4197
15.8. Aterosclerosi sub-‐clinica 4198
La valutazione dello spessore dello spessore dell’intima-‐media carotidea (CIMT) è un 4199
semplice e noto marcatore di aterosclerosi sub-‐clinica (Zureik et al., 2000); inoltre, 4200
rappresenta un fattore predittivo indipendente di ictus, di infarto del miocardio e di 4201
eventi coronarici. (Bots et al., 1997; Chien et al., 2008; Hodis et al., 1998). I distruttori 4202
endocrini e i POP, categorie alla quali appartengono anche i PFAS, fra l’altro, sono noti per 4203
la loro associazione con lo spessore intima-‐media della carotide (Lind et al., 2014, 2012;
4204
Lind and Lind, 2011).
4205
Per aterosclerosi subclinica s’intende la presenza di placche aterosclerotiche nella parete 4206
delle arterie che trasportano il sangue, placche che, essendo ancora di limitata estensione 4207
non hanno ancora causato sintomi e segni clinicamente evidenti. Nel corso di decenni, con 4208
l’accrescimento delle dimensioni delle placche, aumenta il rischio che la riduzione del 4209
flusso sanguigno raggiunga un valore critico (all’incirca il 70%) con la conseguenza di una 4210
drastica riduzione della quantità di sangue che arriva negli organi. L’ischemia che ne 4211
deriva può causare complicanze in pratica in tutti gli organi e tessuti ( aterosclerosi 4212
clinicamente manifesta). Fra le più importanti sono le complicanze cardiache (angina 4213
pectoris, infarto del miocardio, aritmie fatali con arresto cardiaco e morte improvvisa), 4214
cerebrali (attacchi ischemici cerebrali, ictus cerebrale) arteriopatia obliterante degli arti 4215
inferiori.
4216 4217
Gli autori di uno studio condotto a Taiwan su 644 adolescenti e giovani adulti (250 4218
maschi e 394 femmine) hanno vagliato l’ipotesi di una possibile associazione fra i ivelli 4219
nel siero dei PFAS e lo spessore intima-‐media della carotide (Chien et al., 2008).
4220
Per tutti i partecipanti allo studio erano disponibili le misurazioni di quattro PFAS (PFOA, 4221
PFOS, PFNA, PFUA) nel siero e il dato dello spessore intima-‐media carotideo. I 4222
partecipanti facevano parte di una coorte più ampia di giovani seguiti fin dall’infanzia con 4223
visite ed esami di laboratorio per la valutazione del rischio cardiovascolare con il passare 4224
degli anni.
4225
I maschi avevano concentrazioni mediane più elevate di PFOS rispetto alle femmine 4226
(p<0,001); inoltre le concentrazioni di PFOA erano inferiori nei soggetti con indice di 4227
massa corporea più elevato, mentre le concentrazioni di PFOS erano più alte nel gruppo 4228
con il BMI più alto. I livelli dei quattro composti perfluoroalchilici non erano sempre 4229
correlati fra di loro; la maggiore correlazione fu osservata per il PFNA ed il PFUA.
4230
Il valore medio dello spessore intima-‐media aumentava significativamente coll’aumentare 4231
delle concentrazioni di PFOS (p<0,001), mentre diminuiva in modo non significativo con 4232
l’aumentare dei livelli di PFNA. Inserendo contemporaneamente tutti e quattro i PFAS nel 4233
modello di analisi statistica, il valore medio dello spessore intima-‐media aumentava in 4234
modo significativo con l’aumentare dei livelli di PFOS (p<0,01).
4235
Suddividendo il PFOS in percentili, i soggetti con i valori più elevati di spessore intima-‐
4236
media carotideo erano collocati oltre il 50º percentile di PFOS e il 60º percentile di PFNA.
4237
Una maggiore prevalenza dello spessore intima-‐media si osservava nei soggetti con le più 4238
elevate concentrazioni di PFOS che erano anche portatori del genotipo APOE2 (odds ratio 4239
2,93; IC 95% 1,16-‐7,42; p = 0,034) o del genotipo APOE3/E3 (OR 1,84; IC 95% 1,21-‐2,81;
4240
P = 0,004).
4241
Questo studio cross-‐sezionale in adolescenti e giovani adulti ha dimostrato una 4242
significativa associazione fra livelli sierici di PFOS e spessore dell’intima-‐media carotidea.
4243
I risultati dello studio di Chien et al (Chien et al., 2008) sono importanti per almeno 3 4244
motivi. Primo, studiare le possibili conseguenze dell’esposizione ambientale ai PFAS negli 4245
adolescenti e nei giovani adulti potrebbe fornire maggiori informazioni poiché questi 4246
gruppi hanno un numero minore di fattori confondenti concomitanti, per esempio 4247
prevalenza di malattie acute o croniche, uso di farmaci, obesità e diabete rispetto agli 4248
adulti. Secondo, la robusta associazione statistica del PFOS con un indice di aterosclerosi 4249
sub-‐clinica in un gruppo di giovani adulti unita alla lunga emivita del PFOS, suggerisce la 4250
possibilità di una correlazione di tipo causale e non occasionale. Terzo, se 4251
quest’associazione si dimostrasse di tipo causale, la prevenzione dell’esposizione 4252
assumerebbe una notevole importanza per la riduzione degli effetti dannosi sulla salute 4253
umana a lungo termine.
4254
Una caratteristica importante dello studio di Chien et al (Chien et al., 2008) è che, rispetto 4255
ad altri della letteratura, le concentrazioni medie del PFUA erano più elevate, mentre 4256
quelle di altri PFAS erano simili a quelli osservati in studi dello stesso tipo.
4257
L’associazione positiva fra livello di PFOS e spessore intima-‐media carotideo, rimaneva 4258
anche dopo correzione per numerosi fattori potenzialmente confondenti. Infatti, 4259
l’associazione fra PFOS e spessore dell’intima-‐media carotidea, era indipendente da altri 4260
fattori di rischio tradizionali per l’aterosclerosi quale l’età, il genere, l’indice di massa 4261
corporea, l’insulino-‐resistenza, la pressione arteriosa, l’aumento del colesterolo nel siero.
4262
Non fu possibile dimostrare un effetto dose-‐risposta delle concentrazioni di PFOS sullo 4263
spessore intima-‐media carotidea. Il PFOS sembra esercitare gli effetti dannosi massimi 4264
nella categoria del 50º-‐75º percentile, senza ulteriori significative variazioni nei soggetti 4265
con livelli più elevati. Cioè la curva dose-‐risposta ha un andamento bifasico o non 4266
monotonico, non lineare, a forma di U rovesciata. Questo tipo di curva è caratteristica di 4267
altre sostanze chimiche che si comportano come interferenti endocrini, per le quali è 4268
dimostrato che una dose elevata inibisce una risposta del sistema alle dosi più basse, 4269
innescando tutta una serie di altri eventi avversi attraverso differenti meccanismi 4270
patogenetici.
4271
Nell’analisi per sottogruppi, l’associazione fra PFOS nel siero e spessore intima-‐media 4272
della carotide era più evidente in un sottogruppo di femmine, non fumatrici, più giovani, 4273
con indice di massa corporea più basso e nei portatori del genotipo APOE.
4274
Gli alleli APOE hanno effetti differenti sul trasporto del colesterolo inverso, 4275
sull’aggregazione piastrinica e sullo stress ossidativo. Questi fattori, assieme ad altri, 4276
influenzano il potenziale aterogenico globale in modo diverso nei due sessi e 4277
meriterebbero una particolare attenzione, soprattutto da parte degli studiosi che si 4278
occupano della ricerca di nuovi fattori di rischio dell’aterosclerosi nelle popolazioni 4279
relativamente sane. È anche vero, che la correlazione fra livelli di PFOS e indici di 4280
aterosclerosi sub-‐clinica risulta molto più debole rispetto agli effetti del sesso, dell’età, 4281
dell’obesità, del fumo di sigaretta e dei polimorfismi genetici. In queste sotto-‐popolazioni, 4282
l’effetto aterosclerotico del PFOS è in genere troppo debole perché raggiunga la 4283
significatività statistica.
4284 4285
In conclusione, in una popolazione di adolescenti e di giovani adulti residenti nell’isola di 4286
Taiwan, è stata dimostrata un’associazione fra concentrazioni nel siero di PFOS e lo 4287
spessore intima-‐media carotideo. L’associazione sembrava indipendente dai fattori di 4288
rischio tradizionali come l’età, il sesso, l’indice di massa corporea, la resistenza 4289
all’insulina, la pressione arteriosa, l’ipercolesterolemia.
4290
Sebbene il significato biologico potenziale della correlazione fra PFOS e l’indice di 4291
aterosclerosi sub-‐clinica, il CIMT, sia modesto, i risultati suggeriscono che il rischio 4292
relativo di aterosclerosi nel singolo individuo era maggiore in quelli con minor 4293
esposizione al PFOS, particolarmente se femmine, adolescenti, non fumatrici, con un 4294
basso indice di massa corporeo e con un genotipo di APOE diverso da E4. Se studi futuri 4295
dimostrassero un’associazione causale fra PFOS e aterosclerosi subclinica valutata 4296
mediante ecografia ad ultrasuoni della carotide, le conseguenze per la popolazione 4297
potrebbero essere molto serie, a causa dell’aumentato rischio di malattie cardiovascolari.
4298
15.9. Malattie cardiovascolari e cerebrovascolari 4299
È noto che le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte negli 4300
Stati Uniti e negli altri paesi occidentali economicamente sviluppati. Circa il 70% delle 4301
malattie cardiovascolari può essere attribuito a fattori modificabili, non genetici, e a 4302
fattori di rischio classici quali il fumo di tabacco, l’obesità, il diabete. Questi fattori di 4303
rischio “classici” non spiegano completamente il rischio di malattie cardiovascolari 4304
osservato nella popolazione generale. Studi recenti suggeriscono che l’esposizione 4305
involontaria a sostanze tossiche ambientali, cioè non per motivi occupazionali, può 4306
rappresentare un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari per la popolazione 4307
intera.
4308
Data l’ associazione dimostrata in numerosi studi fra esposizione a PFAS e fattori di 4309
rischio per malattie cardiovascolari (ipercolesterolemia, dislipidemia, iperuricemia, 4310
ipertensione arteriosa, iperomocisteinemia, diabete mellito e resistenza all’insulina, 4311
obesità), non stupisce che molti ricercatori si siano chiesti se esista anche 4312
un'associazione fra PFAS (PFOA in particolare) e malattie cardiovascolari.
4313
La plausibilità biologica dell’associazione fra PFAS, soprattutto il PFOA, e le malattie 4314
cardiovascolari si deduce da numerose prove recentemente fornite dalla letteratura 4315
scientifica. In diversi studi epidemiologici condotti sull’uomo, l’esposizione al PFOA è 4316
stata associata con ipercolesterolemia (Eriksen et al., 2013; J. Wang et al., 2012), che 4317
rappresenta, com’è noto, un potente e indipendente fattore di rischio per lo sviluppo di 4318
malattie cardiovascolari. I livelli più elevati di PFOA, in alcuni di questi studi, sono stati 4319
anche associati con la resistenza all’insulina e con la sindrome metabolica in soggetti 4320
adolescenti e adulti (Ferré, 2004; Nelson et al., 2010). La resistenza all’insulina e gli altri 4321
componenti della sindrome metabolica sono notoriamente associati con la comparsa di 4322
malattie cardiovascolari. Le concentrazioni nel siero di PFOA sono state associate con un 4323
aumento dell’uricemia (Steenland et al., 2010b), un altro marcatore che in in numerosi 4324
studi epidemiologici è stato associato con un aumentato rischio di sviluppare malattie 4325
cardiovascolari.
4326
15.9.1. Studi sulla popolazione generale 4327
In uno studio americano (Shankar et al., 2012), 1327 appartenenti alla popolazione 4328
arruolata negli studi NHANES, di età superiore a quarant’anni, furono selezionati perché 4329
erano disponibili i livelli di PFOA nel siero e l’indice pressorio caviglia-‐braccia. Con 4330
l’aumentare della concentrazione nel siero di PFOA aumentava in modo significativo il 4331
rischio di malattie cardiovascolari, di arteriopatia periferica e di ictus cerebrale, sia 4332
all’analisi statistica univariata che alla multivariata.
4333
Comparando i soggetti posti nel primo quartile di livelli di PFOA, il rischio aggiustato 4334
all’analisi multivariata (IC 95%) nel quarto quartile era 2,01 (1,12-‐3,6) per la 4335
coronaropatia e 1,78 (1,03-‐3,08) per l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori. Questi 4336
numeri significano in pratica che il rischio era all’incirca raddoppiato per entrambe le 4337
patologie nei soggetti con le maggiori concentrazioni di PFOA nel siero.
4338
Suddividendo i dati secondo il sesso, lo stato di fumatore e l’indice di massa corporea, 4339
oltre a confermare i dati sull’intera popolazione, gli autori osservarono che i più elevati 4340
livelli di PFOA erano associati con la presenza di coronaropatia o arteriopatia degli arti 4341
inferiori in tutti questi sottogruppi. L’associazione era cioè indipendente dai fattori di 4342
rischio tradizionali confondenti come l’età, il sesso, il gruppo etnico, lo stato di fumatore, 4343
l’elevato consumo di alcol, l’indice di massa corporea, il diabete mellito, l’ipertensione 4344
arteriosa e i livelli di colesterolo nel siero.
4345
Nell’analisi per sottogruppi, i livelli più elevati di PFOA erano positivamente associati con 4346
la coronaropatia o l’arteriopatia periferica sia negli uomini che nelle donne, negli obesi 4347
come in quelli non-‐obesi, nei non fumatori come nei fumatori (Shankar et al., 2012).
4348
I risultati di questo studio aggiungono altre prove ai dati emergenti sugli effetti dannosi 4349
per la salute umana dei PFAS, suggerendo che l’esposizione al PFOA è correlata con le 4350
coronaropatie e con l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori.
4351
La plausibilità biologica dell’associazione fra PFOA e la presenza di coronaropatia e 4352
arteriopatia degli arti inferiori è fondata su numerose prove. Primo, studi in vitro hanno 4353
dimostrato che il PFOA aumenta lo stress ossidativo (Fernández Freire et al., 2008; Liu et 4354
al., 2007; Yang et al., 2014; Yao and Zhong, 2005) e provoca disfunzione endoteliale (Hu et 4355
al., 2003; Oldham et al., 2012; Qian et al., 2010). A loro volta, l’aumentato stress ossidativo 4356
e la disfunzione endoteliale sono coinvolti nella patogenesi dell’aterosclerosi e della 4357
coronaropatia (Crist et al., 2009; Hanson and Gluckman, 2008). Secondo, l’esposizione al 4358
PFOA è stata associata con un notevole aumento dei depositi di trigliceridi e di lipidi nel 4359
fegato dei ratti. Studi su modelli animali suggeriscono che il PFOA interferisce 4360
negativamente con il PPARalfa, contribuendo potenzialmente allo sviluppo di 4361
coronaropatia (Marx et al., 2001). Terzo, nell’uomo, i livelli di PFOA nel siero sono stati 4362
associati positivamente con la colesterolemia sia in diversi studi occupazionali che nella 4363
popolazione generale, sia adulta che infantile o adolescente. Quarto, in altri studi è stata 4364
riportata una modesta associazione negativa fra PFOA e colesterolo HDL ed 4365
un’associazione positiva fra PFOA e livelli di trigliceridi nel siero, (come abbiamo 4366
ampiamente documentato nei paragrafi precedenti). Da questo punto di vista, è noto che l’
4367
aumento del CT, del C-‐LDL e dei trigliceridi e la diminuzione del C-‐ HDL sono fattori di 4368
rischio indipendenti per le malattie cardiovascolari. Quinto, i livelli di PFOA nel siero 4369
sono stati associati positivamente con l’insulino-‐resistenza ed altre componenti della 4370
sindrome metabolica, fattori anche loro noti per essere associati positivamente con la 4371
comparsa di coronaropatia (Nelson et al., 2010). Sesto, l’esposizione al PFOA è stata 4372
significativamente associata con un aumento dei livelli di acido urico. Anche 4373
l’iperuricemia è un noto fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di coronaropatia e 4374
per la mortalità cardiovascolare. Settimo, è stata riportata un’associazione inversa fra 4375
concentrazione nel siero di PFOA e livelli di estradiolo nelle donne partecipanti al 4376
progetto C8HP (Knox et al., 2011). La riduzione dei livelli nel siero degli estrogeni è stata 4377
recentemente associata con un aumento del rischio di malattia cardiovascolare (de Kleijn 4378
et al., 2002). Ottavo, studi recenti hanno riportato un’associazione positiva fra livelli di 4379
PFOA e funzionalità epatica, per esempio le transaminasi e la gamma-‐GT (C.-‐Y. Lin et al., 4380
2010), biomarcatori di funzionalità epatica che sono correlati con la funzionalità epatica e 4381
con lo stress ossidativo e che rappresentano un fattore di rischio indipendente predittivo 4382
sia di coronaropatia (Lee et al., 2006) che di arteriopatia periferica (Shankar et al., 2008).
4383
Nono, i livelli di PFOA nel siero sono correlati con la disfunzione tiroidea (Melzer et al., 4384
2010), un fattore anch’esso associato con le malattie cardiovascolari (Ochs et al., 2008).
4385
Il lavoro di Shankar et al (Shankar et al., 2012) è molto importante, perché il campione 4386
utilizzato era rappresentativo dell’intera popolazione adulta statunitense. L’aver trovato 4387
un’associazione, statisticamente significativa e indipendente da altri fattori di rischio noti, 4388
fra concentrazioni sieriche di PFOA e coronaropatia e arteriopatia obliterante degli arti 4389
inferiori, deve rappresentare un motivo di preoccupazione anche per le autorità 4390
responsabili della salute pubblica, in quanto le concentrazioni di PFOA nel siero della 4391
popolazione generale degli Stati Uniti sono relativamente basse. Se i risultati di questo 4392
studio fossero confermati in studi prospettici, il rischio per la popolazione derivante 4393
dall’esposizione al PFOA diventerebbe potenzialmente molto alto. Se l'associazione fra 4394
PFAS e fattori di rischio per l'aterosclerosi si traducesse, come è logico attendersi, anche 4395
in un aumentato rischio di malattie a carico dell'apparato vascolare, cardiaco e cerebrale e 4396
delle loro complicanze, le possibili implicazioni per la salute pubblica sarebbero di 4397
estrema importanza, vista l'elevata prevalenza di queste malattie nella popolazione 4398
adulta-‐anziana e le notevoli risorse, anche economiche, che il sistema sanitario nazionale 4399
destina alla loro terapia e prevenzione.
4400
15.9.2. Studi occupazionali 4401
La mortalità standardizzata non risultò aumentata negli impiegati della DuPont che 4402
avevano lavorato negli impianti di produzione fra il 1948 e il 2002 né rispetto alla 4403
popolazione generale degli Stati Uniti nè rispetto a quella degli impiegati negli altri 4404
impianti della stessa ditta localizzati in otto diversi stati americani (Leonard et al., 2008).
4405 4406
In un altro studio sulla stessa popolazione, in 4747 addetti alla produzione del PFOA negli 4407
impianti della DuPont negli Stati Uniti la mortalità per cardiopatia ischemica risultò 4408
aumentata soltanto nel sottogruppo di operai impiegati per più di 10 anni che avevano le 4409
concentrazioni più alte di PFOA nel siero; l'aumento del rischio non raggiunse, tuttavia, la 4410
significatività statistica (P = 0,06)(Sakr et al., 2009). Entrambi gli studi furono 4411
sponsorizzati dalla Dupont ed eseguiti direttamente da suoi ricercatori. Poiché nello 4412
stesso gruppo di lavoratori fu dimostrato un aumento della mortalità per diabete mellito, 4413
la mancata associazione fra cardiopatia ischemica ed esposizione a PFOA potrebbe 4414
spiegarsi con l’effetto “lavoratore sano”, ben noto agli epidemiologi, che dipende dalla 4415
selezione degli operai (in genere più giovani e in migliori condizioni di salute rispetto alla 4416
popolazione generale) (Steenland et al., 2010a).
4417
Nei lavoratori della 3M, la mortalità per malattie cardiovascolari era sostanzialmente 4418
simile nei tre gruppi di operai con esposizione al PFOA certa, probabile e assente, mentre 4419
la mortalità per malattia cerebrovascolare e cancro alla prostata era aumentata (Lundin 4420
et al., 2009).
4421
15.10. Ictus cerebrale 4422
Un'indagine condotta su meno della metà della popolazione arruolata nel C8HP fornì 4423
prove “modeste” di una correlazione fra incidenza di ictus ed esposizione cumulativa 4424
stimata al PFOA dell’intero campione arruolato nello studio (Simpson et al., 2013). Si 4425
tratta tuttavia di uno studio retrospettivo nel quale furono presi in considerazione solo i 4426
soggetti viventi nel biennio 2005-‐2006, per cui non fu possibile calcolare il numero di 4427
eventuali ictus cerebrali occorsi negli anni precedenti il 2005.
4428
Nello studio americano già citato di Shankar et al (Shankar et al., 2012) in 1327 soggetti 4429
adulti arruolati negli studi NHANES, con l’aumentare della concentrazione nel siero di 4430
PFOA aumentava in modo significativo il rischio di malattie cardiovascolari, di 4431
arteriopatia periferica e di ictus cerebrale, sia all’analisi statistica univariata che alla 4432
multivariata.
4433 4434
La mortalià per ictus cerebrale non risultò aumentata negli studi sponsorizzati 4435
dall’industria sugli operai addetti alla produzione di PFAS (Leonard et al., 2008; Lundin et 4436
al., 2009; Raleigh et al., 2014). Soltanto in uno studio la mortalità per ictus cerebrale 4437
risultò raddoppiata nei soggetti che avevano lavorato per oltre 5 anni alla produzione del 4438
PFOA (Lundin et al., 2009). Questi studi occupazionali, in maggioranza di tipo 4439
retrospettivo, si contraddistinguono in genere per importanti limiti metodologici e per il 4440
basso numero di eventi osservati, il che inficia la potenza statistica degli studi e la loro 4441
capacità di valutare l’incidenza delle patologie meno frequenti (Raleigh et al., 2014).
4442
16.1. Studi sul metabolismo e la farmacocinetica negli esseri umani 4444
In uno dei primi studi pubblicati fu osservato che il PFOA era presente nel sangue del 4445
cordone ombelicale di alcune lavoratrici gravide, suggerendo che la molecola può 4446
attraversare la placenta (USEPA 2003).
4447
Su 27 pensionati che avevano lavorato negli stabilimenti della DuPont e della 3M negli 4448
Stati Uniti, nei quali prelievi di sangue furono effettuati ogni sei mesi per circa cinque 4449
anni, fu calcolata una emivita media di 4,37 anni (range 1,5-‐13,4)(“SAB Review of EPA’s 4450
Draft Risk Assessment of Potential Human Health Effects Associated with PFOA and Its 4451
Salts,” n.d.).
4452 4453
16.2. Studi sugli animali di laboratorio e sulle colture cellulari 4454
16.3. Biotrasformazione 4455
Il PFOA ed altri PFAS compaiono nel plasma, nei reni e nel fegato dei ratti nutriti per via 4456
orale con fluorotelomeri ed esteri di composti polifluoro-‐fosfati, a dimostrazione che i 4457
PFAS possono comparire nell'organismo in seguito alla biotrasformazione di 4458
fluorotemomeri che formano legami covalenti con le proteine (Rand and Mabury, 2014).
4459
La formazione di PFOA e di altri PFAS come prodotti secondari del metabolismo di 4460
fluorotelomeri alcolici è stata osservata in sistemi microbici, nei ratti, nei topi, nei pesci 4461
anche dopo l'esposizione a fluorotelomeri a corta catena (C6) con i quali l'industria sta 4462
cercando di sostituire i più noti C8 (Butt et al., 2014).
4463 4464
I Nuovi PFAS 4465
Non sono più sicuri né meno tossici per la salute dell’ambiente e degli animali 4466
4467
Recentemente un gruppo internazionale di scienziati ha pubblicato una dichiarazione 4468
(Scheringer et al., 2014), nota come dichiarazione di Helsingør dal nome della cittadina 4469
danese dove si riunirono. Con questa accorata e angosciata presa di posizione, gli 4470
scienziati documentano in modo rigoroso le loro preoccupazioni sui nuovi PFAS con i 4471
quali l’industria sta cercando di sostituire i PFAS-‐LC, sperando di stimolare l'attenzione 4472
dei decisori politici e dei principali portatori d’interessi. Preoccupazione che traspare fin 4473
dall’inizio della dichiarazione: “Noi come scienziati quotidianamente al lavoro sulla 4474
caratterizzazione degli usi, delle proprietà, della distribuzione ambientale e degli effetti 4475
avversi delle sostanze poli-‐ e perfluoroalchiliche, PFAS, siamo preoccupati dell'orientamento 4476
attuale volto a sostituire PFAS a lunga catena (PFAS-‐LC) con un gran numero di composti 4477
perfluorati di cui si hanno solo scarsissime informazioni riguardo i loro volumi di 4478
produzione, utilizzo, proprietà ed effetti biologici”.
4479
I dubbi e le preoccupazioni derivano dalle informazioni già disponibili, che dimostrano 4480
come questi sostituti hanno proprietà simili ai PFAS a lunga catena per quanto riguarda la 4481
resistenza alla degradazione completa, cioè sono anch'essi persistenti nell'ambiente come 4482
gli attuali PFAS (Scheringer et al., 2013; Strempel et al., 2012).
4483
Pertanto, in assenza di prove definitive che le soluzioni proposte rappresentino un 4484
sostanziale miglioramento rispetto ai PFAS-‐LC, molti ricercatori e scienziati che non sia 4485
corretto accettare acriticamente che il processo di sostituzione dei PFAS a lunga catena si 4486
traduca in una mera accelerazione del processo di sostituzione dei prodotti oggi 4487
commercializzati sul mercato globale, prodotti che saranno utilizzati quotidianamente da
commercializzati sul mercato globale, prodotti che saranno utilizzati quotidianamente da