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2.2 Tecnoideologia 1 L’ideologia ottica

2.2.2 La mappa come tecnologia

Lefebvre si chiede significativamente dove, come, da chi e a quale scopo le informazioni siano immagazzinate e processate, e come la tecnologia informatica venga usata e per chi. Perché ‘sappiamo abbastanza da poter sospettare l’esistenza di uno spazio distintivo della scienza [e all’apparato] dell’informazione, ma non abbastanza per descrivere questo spazio, e ancora meno per rivendicare familiarità con esso’.173

La mappa viene usata colmare questo vuoto informativo, fornendo uno schema della città tecnologica (che occasionalmente diventa segno filmico), e diviene alla luce di questa

169 Ivi, pp. 142-144.

170 In questo affine al film di Andrew Lau e Alan Mak Infernal Affairs (2002), che prevedendo la presenza

costante di telefoni cellulari ha come principale sponsor la Motorola.

171 Cfr. Zhang R, op. cit., pp. 135-138.

172 Anche in questo caso lo sponsor è la Motorola, insieme a China Mobile. 173 H. Lefebvre, The Production of Space, cit., p. 86.

funzione una forma di tecnologia in sé. Nel loro voler schematizzare lo spazio e ordinarlo in funzione di percorsi prestabiliti, mappe e cartine costituiscono una specie di inganno, comprese quelle che segnalano attrazioni turistiche.174 Nella loro uniformità grafica, le mappe rendono monotoni anche i luoghi reali, come fa il turismo come pratica.175

Le mappe sono virtualmente infinite e possono sovrapporsi nella rappresentazione di spazi diversi, ma quello che tutte veicolano è una sintesi di come lo spazio viene letto in un tempo visivo istantaneo.176 Come codice intepretativo dello spazio, la mappa non si limita a rappresentare, ma attua una trasfigurazione dell’oggetto rappresentato, esattamente come il cinema:

It is not only the codes – the map’s legend, the conventional signs of map-making and map- reading – that are liable to change, but also the objects represented, the lens through which they are viewed, and the scale used. The idea that a small number of maps or even single (and singular) map might be sufficient can only apply in a specialized area of study whose own self-affirmation depends on isolation from its context.177

La mappa è una tecnologia solo apparentemente semplice, ma in realtà sofisticata, perchè mentre riproduce al tempo stesso rappresenta (con uno scarto concettuale) e proietta (con uno scarto materiale). Strumento e al tempo stesso parte di un discorso, essa si configura come dispositivo: una riproduzione dello spazio che consente il controllo visivo, e che anche senza immediate applicazioni pratiche – come quelle militari – determina un cambiamento nel modo di rapportarsi allo spazio, inducendo l’osservatore a pensare in termini di distanza da un luogo a un’altro, implicando una forma di movimento potenziale, uno spostamento in nuce: la sua finalità è proprio quella di coadiuvare e legittimare il movimento.

La mappa riproduce e allude a una duplice visione: una materiale (la città vista da un’altezza indefinita), e una concettuale/ideologica (come intepretazione dello spazio che

174 ‘If the maps and guides are to be believed, a veritable feast of authenticity awaits the tourist. The

conventional signs used on these documents constitute a code even more deceptive than the things themselves, for they are at one more remove from reality … consider an ordinary map of roads and other communications … What such a map reveal, its meaning – not, perhaps, to the most ingenuous inspection, but certainly to an intelligent perusal with even minimal preparation – is at once clear and hard to decipher’. Ivi, p. 84.

175 ‘Tourism, human circulation considered as consumption, a by-product of the circulation of commodities, is

fundamentally nothing more than the leisure of going to see what has become banal. The economic organization of visits to different places is already in itself the guarantee of their equivalence. The same modernization that removed time from the voyage also removed from it the reality of space’. G. Debord, op. cit., 168.

176 ‘How many maps, in the descriptive or geographical sense, might be needed to deal exhaustively with a given

space, to code and decode all its meanings and contents? It is doubtful whether a finite number can ever be given in answer to this sort of question. What we are most likely confronted with here is a sort if instant finity, a situation of a Mondrian painting’. Ivi, pp. 85-86.

contiene in sè una funzione specifica); per metonimia diventa la città stessa, indice (semplificazione derivante all’originale) e allegoria dello spazio urbano.

La mappa cui Benedict Anderson allude è molto diversa da quella di Jameson, schema cognitivo e rete autonoma di connessioni che scardinano il mistero dietro cui il potere si nasconde, conferendo nello stesso momento una nuova forma di potere individuale. Non è nemmeno quella di Borges, che fa diventare tutto mappa e catalogo, capovolgendo il modo in cui si esperisce il mondo (da empirico-induttivo a scientifico-deduttivo).178 Per Anderson la mappa è uno strumento tecnologico che coadiuva l’esercizio del potere, la sua applicazione ed estensione, in modo concomitante e complementare al concetto di “nazione”, come lo sono il censo e i musei.179 Tra le altre cose, Anderson sottolinea la funzione normativa della mappa, che riproduce solo in apparenza la realtà territoriale e politica, indicando piuttosto come quest’ultima dovrebbe essere, aspetto che sembra ricomporre il collegamento mappa-città- film:

Triangulation by triangulation, war by war, treaty by treaty, the alignment of map and power proceeded. In the apt words of Thongchai: In terms of most communication theories and common sense, a map is a scientific abstraction of reality. A map merely represents something which already exists objectively "there." in the history I have described, this relationship was reversed. A map anticipated spatial reality, not vice versa. in other words, a map was a model for, rather than a model of, what it purported to represent.... It had become a real instrument to concretize projections on the earths surface. A map was now necessary for the new administrative mechanisms and for the troops to back up their claims.... The discourse of mapping was the paradigm which both administrative and military operations worked within and served.180

Giuliana Bruno fa della mappa una modalità conoscitiva strettamente connessa all’emotività e ai sensi, un’esperienza sentimentale e sensuale che nel cinema urbano trova il suo trionfo, la perfetta cristallizzazione di quella “mappa amorosa” che ogni cittadino crea in funzione dei suoi interessi e percorsi quotidiani.181

178 J. L. Borges, “Del rigore della scienza”, in Finzioni, Einaudi, Torino, 2005. Citato in J. Baudrillard, Simulacra and Simulation, (Trad. Sheila Faria Glaser, Ann Arbor), University of Michigan Press, 1994, p. 65.

179 ‘Few things bring this grammar into more visible relief than three institutions of power which, although

invented before the mid nineteenth century, changed their form and function as the colonized zones entered the age of mechanical reproduction. These three institutions were the census, the map, and the museum: together, they profoundly shaped the way in which the colonial state imagined its dominion – the nature of the human beings it ruled, the geography of its domain, and the legitimacy of its ancestry’. B. Anderson, Imagined

Communities, Verso, London, 1991, p. 17. 180 Ivi, pp. 17-18.

181 ‘Urban culture – an atlas of the flesh – thrives on the transitorial space of intersubjectivity. In the city, as

A frame for cultural mappings, film is modern cartography. It is a mobile map – a map of differences, a production of socio-sexual fragments and cross-cultural travel. A voyage of identities in transito, and a complex tour of identifications, film's siteseeing is an actual means of exploration – a housing and a tour of one's narrative and geography.

Tutte queste definizioni avvicinano la mappa al film. La mappa è infatti fotografica: non si limita a riprodurre, ma “cattura” (lo spazio e il movimento) come una fotografia cattura la luce. Per Bruno un film è la cornice di una mappatura culturale: ‘film is modern cartography. It is a mobile map’.182 Un’altra caratteristica che collega la mappa al cinema e alla città filmica è la sua infinita riproducibilità.183

Beijing Bycicle articola in modo dialettico la distinzione tra la mappa come fredda “tecnologia” funzionale alla conquista dello spazio, e come insieme di luoghi familiari uniti dalle traiettorie dei personaggi, che definiscono una personale cartografia. Un’inquadratura all’inizio del film mostra una mappa di Pechino, alle spalle del giovane pony express Gui (fig. 62). Il ragazzo è atterrito dal monito impartito: memorizzare la cartina. Solo a patto di avere il perfetto dominio di tutti i luoghi riprodotti sulla carta si potrà avere il controllo della “vera” città.