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31 luglio 2014 ore 10:50 Aula professori Facoltà di Scienze Politiche GENERALITA'

Mi chiamo P. P., ho 57 anni e sono un perito chimico che ha fatto un corso ospedaliero per diventare tecnico di laboratorio quando ancora non c'erano le lauree brevi diciamo. Oggi questa è una professione che richiede una laurea breve ma all'epoca no, cioè questi corsi ospedalieri duravano un anno per diplomati. Poi vabbé, ho avuto una storia avventurosa all'interno di vari ospedali eccetera e alla fine adesso sono al dipartimento di prevenzione quindi diciamo sono uno che ha girato un po' la sanità.

La mia situazione familiare, beh, io sono una minoranza sociologica, sono una di quelle persone che hanno una coppia, fanno una vita di coppia, sto con una compagna senza essere sposato, pur potendosi sposare. In genere queste situazioni sono con gente che è sposata, eccetera, ma per me è una scelta. Così come la scelta di non fare figli, ma questo vediamo dopo, io ero un po' pessimista sul futuro da sempre e per fare figli devi avere fiducia nel futuro, devi trasmettere ai figli una certa fiducia nel futuro, una motivazione, ecco io ero un po' carente, un po' pessimista sui destini del mondo da molto tempo e quindi ho lasciato perdere. Penso fosse onesto lasciare perdere quindi è una posizione sociologica, filosofica, eccetera, molto particolare la mia.

Io sono nato a Chianciano Terme, un paese della provincia di Siena, che però è ugualmente distante da Siena, Arezzo e Perugia quindi è un po' una zona di confine lontano da tutte le grandi città, tutti i capoluoghi di provincia. Per ragioni di lavoro mi sono ritrovato alla fine, dopo una serie di vicissitudini, a Pisa e quindi sto a Pisa da molto tempo, dalla fine degli anni '80, '88 - '89.

I miei genitori erano impiegati postali a Chianciano. Io feci questo diploma di perito chimico perché all'epoca c'era l'idea che un titolo di studio ci volesse, c'era quest'idea specie nella cultura contadina da cui provenivano i miei perché i miei erano impiegati postali però mio padre proveniva, come dicevo, da una famiglia di contadini con una storia un po' avventurosa. I P. a Chianciano vengono in realtà da Salci, che è una frazione

di Città della Pieve e vengono perché cacciati dal regime fascista diciamo a seguito del fatto che uno dei fratelli P. cioè uno dei fratelli del mì nonno era un sindacalista, quindi aveva dei problemi con il proprietario terriero, erano contadini, quindi col proprietario terriero e finirono quindi, si spostarono e andarono a Chianciano tra l'altro perdendo il raccolto perché in Umbria il raccolto veniva lasciato a chi veniva e in Toscana invece veniva preso da chi andava quindi per un anno persero anche il raccolto. Quindi diciamo una famiglia con tradizioni antifasciste, mentre da parte della mamma erano piccoli commercianti a San Quirico D'Orcia e va bene.

La mia compagna è una biologa, insegna alle scuole medie quindi siamo in quella fascia di mezzo di un'Italia che comincia contadina, diventa impiegatizia e si colloca in una fascia mediana della società. Quindi diciamo che in questo c'è molta storia d'Italia nella storia della mia famiglia. Io sono abituato a vedere quello che mi succede, a inquadrarlo un po' nel contesto generale e questa faccenda del Movimento 5 Stelle è in quest'ambito.

MOTIVI E SIGNIFICATO DELLA MILITANZA NEL M5S

Quando ha preso la decisione di impegnarsi nel M5S e per quale motivo?

Io ho 57 anni quindi non sono nuovo della politica. Pur non avendo mai, essendo stato mai iscritto a nulla, pur non avendo mai avuto incarichi elettivi, però insomma di politica è dagli anni '70 che me ne occupo. Anzi, veramente è da quando avevo 14 anni perché a Chianciano feci il primo sciopero studentesco degli studenti della terza media, il primo e unico credo che ci siano stati a Chianciano, di studenti della terza media. Quindi ho un rapporto lungo con i mezzi di comunicazione, con la politica, con questi temi qua.

Non mi sono mai iscritto a nulla perché diciamo io ero chiaramente di una famiglia di sinistra, erano tutti del partito comunista diciamo all'epoca, però io avevo questo spirito critico e ho detto: “Ma io non mi iscrivo, collaboro ma come indipendente.” Cioè io in un certo senso ho fatto parte di quella strana cosa della politica italiana che è stata la Sinistra Indipendente cioè quella personalità che non è una personalità, che si candidavano alle liste del partito comunista ma come indipendenti quindi conservando una certa indipendenza di giudizio. Questa cosa qua in pratica sono le personalità che hanno anticipato l'Ulivo, cioè alla base della Sinistra Indipendente c'era il fatto che le

forze tradizionalmente contrapposte nella guerra fredda, però in Italia la democrazia di stampo comunista avevano una eguale radice popolare e in qualche modo era destino che collaborassero. Questa cosa negli anni '70 portò in qualche modo al compromesso storico che però fu stoppato dall'assassinio di Moro. Con l'assassinio di Moro la situazione politica torna indietro, cioè si ha una contrapposizione politica di nuovo tra diciamo la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista con il Partito Socialista a fare da zizzania di Craxi che se ne approfitta per fini suoi e l'Italia è lì che perde la sua grande occasione, cioè l'assassinio di Moro per me è una svolta storica, perché decide dei destini futuri dell'Italia, cioè lì finisce la possibilità di fare, diciamo, una specie di Ulivo all'epoca, che avrebbe avuto senso poi quando è stato fatto, dopo ormai era troppo tardi. Si erano creati altri equilibri e sopratutto era subentrata nella politica italiana una componente affaristica che c'è sempre stata, perché per carità, la politica italiana, corruzione eccetera, sono vecchissimi: lo scandalo della Banca Romana nel 1890, c'è tutta una storia dietro o lo scandalo dei petroli con i finanzieri che facevano i contrabbandieri. C'abbiamo una ricca casistica. Però con Craxi la politica e la corruzione si coniugano veramente, diventano ufficialmente la stessa cosa e questa è una sconfitta per tutti quelli che vogliono fare politica, come me. Ma nei due schieramenti: cioè questo vale anche nella Sinistra Democristiana, vale per quelli che erano nel Partito Liberale voglio dire, o nel movimento sociale. Chi voleva fare politica si è trovato di fronte a una cosa diversa che è stata appunto questa cosa della corruzione. Poi da Craxi è venuto fuori Berlusconi che ha accoppiato politica e affari e adesso Renzi che ne è il degno continuatore. Quindi, questa è la storia. Ora il problema è questo, che a un certo punto è successo qualcosa, dopo vent'anni di Berlusconi in cui bene o male l'Ulivo ha cercato male di fare opposizione, è successo che Berlusconi è caduto più o meno per le stesse motivazioni per cui era caduto Craxi, cioè erano finiti i soldi. Cioè arriva un certo momento in Italia in cui finiscono i soldi e quando finiscono i soldi non si sa come pagare gli stipendi, siamo a quel livello lì. Allora abbiamo inventato i governi tecnici. Naturalmente i governi tecnici, ci sono governi tecnici e governi tecnici. In genere i governi tecnici italiani non sono veramente tecnici, sono fatti da gente che ha in definitiva un passato politico perché quando sei il capo della Banca d'Italia come Ciampi, quando come Monti hai ricoperto degli incarichi

in Europa vuol dire che hai dei fior di contatti politici, cioè sei dentro in qualche modo un meccanismo, quando sei direttore generale di un Ministero com'erano molti ministri di Monti. Per tecnico è un'altra cosa, il tecnico è un signore che ha fatto una carriera universitaria in un'università pubblica, semmai, e che è un esperto di qualcosa ma che non ha avuto tutti questi contatti politici. Quindi definire questi governi tecnici è improprio.

Nel governo Monti abbiamo Bersani che tra andare alle elezioni e appoggiare Monti, appoggia Monti. Questo, lui crede di seguire Togliatti ma non c'ha capito niente di Togliatti, perché Togliatti è vero che nel dopoguerra fece la svolta di Salerno, fece ostruzione e i Patti Lateranensi, però era un'altra situazione cioè diciamo che non poteva fare altrimenti. Bersani poteva fare altrimenti e non lo fece e sbagliò non solo perché dette il via a Monti ma invece di dargli tre mesi glien'ha dato un anno e mezzo di Monti che ha consentito a Monti di fare col voto favorevole del Partito Democratico alcune cose assolutamente deleterie in ambito liberista tipo la, il pensionamento prolungato che in una situazione di crisi economica con giovani disoccupati era l'ultima cosa che ci voleva per, contro i giovani diciamo.

Questa non è una politica di sinistra. Questo a uno di sinistra pone un problema politico: io cosa faccio di fronte a questo? C'erano anche a Pisa le elezioni amministrative e io intanto avevo preso la residenza a Pisa perché prima ero residente a Viareggio. Avevo preso la residenza a Pisa e quindi si poneva il problema: ma io chi voto a Pisa? Filippeschi che ha fatto una politica cementificatoria abbattendo degli alberi e avendo un'idea dello sviluppo che sembrava quella del povero Dringoli. Il centrodestra a Pisa ha sempre presentato candidati deboli, ha sempre rifiutato di combattere e a un certo punto trovò questo Dringoli, che era un ex ingegnere della Piaggio in pensione, che non capiva niente di politica e pensava che l'avessero messo lì con l'idea di considerarlo, invece l'avevano messo lì tanto per fare e lui, in assoluta buona fede, nel suo programma diceva: “Io voglio una Pisa più grande, quindi con più case, con uno sviluppo edilizio, ecc.”. Questo è un programma effettivamente di centro-destra, aveva ragione Dringoli a sostenerlo. Però a Pisa l'ha fatto il centro-sinistra questo programma. Il centro-sinistra non si è distinto per servizi pubblici e quant'altro, si è distinto per questioni edilizie poi