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Millennials: una generazione di “nativi digitali”?

1.4. Gruppi generazionali: Maturi, Boomers, Generazione X

1.4.1. Millennials: una generazione di “nativi digitali”?

La generazione dei Millennials (Generazione Y) è per ora la meno studiata, dato che si è costituita soltanto di recente. Lo stile di vita dei suoi membri sembra trarre notevole impulso dall’affermazione delle nuove tecnologie, capaci di assecondare il desiderio di brevità, velocità, densità: animati dalla sete insaziabile di gratificazioni istantanee e di ricompense frequenti (Trendwatching, 2006), focalizzati sull’hic et nunc, i Millennials

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Sono possibili anche altre letture: Generazione X è, ad esempio, il nome della banda punk rock capitanata

dall’ironico e trasgressivo Billy Idol alla fine degli anni Settanta. Inoltre, la “X” inserita nel titolo da Douglas Coupland richiama il monogramma utilizzato a suo tempo dal leader nero Malcom X in sostituzione del cognome assegnato ai membri della sua famiglia di origine dalla famiglia bianca che li aveva acquistati come schiavi. La X «mette dunque una croce sopra ogni tentativo di classificazione e identificazione imposto dall’esterno, mostrandoci questi giovani meno passivi e apatici di quanto molti credano» (Lombardi, Chiesa e Biagini, 2000, p. 338).

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sono abituati a vivere in un universo fatto su ordinazione e con disponibilità immediata, ove l’imperativo è “cogliere al volo le occasioni”, al punto che la rivista Wired ha coniato l’espressione “snack culture”, per definire le pratiche di consumo di questa generazione, basate sui piccoli assaggi (sms, tweet, web-episodes, podcast, ecc.), chiamati a riempire ogni istante della vita quotidiana, come gli snack (Miller, 2007).

Molte delle ricerche esistenti sui Millennials sono state condotte negli Stati Uniti. Il principale termine di confronto è rappresentato dal lavoro di due studiosi, Neil Howe e William Strauss (2000), che interpretano la storia americana come una sequenza di generazioni differenti, riconducibili tuttavia a quattro archetipi fondamentali: artista, profeta, nomade ed eroe. Ciascun archetipo dà vita al proprio opposto: in altri termini, ogni generazione definisce i propri tratti distintivi in opposizione a quelli che vengono percepiti come eccessi della generazione precedente. Ne deriva che all’etica del sacrificio, interpretata dai leali, sensibili e rispettosi adulti appartenenti alla Generazione Silenziosa, che hanno vissuto in presa diretta la drammatica esperienza del secondo conflitto mondiale (i nati tra il 1925 e il 1942, assimilabili all’archetipo dell’artista), fa seguito l’idealismo disincarnato dei Boomers (1943-1960), figli viziati dell’ottimismo del secondo dopoguerra, cresciuti in un’epoca caratterizzata da una vera e propria rivoluzione delle coscienze (proteste contro la guerra nel Vietnam, movimenti per le pari opportunità e i diritti civili, ecc.). È una disposizione “profetica” che trova il suo corrispettivo negativo nell’atteggiamento pragmatico e disincantato degli appartenenti alla Generazione X (1961-1981), orientati a non fidarsi delle istituzioni e dei movimenti collettivi e a cercare individualmente - in coerenza con l’archetipo del “nomade” - la propria strada nella vita. In base a questo schema, è lecito attendersi che i Millennials (1982-2005) sviluppino l’archetipo dell’eroe, tendano cioè ad essere ottimisti, orientati al lavoro di squadra, vicini ai propri genitori e fiduciosi nel futuro.

Accogliendo varie osservazioni relative alle cultura giovanile dei tardi anni Novanta, Howe e Strauss segnalano quindi i tratti distintivi di questa generazione: i suoi membri sono cresciuti con la sensazione di essere speciali, figli desiderati di adulti che hanno riscoperto il valore della genitorialità; si sono sempre sentiti al riparo dai pericoli, grazie alla sottile ragnatela di regole, impegni strutturati e prescrizioni comportamentali messa a punto da genitori iper-protettivi; appaiono dunque fiduciosi, felici dell’esistenza che conducono attualmente e ottimisti riguardo al futuro; sono inoltre portati al lavoro

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di squadra, grazie ai nuovi modelli educativi, che enfatizzano l’apprendimento collaborativo e l’egualitarismo; risultano strenuamente impegnati a raggiungere i propri obiettivi professionali, per i quali fanno piani a lunga scadenza, considerando in chiave strumentale i titoli di studio, come mezzi per raggiungere le opportunità e i risultati più appetibili; vivono continuamente sotto pressione e risultano conseguentemente stressati, avendo interiorizzato in famiglia l’idea che il successo sia la naturale conseguenza degli sforzi individuali; appaiono infine rispettosi delle norme e delle convenzioni, disponibili anzi ad abbracciare tutte le misure che promettono un rafforzamento della famiglia, con il rischio tuttavia di vivere chiusi entro una sorta di dorata black box, che li sottrae al confronto con una maggiore varietà di stimoli intellettuali.

Anche se non mancano le opportune prese di distanza dalle forme di automatismo storico e sociale, che le ipotesi di Howe e Strauss implicitamente sottendono (cfr. Fabris, 2007), numerose analisi fanno proprie analoghe chiavi di lettura per definire la generazione dei Millennials (Raines e Arnsparger, 2010): in particolare, i tratti di ottimismo, fiducia, orientamento al lavoro di squadra sembrano trovare conferma nell’entusiasmo con cui le giovani generazioni si accostano alle nuove tecnologie (cfr. Tapscott, 1998; Id., 2009; Prensky, 2001a; Id, 2001b; Junco e Mastrodicasa, 2007) e negli stili di consumo partecipativo con cui vengono fruiti vecchi e nuovi media (Jenkins, 2006a). Si segnala inoltre l’atteggiamento aperto nei confronti della figura dell’altro, caratteristico di una generazione abituata a vivere in un contesto multi-culturale, nel quale – grazie alle reti digitali – le limitazioni geografiche non sono più interpretate come barriere (Wilson e Gerber, 2008). Anche i dati raccolti dal Pew Research Center (2010) offrono molteplici riscontri empirici a questa prospettiva.

I principali “marcatori” generazionali vengono dunque identificati nel definitivo avvento di Internet e nel trionfo della cultura digitale (Fabris, 2008). Sono gli stessi Howe e Strauss ad accreditare la rilevanza di questa chiave di lettura, sottolineando il fatto che i Millennials, essendo «la prima generazione nata e cresciuta con la tecnologia digitale mobile», si aspettano di «interagire ininterrottamente con i loro pari, secondo forme e modi inimmaginabili per gli adulti delle generazioni precedenti» (Howe e Strauss, 2007, p. 50). Ciò li mette in grado di formulare «nuovi concetti di ciberspazio pubblico» e di «usare l’informazione per dare voce e potere ai gruppi anziché agli individui» (ibidem).

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Tab. 1 – Differenze culturali tra generazioni

Maturi Boomers Generazione X Millennials Anno di nascita 1925-1942 1943-1960 1961-1981 1982-2005

Archetipo Artista Profeta Nomade Eroe

Idee-guida Dovere Diritti individuali Diversità Contaminazione tra stili di vita differenti

Atteggiamento verso la vita

Pratico Ottimista Scettico e

disincantato Fiducioso e pieno di speranza Lavoro Obbligo inevitabile, ma massima dedizione Avventura eccitante, creatività, irresponsabilità Imprenditori di se stessi, equilibrio tra vita personale e impegno professionale Pronti a spendersi per obiettivi ambiziosi Atteggiamento nei confronti dell’autorità Rispettoso Amore/Odio, contestazione

Indifferente Rilassato, educato

Leadership basata su" Rispetto della gerarchia Ricerca del consenso Competenza personale Risultati raggiunti, capacità di guidare insieme

Relazioni con gli altri Sacrificio personale Gratificazione personale Restii a prendere impegni Leali, inclusive

Prospettiva Senso civico, conformismo

Orientamento al team

Auto-sufficienza Senso civico,

impegno nel quotidiano

Fonte: nostra elaborazione su Howe e Strauss, 2007; Ungaro, 2001; Raines e Arnsparger, 2010.

Tapscott, a sua volta, riconosce ai Millennial otto caratteristiche specifiche, in varia misura riconducibili all’uso continuo e multiforme della rete: libertà, personalizzazione, valutazione, integrità, collaborazione, divertimento, velocità, innovazione (Tapscott, 2009; trad.it. 2011, p. 88). L’enorme possibilità di selezionare strumenti (nel senso di software applicativi), prodotti e informazioni offre ai giovani contemporanei l’opportunità di godere di un’estrema libertà di scelta, cosa che consente loro di personalizzare qualsiasi gadget, di valutare prodotti e servizi in modo sofisticato ed esigente, di dare per scontati la collaborazione e il lavoro di squadra al di là di qualsiasi barriera fisica. Animati da un forte senso di integrità morale, ma aperti anche ad ogni forma di innovazione, essi assimilano i cambiamenti con la velocità di apprendimento tipica della loro giovane età. Infine, essi mostrano il loro apprezzamento per l’aspetto ludico dei nuovi strumenti tecnologici, spingendo le aziende a potenziarli, in un circolo

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che si autoalimenta e si proietta ben oltre la tradizionale “età dei giochi”. Non a caso, la dimensione dell’intrattenimento finisce per caratterizzare ogni campo dell’esistenza, compresi i principali ambiti di attività scolastica e professionale, al punto che termini come edutainment e worktainment fanno ingresso a pieno titolo nella lingua inglese e nel gergo internazionale del marketing e della sociologia.

Altri lavori (cfr. Twenge, 2006) propongono tuttavia una diversa chiave di lettura, utilizzando come base una più ampia scansione temporale (i nati tra il 1970 e il 1999): il tratto distintivo di questa generazione – definita come Generation Me – viene infatti identificato nel crescente divario tra le aspettative e la realtà. Collocati su un piedistallo fin da piccoli, educati a credere in se stessi e a cercare sempre il meglio, i ventenni e i trentenni di oggi si sono trasformati in giovani “adultescenti”, “adulti non ancora adulti”, insicuri e narcisisti, abituati a coltivare sogni e desideri illimitati, messi a dura prova dalla difficile congiuntura economica e da un mondo del lavoro sempre più competitivo. Cinismo, richiesta di affetto, ansia e depressione, sembrano essere i correlati emotivi connessi a questa condizione. Twenge evidenzia inoltre una ridotta sensibilità ambientale e una scarsa propensione a impegnarsi nell’ambito di iniziative di carattere civico, in netta controtendenza rispetto alle previsioni formulate da quanti si sono occupati della generazione dei Millennials17.

Non mancano poi le proposte curiose, come quella di contrassegnare con l’espressione Thumb Generation (Tréguer e Segati, 2003) i giovani di oggi, abituati a reggere con ambedue le mani sofisticati dispositivi tecnologici – non solo cellulare, ma anche Game Boy o PlayStation – utilizzando il pollice per comporre numeri telefonici, scrivere messaggi di testo, premere i pulsanti di un joystick o accedere ad altre funzionalità.

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Bisogna tuttavia considerare non solo il diverso arco anagrafico su cui la Twenge focalizza l’attenzione (i nati

tra il 1970 e il 1999), cosa che la induce ad inglobare gran parte degli “X” nella generazione “Me”, ma anche la particolare metodologia utilizzata: in pratica, l’autrice fa una meta-analisi, confrontando i risultati desunti dalle indagini sui giovani che attualmente frequentano l’università con quelli ricavati da precedenti ricerche, condotte a suo tempo (cioè quando avevano la stessa età) tra i Boomers e gli appartenenti alla Generazione X. Si tratta dunque di confronti epocali (ad esempio, tra ventenni del 1975 e ventenni del 2005), che isolano singoli tratti valoriali, senza tener conto né dell’effetto periodo, ossia del mutamento intervenuto tra le due rilevazioni, né del fatto che i due campioni appartengono a diverse generazioni (effetto generazione).

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Tab. 2 – Giovani consumatori: differenti denominazioni e caratteristiche generazionali

Denominazione Arco temporale

Caratteristiche Autori Millennials 1982-2005 Prima generazione nata e cresciuta con la

tecnologia digitale mobile.

Figli desiderati di adulti che hanno riscoperto il valore della genitorialità. Caratteristiche distintive: speciali, al riparo dai pericoli, fiduciosi, portati al lavoro di squadra, impegnati, sotto pressione, rispettosi delle norme

Howe e Strauss (2000; 2007)

Generazione Y 1977-1994 Dimestichezza e abitudine all’uso del computer, di Internet e delle tecnologie digitali

Advertising Age (1993) Kotler (2006)

Net Generation 1977-1997 Prima generazione cresciuta in un mondo interamente “sommerso” dai media digitali. Caratteristiche attitudinali e comportamentali distintive: libertà, personalizzazione, valutazione, integrità, collaborazione, divertimento, velocità, innovazione

Tapscott (1998, 2009) Tapscott e Williams (2006)

Junco e Mastrodicasa (2007)

Nativi digitali 1980 - Radicale discontinuità introdotta dall’avvento e dalla rapida diffusione delle tecnologie digitali

Prensky (2001a; Id, 2001b)

Palfray e Grasser (2008)

Generation Me 1970-1999 Narcisismo, continua ricerca della

realizzazione personale, ma anche crescente divario tra le aspettative e la realtà: ansia e depressione

Twenge (2006)

iGeneration 1981-1999 Generazione plasmata dalla tecnologia (cfr. iMac, iPod, dove “i” sta per Internet). La “i” cattura l’essenza della Generation Me: significa “io” (in Inglese) ed è la lettera iniziale di “individuo”

(Ibidem)

Echo Boomers Primi anni Ottanta -

Figli dei Boomers ed eco demografica dei loro genitori: rinnovato interesse per i bambini e incremento del tasso delle nascite.

Lancaster e Stillman (2002)

Thumb Generation

1985 - Uso del pollice per interagire con device

mobili, come cellulare, iPod, videogiochi.

Tréguer e Segati (2003)

Nel complesso, non solo la pluralità di etichette utilizzate, ma anche l’incertezza nell’identificare i limiti cronologici18, che separano l’ultima generazione dalle altre (Tab. 1), rendono opportuna una più chiara definizione del concetto (cfr. anche Wellner,

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Vi è tendenziale consenso sul fatto che la generazione dei Millennials comprende soggetti nati a partire dai primi anni Ottanta in avanti, ma è ragionevole supporre che tale limite temporale – utilizzato negli Stati Uniti – debba essere posticipato di qualche anno negli altri Paesi, anche in conseguenza dei diversi ritmi di penetrazione delle nuove tecnologie (Pedrò, 2006).

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2000) e una più attenta comprensione di come i giovani integrano le nuove tecnologie e i nuovi media entro gli spazi della vita quotidiana. La sensazione è che termini ad effetto come “Net Generation” e “Nativi digitali” nascondano un potenziale fraintendimento, un’eccessiva semplificazione: il rischio è una sorta di “reductio ad unum”, che impedisce di cogliere le molteplici sfaccettature di esperienze e situazioni che, ad uno sguardo più attento, si rivelano molto più variegate e complesse.