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I processi di fabbricazione dell’odierna società cominciano a somigliare, secondo

Baudrillard, più a delle simulazioni, che a delle creazioni, e sembrano più oggetti dediti alla

seduzione, all’attrazione che ad altro218. Pertanto, in relazione ai cambiamenti che ha subito

la società e, di conseguenza, l’ideologia alla base della stessa, è al solo scopo di recare

piacere e godimento che gli oggetti fabbricati devono tendere. Differentemente da quanto

accadeva prima dell’età industriale, quando i manufatti, proprio in virtù del nome che li

contraddistingue, venivano “fatti a mano”. «(…) Da un lato nella società preindustriale

l’omogeneità fra gli oggetti è più grande perché la produzione avviene sempre e solo in un

modo, a mano, perché i prodotti sono meno specializzati come funzione e perché il

ventaglio culturale delle forme è meno vasto»219. Secondo il filosofo francese, però, per

quanto riguarda la produzione di massa, essa non può che influenzare il rapporto tra il

soggetto (consumatore) e l’oggetto (consumato), bisogna mettere in evidenza come la

particolare atmosfera che si respirava negli anni ‘60 del ‘900, atmosfera che sembra essere

l’emblema della vittoria della libertà, non sia altro che illusoria, poiché pur credendosi

affrancati ci si è sottoposti ad una incosciente schiavitù volontaria. Quest’ultima concerne il

rapporto che l’individuo ha instaurato con gli oggetti, con le cose. Se prima della

produzione di massa sembrava ci fosse un rapporto più “vero”, più profondo con gli oggetti

che ci appartenevano, i quali non venivano subito sostituiti, nel caso in cui si fossero

presentati dei problemi, ma venivano riparati finché possibile, «quel che al giorno d’oggi

viene prodotto non è in funzione del suo valore d’uso o della sua possibile durata, ma al

contrario in funzione della sua morte, la cui accelerazione non è eguagliata se non

218 Questo era il pensiero dell’autore precisamente durante gli anni ’80 del ‘900. 219 Baudrillard J., Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano, 2003, p. 175.

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dall’inflazione dei prezzi»220. Attualmente sembra che si tenda maggiormente a sostituire

gli oggetti piuttosto che ripararli, di conseguenza sembra che i rapporti di potere si siano

invertiti, portando i consumatori ad essere schiavi degli oggetti, sia per quanto concerne le

loro qualità221 sia per quello che rappresentano222: «Tutti sono uguali di fronte agli oggetti

in quanto valore d’uso, ma non tutti sono uguali di fronte agli oggetti in quanto segni e

differenze che sono profondamente gerarchizzate»223. Ma in che senso gli oggetti

“rappresentano”? L’oggetto non è meramente collegato alla sua utilità? A tale riguardo,

Baudrillard nota nella sua analisi critica che: «(…) non è rimasta nemmeno più la

possibilità di non scegliere e di comprare un oggetto semplicemente in funzione del suo uso

– nessun oggetto si propone oggi al “grado zero” dell’acquisto»224. Per quanto riguarda

l’acquisto di beni e la dinamica che ne guida la scelta, in realtà, il singolo crede di scegliere

liberamente il proprio acquisto, a cui si lega la personalità che con quest’ultimo egli vuole

manifestare e trasmettere, anche se, a dire il vero, questa gli viene “imposta” da un sistema

produttivo. Tale è, infatti, la conseguenza della produzione di massa, la quale dona già al

consumatore una serie di oggetti che rappresentano ciò che una cerchia ristretta ha deciso di

imporre come “moda”: «(…) si sa che l’ordine della produzione non sopravvive che a

prezzo di questo sterminio, di questo «suicidio» calcolato perpetuo del parco degli oggetti;

si sa che questa produzione si basa sul sabotaggio tecnologico o sulla desuetudine

organizzata sotto il segno della moda»225. Per quanto riguarda quest’ultima, Baudrillard

mette in risalto come la moda potrebbe essere messa in analogia con i rituali delle

220 Baudrillard J., La società dei consumi, op. cit., p. 33.

221 Un esempio, oggi, potrebbero essere gli smartphone, perché permettono di rimanere sempre in contatto con il mondo.

222 «(…) un rappresentante di commercio che, avendo acquistato la stessa Mercedes del suo padrone, si è visto licenziare da quest’ultimo» Baudrillard J., La società dei consumi, op. cit., p. 93.

223 Ibidem, p. 93.

224 Baudrillard J., Il sistema degli oggetti, op. cit., pp. 179- 180. 225 Baudrillard J., La società dei consumi, op. cit. p. 33.

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popolazioni “primitive”, per quanto riguarda gli aspetti concernenti lo spreco, l’eccesso, la

festa, ma bisogna tenere a mente che il fine ultimo di questi “rituali” è completamente

differente. Lo scopo a cui tende la moda è quello estetico, in accordo con lo schema di

credenze e l’ideologia che permea la società nella quale ha visto la luce226. Lo studioso

francese mette in risalto proprio questo aspetto caratteristico della differenza che intercorre

tra i due, nel suo Lo scambio simbolico e la morte (1976227). In questo testo Baudrillard

prova a dare un’interpretazione diversa, rispetto alle precedenti, sia della cultura che della

società. Infatti, la sua trattazione si apre con una Prefazione nella quale esamina e “fonda”

la sua teoria sul concetto di scambio simbolico228. Quest’ultimo, secondo l’autore, è una

contrapposizione del capitalismo e, nello specifico, delle sue caratteristiche concernenti il

profitto e gli utili. Da ciò, pertanto, Baudrillard evince, sulla base dell’idea di Mauss sul

dono come “potere” sulle relazioni sociali e sulle gerarchie nelle popolazioni indigene e

nella riflessione di Bataille sull’eccesso e sul potere, che esiste una discrepanza tra i valori

che guidano gli scambi e quelli che guidano la produzione. Agli inizi degli anni ‘70 del

‘900, tra l’altro, Baudrillard sposò l’idea antropologica di Bataille: entrambi credevano che

l’ideologica capitalista fosse contrapposta alla natura umana, difatti, ambedue ritenevano

che il piacere derivi, per gli individui, non dal profitto, dal lavoro o dal risparmio, bensì

dalle feste, dallo spreco, dal consumo e dall’eccesso. Eccesso che Baudrillard nel suo Lo

scambio simbolico e la morte mette in risalto anche attraverso l’ideologia del sacrificio e

della morte. Dunque, per Baudrillard, bisogna opporsi all’ideologia cardine della società

moderna e scegliere come alternativa lo scambio simbolico, da qui deriva anche la volontà

226 Baudrillard sottolinea come la moda sia un fatto sociale totale che ha vita e che permea solo la modernità. 227 È da sottolineare come Baudrillard, verso la metà degli anni ’70 del ‘900, sembra assumere come idea alla base delle società semplici (nello specifico quelle pre-capitaliste) lo scambio simbolico, sulla scia e similmente a ciò che crede Bataille dell’economia (in generale) ed influenzato dalla riflessione sul dono di Mauss.

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dello stesso autore di distruggere i valori moderni. Tali valori si differenziano rispetto sia a

quelli che caratterizzano le società semplici (pre-capitaliste) sia per quanto riguarda quelle

post-moderne. Queste ultime, infatti, hanno come ideologia fondante la simulazione, che è,

dunque, la caratteristica peculiare di tale società, dal momento che le nuove tecnologie

(televisione, computer etc.) “simulando” la realtà fanno in modo che la società riesca a

rappresentare se stessa. Questo tipo di società, secondo il filosofo francese rappresenta, tra

le altre cose, la fine dell’economia politica, conseguenza della fine di un periodo nel quale

era stata la produzione ad essere base fondante e fondamentale della società. In quest’ottica

cambiano anche i modi di recepire/percepire la realtà e le relazioni sociali che la

compongono; infatti, se nella società moderna il lavoro, per esempio, era semplicemente la

forza e l’origine della produzione, adesso, invece, è un segno, un emblema, tanto è vero

che, in questo tipo di società esso è sì una forza produttiva, ma è maggiormente un segno

sociale, un segno di quale sia il posto occupato nella gerarchia di tale comunità da quel

singolo individuo. Da questa differenza segue anche la diversità degli approcci e delle

relazioni tra persone, influenzate da questa società che si muove e “segue” dei modelli,

delle immagini, delle mode:

«La moda non ha nulla a che vedere con l’ordine rituale (…) Persino l’aspetto della moda che sembra più vicino al rituale – la moda come spettacolo, come festa, come spreco – non fa che rafforzare maggiormente la loro differenza: perché ciò che ci permette di assimilare la moda e il cerimoniale è precisamente la prospettiva estetica (…) Nell’ordine primitivo, l’ostentazione dei segni non ha mai questo effetto “estetico”. Parimenti la nostra festa è una “estetica” della trasgressione, ciò che non è affatto lo scambio primitivo, in cui ci compiaciamo di trovare un riflesso o il modello delle nostre feste – riscrittura “estetica” del potlàc, riscrittura etnocentrica»229.

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Tale “riscrittura etnocentrica” è alla base di ciò che il mercato propone ai consumatori,

difatti, come si è già avuto modo di affermare in precedenza, la moda e di conseguenza la

produzione in serie e il consumo di massa propongono all’individuo, non più qualcosa di

utile, bensì un’anima, un modello, una personalità:

«”Il prodotto più richiesto oggi sul mercato, non è più una materia prima, né una macchina, ma una personalità”. In effetti una vera deficienza di realizzazione personale assilla il consumatore contemporaneo, nel contesto di mobilità obbligata che lo schema modello/serie istituisce (…) nell’azione del consumo personalizzato, è chiaro che il soggetto, nella sua stessa esigenza di essere soggetto, non fa altro che produrre se stesso come oggetto della domanda economica»230.

Per Baudrillard, la società post-moderna è caratterizzata dalla de-differenziazione, ossia

dalla distruzione/caduta dei legami, dei rapporti, conseguenza della società che, basata sulla simulazione, non può che “miscelare” tutti i componenti che formano ogni sua parte.

Un’altra caratteristica di questa società è l’iperrealtà, che proviene dalle tecnologie che ci

permettono di informarci e di intrattenerci, come la televisione (per quanto riguarda la parte

iperreale all’interno del reale), i parchi divertimento, attraverso i quali vengono imposti

modelli e codici di comportamento. Tali sono le influenze presenti in una società dinamica

a tal punto da non poter essere gestita, a causa di un’impossibilità di pianificazione e di regolamentazione “assoluta”. Infatti, “bombardato” da miliardi di immagini ed

informazioni in uno spazio di tempo ristretto ognuno può essere influenzato

differentemente sia nel pensiero che nell’atteggiamento. Pertanto, nell’ottica di Baudrillard,

il singolo dell’era post-moderna non può che divenire una personalità condizionata dalle

telecomunicazioni, dall’iperreale e dalla tecnologia. Conseguenza di ciò, di questa

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suggestione che le immagini hanno e del rapporto sempre meno presente e forte del

soggetto con la realtà esterna, non può che essere una trasformazione delle idee che

concernono la politica e la società, le quali sembrano essere svuotate dal loro significato: se

l’iperreale sembra essere percepito come più reale della realtà stessa, tutto ciò a cui ci si

riferisce e che è esterno alla realtà stessa, dunque, sparisce. Infatti, più aumenta la

simulazione, più l’oggetto a cui si rifanno le telecomunicazioni diventa sempre meno reale.

Il filosofo francese sembra seguire una via che lo porta allo scambio simbolico, ma dopo gli

anni ‘80 del ‘900, Baudrillard si avvicina ad idee ancora più innovative. Nel pensiero di

Baudrillard, il segno-valore domina rispetto al valore d’uso e al valore di scambio, pertanto

nella società dell’iperreale i segni e gli oggetti non possono che dominare l’individuo. È

rilevante, sottolineare come il Baudrillard di Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la

realtà?231, pur asserendo che non ci sia uno scopo ultimo nella realtà e nelle cose che la formano non può fare a meno di rilevare che la storia dell’umanità si è basata,

fondamentalmente, sulla ricerca di tale senso e che la scienza e la tecnologia hanno fatto sì

che la realtà da esse proposta divenisse l’unica possibile. Di conseguenza, la scienza ha

distrutto l’illusione e l’ha sostituita con una ipotetica realtà assoluta e veritiera e ha

riempito le coscienze dei singoli della “trasparenza” delle cose. Da tale atteggiamento

deriva una subordinazione, una passività da parte del soggetto, il quale, non ricevendo più

stimoli, perde la voglia di cercare/trovare un altro senso alle cose, di renderle un ponte

verso qualcun altro o qualche altra cosa232. Questa perdita della ricerca di un significato, secondo l’autore, porta alla scomparsa del mondo, il quale, nella sua ottica, esisteva solo in

quanto enigma. Se tale enigma viene a mancare, se la realtà che si presenta agli occhi del

231 Quest’opera è venuta alla luce durante gli anni ’90 del ‘900.

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singolo individuo è senza mistero, una realtà “ragionata”, alla quale è possibile dare ogni

tipo di spiegazione, un delitto perfetto è stato consumato. Da ciò segue che non è più

l’uomo a poter riflettere su quello che ha intorno e a “misurarlo” rispetto a qualcos’altro

bensì è la “macchina”, la tecnologia a dare diverse opzioni tra le quali l’individuo è

costretto a scegliere. Secondo l’autore, i dispositivi hanno la capacità, non soltanto di “generare” la realtà, ma persino di manipolarla, portando all’estrema conseguenza, ossia la

distruzione del mondo reale, ma soprattutto, dell’alterità, tratto tipico dell’essere umano.

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