ultima fase di attuazione del precedente.

Come è definito dalla Decisione n. 1513/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno

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di lavoro; le “sfide per la società”, favorendo la collaborazione tra ambiti disciplinari diversi nel tentativo di rispondere a esigenze specifiche110.

Entro questa prospettiva di cooperazione inter-disciplinare, una grande attenzione è riser- vata al tema dei network tra scienziate, quali strumenti imprescindibili affinché la loro massa critica si renda non solo numericamente consistente ma anche sensibilmente consapevole. A tal riguardo la Commissione Europea si è dotata già dal 1998 di un gruppo di esperti nell’am- bito delle attività ETAN (European Technology Assessment Network), che monitora la condi- zione delle donne nella ricerca e ha stabilito sistemi di rete (WITEC, Women In Technology; AWISE, Association for Women In Science and Engineering; WITS, Women In Technology and Science e WISE, Women’s International Studies Europe) che mettono in collegamento le scienziate.

Tra le varie direttrici d’azione, quella “Science with and for Society”, promossa nell’ambi- to del Settimo Programma Quadro, ha lo scopo specifico di favorire la promozione dell’equità di genere nelle istituzioni di ricerca e di migliorare le ricadute sociali dei prodotti di ricerca, unendo il concetto di equità alla genderizzazione dei contenuti. TRIGGER (Transforming In- stitutions by Gendering concents and Gainin Equality in Research)111 rientra tra le attività promosse all’interno di tale direttrice, ed è appunto volta alla messa in atto di interventi siste- matici e di lunga durata per il sostegno alle carriere scientifiche femminili.

Tale progetto, iniziato nel 2014, è coordinato dal Dipartimento per le Pari Opportunità del- la Presidenza del Consiglio dei Ministri e coinvolge cinque atenei europei, tra cui l’Università di Pisa112. All’interno di un panorama di scambio, di collaborazione e di mutual learning, ogni istituzione coinvolta ha definito un suo piano di azione per la promozione di una ricerca gen- der sensitive. Un’attenzione particolare nella fase di elaborazione dei singoli piani di azione è stata riservata a far sì che le inevitabili specificità di ciascuno, legate al contesto di riferimen-

Anche UNESCO ha promosso il superamento delle disparità tra i sessi nella scienza e nella tecnologia e

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ribadito in tutte le sue attività e programmi il ruolo cruciale ricoperto dalle donne. Nel Rapport international: science, technologie et genre (2007) si sottolinea la necessità sempre più pressante di rinforzare le azioni volte all’approfondimento del nesso tra scienza, tecnologia e genere, operando una maggiore sensibilizzazione e inten- sificando l’attività di ricerca e di raccolta di dati.

http://triggerproject.eu e http://www.sp.unipi.it/index.php/it/ricercatop/progetto-trigger.

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Le altre istituzioni coinvolte sono: Université Paris Diderot, Paris 7 (Francia); Vysoká škola chemicko-

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technologická v Praze e The Institute of Sociology of the Czech Academy of Sciences (Repubblica Ceca); Birk- beck College - University of London (Regno Unito); Universidad Politecnica de Madrid (Spagna). Le attività di ciascuna università sono state affiancate dall’azione di ASDO, un’organizzazione di ricerca privata specializzata nella tematica genere/scienza.

to, non ne inficiassero l’applicabilità anche ad altre realtà. Fine primario dell’esperienza di TRIGGER è infatti elaborare modelli versatili, cui ispirare cambiamenti istituzionali anche presso istituzioni diverse. In altre parole, i piani di azione dovevano sviluppare linee proget- tuali per le quali i cosiddetti vincoli di contesto non fossero un limite ma un arricchimento, raggiungendo un sufficiente grado di generalizzabilità che non ne disperdesse gli input. Nel far questo, il piano di azione sviluppato da e per l’Università di Pisa ha cercato altresì di tener conto delle buone prassi e di quanto è emerso dai precedenti progetti europei, adattandoli alla realtà dell’Ateneo pisano.

Premessa teorica di un progetto come TRIGGER è la necessità, spesso sottovalutata, di in- terrogarsi sui procedimenti di selezione del mondo accademico e scientifico; Elisabetta Doni- ni osservava trent’anni fa, «la maggior parte degli studiosi semplicemente ignora che esista una questione di genere e se è proprio costretta a prendere atto che c’è chi la pone, la liquida come insignificante» (cit. in Biancheri 2015, p. 105). Lungi dall’essere aspetto trascurabile, il tema dei meccanismi di reclutamento e selezione delle istituzioni accademiche (e scientifiche in generale) è un punto nevralgico del problema della segregazione di genere. Il caso dell’U- niversità di Pisa poi è particolare, perché presenta un numero di ricercatrici superiore alla me- dia nazionale cui non corrisponde un numero equivalente di rappresentanti ai livelli gerarchici più alti (professori associati e professori ordinari)113.

L’impresa è tanto più importante se si pone attenzione a quanto affermato nel report della Commissione Europea del 2012, Structural change in research institutions: enhancing excel- lence, gender equality and efficiency in research and innovation, in cui la lentezza del cam- biamento è imputata soprattutto alla «mancanza di capacità e esperienze, delle università e degli istituti di ricerca, ad applicare tale approccio [di genere] alle proprie strutture e procedu- re» (cit. in Biancheri 2015, p. 120).

L’Università di Pisa, nello specifico, ha dato inizio al suo lavoro partendo dalla messa in pratica del principio, promosso dalla Commissione Europea, secondo cui la ricerca è realizza- ta da donne, per le donne e sulle donne114. Il faro che ha guidato il piano d’azione italiano è

Cfr. Biancheri 2015, p. 115. Su questi temi cfr. anche Biancheri 2011, 2012a, 2012b.

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Nell’allegato del Quinto programma quadro, tra le grandi linee delle azioni comunitarie, si precisa che «la

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promozione delle donne nella ricerca deve essere attuata a più livelli: si tratta di promuovere la ricerca da parte delle, per e sulle donne». Vale a dire da parte di ricercatrici, in quanto destinatarie dei progetti finanziati dall’U- nione Europea e fornendo un contributo all’evoluzione della nozione di genere. Cfr. Donne e scienza 1998.

stato l’idea che l’uguaglianza di genere nella scienza non possa concretizzarsi senza che av- venga una modifica epistemologica delle discipline. Queste ultime devono tener conto del- l’apporto della componente di genere e da qui riformulare i propri canoni e le relazioni tra le diverse branche del sapere. «Per eliminare le barriere che hanno arrestato l’ascesa delle don- ne, occorre richiamare l’attenzione sulle conseguenza positive di una presenza numerosa nelle professioni scientifiche, sull’indispensabile ripensamento delle categorie concettuali, degli strumenti e dei metodi per fare ricerca (Biancheri 2015, p. 102)».

Le iniziative promosse da TRIGGER toccano diverse sfaccettature della problematica in questione e si articolano in più livelli: l’ambiente di lavoro, la cultura formale e informale, la necessità di sensibilizzare sul tema anche attraverso la raccolta di dati con una metodologia quali-quantitativa che rilevi le dinamiche di work life interface di uomini e donne impegnati/e nella ricerca oltre che alle attività a sostegno delle carriere femminili e di promozione del work-life balance. Tutti questi aspetti sono inoltre affrontati sia dal punto di vista dei destina- tari sia dal punto di vista dell’istituzione universitaria. Le azioni, infatti, da un lato mirano al- l’aumento della consapevolezza nelle donne della loro posizione in ambito scientifico e dal- l’altro alla presa di coscienza da parte dell’università stessa delle possibili pratiche di esclu- sione implicite ed esplicite attuate nei confronti delle donne. Allo scopo di dare evidenza e monitorare le dinamiche di discriminazione che favoriscono la perdita di capitale femminile nella ricerca, con particolare riguardo al contesto italiano e nello specifico all’Ateneo pisano, il progetto sta sviluppando la costituzione di un database, disponibile on-line, in cui saranno raccolti i risultati di ricerca e le esperienze di leadership delle scienziate per ciascuna area di- sciplinare.

Nel dettaglio, il progetto dell’Università di Pisa si sviluppa in sei dipartimenti target, tre di ingegneria e tre di medicina, scelti non a caso. L’analisi preliminare condotta sul personale di ricerca di Ateneo ha infatti messo in luce come le due aree disciplinari in questione siano: la prima caratterizzata da una forte rigidità in ingresso che determina una scarsa presenza fem- minile in tutti i ruoli della carriera accademica (media del 10% con una varianza di un punto percentuale), e la seconda, invece, caratterizzata da un Indice di Glass Ceiling particolarmente drammatico.

Tra le principali azioni di sostegno alle carriere, esso prevede la nomina di una delegata del Rettore in materia di studi di genere e pari opportunità, la realizzazione di seminari di suppor-

to alle carriere, una serie di letture itineranti sui ruoli genitoriali, un corso di formazione sul tema Donne e scienza oltre a un programma di mentoring per dottorande, assegniste, borsiste di ricerca e specializzande.

In merito alle iniziative atte a favorire la genderizzazione delle pratiche di ricerca vale la pena ricordare l’istituzione, in regime di cofinanziamento, di assegni di ricerca e quella di un modulo permanente dedicato alla ricerca in ottica di genere, all’interno dei corsi di dottorato. Infine, per aumentare la consapevolezza istituzionale sul tema, oltre a un percorso di parteci- pazione dei principali stakeholders all’interno delle diverse fasi della ricerca condotta sulle carriere accademiche, è prevista l’organizzazione di una conferenza annuale con le istituzioni locali e con il coinvolgimento dei vertici della governance universitaria per la valorizzazione della women researchers’ visibility.

Inoltre, per favorire lo sviluppo di una progettazione in linea con le direttive dell’Ottavo Programma Quadro, Horizon 2020, TRIGGER ha organizzato un corso di formazione rivolto alla comunità scientifica per favorire l’integrazione della dimensione di genere nella ricerca in ambito medico e ingegneristico, affidato a una esperta del gruppo Yellow Window, che ha svi- luppato il toolkit (una guida pratica) Gender in EU-founded research adottato dall’Unione Eu- ropea. Tale percorso, oltre che fornire le competenze di base per la gestione del ciclo di ricer- ca in ottica gender sensitive, ha favorito la costituzione di gruppi di ricerca multidisciplinari che hanno sostenuto l’azione rivolta alla genderizzazione dei contenuti nell’ambito dell’uni- versità di Pisa. Il core team di progetto auspica che tali nuove linee di ricerca possano soste- nere una nuova progettazione finanziata da Horizon 2020.

Ovviamente, la cooperazione e lo scambio con gli altri istituti coinvolti e altre realtà che portano avanti progetti affini è centrale per la buona riuscita di TRIGGER, il cui scopo a lun- go raggio è quello di contribuire a un processo quanto più possibile condiviso di profonda e strutturale modificazione delle istituzioni, perché solo la massa critica può promuovere i cam- biamenti normativi per favorire quello istituzionale. A questo scopo, dal 2010 la Commissione

Europea ha sostenuto diversi progetti detti “Sister Projects”115, tra cui spicca il Progetto Gen- derTime - Transferring Implementing Monitoring Equality, che vede l’Università di Padova tra i maggiori istituti coinvolti. Esso punta a mettere in atto, all’interno di istituti di ricerca eterogenei, trasformazioni strutturali per incrementare la partecipazione e l’avanzamento di carriera delle donne, ad esempio attraverso la messa in atto di determinate politiche di assun- zione e promozione, o di misure volte a favorire l’equilibrio tra vita e lavoro. Rispetto a que- sta ed altre esperienze, occorre però precisare che TRIGGER è in assoluto il primo progetto che lega i temi della genderizzazione dei contenuti della ricerca e dell’equità di genere nella ricerca.

La genderizzazione dei contenuti della ricerca è, infatti, un aspetto chiave per la parità di genere, in quanto come dimostrato la scienza è organizzata in modo gerarchico rispetto ai contenuti ritenuti rilevanti, ai meccanismi e alle regole formali e informali. Ne consegue che finché non si attua un cambiamento del paradigma epistemologico su cui si fonda la cono- scenza che opera sulla base delle priorità di ricerca in maniera univoca e discriminatoria eli- minando le differenze, difficilmente i criteri di accesso e le possibilità di successo potranno essere modificati. Che la strada sotto questo profilo sia ancora lunga lo si può evincere dando uno sguardo a una delle iniziative più significative promosse da TRIGGER a partire dal 2014, ossia l’assegnazione di premi di studio a tesi di laurea che abbiano utilizzato l’approccio di genere. A medicina il tema delle genderizzazione dei contenuti è stato esclusivamente declina- to in chiave biologica, senza tener conto dei cambiamenti culturali che TRIGGER ha lo scopo di produrre. Il progetto infatti si configura come buona prassi per promuovere carriere femmi- nili e i suoi strumenti devono favorire la presenza delle donne sia come soggetti che oggetti di studio.

Gli altri progetti sono: EGERA – Effective Gender Equality in Research and the Academia; FESTA –

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Female Empowerment in Science and Technology Academia; Garcia – Gendering the Academy and Research: combating Career Instability and Asymmetries; GENDER-NET – Promoting gender equality in research institu- tions and the integration of the gender dimension in research contents; Genis Lab – Gender in Science and Tech- nology Lab; GENOVATE – Transforming Organisational Culture for Gender Equality in Research and Innova- tion; GENPORT – Project; HELENA – Higher Education Leading to Engineering And scientific careers; INTE- GER – Institutional Transformation for Effecting Gender Equality in Research; PRAGES – Practising Gender Equality in Science; QUING – Quality in Gender+ Equality Policies; STAGES – Structural Change Toward Gender Equality in Science; TWIST – Towards Women in Science & Technology; WHIST – Women’s careers hitting the target: gender management in scientific and technological research; WISAT – women in global scien- ce & techonology.