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I L BACKGROUND DELLA SOCIETÀ ALBANESE

3.1. Il realismo socialista

Dopo la fine della seconda guerra mondiale e l‟ottenimento della sua liberazione (1944), l‟Albania fu ricostruita da Enver Hoxha, il quale durante il suo potere fu considerato unanimemente come il «padre della patria» in funzione del culto della personalità ampiamente propagandato. Dopo la sua morte (1985), il paese entrò in una situazione di anomalia politica e di disgregazione sociale. Inoltre, la condizione di totale isolamento come conseguenza della rottura politica con i sovietici e successivamente con i cinesi, presenta un caso atipico nella storia dei paesi dei Balcani occidentali. L‟autarchia socialista così instaurata fallì nel suo intento di mbështetje në forzat e veta (“mantenersi con le proprie forze”), e per effetto di queste rotture si ebbe la grande frammentazione dell‟intero sistema societario albanese. Nel frattempo, si era dissolta l‟illusione della popolazione 'nutrita' con gli ideali e gli slogan del tipo: Bar do të hamë dhe parimet nuk i shkelim (“Mangeremo l‟erba e non calpesteremo gli ideali”) in nome dell‟integrità del paese di fronte al rischio di imperialismi e sciovinismi esasperati.

Dopo la caduta del comunismo, la grave situazione della società albanese, in termini di risorse materiali, ha influenzato la scelta di molti cittadini e intellettuali albanesi di organizzare la propria fuga dal paese, seppure le possibilità e i mezzi a disposizione erano minimi. In quel momento, l‟emigrazione di massa degli albanesi ha rappresentato un‟alternativa per scappare dalla stagnazione economica e sociale, ossia dalla povertà incombente alla ricerca delle libertà negate. Di conseguenza, l‟Albania è divenuta paese di emigrazione. Naturalmente,

questo fenomeno è stato stimolato da una serie di fattori e circostanze. La situazione economica del tempo ha mostrato i sintomi di una vera e propria crisi. La ricchezza dell‟Albania era concentrata unicamente nelle sue risorse umane, in quanto la sua popolazione era molto giovane. La ricezione di salari molto bassi ha ridotto gli standard di vita alla soglia della sopravvivenza per la maggioranza degli albanesi.

Il regime comunista si è distinto per la sua insistenza in progetti di educazione di massa per combattere l‟analfabetismo deprimente e l‟arretratezza culturale della popolazione. Nel 1946, è stata avviata la riforma dell‟istruzione che è divenuta libera e gratuita; l‟istruzione elementare è diventata obbligatoria; è stata dichiarata la parità dei sessi in tema di educazione; il carattere laico è stato garantito ed è stato assicurato il diritto alla educazione nella lingua nativa. Oltre a ciò, la riforma ha aperto la via alla creazione di una scuola democratica e popolare completamente nuova. Cambiamenti radicali subirono i programmi di insegnamento, i piani e i testi di studio così come i metodi di insegnamento e il lavoro di educazione.

L‟obbligo alla istruzione stabilito dalla legge fece sì che le scuole medie assorbissero gran parte delle nuove generazioni albanesi. Si costruirono scuole anche nei luoghi più remoti del paese. L‟ideologia del realismo socialista propagandato da Hoxha rimase tale in quanto essa fallì parzialmente nelle sue aspettative e intenzioni, almeno per quanto riguarda le teorie della creazione del nuovo uomo albanese, comunista, emancipato e con idee innovative, chiamato a compiere il suo dovere „in nome del Partito e del popolo‟ davanti ai compagni comunisti in una società socialista nuova (e per certi versi profondamente tradizionalista). Tralasciando la questione della teoria comunista/enverista ideologicamente applicata, riprendo in esame il contesto sociale e culturale albanese entro il quale l‟uomo nuovo senza preconcetti dovette sopravvivere e ricostruire la sua nuova identità. Per alcune realtà

albanesi periferiche fu quasi impossibile contestualizzare il fatto storico di emancipazione dell‟individuo (benché questo richiedesse sforzo enorme) in contrapposizione con una tradizione e mentalità profondamente radicata (es. le amicizie e le combinazioni di matrimoni si concordavano tra i fis/clan).

Naturalmente, la popolazione istruita e consapevole delle sue capacità divenne sempre più interessata a conoscere la realtà proibita del mondo estero. Per lungo tempo, l‟Occidente rappresentò un ideale per la nuova generazione albanese. Gran parte della popolazione realizzò che la fuga all‟estero era l‟unica alternativa possibile. Secondo diversi studiosi (Barjaba 2000; King, Schwander-Sievers e Mai 2008), oltre ai push factors, di cui si è detto sopra, un importante pull factor che indirettamente ha influenzato la scelta degli albanesi di emigrare è stata la visione della televisione italiana, seguita ampiamente sia dai giovani che dagli adulti, durante gli anni „80.

Questi rappresentarono i principali moventi della fuoriuscita ad ogni costo di tanti albanesi dopo la rottura del sistema comunista. In effetti, diversi immigrati di prima generazione incontrati a Treviso raccontano le continue vessazioni subite e sopportate durante gli anni del totalitarismo. La prevaricazione attuata con prepotenza “in nome del Partito e del Popolo” verso gli stessi; una imposizione attuata con forza e arroganza nel totale disinteresse verso la volontà e i bisogni dello stesso popolo (persone condannate per una parola, per una frase: s‟ka bukë (“non c‟è pane”); per una volontà: Liri (“libertà”); per i propri ideali opposti; oppure internati perché un membro della famiglia era fuggito all‟estero). Un paese dove il destino di tutto e tutti è dipeso dalle decisioni del tiranno e del Partito.

Ricordiamo inoltre che, quando Hoxha decise di avviare il processo della trasformazione dell‟Albania socialista, l‟ideologia politica fu impiegata per diffondere nella popolazione “la paura dell‟Occidente e

dei paesi vicini”. L‟Albania, data la sua piccola consistenza e la sua condizione di isolamento, venne proclamata come un paese ambito e minacciato dalle ideologie revisioniste, scioviniste e imperialiste dell‟Europa e dei paesi vicini (Grecia e Jugoslavia). La propaganda enverista, deviante per certi versi dalla base ideologica del comunismo “classico” di quegli anni, riuscì a sfruttare la fobia dei nemici esterni (usurpatori eterni), in modo da salvaguardare la sua sovranità e per consolidare i rapporti e i consensi interni. Questo motivo costituì la causa e al contempo la tendenza perché la prassi politica si fondasse sull'esaltazione dell'idea di una nazione albanese (per di più confinata da terre albanesi sottratte ingiustamente) che richiamasse tutti, anche gli albanesi rimasti al di fuori dei confini statali intorno al principio della nazionalità albanese in contrapposizione con l‟organizzazione clanica (fis/clan e flamur/bandiera) e le divisioni interne (nord e sud) della società albanese.

Tradizionalmente, nella storia della nazione albanese e nella stessa cultura albanese, il nazionalismo degli albanesi non è un concetto con connotazione negativa (es. nazionalismo per difendere la patria). La sua positività può essere vista in contrapposizione con la visione nazionalistica europea occidentale (es. imperialismo). L‟assolutizzazione del discorso nazionalista riemerge di fronte a problemi nazionali irrisolti in diverse regioni europee oppure di fronte a conflitti etnici contemporanei succeduti per esempio, fra serbi e albanesi nella vicina ex-Federazione jugoslava. Nel caso albanese, in nome di un nazionalismo radicale di ispirazione risorgimentale, si è verificata l‟esaltazione delle caratteristiche peculiari della cultura e della tradizione della nazione albanese.

In realtà, per la ricostruzione del suo paese, Enver Hoxha investe su tre istituzioni ritenute fondamentali anche per la cultura stessa della popolazione:

 l‟istituzione della famiglia socialista  l‟istituzione dell‟identità nazionale  l‟istituzione dell‟identità linguistica

L‟istituzione dell‟identità nazionale fu ricostruita in funzione del nazionalismo "ideologizzato" e inserito nel programma scolastico (edukimi i brezave/l‟educazione delle generazioni) durante gli anni della dittatura; mentre, nel periodo della democratura, il concetto fu rielaborato alla luce dei cambiamenti radicali per cui si fece la revisione della storia della nazione albanese e dei programmi dell‟intero sistema scolastico albanese. Secondo l‟ideologia e la tradizione (një gjuhë, një komb/una lingua, una nazione), per completare il quadro delle istituzioni fondamentali fu indispensabile la definizione di una identità linguistica, perciò la lingua letteraria albanese fu unificata (Kongresi i Drejtshkrimit, Tiranë 197223) o meglio è stata creata una lingua letteraria codificata (ufficiale) fondata sui due sistemi dialettali principali (Ghego e Tosco), tuttora praticati dai due gruppi culturali insediati rispettivamente al Nord e al Sud dell‟Albania e che, per certi versi, vengono percepiti diversi fra loro. Negli ultimi anni, si è riaperto di nuovo il dibattito sulla questione della lingua albanese scritta (standard di base tosco), in quanto ci sono ipotesi sviluppate da intellettuali provenienti dalla cultura nordica del paese per i quali il sistema della lingua standard unificata (gjuha letrare e njësuar) deve essere rivisto e modificato.

Durante il realismo socialista, la lingua nazionale albanese, indipendentemente dai dialetti praticati nella regione, divenne elemento distintivo/chiave nella proiezione dell‟essere albanese in avvenire, anche al di fuori dei confini fisici dell‟Albania (Kosovo, Macedonia, Montenegro). Della questione attuale della lingua albanese come aspetto

simbolico in funzione della ridefinizione e unificazione delle identità albanesi della diaspora, si tratterà nella terza parte di questa dissertazione.

Tuttavia, la società albanese, profondamente rimodellata e gerarchizzata, non riuscì a sopravvivere alle irrazionalità del sistema autarchico. Nel 1985, allorché venne a mancare Hoxha, il cosiddetto “padre della patria”, il precipitare degli eventi cambiò drasticamente l‟ordine generale della società albanese in declino. Lo sgretolamento del sistema del potere dall‟interno presenta un momento di crisi politica, sociale e culturale in quanto il paese e la sua popolazione si ritrovarono privi di futuro e di certezze, il che produsse ulteriormente una mutazione radicale della connotazione di nozioni come patria, nazione e identità, precedentemente apprese e imposte. Un "mondo albanese in frammenti", adottando l‟espressione di Geertz, di fronte alla discussione di molte categorie concettuali, come paese, nazione, stato, popolo e cultura albanese sia nella percezione balcanica che in quella diasporica dei termini.