politiche e sanitarie regionali
4.2. Determinazione della diffusione nelle acque europee e in Veneto 937
4.2.3. Lo studio dei PFAS nelle acque Venete 965
Nell’espletamento delle attività collegate con tale studio, denominato “Studio di 966
valutazione del rischio ambientale e sanitario associato alla contaminazione da sostanze 967
perfluoro-‐alchiliche (PFAS) nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani”, 968
l’Istituto di Ricerca Sulle Acque-‐ IRSA del Consiglio Nazionale delle Ricerche, svolse tre 969
campagne di monitoraggio (maggio 2011, ottobre 2012, febbraio 2013) in corpi idrici 970
superficiali e reflui industriali e di depurazione della provincia di Vicenza, i cui risultati 971
furono divulgati nel mese di marzo 2013 (“Rischio associato alla presenza di sostanze 972
perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei corpi idrici recettori di aree 973
industriali nella provincia di Vicenza e aree limitrofe. Relazione IRSA-‐CNR 25 marzo 974
2013,” n.d.).
975
Nel dettaglio, le aree interessate dal monitoraggio erano le seguenti: distretto industriale 976
di Valdagno e Valle del Chiampo, dove è situato il più importante distretto tessile e 977
conciario italiano e l’impianto di sintesi e produzione di PFAS di proprietà della Miteni 978
Spa, sito in Trissino (VI). I controlli riguardarono sia le acque superficiali che i campioni 979
di acqua potabile in una trentina comuni prevalentemente della provincia di Vicenza, con 980
interessamento di alcuni comuni limitrofi in provincia di Padova e Verona (“Rischio 981
associato alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei 982
corpi idrici recettori di aree industriali nella provincia di Vicenza e aree limitrofe.
983
Relazione IRSA-‐CNR 25 marzo 2013,” n.d.).
984
Dai monitoraggi effettuati, emerse che il composto presente in maggiori quantità nelle 985
acque superficiali è il PFOA con concentrazioni molto elevate (superiori a 1000 ng/L) 986
nell’area a sud dell’autostrada, nel bacino di Agno e Fratta Gorzone, anche a monte dello 987
scarico del collettore ARICA. La relazione dell’IRSA-‐CNR esprime grande preoccupazione, 988
inoltre, per la misura delle concentrazioni delle medesime sostanze nelle acque potabili 989
prelevate da punti di erogazione sia pubblici che privati. In particolare, nel bacino di 990
Agno-‐Fratta Gorzone, sono state rilevate concentrazioni crescenti da nord a sud, che 991
raggiungono valori di PFOA superiori a 1000ng/L e di PFAS totale superiore a 2000ng/L.
992
Lo studio sottolinea il fatto che, ad oggi, il PFOS è sostanza candidata ad essere inclusa 993
nella lista delle sosta1nze prioritarie secondo la Direttiva Quadro sulle Acque 994
(2000/60/EC) con uno standard di qualità proposto di 0,65 ng/L. D’altra parte, PFOS e 995
PFOA non sono, attualmente, inclusi nella legislazione vigente sulle acque potabili ma 996
sono inclusi nella terza lista di sostanze candidate da US-‐EPA alla regolamentazione a 997
livello federale. US-‐EPA (USEPA 2009) ha proposto per PFOS un Provisional Health 998
Advisories di 200 ng/L e per il PFOA di 400 ng/L. In Germania, ricorda la relazione 999
dell’IRSA, la Commissione per le acque potabili ha definito delle classi di rischio, espresse 1000
come somma di PFOS e PFOA, in base al tempo di esposizione e all’età, fissando a 100 1001
ng/L il limite assoluto di sicurezza per un’esposizione decennale per ogni classe di 1002
individui, mentre per un’esposizione breve, al massimo di un anno nel caso di un adulto 1003
sano, si considerano tollerabili concentrazioni fino a 5 µg/L.
1004
La relazione dell’IRSA-‐CNR evidenzia che, in assenza di limiti di potabilità italiani o 1005
comunitari, confrontando le concentrazioni rilevate con i limiti proposti in ambito US-‐EPA 1006
(400 ng/L per PFOA) e tedeschi (100 ng/L per la somma dei perfluorurati per una 1007
dimostrazione decennale) sussiste un possibile rischio sanitario per le popolazioni che 1008
bevono le acque prelevate dalla falda (“Rischio associato alla presenza di sostanze 1009
perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei corpi idrici recettori di aree 1010
industriali nella provincia di Vicenza e aree limitrofe. Relazione IRSA-‐CNR 25 marzo 1011
2013,” n.d.).
1012
In conclusione, considerando l’andamento parallelo delle concentrazioni in falda e in 1013
acqua superficiale, la relazione ipotizza una comune origine da scarichi e suggerisce, 1014
pertanto, di approfondire con l’aiuto degli enti e delle agenzie territoriali, l’origine delle 1015
sostanze in falda e la possibilità di mettere a punto misure di contenimento e di 1016
trattamento per tali sostanze che costituiscono un rischio potenziale per la popolazione 1017
residente, posto che tali composti si comportano da interferenti endocrini nel 1018
metabolismo dei grassi e hanno sospetta azione estrogenica e cancerogena (“Rischio 1019
associato alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili e nei 1020
corpi idrici recettori di aree industriali nella provincia di Vicenza e aree limitrofe.
1021
Relazione IRSA-‐CNR 25 marzo 2013,” n.d.).
1022
La Direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche del MATMM con 1023
nota n. 0037869/TRI del 29 maggio 2013, alla luce dello studio condotto dall’IRSA–CNR, 1024
richiedeva agli organi di controllo dell’amministrazione provinciale e all’ARPAV di 1025
eseguire gli accertamenti necessari all’individuazione delle fonti d’immissione di PFAS e 1026
l’attivazione delle conseguenti iniziative necessarie per tutelare la salubrità delle acque.
1027
In data 13 giugno 2013, con la nota n. 0064128, l’ARPAV chiedeva alla Direzione Tutela 1028
Ambiente della Regione Veneto e alla Provincia di Vicenza un incontro per la 1029
predisposizione di un “piano di monitoraggio condiviso”, con tale motivazione: ..“posto 1030
che le sostanze rilevate dall’IRSA non rientrano tra quelle normate dal d. lgs. n. 152/2006 1031
e ss.mm.ii. né sono previsti limiti per la matrice acque sotterranee e per i punti di 1032
erogazione pubblica, la cui valutazione, per competenza, spetta alle ASL”.
1033
Con la successiva nota del 27 giugno 2013 prot. 69911, l’ARPAV comunicava alla 1034
Segreteria regionale per la Sanità della Regione Veneto l’imminente attivazione di prelievi 1035
e analisi relativi alle sostanze perfluoro-‐alchiliche.
1036
Con la nota prot. 0075059/x.00.00 dell’11 luglio 2013 (“Arpav_-‐
1037
_relazione_11_Luglio_2013.pdf,” n.d.), l’ARPAV comunicava di “…aver effettuato dei 1038
campionamenti allo scarico del collettore fognario ARICA, nel corso d’acqua Fratta-‐
1039
Gorzone a Cologna Veneta, nei reflui di cinque impianti di depurazione dell’Ovest 1040
Vicentino nonché nello scarico di cinque impianti di depurazione (Trissino, Montecchio 1041
Maggiore, Arzignano, Montebello Vicentino e Lonigo) e nel corso d’acqua Fratta-‐Gorzone”.
1042
Gli esiti, chiarisce la nota dell’ARPAV, “…portavano ad effettuare dei campionamenti 1043
anche allo scarico industriale, recapitante al depuratore di Trissino, della società Miteni 1044
Spa, azienda nota per la produzione di PFAS. “ 1045
Le analisi condotte dall’ARPAV evidenziano che “…l’incidenza della contaminazione 1046
provocata sul corso d’acqua Fratta-‐Gorzone a Cologna Veneta è prevalentemente dovuta 1047
alla rilevante presenza di PFAS allo scarico industriale della ditta Miteni Spa. La riduzione 1048
della concentrazione allo scarico finale del collettore ARICA è dovuta sostanzialmente alla 1049
diluizione apportata dai reflui provenienti dagli altri impianti di depurazione, che hanno 1050
valori di PFAS poco significativi rispetto all’impatto prevalente della Miteni Spa. La 1051
relazione evidenzia che l’impianto di depurazione di Trissino, cui è allacciata la Miteni 1052
Spa, contribuisce per il 96,989% all’apporto totale di PFAS scaricati nel Fratta-‐Gorzone, e 1053
che il medesimo impianto non è in grado di abbattere la concentrazione dei PFAS, in 1054
quanto non dotato di tecnologia adeguata. Pertanto, anche la diminuzione di 1055
concentrazione allo scarico finale del collettore ARICA, è dovuta esclusivamente all’effetto 1056
diluizione”.
1057
D’altra parte, prosegue la relazione, si stanno continuando ad effettuare accertamenti 1058
analitici sulle acque superficiali e sugli scarichi produttivi di altre aziende che convogliano 1059
i loro reflui direttamente o indirettamente nel Fratta-‐Gorzone.
1060
A seguito degli accertamenti, l’ARPAV suggerì all’autorità amministrativa competente la 1061
possibilità di adottare, anche con l’eventuale coinvolgimento dell’azienda, le seguenti 1062
azioni preliminari:
1063
a) un miglioramento del sistema di filtrazione delle acque reflue produttive della ditta 1064
Miteni, al fine di ridurre considerevolmente la concentrazione di PFAS allo scarico 1065
aziendale;
1066
b) l’ipotesi di eliminare, nel breve periodo, dal ciclo produttivo le sostanze PFOA e 1067
PFOS residue;
1068
c) l’eliminazione dello scarico delle acque di raffreddamento nel torrente Poscola e il 1069
loro convogliamento, previa filtrazione di quelle significativamente contaminate da 1070
PFAS, allo scarico aziendale collettato al depuratore di Trissino, continuando 1071
nell’azione di emungimento in atto al fine di contenere la diffusione a valle dei 1072
contaminanti presenti in falda;
1073
d) l’elaborazione, da parte della Miteni, anche se in carenza di limiti, di una indagine 1074
conoscitiva della contaminazione del suolo, sottosuolo e falda dello stabilimento, 1075
facendo riferimento anche alle ipotesi di cui all’art. 304 e ss. Del d. lgs. 152/06 e 1076
ss.mm.ii.
1077
In conclusione, l’ARPAV chiariva di aver informato l’Autorità Giudiziaria al fine di 1078
compiere accertamenti tecnici peritali in grado di comprovare l’origine e l’evoluzione 1079
della contaminazione della falda da parte della Miteni Spa nonché l’accertamento di 1080
eventuali ipotesi di reato (artt. 440 e 452 c.p.).
1081
4.2.4. Provvedimenti attuati dalla Regione Veneto, biomonitoraggio umano e