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Permanenze: lo spazio e il muro

3.2 Il modello di sviluppo urbano e l’Utopia

3.2.3 Permanenze: lo spazio e il muro

Nell’inarrestabile marcia verso un progresso che rimane allo stadio di progetto, tutto ciò che viene eliminato perchè considerato inutile retaggio del passato, come la tradizione, ritorna nelle pratiche quotidiane, integrato nella coscienza individuale e collettiva.331 Freud ha chiamato questo processo ‘ritorno del rimosso nella progressione storica’: un’interpretazione che contrasta con la visione progessiva della storia.332 Anche l’interpretazione data da Francis Fukuyama del periodo successivo alla dissoluzione dei regimi socialisti, analizzata nel saggio “Fine della Storia”, rischia suo malgrado di riaffermare un paradigma unidirezionale delle società contemporanee;333 se questo può funzionare a livello teorico, tutte le pratiche umane, in quanto tali, rispondono a meccanismi molto più complessi, integrati nella storia genetica (la memoria) e continuamente riattualizzati nel presente. La lettura freudiana della tradizione può

330 ‘The question of the origins of Taiwan’s native people has reemerged in the 1990s as a contentious academic

and political issue, and scholars today are more inclined to assert a continuum of native aboriginal and “Taiwanese” identity rather than linkages of either group with the mainland’. In P. Clart, C. B. Jones (a cura di),

Religion in Modern Taiwan – Tradition and Innovation in a Changing Society, “Gods, Ghosts, and Ancestors”,

University of Hawaii Press, Honolulu, 2003, p. 285.

331 ‘Experience is indeed a matter of tradition, in collective existence as well as private life. It is less the product

of facts firmly anchored in memory than of a convergence in memory of accumulated and frequently unconscious data’. W. Benjamin, “Some motifs in Baudelaire”, in Paris – The Capital of the Nineteenth

Century, Verso, London New York, 1997, p. 110.

332 Nella visione proposta da Freud il passato ricade sempre sul presente, compete con esso e a tratti si spinge in

avanti per modellare il futuro.” Lu D., op. cit., p. 127.

servire a combattere l’interpretazione univoca del destino delle civiltà, e rendere concettualmente possibile la compresenza di modernità e tradizione, che di fatto caratterizza la contemporaneità e i modi in cui viene definita.

In Cina, le mura come metafora, spazio virtuale e materiale (un pieno che delimita il vuoto), e le diverse applicazioni che permangono nelle pratiche sociali e architettoniche, rappresentano in modo esemplare il ritorno del rimosso e della tradizione stigmatizzata:

This examination of the persistence of the wall as a building typology in China emphasizes ‘tradition’ in a fast-changing society as constantly constructed and deconstructed in a perpetual flux of historical practices (…) in this ongoing process … the same tradition may be appropriated, rehistoricized and transplanted. With a capacity to renew itself, tradition may be held back temporarily during periods of political and social change, but rarely does it die off completely. Instead, it tends to reappear in new guises in new contexts.334

Il muro inteso come recinzione, determina una netta separazione dello spazio da ciò che lo circonda: un’espressione visibile dell’identità di un luogo, e un confine che protegge da incursioni esterne. Prima della fondazione della Repubblica Popolare, il muro era un elemento pervasivo nella cultura e nella mentalità cinese, costitutivo dello spazio urbano a tal punto da essere usato come sinonimo di città (城cheng): città era tutto quello che era circondato da un muro.335 La Cina stessa diventa, rispetto alla Grande Muraglia, un’unica città contenuta da questa barriera – una struttura inclusiva ma soprattutto esclusiva.336

Il socialismo maoista ha visto nelle recinzioni urbane un retaggio feudale, simbolo di un potere fondato sulla divisione della società in classi e sullo sfruttamento, tanto da permettere il progressivo smantellamento delle mura che circondavano Pechino, già compromesse dagli anni di guerra civile e progressivamente depredate del loro materiale di costruzione.

Sebbene ufficialmente destituito, il muro è ritornato nelle pratiche architettoniche come modo per delimitare i confini delle proprietà statali e definire più chiaramente l’utilizzazione delle terre, arbitrariamente assegnate dopo la collettivizzazione a chiunque ne reclamasse l’uso, compreso lo Stato.337 Nell’epoca delle riforme, la recinzione è stata nuovamente applicata a progetti privati di real estate come resort o complessi condominali, ancora una volta per proteggere gli abitanti e escludere tutto quello che è collocato al di fuori di questa

334 Lu D., op. cit., p. 125.

335 Ivi, p.128.

336 Cfr. O. Lattimore, La frontiera. Popoli e imperialismi alla frontiera tra Cina e Russia, Einaudi, Torino, 1972. 337 Lu D., op. cit., p. 136.

città in miniatura: il “rimosso” torna nella città sottoforma di strutture architettoniche tradizionali.

In Liquid Modernity, Zygmunt Bauman caratterizza la società liquida come una nella quale la strategia primaria di potere è la fuga, lo slittamento, l’elisione, l’effettivo rigetto di qualsiasi confinamento territoriale, e dei suoi macchinosi corollari di costituzione e mantenimento dell’ordine.338 La fluidificazione dello spazio urbano cinese è appena cominciata, in un contesto diverso e con differenti conseguenze: la città cinese è stata infatti una frontiera che ha reso possibile la prossimità spaziale e la temporalità sincronica di miriadi di pratiche eterogenee. Nel momento in cui queste pratiche si intersecano, si combinano e ramificano, i confini vengono smantellati e i canali tra compartimenti distinti si moltiplicano seguendo peculiari congiunture di presenti differenti.

Si è visto finora che la storia dello spazio “costruito” in Cina coincide con la narrazione delle esperienze diversificate della modernità socialista. Quello che dà consistenza allo spazio prodotto è il suo ruolo significativo nella costruzione, riproduzione e trasformazione dell’ordine sociale. Vista in questa luce, la città cinese è diventata molto simile a quelle di contesti capitalisti avanzati; per altri aspetti, tuttavia, la società continua a generare uno spazio urbano che differisce sensibilmente da quello dei contesti menzionati: nelle maggiori città cinesi, lo sviluppo residenziale del dopo-riforma è stato per esempio dominato da progetti di larga scala, di grande sviluppo in altezza ed elevata densità. Lo schema del microdistretto, il paradigma decennale di pianificazione socialista, è stato rafforzato attraverso nuovi codici di pianificazione, e riadattato come modello dominante per grandiosi progetti di real estate. In quanto tale, il panorama residenziale urbano in Cina si dispiega in accordo col “programma” ereditato dal passato, piuttosto che divenire occidentale: il modello di sviluppo residenziale ad alta densità presenta infatti notevoli somiglianze con quelli di altre città dell’Asia Orientale, come Singapore e Hong Kong. E le mure tornano in questi luoghi minuziosamente progettati a definire lo spazio per esclusione.