L’ EMIGRAZIONE NELLA MEMORIA COLLETTIVA
7.1. Kurbet, Mërgim e Emigrim nel contesto culturale albanese Nella tradizione popolare/folklorica albanese, la memoria collettiva
ci rimanda alla generalizzazione dell‟antica usanza di emigrare degli albanesi, allora denominata come la pratica del kurbet. Il termine kurbet deriva dal turco gurbet e si riferisce ai soggiorni duraturi dell‟albanese in terra straniera, principalmente per motivi di lavoro. Dunque, la tradizione folklorica albanese (coi cosiddetti kënge kurbeti “canti d‟emigrazione”) riprende il fenomeno del kurbet, ossia l‟atto del fuggire o dell‟essere lontano dalla patria; fatto che prende origine dai lunghi viaggi e permanenze degli albanesi në dhe të huaj (“in terra straniera”), all‟epoca dell‟impero ottomano58. In quel periodo storico, questi albanesi erano chiamati kurbetlli (“emigranti”) e, in molti casi, andarono via dal paese e non ritornarono più; solo la sacralità della besa (“parola
57 Cit. in Barjaba K., Shqiptarët, këta ikës të mëdhenj, Korbi, Tirana, 2003, p. 19.
58 Rif. Tirta, M. “Migrime të Shqiptarëve”, Ethnografia Shqiptare 18, Tirana, 1999 cit. in King R., Vullnetari J., Migration and Development in Albania, Working Paper, Sussex Centre for Migration
d‟onore”)59 poteva cambiare il destino delle cose. Nell‟immaginario collettivo albanese, il ricordo del kurbet richiama, inoltre, l‟emigrazione degli albanesi nel periodo antecedente al socialismo; per cui il termine acquista il valore di tradizione attribuita all‟emigrazione degli antenati. Il folklore rievoca la connotazione culturale della parola kurbet con riferimento ai temi di esilio, di terra madre, di perdita e di privazione rinnovati negli anni successivi alla caduta del socialismo, per cui le memorie della cultura del kurbet risultano ancora vive nella cultura del popolo albanese. Inoltre, l‟inquadramento storico dell‟emigrazione albanese contemporanea nella cultura del kurbet presenta delle problematiche di interpretazione della sua fenomenologia e terminologia assai peculiare. Gli albanesi impiegano molti termini per definire il fenomeno in questione.
Il lessico culturale di riferimento contiene i termini mërgim (“emigrazione”) e mërgimtar (“emigrato”) il quale è stato ampiamente utilizzato nella letteratura albanese della Rilindja. Ultimamente, questi termini acquisiscono un valore particolare, letterario, nella cultura della diaspora e nella tradizione/folklore albanese. Le definizioni contemporanee della figura dell‟emigrato sono emigrant e refugjat (“rifugiato”) che riflettono, inevitabilmente, la visione europea in materia di migrazione internazionale.
Mentre Barjaba ha utilizzato la denominazione di refugjat ekonomik60 per gli emigrati albanesi degli anni ‟90, il che comprende le connotazioni di quest‟ultimi con riferimento all‟inestricabilità del fenomeno emigratorio dalla crisi economica degli anni ‟90. Secondo King e Vullnetari61, "on the other hand, as opposed to the problematic subjectivities inherent in the terms emigrant and refugjat, both loan
59 Onorare la besa (“la parola data”) è sacro tra gli albanesi.
60 Si veda Barjaba, K., “Contemporary Patterns in Albanian Migration”, South-East Europe Review 3, 2000, pp. 57–64.
61 King R.e Vullnetari J., “Migration and Development in Albania”, Working Paper, Sussex Centre for Migration Research, e-format, 2003, p. 19.
words from the „West‟, kurbet evokes a more neutral state of being distant. The common theme which connects all these definitions and interpretations is the separation from home and family and the sense of suffering and sacrifice that migratory absence entails".
Di conseguenza, fino alla fine del Regime comunista, la lingua e la letteratura albanese ha contenuto i termini kurbet e mërgim per definire la situazione di emigrazione di colui che ha lasciato la patria per vivere all‟estero, per cui i termini kurbetli e mërgimtar hanno significato “emigrante”. Il secondo termine, cioè mërgim è derivato dal verbo mërgoj. La parola mërgimtar concerne il periodo di emigrazione degli albanesi (la decisione di molti di andare a vivere all‟estero) verso la fine dell‟occupazione ottomana, durante il periodo dell‟Indipendenza (1912). Durante gli anni del totalitarismo, la lingua dell‟ideologia socialista ha contenuto e propagandato un altro termine di carattere politico- giudiziario ossia i/e/të arratisur (“evaso/a/i”) il che ha implicato la condanna a morte dell‟individuo evaso (oltre all‟internamento della sua famiglia) per alto tradimento verso la Patria e il Popolo albanese. Solo pochi cittadini albanesi hanno potuto lasciare il Paese, controllato dallo stato. Alcuni sono andati all‟estero per motivi di lavoro, di salute, di studio e con il consenso del regime e sono rientrati dopo il periodo prestabilito. Mentre alcuni non sono rientrati in Patria per motivi politici o altre ragioni e sono stati considerati come traditori dal Regime; le pene inflitte cadevano anche sui loro familiari in quanto della stessa convinzione politica dell‟armik i popullit (“nemico del popolo”).
Negli anni ‟90, i vocaboli summenzionati di connotazione negativa, per certi aspetti, non sono stati riutilizzati. Durante l‟occupazione delle Ambasciate e poi in occasione degli esodi di massa, gli albanesi hanno modificato il loro lessico in tema di immigrazione utilizzando le parole refugjat (“rifugiato”) e azilant (“richiedente asilo”) a causa dell‟influsso della terminologia straniera nella lingua albanese, attraverso i
massmedia. La parola refugjat come la parola emigrant sono esistite nel lessico della lingua albanese ma non sono state utilizzate con riferimento agli albanesi nel periodo storico precedente. Nella fase storica di riferimento, si registra l‟entrata di molte parole italiane (in tema di migrazione) nel lessico albanese. Si nota che la parola 'profugo' non è riuscita a inserirsi nel sistema linguistico dell‟albanese forse perché connota una persona in fuga, in cerca di rifugio ed è perciò associato a momenti di sofferenze e umiliazioni per la collettività albanese.
Secondo Devole (2010), "fino ai primi tempi dopo l‟esodo verso l‟Italia la parola albanese più popolare che serviva per designare gli emigranti era refugjat. Infatti frasi come Djali im është refugjat në Itali (“Mio figlio è rifugiato in Italia”) oppure Refugjatët shqiptarë në Itali (“I rifugiati albanesi in Italia”) erano molto usate all‟inizio degli anni Novanta, indipendentemente dal vero status giuridico di cui gli albanesi godevano nel Paese di accoglienza.
Il successo del termine emigrant è piuttosto recente, imposto con tutta probabilità dal linguaggio televisivo occidentale […]. La contemporaneità della parola emigrant si distingue anche dal punto di vista connotativo. È difficile che tale parola venga usata quando si parla, ad esempio, degli albanesi che lasciavano la propria terra durante l‟occupazione turca62". La ricorrenza al termine emigranti/e sottintende il nuovo periodo di emigrazione degli albanesi verso la fortezza Europa, dopo la caduta del Muro di Berlino e del totalitarismo albanese.
62 Per ulteriori approfondimenti si veda Devole R., “L‟emigrante albanese nella babele terminologica”, in Lo specchio lessicale, Shqiptari i Italisë, pubblicato il 14/08/2010, in http://www.shqiptariiitalise.com//.
CAPITOLO 8