UNA NUOVA LEGGE SPECIALE PER VENEZIA
2. UNA NUOVA LEGGE SPECIALE DIBATTITO
Il dibattito che si sta svolgendo in questi giorni attorno agli ormai diversi disegni di legge è il riflesso della necessità di dotarsi di strumenti più aggiornati e rispondenti alle possibili soluzioni dei problemi emergenti206.
Una nuova legge avviene nel solco e nella continuità delle originarie leggi speciali, (la 171 del 1973, la 798 del 1984, la 139 del 1992, la 206 del 1995), che mantengono le loro finalità e obiettivi e che, vanno tuttavia innovate attraverso una moderna cultura ambientalista.
L’ambizione a cui aspira la riforma207, (una revisione aggiornata delle precedenti), è quella
di fornire risposte soddisfacenti a fenomeni che nel corso degli anni si sono presentati sullo scenario veneziano e che, se non saranno affrontati tempestivamente, potrebbero vanificare quello che di positivo è stato eseguito.
Tuttavia, la questione che, al limite, anche da sola, potrebbe giustificare la stesura di una nuova legge speciale è quella della laguna, la madre delle problematiche veneziane208.
E’ condivisibile l’opinione quasi generale che il riequilibrio idrogeologico e morfologico209
dev’essere posto al centro della nuova disciplina normativa, deve crearsi una sorta di nulla osta, benestare, certificazione, alla sorveglianza affinché gli interventi che, a qualsiasi titolo, si effettuano non possano contrastare in alcun modo il ripristino del riequilibrio idraulico della città e monitorare il processo erosivo e la perdita di sedimenti fini nello scambio mare laguna.
In tale prospettiva viene proposto di sovrastrutturare nell’ambito del piano di riassetto morfologico della laguna all’interno del Piano Generale degli Interventi del sistema lagunare veneziano che prevede direttive, indirizzi, prescrizioni con piani e programmi settoriali, il rispetto a qualsiasi altro piano.
L’intento è quello di bloccare ed invertire il drammatico processo erosivo in corso della laguna riportando al centro delle azioni il suo riequilibrio idraulico e morfologico relegato fino ad oggi in una colpevole subordinazione rispetto alle acque alte, al Mo.s.e. Occorre assegnare un piano di rilievo centrale alla laguna nella salvaguardia e fare in modo
206 I copiosi e complessi i temi che stanno emergendo e che giustificano l’esigenza di una nuova legge possono così essere sintetizzati:
- una laguna che sta scomparendo o meglio la morte annunciata della laguna. E ciò a fronte di un incipiente eustatismo che anche le massime autorità scientifiche internazionali (I.P.C.C.) danno ormai di accadimento certo e di dimensioni preoccupanti;
-21 milioni di turisti all’anno destinati addirittura ad aumentare nel prossimo futuro; -un apparato produttivo precario con Porto Marghera da riconvertire e bonificare, -lo strapotere della rendita fondiaria e finanziaria
- un forte condizionamento dell’interesse privato sul bene comune e una diffusa insofferenza verso i controlli e le garanzie democratiche proprie di uno stato di diritto.
- il progressivo calo del popolo residente;
207 www.Italia Nostra-Venezia.org 18 agosto 2011 Sono cinque le proposte di legge:quella di Brunetta, quella di Martella e, sempre del PD
del senatore Felice Casson. Le altre due sono dell’UDC veneziana e della Lega Nord Venezia
208 Armando Danella Una Nuova Legge Speciale per Venezia. intervento IUAV 5 febbraio 2011 209 Riequilibrio non dighe di Stefano Boato www. territorio veneto interventi.it
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che tutti quegli altri interventi di natura socio-economica e materiali devono sempre e comunque rapportarsi con il riequilibrio idrogeologico e morfologico e venire abbandonati se la loro incidenza dovesse rivelarsi in contrasto con tale equilibrio210.
Sulla natura degli interventi in laguna è poi facile riscontrare il danno creato da coloro che praticano una idea di sviluppo che ormai tutti si sentono tollerata e resa per consuetudine sostenibile che, nei fatti sta distruggendo l’ambiente.
Nell’interesse del bene comune, la nuova legge dovrà essere chiara e non suscettibile di interpretazioni contrapposte e, consentire di superare attraverso un confronto aperto ove prevalgano i risultati della ricerca e un serrato controllo della partecipazione popolare. L’ambiente lagunare211, più che altri settori, male si presta a decisioni affrettate, dettate dal
business e prive di rigore scientifico.
La natura stessa della laguna necessita di interventi sofisticati e pazienti e bisogna evitare, anche con una futura riforma che i principi della sperimentalità, della gradualità, della reversibilità e della precauzione vengano banditi dalla salvaguardia. La prima proposta elaborata dal ministro Renato Brunetta212, dopo alterne vicende,
compresa la fine del governo Berlusconi e, definitivamente archiviata non pare coerente all’opinione quasi generale sopra descritta.
La bozza213, elaborata in trenta pagine e articolata in 16 punti, si configura come prova
generale di federalismo fiscale e ridistribuzione di risorse sul territorio, nel segno della «responsabilizzazione» di tutti i soggetti coinvolti.
Il testo presentato dal ministro Brunetta, seppur dimostri di confermare nei contenuti gli obiettivi della nuova legge, si rivela povera nel quadro di riferimento non richiamando affatto il principio dello sviluppo sostenibile sancito a livello mondiale dalla Conferenza di Rio De Janeiro sull’ambiente e lo sviluppo nel 1992 elaborato a livello europeo dalla
210 Sulla base di questo “riconoscimento solenne” è necessario:
-reintrodurre in laguna sedimenti fini di origine fluviale
-agire sulla riduzione delle sezioni delle bocche di porto; tra l’altro il Mo.s.e.. Questa disastrata opera “salvifica” se mai finirà e funzionerà (ricordiamo le critiche circostanziate sulla risonanza e sulla cui base non si è mai voluto affrontare il confronto tecnico-scientifico), con l’ingessatura della sezione delle bocche, contribuirà ad aggravare il bilancio dei sedimenti fini e costringerà ad intervenire più pesantemente sugli altri fattori che dovrebbero intervenire a bloccare ed invertire il processo erosivo;
-sul moto ondoso responsabile della sospensione dei sedimenti (che poi escono in mare e non rientrano più) provocato non solo dal vento, il cosiddetto fecht, ma soprattutto quello provocato dai natanti, con tutto quello che ne consegue in termini di percorsi, quantità, velocità, carene, stazze, mezzi di propulsione, ecc.
- sulle modalità di pesca dei vongolari
- sulla profondità dei canali portuali e sul piano regolatore del porto
- in genere sulla mitigazione dei processi di risospensione dei sedimenti nei bassifondi della laguna.
211 Ricordiamo che la superficie della laguna è di circa 550 km², di cui l'8% sono occupati da terra (Venezia stessa e le molte isole minori).
Circa l'11% è permanentemente composto d'acqua, o canali dragati, mentre circa l'80% sono piane di marea fangose, paludi d'acqua salata o le artificiali casse di colmata.
212 Con decreto del Presidente del Consiglio dello scorso 14 maggio 201o, il Ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione
Renato Brunetta ha ricevuto una delega per le funzioni di impulso, promozione e coordinamento delle iniziative legislative dirette a modificare la normativa vigente in materia di salvaguardia di Venezia e della sua laguna.
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strategia Gothenburg 2001 e, riproposto nella Nuova strategia dell’UE in materia di sviluppo sostenibile 2006.
La strategia del 2006 ha come obiettivo generale quello:“...di individuare e sviluppare le azioni che permetteranno all'UE di migliorare costantemente la qualità della vita delle generazioni attuali e future tramite la creazione di comunità sostenibili capaci di gestire e utilizzare le risorse in maniera efficace e di sfruttare il potenziale di innovazione ecologica e sociale dell'economia, assicurando prosperità, tutela dell'ambiente e coesione sociale.” Il documento, seppur definisca il sistema lagunare come “tra i più ricchi e fragili” d’Europa e affermi che esso “richiede imperativamente” che venga assunta “tra le priorità quella ambientale” (p. 5), tuttavia il ministro non sembra trarre le ovvie conclusioni derivanti da quella premessa.
Il Quadro Istituzionale proposto dal Ministro non contempla la centralità del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, così come del Ministero per i Beni e le attività culturali. Diversamente, la storia degli ultimi decenni suggerisce il coinvolgimento dei suddetti ministeri per offrire una visione più ampia per una migliore amministrazione. Al centro della proposta pare risaltare più lo sviluppo economico della città ( basato su attrezzature portuali e attività manifatturiere e su un ulteriore incremento del turismo dall’altra).
Infatti, il testo pone accanto al tema tradizionale della salvaguardia quello dello sviluppo socioeconomico, che avrebbe dovuto garantire, per autofinanziamento, «la sostenibilità dell’azione di salvaguardia fisica e culturale della città». Prevedeva inoltre, accanto alle «risorse straordinarie che lo Stato di volta in volta potrà destinare a questo straordinario sito» e agli interventi di settore, Venezia dovrà letteralmente far tesoro delle proprie risorse, in primo luogo quelle provenienti dal turismo214.
Come emerge dal Quaderno informativo distribuito dal ministro: “È noto” scrive il Ministro che tale comparto – se lasciato a un autonomo sviluppo – tende a produrre sul territorio, insieme ai numerosi benefici, anche esternalità negative che, nel lungo periodo, possono portare a un effetto di spiazzamento del sistema economico locale fino all’estremo della monocultura turistica” (p. 38).
La Legge Speciale, secondo la proposta, dovrebbe favorire una limitazione dei flussi ma non una drastica riduzione del turismo giornaliero, particolarmente di gruppi organizzati.
214 negli ultimi anni i flussi turistici, incontrollati e lasciati all’arbitrio degli operatori, minacciano di trasformare radicalmente la qualità
della vita per i residenti e per i visitatori e lo stesso tessuto sociale cittadino. In un recente studio sulla gestione del siti Patrimonio dell’umanità dell’Unesco, Venezia si è situata al 96.mo posto su 100 siti esaminati.
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La “pianificazione urbanistica di area vasta – con particolare riferimento alla destinazione d’uso ricettiva” (p. 38) fa temere un allargamento delle strutture ricettive ad aree sempre più ampie della terraferma, incrementando il rischio di un tipo di turismo “mordi e fuggi”. Sempre in quest’ottica, la proposta del Ministro prevedeva, (da definire), una tassazione, ad esempio, sui singoli biglietti aerei con destinazione l’aeroporto Marco Polo, su quelli ferroviari diretti alla stazione veneziana di Santa Lucia e su quelli delle navi da crociera che arrivano o partono dal Porto di Venezia.
Le sponsorizzazioni venivano ammesse «in forme compatibili con il carattere storico e artistico del bene culturale da valorizzare»: il Comune le impiegherà in interventi per la sicurezza e conservazione di quei beni.
In base alla bozza della nuova Legge Speciale del ministro Brunetta, contributi straordinari di urbanizzazione avrebbero potuto essere riscossi sulle valorizzazioni immobiliari e sulle variazioni di destinazione urbanistica.
Tra le novità, lo Stato avrebbe assegnato gratuitamente a Venezia beni demaniali d’eccezione, come la preziosa area dell’Arsenale. Dall’altra parte, il Comune poteva investire nella rivitalizzazione quel che derivava «dalla vendita del patrimonio immobiliare pubblico non strategico». Il progetto prevedeva, tra l’altro, una Zfu (zona franca urbana).
Non più sullo sfondo, ma in primo piano, anche una Marghera riconvertita e disinquinata, con incentivi per lo smaltimento dei fanghi dragati dai canali portuali e dalle bonifiche, e una riqualificazione urbana che evolverà secondo le direttrici del Progetto Marghera.
La bozza del Ministro, d’altra parte, prevedeva la “progettazione e realizzazione di un terminal portuale d’altura al largo della bocca di Malamocco215,” (p. 32), liberando in tal
modo la laguna dal traffico petrolifero e anche da quello delle maggiori navi porta-container, e consentendo “la movimentazione di container in altura (fondali naturali di -20 metri) per l’alimentazione della piattaforma logistica (da realizzare nell’area ex-Syndial ed ex- Montefibre a Marghera) e degli altri terminal portuali di Marghera, Chioggia e della navigazione interna” (p. 33). Tale soluzione sembrava implicare la trasformazione di tutta o quasi tutta l’area ex-industriale di Marghera ad attrezzatura portuale, in quella prospettiva antiquata cui abbiamo accennato sopra. Data la fragilità della laguna e date le caratteristiche della città, sembra più sensato lasciare ad altri porti più adatti la movimentazione delle grandi navi porta-container, dedicando invece una Marghera bonificata all’installazione di attività scientifico-tecnologiche di minor impatto ambientale.
215Per la salvaguardia fisica ed ambientale veniva destinato tra l’altro l’1% degli introiti della prevista «struttura portuale d’altura» la quale,
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Prima di sottoporre la bozza all’esame del Consiglio dei Ministri, l’on.Brunetta restava disponibile al confronto con i Comuni di Venezia, Chioggia e Cavallino, della Provincia di Venezia e della Regione del Veneto216.
Il Ministro non è voluto entrare nel merito dei diversi punti dell’articolato, risultato «dell’attività istruttoria degli enti territoriali e delle istituzioni locali».
Come anticipato la proposta di legge, oggetto di svariate critiche, non è mai stata depositata. Ultimo punto ma non meno importante riguarda i modelli di governo, si parla di una Autorità di Bacino e di un Comitato Istituzionale del Distretto idrografico dalle foci del Sile al Brenta creata ex novo per l’individuazione delle opere e degli interventi.
È da notare che esiste già un Distretto per i bacini idrografici delle Alpi orientali, includente la Laguna di Venezia e il suo bacino scolante, che di recente ha prodotto un Piano di gestione e il Ministro non approfondiva come le proposte potessero interagire con questa struttura.
Ritengo che, qualsiasi azione in merito al Bacino Scolante (e anche alla Laguna di Venezia) dovrebbe fare riferimento alla Direttiva europea sulle acque (2000/60), ancora mal applicata in Italia (mancanza che è già stata oggetto di alcune sentenze della corte europea). La direttiva, che afferma l’importanza della protezione della qualità delle acque, va considerata insieme a un’altra più recente, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvioni (2007/60/CE). I rischi per Venezia e la sua Laguna provengono non solo dal mare ma anche dal bacino scolante, che purtroppo nei decenni recenti ha subito un processo di cementificazione, che ha ridotto la capacità naturale del territorio di trattenere precipitazioni eccezionali. Anche per questa ragione ci siamo opposti ai nuovi imponenti progetti immobiliari nel bacino scolante come il Quadrante di Tessera.
Venezia e la sua Laguna rappresentano un patrimonio dell’umanità, riconosciuto anche dall’Unesco. Qualsiasi legge speciale per Venezia deve avere anche l’obiettivo della tutela del
patrimonio storico, culturale artistico e architettonico, un obiettivo che comprende la
salvaguardia fisica e ambientale.
Infine, il disegno di legge istituiva il Comitato istituzionale per Venezia e la sua Laguna, interministeriale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, con funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo degli interventi. Restava la Commissione per la salvaguardia di Venezia con parere vincolante sulle trasformazioni del territorio. Veniva previsto anche un consorzio tra enti locali, università, Cnr, per la ricerca scientifica e tecnologica nella Laguna.
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Le scelte attuali in nome della salvaguardia fisica della città sono risultate spesso in conflitto con la salvaguardia ambientale e per queste ragioni una nuova azione dovrebbe partire da una logica nuova, basata sulla qualità delle scelte. Gli obiettivi delle norme e le politiche europee possono imporre delle linee entro le quali inquadrare nuove azioni.