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Organizzazione sintattica

4 3 La frase e il testo

4.3.2 Organizzazione sintattica

Concludo il capitolo dedicando una sezione al periodare di White, che a mio avviso meritava alcune considerazioni approfondite. Come abbiamo già detto nel capitolo 2, questo suo stile narrativo lo ha portato a vincere il premio Nobel, ma allo stesso tempo a ricevere molte critiche. È fondamentale quindi, per il traduttore, cercare di essere il più fedele possibile a questa tecnica, in modo che anche il lettore italiano possa capire la sua prosa e formarsi un'opinione precisa a riguardo. Per questo motivo, ho pensato di analizzare le caratteristiche più peculiari di questo capitolo.

Per quel che concerne la punteggiatura, è interessante notare come l'autore faccia largo uso di virgole, due punti, punto e virgola, per costruire frasi che a volte diventano lunghe quasi quanto un paragrafo. Se questo è in contrasto con lo stile inglese, che predilige frasi concise e brevi, il lettore italiano si trova più a suo agio in un testo del genere, per cui magari può non cogliere la stessa difficoltà che ha il lettore anglofono.

Ho cercato pertanto di mantenere la punteggiatura originale ma l'unica libertà che mi sono presa è stata eliminare, dove possibile il trattino, un segno di punteggiatura relativamente nuovo nel panorama italiano, che a mio avviso poteva stridere un po' con l'ambientazione storica del romanzo.

By contrast with the sun's fire, the dark cool felt downright liquid; moist leaves soothed flesh suffering from martyrdom by thorns as a plaister might have; feet gratefully sunk into carpets of humus and hussocks of moss

In contrasto col fuoco del sole, il freddo cupo sembrava del tutto liquido; le umide foglie lenivano la carne che aveva sofferto il martirio delle spine; come avrebbe fatto una garza, i piedi affondavano grati in tappeti di humus e poggiapiedi di muschio.

Un altro elemento sintattico di notevole interesse è l'ampio uso di frasi marcate e frasi scisse, molto presenti nel testo. Questo espediente letterario consente di spostare la focalizzazione su un nuovo elemento: vista la grande importanza che esso riviste anche dal punto di vista del significato del testo, ho ritenuto necessario mantenerlo.

Peace and drowsiness began to pre- vail

pace e sonnolenza iniziarono a pre- valere

Per quel che riguarda la scelta dei tempi verbali, vorrei qui concentrarmi sulla differenza, a mio avviso sostanziale, tra il passato remoto e l'imperfetto nella traduzione.

Ho scelto infatti di adoperare il passato remoto quando volevo rendere la subitaneità di un avvenimento, per indicarne la sua conclusione improvvisa, o per scandire dei ritmi rapidi e in successione,m soprattutto nella nuova vita di Ellen, quando veniva interrotta nello svolgimento delle sue mansioni quotidiane.

Al contrario, ho optato per l'imperfetto quando il mio intento era quello di creare una situazione quasi atemporale, che si sarebbe potuta protrarre all'infinito, come si può vedere nel lungo esempio che riporto qui sotto. In questo caso infatti, i preparativi per il rito che verrà fatto durano almeno due pagine, e preparano il lettore a ciò che sarà il fulcro di quella sezione: l'incontro con Jack. Mi piaceva quindi l'idea di aumentare questo contrasto con un tempo verbale che sottolineasse il ritmo lento e continuo dei preparativi.

L'imperfetto è inoltre un tempo verbale che consente di modulare un andamento ritmico specifico e molto interessante, grazie alle desinenze che creano rime e alliterazioni, ed è quindi, a mio avviso, una valida soluzione quando si vuole compensare con altre parti del testo nelle quali si è persa la musicalità.

Mrs Roxburgh longed for night, except that she would then be forced to consider an escape which terified her.

Mrs Roxburgh bramava la notte, tranne per il fatto che sarebbe stata costretta a considerare una fuga che la terrorizzava.

As night approach she saw that the blacks were planning celebrations of some kind. There was a continual weaving and interweaving of their paths while the air frizzed and crackled as though with invisible sparks of anticipation. Some of the men already danced and postured, struck one another, recoiled, and laughed. They roamed, or squatted together in chattering circles, and resumed their stalking, their sinews as tense as their eyes looked feverish.

Mentre la notte si avvicinava, vide che i negri stavano preparando un qualche tipo di celebrazione. C’era un continuo tessere ed intrecciarsi nei loro percorsi, mentre l’aria era spumeggiante e scoppiettante come se ci fossero invisibili scintille di trepidazione. Alcuni uomini stavano già ballando e si mettevano in posa, si colpivano l’un l’altro, indietreggiavano e

ridevano. Girovagavano o si

accovacciavano assieme in cerchi di chiacchiere, e riprendevano a braccare, i tendini, tesi come i loro occhi, sembravano febbrili.

Merita un approfondimento l'uso dei modali da parte di White: essi rappresentano un suo tratto distintivo, ma a volte rendono il testo complicato e di non immediata comprensione.

Ho cercato di mantenere questo largo uso dei verbi modali, per una duplice motivazione. Innanzitutto, il desiderio di ricreare il più possibile lo stile dell’autore, sfruttando anche il fatto che la sintassi italiana consenta, molto più che quella inglese, queste frasi elaborate e fortemente strutturate.

La seconda motivazione invece, non è dettata da una scelta di stile, quanto piuttosto da una motivazione di grammatica enunciativa. Secondo lo studioso Giancarlo Gagliardelli118 L’enunciatore tende ad usare i verbi modali, ed altre

marche, quando vuole indicare il massimo grado di coinvolgimento nell’enunciato.

Si è anche sottolineato che la consistenza quantitativa delle marche enunciative- e quindi delle tracce a disposizione del coenunciatore- è direttamente proporzionale al grado di intervento commentativo dell'enunciatore sui dati grezzi del nesso.

118Giancarlo Gagliardelli, Elementi di grammatica enunciativa della lingua inglese, Bologna, CLUEB, 2002

Quando egli modalizza il suo enunciato, egli manifesta la sua personale valutazione intorno al grado di verità del nesso o alle chance che esso ha di attualizzarsi, comunicandoci che secondo lui l'attuazione del nesso è per es. possibile, o probabile, o impossibile, o necessaria, ecc.119

Negli esempi, proprio come ho fatto per le figure retoriche, riporto alcune frasi estrapolate da una pagina del libro, per fornire l'indicazione di quanto i modali siano adoperati dallo scrittore.

Was she so sure of herself? He must have felt her hand trembling on his forearm in a gesture which was meant to comfort him.

Era davvero così sicura di se stessa? Doveva aver sentito la sua mano tremare sul suo avambraccio, in un gesto che avrebbe dovuto confortarlo.

“I reckon nothin' could hurt me but another taste of the bloody cat

“Suppongo che nulla mi possa fare male se non un altro assaggio di quel maledetto gatto a nove code.”

“If I am to trust you, Ellen, you should trust me. Two bodies that trust can't do hurt to each other”

“Se io mi devo fidare di te, tu ti devi fidare di me. Due corpi che si fidano non si fanno certo del male”.

Nel primo esempio, dopo aver tradotto “must have felt”con “doveva aver sentito”, mi sono trovata di fronte alla necessità di usare di nuovo “dovere” per rendere in italiano ciò che in inglese era reso con un verbo differente.

Nel secondo, forse dei tre l'esempio più immediato, mi sono limitata a tradurre il modale con un corrispettivo italiano.

Per quel che riguarda l'ultima riga della tabella, ho deciso di aggiungere un modale, a fronte invece dell'originale “If I am to”, per sottolineare la reciprocità di questo patto di fiducia che i due protagonisti decidono di suggellare.

Come si può notare però, sempre in virtù della teoria della compensazione, ho pensato di eliminare il modale “can't”, per rendere più semplice e scorrevole la frase.

Glossario

Dopo aver terminato il lavoro di traduzione e commento, ho sentito l'esigenza di scrivere un piccolo glossario che potesse spiegare alcuni dei termini più interessanti con i quali mi sono confrontata. Il glossario che ho ideato segue un rigoroso ordine alfabetico ed ogni definizione è di circa cinque o sei righe, per renderlo più fruibile. Comprende parole inglesi e italiane e una grande parte dei vocaboli che ho inserito fa parte di quattro categorie: flora e fauna, geografia, moda ottocentesca e cultura aborigena. La decisione di creare un glossario con queste macrocategorie non è casuale, perché già nel commento avevo sottolineato quanto questi significanti fossero fondamentali per l'analisi del settimo capitolo. Ritengo inoltre che fornire una definizione di queste parole consenta al lettore di comprendere meglio il testo, l'epoca nella quale è ambientato e la geografia nella quale si muove (letteralmente) la protagonista. È per questa ragione che ho inserito anche parole che in italiano possono essere sono note, come per esempio mussolina o macarons.

Per quel che riguarda la flora e la fauna, ho ritenuto utile scrivere alcune righe per descrivere il tipo di animale di cui si stava parlando, anche quando esisteva un corrispettivo italiano. Il lettore può infatti riconoscere la parola fanello come italiana, ma può non avere piena consapevolezza delle sue caratteristiche peculiari.

La scelta di inserire nel glossario le città e i luoghi di cui parlano i due protagonisti durante la loro fuga è dettata dal desiderio di dare al lettore un quadro il più possibile completo delle città che conoscevano e che hanno abbandonato e perso.

Ho cercato di creare una breve spiegazione dei termini tipici della cultura aborigena: se è vero che nel commento ho motivato la mia decisione di non tradurli, ho ritenuto ad ogni modo necessario spiegare che cosa fossero e in che cosa si costituissero, per dare al lettore la possibilità di comprendere meglio la loro cultura.

Infine, ho pensato fosse doverosa una spiegazione dell'abbigliamento perché anche questo aspetto contribuisce ad inserire nel contesto storico e culturale il romanzo. Alla moda infatti si unisce una forte valenza sociale, perché attraverso i vestiti le persone segnalano la loro classe, il loro status, la condizione familiare, o al contrario, il loro completo abbandono alla natura.

Acquaforte

Tecnica decorativa che consiste nell'adoperare una lastra di rame, alluminio o zinco, nella quale vengono praticate incisioni per creare dei disegni. I motivi vengono prodotti a rovescio, tramite una punta d'acciaio che incide la lastra, a sua volta ricoperta di vernice o cera. Una volta terminato questo processo, la lastra viene lasciata a bagno nell'acido. Da questa tecnica si ottiene, di conseguenza, un' acquaforte, ossia una stampa ottenuta su carta senza colla inumidita, tramite impressione in torchio, da lastra incisa con la tecnica sopra descritta.

Aigrette

Accessorio adoperato, costituito da un pennacchio di penne posto sopra un cappello o adoperato come spilla. Di origine antichissima, si pensa infatti che derivi dai turbanti indiani del XII secolo, iniziano a diffondersi in Europa dalla fine del XVI secolo, raggiungendo grande favore soprattutto tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo.

In italiano, il termine viene a volte tradotto con egretta.

Baio

Nei cavalli, indica il colore del mantello, che può passare dal marrone chiaro, al marrone rossiccio al castano-rosso. In questi animali, i crini e le parti inferiori degli arti sono generalmente neri. Esiste inoltre la varietà baio scuro o marrone, con coda, criniera e gambe marroni. Il mantello è più chiaro in special modo su muso o fianchi.