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CAPITOLO 2. La riflessione di genere sul linguaggio

4. Il potere delle parole: i dizionari e il Thesaurus

Il linguaggio è veicolo della cultura, dell’insieme simbolico che è parte della coscienza collet- tiva e che agisce sul singolo e sulla comunità anche a livello inconscio. In questa operazione di trasmissione della cultura, il linguaggio diventa contemporaneamente lo spazio in cui si definisce la soggettività, come sottolinea la semiologa Patrizia Violi: «Il linguaggio, in quanto sistema che riflette la realtà sociale, ma al tempo stesso la crea e la produce, diviene il luogo in cui la soggettività si costituisce e prende forma, dal momento che il soggetto si può espri- mere solo entro il linguaggio e il linguaggio non può costituirsi senza soggetto che lo fa esi- stere», e aggiunge: «La parola delle donne è spesso così difficile, non perché le donne siano inadeguate al linguaggio, ma perché il linguaggio è inadeguato alle donne» (Violi 1986, p.10). Un esempio interessante, che ben evidenzia il potere delle parole, è offerto dal caso rappre- sentato dal dizionario. Il dizionario non è un semplice “raccoglitore” di definizioni e usi spe- cifici delle parole, bensì costituisce uno strumento autorevole e dal notevole potere certificato- rio, poiché sancisce i significati dei vocaboli e ne definisce le norme di uso, suggerendone con ciò gli usi più corretti. La sua potenza è amplificata dalla vastissima diffusione: i dizionari sono infatti presenti tanto nelle istituzioni scolastiche e nelle biblioteche quanto nelle abita- zioni private, e sono il dispositivo al quale si ricorre più frequentemente per la formazione e l’educazione degli individui. Tuttavia, la lessicografia non è una disciplina del tutto neutra, in quanto «i vocabolari godono di un’autorità fondata su motivi socio-culturali più che linguisti- ci, e le loro definizioni influenzano l’uso anche se di fatto non lo rappresentano fedelmente. […] Spesso si tratta dunque di valutazioni che contribuiscono a creare la situazione che de- scrivono” (Lepschy, Lepschy e Sanson 2001, p. 9).

A questo proposito risulta significativo il caso rappresentato dal Piccolo dizionario dell’i- neguaglianza femminile di Alice Ceresa, in cui la scrittrice e giornalista svizzera elenca circa quaranta voci – stilate a partire dagli anni Settanta – relative alla tematica del femminile e del- la famiglia. Il saggio, pubblicato postumo nel 2007, evidenzia la connessione tra le dimensio- ni culturale, sociale e linguistica, in relazione alla condizione di disuguaglianza femminile, e

si caratterizza – appunto – per la scelta della forma del dizionario, che sembra racchiudere in sé gli attributi di oggettività, autorevolezza e potenza normativa. E tuttavia, colpisce che que- sta scelta formale, esplicitamente dichiarata nel titolo stesso dell’opera, è associata nel mede- simo contesto all’“inuguaglianza femminile”, che rivela l’acquisizione di un punto di vista di genere in netto contrasto con la prospettiva neutrale propria del dizionario.

L’analisi di Ceresa opera attraverso una decostruzione del ragionamento discorsivo divi- dendo un lemma in più voci, per risalire ai modelli culturali dominanti che stanno alla base delle parole. Ciò è evidente, per esempio, alla voce “femmina/femminile” in cui, uscendo da una definizione prettamente biologica, l’autrice si addentra nell’ambito concettuale del signi- ficato inteso come socialmente costruito e culturalmente trasferito, per concludere con una più ampia spiegazione del femminile come tutto ciò che è devianza rispetto al maschile, presup- ponendo quest’ultimo come norma culturale e sociale:

È pertanto donna anzitutto quanto distingue inesorabilmente la femmina, anche donna, non tanto dal maschio, che sarebbe una semplice differenziazione biologica, quanto dall’uomo che esegue in quanto homo sapiens ogni qualsivoglia attività sapiente […]. Più specificatamente, dato che le sapienze presuppongono appunto un attore agente in proprio del quale si deve presupporre che conosca innanzitutto se stesso, si può dire che sono femminili tutte le devianze del maschile.

Si è donna non in quanto tale, ma in quanto definita dall’uomo e ad esso subordinata tanto materialmente quanto grammaticalmente, come è chiaramente espresso dalla definizione di “femminilità”, intesa come

modello di identificazione proposto alla donna dall’uomo per l’illustrazione e l’esplicazione delle differenze biologiche in ogni aspetto della vita quotidiana, dagli atteggiamenti esteriori ai com- portamenti psicologici, dai parametri della sua conformazione fisica alla loro evidenziazione, dai sentimenti alle azioni, dai piedi alla testa, ambedue compresi. La femminilità si esplica pertanto in molti e svariati modi, ferma restando la sua modalità di principio ovvero prescrizione della mascolinità (Ceresa 2007, pp. 47-48).

La voce viene poi approfondita menzionando un’ulteriore accezione del lemma come «somma delle qualità che derivano dall’essere grammaticalmente subordinati», intendendo con «subordinazione grammaticale», «la sua illustrazione morale e fisica che ne permette l’af- fermazione anche a livello reale e visibile» (Ceresa 2007, pp. 49-53).

L’evidenza di queste parole è testimoniata da un confronto con le definizioni che possono essere reperite in dizionari più “tradizionali” quali il Grande dizionario italiano dell’uso cura- to da Tullio De Mauro, in cui alla voce “femminile” sono proposti alcuni modelli di uso del termine che rivelano esplicitamente la forza con cui gli stereotipi, pur modificandosi col pas- sare del tempo e apparentemente sbiadendosi, permangono nel loro nucleo come un tenace residuo del passato, e traspaiono nei modi di dire e nelle descrizioni dei comportamenti: «quel ragazzo è una femminuccia», oppure «dicono che piangere sia solo roba da femmine». Un’al- tra prova è offerta dalla definizione del lemma “madre”, in cui è evidente la secolare asimme- tria di ruolo che distingue i due genitori, a partire dal livello simbolico a quello pratico e affet- tivo, fino a quello legale, che sottolinea gli obblighi del padre nei confronti dei figli e della moglie a carico.

Ma l’evoluzione linguistica segue l’evoluzione sociale, e in seguito alla diffusione dei mo- derni mezzi di comunicazione che operano contemporaneamente su diverse piattaforme – ba- sti pensare all’impatto esercitato da internet nel modo di fruire e interagire con le informazio- ni – i mutamenti linguistici si fanno sempre più fluidi . All’interno di questo panorama, in cui 60 la dimensione temporale è accelerata da strumenti informativi virtuali e software in continua evoluzione, il tradizionale dizionario è sempre più spesso sostituito con dispostivi più rapidi, meno ingombranti e costantemente disponibili alla consultazione, quali il dizionario virtuale

Thesaurus offerto da Microsoft Word . Esso è esempio paradigmatico del profondo parados61 - so sociale per il quale, se da un lato ognuno può constatare il vertiginoso progresso tecnologi- co e informatico che investe tutti gli ambiti della società contemporanea, dall’altro è altrettan- to palese il fatto che ad esso non si è associata un’evoluzione dei modelli culturali tradizionali e che anzi, in particolare, permangano inalterati gli stereotipi e i pregiudizi relativi alla rap- presentazione di genere. Questa problematica è stata affrontata da Carla Bazzanella, Catherine Gallardo, Pura Guil, Manuela Manera nell’articolo Categorizzazioni del femminile e del ma-

Cfr. la Più che una prefazione di Francesco Sabatini al Sessismo nella lingua italiana: «Tutte le considera

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zioni invalse sui tempi e i modi di mutamento della lingua sono state formulate prima che si potessero valutare davvero gli effetti del sistema fortemente centralizzato e prontamente regolabile delle comunicazioni che caratte- rizza ormai tutte le civiltà, specialmente le più “avanzate”. Fino a un secolo e mezzo fa (avvento del telegrafo) l'affermazione di una novità partita da un centro di irradiazione avveniva su tempi veramente lunghi; il telefono, la radio, le registrazioni, il cinema hanno via via accelerato questi tempi, ma oggi una serie di otto o dieci tra- smissioni televisive può addirittura “imporre” in meno di un mese, e a grandi masse, una manciata di novità lin- guistiche» (Sabatini 1987, p.14).

Si tratta di un dispositivo che accompagna il programma di videoscrittura e permette di selezionare una

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schile nelle nuove tecnologie: prime ricerche nel Thesaurus italiano, spagnolo, francese, in- glese di Word (2000), in cui è messo in evidenza il contrasto tra la modernità dello strumento tecnologico e l’arretratezza del contenuto, chiaramente espresso dai significati e i sinonimi proposti da Thesaurus nel momento in cui viene interrogato su sostantivi che rimandino a soggetti “sensibili” rispetto alle questioni di genere . La ricerca mette in evidenza l’universa62 - lizzazione a cui è tuttora soggetto il genere maschile, e rivela come in generale sia riscontrabi- le una maggiore precisione e varietà di parole per le voci maschili, alle quali sono associate posizioni di maggiore prestigio, mentre per le voci femminili si riscontra la tendenza a una definizione in rapporto all’altro e non in quanto tali. Per esempio, la query relativa ai termini “donna” e “uomo” rimanda alla classica differenziazione dei ruoli, chiaramente sottolineata dall’associazione di “donna” a “moglie” e addirittura “domestica” e “colf” mentre «propria dell’uomo sarebbe la speculazione astratta (l’essere, l’umano)» (Bazzanella, Gallardo, Guil e Manera 2000, p. 196):

TERMINERICERCATO SIGNIFICATO SINONIMI

donna femmina signora moglie domestica compagna ragazza colf - dama consorte, sposa - amica - - uomo essere maschio individuo amante sposo umano - Signore compagno marito

Da Bazzanella, Gallardo, Guil e Manera 2000 sono stati estrapolati i dati contenuti nelle tabelle che seguo

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Un altro caso esemplare è poi fornito dal confronto dei significati proposti per “padrona”, a cui Thesaurus fa corrispondere come sinonimo “signora”, e “padrone”, che ha come sinonimi “proprietario” e “sovrano”:

Altrettanto interessante è il confronto di significati e sinonimi inerenti la coppia “figlia/fi- glio” in cui si designa la “figlia” come “bambina” e “ragazza” mentre il “figlio”, tra i vari termini, come “rampollo”, quasi a marcare una visione patrilineare che regola la trasmissione del patrimonio oltre che del cognome:

Risultati del medesimo tenore emergono dal confronto con la lingua francese, primo su tut- ti l’uso del genere maschile come neutro, e una maggiore ricchezza di significati e sinonimi per le voci maschili. Anche la “femme” francese, come la “donna” italiana, è designata in re-

TERMINERICERCA- TO SIGNIFICATO SINONIMI padrona signora - padrone proprietario sovrano

titolare, Signore, capo, boss, principale re

TERMINERICERCATO SIGNIFICATO SINONIMI

figlia [parole correlate: figlio] bambina ragazza [ricevuta] bimba - - figlio figliolo [risultato]

creatura, bambino, rampollo, prole, bim- bo

lazione al marito in qualità di “épouse” e solo dopo ciò assurge al grado di “personne”. Ana- logamente al “signore” italiano, anche il “monsieur” francese vede nelle sue mani il potere, l’autorità e il privilegio, mentre “madame” ha come sinonimi semplicemente “damoiselle”, “dame”. Ancor più eclatante è infine il caso della coppia di sostantivi “mère/père”, dove al primo corrisponde soltanto “maman” e al secondo “père”, “chef de famille” e “créateur”.