C) La liquidazione del patrimonio (se le altre opzioni non vanno a buon fine)
2. Patrimonio accessorio, composto da elementi che non sono strettamente necessari per lo svolgimento dell’attività d’impresa Ad
3.2 Metodo Reddituale
234Il metodo reddituale, è quello preferito dalla dottrina economico-aziendale nei
Paesi dell’Europa continentale.
In Italia, il modello ha origine negli elaborati di Zappa e di altri studiosi di economia aziendale, dove vengono identificati i flussi reddituali futuri cioè quella grandezza necessaria per stimare il capitale economico e quindi l’azienda stessa235.
Ciò nonostante, questi studi rimangono sul piano descrittivo, inoltre viene rilevata una scarsa applicazione dal mondo operativo professionale; così facendo fino ai primi anni ’80 si è preferito utilizzare metodi alternativi come quello patrimoniale o misto.
236Oggi giorno, alla luce di molteplici considerazioni, non possiamo considerare
un metodo valutativo migliore rispetto ad un altro ovvero farne una classifica; ogni criterio ha una peculiare capacità di misurare il valore dell’azienda e il proprio apprezzamento da parte del mercato.
L’applicazione di questo metodo consiste nel determinare il capitale economico andando ad attualizzare/ capitalizzare i risultati economici attesi.
Questo metodo ha come punto di partenza l’idea che l’azienda genera valore se e nella dimensione in cui è in grado di procreare degli esiti economici positivi in futuro.
234Stefano Pozzoli, Valutazione d’azienda tecniche operative di misurazione del valore, IV
edizione, 2013, IPSOA, p. 125
235Sul tema si segnalano questi importanti contributi: G. Zappa, il reddito di impresa: scritture
doppie, conti e bilanci di aziende commerciali, Giuffrè, Milano, 2. Ed, 1950; P. Onida, Le dimensioni del capitale di impresa: concentrazioni, trasformazioni, variazioni di capitale, Giuffrè, Milano, 2° ed. emendata, 1951; P. Onida, economia d’azienda, Unione tipografico- editrice torinese, Torino, 2° ed. rifatta e ampliata, 1965; G. Ferrero, La valutazione economica del capitale d’impresa, Giuffrè, Milano, 1967; E. Viganò, La natura del valore economico del capitale d’impresa e le sue applicazioni, Giannini, Napoli, 1967; A. Amaduzzi, L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni, 3° ed., Torino, 1987.
236Stefano Pozzoli, Valutazione d’azienda tecniche operative di misurazione del valore, IV
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Partendo da questa considerazione è chiaro che c’è uno stretto legame tra il valore dell’azienda e la sua redditività237.
La stima in base al reddito scaturisce quindi dal confronto tra238:
1. Il flusso dei redditi futuri, la cui stima può essere fatta attraverso, o il metodo dei risultati storici o il metodo di proiezione dei risultati storici. 2. Il metodo dei risultati programmati.
3. Il metodo dell’innovazione.
4. Il tasso di attualizzazione/ capitalizzazione del reddito.
Dopo questa opportuna distinzione, la stima può essere fatta grazie a due metodologie distinte239:
a) Il metodo reddituale semplice.
Si basa su un flusso di redditi costanti nel tempo, andando ad ipotizzare che l’azienda abbia una vita illimitata o relativamente molto lunga.
W = R/i Dove:
W = rappresenta il valore del capitale. R = reddito medio atteso.
i = il tasso di capitalizzazione.
Dobbiamo considerare il fatto che questa formula può essere utilizzata anche per le aziende con vita limitata perché, dopo un certo n. di anni, la differenza tra il valore attuale della rendita temporanea e quella perpetua diventa insignificante.
237Vedasi per ogni utile approfondimento le seguenti opere: Aswath Damodaran, Valutazione
delle aziende, Apogeo, Milano, 2002, pp. 157 e ss.; Aswath Damodarn, Finanza aziendale, Apogeo, Milano, 2001, 561 e ss.; Guatri- Bini, nuovo trattato sulle valutazioni delle aziende, Università Bocconi, Milano, 2005, 473 e ss.; Brealey- Myers – Sandri, Principi di finanza aziendale, Mc Graw Hill, Milano 1999, pp. 999 e ss.
238Gennario Brescia, Francesco Muraca, Le perizie di stima delle aziende. Guida operativa alla
perizia di valutazione ed alle attestazioni del professionista, VI edizione, Maggiorelli editore, 2013, p. 225
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Se invece consideriamo un limite temporale alla vita dell’impresa la formula può essere così modificata, cioè il valore attuale di una rendita:
W = R * a n̚i
Dove:
W = rappresenta il valore del capitale. R = il reddito medio.
n = il numero di anni di vita dell’azienda. i = il tasso di capitalizzazione.
b) Il metodo reddituale complesso.
Il metodo reddituale complesso rappresenta l’evoluzione di quello semplice in quanto attualizza i flussi di reddito previsti anno per anno:
𝑊 = Rt
(1 + i)t
Dove:
W = rappresenta il valore del capitale proprio. Rt = reddito atteso per ogni t- periodo.
i = il tasso di attualizzazione dei flussi. t = la durata del periodo di previsione.
Questo metodo ha senso soltanto se viene applicato in aziende dove vengono impiegati programmi di gestione e accurati e fondati piani. E’ chiaro che l’attendibilità diminuisce man mano che l’arco temporale aumenta, quindi i risultati per essere credibili non devono essere basati su un arco temporale superiore ai 5 anni.
Adesso ci addentriamo all’interno dell’analisi, ovvero andiamo ad analizzare i singoli componenti delle formule, cioè il capitale, il tasso di interesse.
Il capitale.
Che si usi il metodo reddituale semplice o complesso il problema principale è stimare il valore del capitale da attualizzare.
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240Innanzi tutto va utilizzato un reddito c.d. “ normale”, ovvero quel reddito
calcolato facendo riferimento a condizioni fisiologiche di gestione, quindi al netto degli effetti che possono creare situazioni favorevoli o sfavorevoli o dai investimenti accessori.
Come ho già potuto dire all’inizio del paragrafo ci sono quattro metodologie per stimare il reddito, ovvero241:
1. Il metodo dei risultati storici. Si fonda sull’analisi della gestione passata andando ad individuare i risultati conseguiti negli ultimi 3/5 anni.
2. Il metodo di proiezione dei risultati storici. Si basa anch’esso sull’analisi dei risultati passati, ma non si delimita soltanto a ricavare dati ma li analizza in funzione ad esempio di aumenti del livello di efficienza, della variazione dei prezzi ecc.
3. Il metodo dei risultati programmati. Si basa sul badget annuale e sui piani pluriennali.
4. Il metodo delle opzioni innovative. Il quale ricerca nuove direzioni per migliorare i risultati attesi purché esse siano contenute nelle potenzialità attuali dell’azienda oggetto di valutazione.
Il linea generale non viene mai utilizzato un solo metodo, ma si parte sempre da un’analisi storica dei dati andando verso la direzione dell’analisi di bilancio.
Il tasso di capitalizzazione.
La corretta stima di questo elemento, comporta un momento essenziale per una corretta valutazione dell’azienda, dato che anche una sua piccola variazione genera effetti considerevoli.
240Gennario Brescia, Francesco Muraca, Le perizie di stima delle aziende. Guida operativa alla
perizia di valutazione ed alle attestazioni del professionista, VI edizione, Maggiorelli editore, 2013, p. 228
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Questo può essere determinato grazie a uno dei seguenti parametri242:
a) Tasso opportunità. E’ quel tasso che è equipollente a rendimenti di un investimento alternativo con lo stesso grado di rischio, e rappresenta il metodo più utilizzato.
b) Costo capitale. Viene determinato il tasso corrispondete “ al costo atteso dei mezzi finanziari” che l’azienda dovrà impiegare243.
c) Tasso di rendimento soddisfacente. Rappresenta una stima dei precedenti.
244Dobbiamo anticipare che il tasso base che viene preso come riferimento è
quello dei titoli di Stato, che in linea generale, è esente da rischi. Possiamo rappresentare questo in termini matematici come:
r = r’ + r’’ dove:
r’ = rendimento immediato dell’investimento. r’’ = capital gain.
245Se l’azienda tuttavia non è capace di sottrarsi agli effetti dell’inflazione
dovremmo apportare una correzione:
r = (r’ + r’’) – m + mx dove:
m = svalutazione media annua della moneta.
x = indice della misura in cui l’azienda non si sottrae all’effetto dell’inflazione.
242Gennario Brescia, Francesco Muraca, Le perizie di stima delle aziende. Guida operativa alla
perizia di valutazione ed alle attestazioni del professionista, VI edizione, Maggiorelli editore, 2013, p. 230
243Guatri L., il metodo reddituale di valutazione, Milano, EGEA, 1996, P. 134
244Gennario Brescia, Francesco Muraca, Le perizie di stima delle aziende. Guida operativa alla
perizia di valutazione ed alle attestazioni del professionista, VI edizione, Maggiorelli editore, 2013, p. 231
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Dobbiamo a questo punto sommare a questo dato, una percentuale che sarà pari all’intensità del rischio.
I fattori di rischio che determinano questo indice possono essere molteplici, da quelli generali come quelli politici, sociale a quelli tipicamente aziendali come la solidità patrimoniale ecc. Tale valutazione implica una serie di difficoltà non trascurabili.
246Normalmente viene utilizzato il metodo soggettivo, dove il professionista
elabora in via soggettiva l’indice che, essendo sganciato da relazioni quantitative con i parametri di rischio non incorre nei problemi che emergono dal metodo
quantitativo dove la scelta, e la ponderazione delle componenti del rischio si
basano su ipotesi arbitrarie che nella maggior parte dei casi finiscono soltanto per aumentarne la complessità. L’ultimo metodo è rappresentato dalla valutazione
comparativa che, come quella quantitativa, ha un significativo limite che è
rappresentato dalla necessità di individuare aziende comparabili sotto il profilo del rischio, il che lo rende quasi inapplicabile se non in casi estremamente rari247.
246Gennario Brescia, Francesco Muraca, Le perizie di stima delle aziende. Guida operativa alla
perizia di valutazione ed alle attestazioni del professionista, VI edizione, Maggiorelli editore, 2013, p. 232
247Vedasi per un opportuno approfondimento: Arpessella P., Un approccio integrato per
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