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La “vera” storia di Eliza Fraser

Elenco delle sue opere

Capitolo 2: A Fringe of Leaves

2.3 Le riscritture della storia di Eliza Fraser: ispirazioni e modell

2.3.1 La “vera” storia di Eliza Fraser

Eliza Fraser74 è una giovane donna scozzese, moglie di un capitano, che decide di

seguirlo durante un suo viaggio di lavoro e lo accompagna in una spedizione in Australia, contravvenendo alla superstizione che sostiene che avere una donna a bordo possa portare sfortuna.

Il viaggio dura mesi ed Eliza, nonostante una gravidanza in corso, si occupa dei preparativi, organizza e prepara la dispensa. Quello che può sembrare solo un dettaglio rende bene l'idea delle sue capacità pratiche e logiche.

Durante una tempesta la nave fa naufragio, e da lì la situazione precipita: molti membri dell'equipaggio si ammutinano perché non hanno fiducia nelle doti di Mr Fraser e li abbandonano. La coppia, e parte della ciurma, si dirigono con la nave verso un' isola di aborigeni. La donna partorisce in mare un bambino che muore affogato e quando arriva sulle coste viene catturata e fatta prigioniera. Le viene subito affidata una bambina malata ed ha anche il compito di arrampicarsi sugli alberi per cercare cibo.Durante una corroboree, Eliza viene salvata da John Graham, un detenuto che viveva con una tribù. Pare tuttavia che fosse presente anche un altro detenuto.- fuggiasco, David Bracefell75: l'uomo, catturato nel 1842, sostiene infatti di

aver aiutato Eliza nella sua fuga, ma di essere stato tradito dalla donna, che non avrebbe intercesso per il suo perdono.

La storia di Eliza affascina fin da subito i suoi contemporanei, che sono attratti quasi morbosamente da ciò che ha subìto questa donna. L'attenzione su di lei si fa centrale, ed Eliza arriva, forse suo malgrado, a rappresentare un simbolo: la donna europea che soffre e patisce pur di mantenere salda la sua integrità. Si dice infatti che alcuni membri dell'equipaggio, che si sono mostrati fin da subito ben disposti nei

74 Nell'introduzione al suo romanzo In the Wake of First Contact, la studiosa Kay Schaffer racconta il percorso che l'ha portata a seguire le tracce di Eliza Fraser, e a scoprire interessanti documenti in cinque anni di ricerrca: dalla visita allo Stromness Museum fino ad una serie di viaggi negli archivi di Fraser Island, Melbourne, Londra, Derbyshire, Edinburgh e Sri Lanka.

confronti degli aborigeni, non abbiano dovuto affrontare ciò che invece ha subito Eliza. Viene indetta per lei e per i suoi figli (che erano rimasti a casa durante questa traversata) una vera e propria raccolta fondi, per garantirle un futuro dignitoso.

Qualcosa però si incrina, quando la donna decide, dopo sette mesi dal suo rientro in società, di risposarsi. Questa sua decisione la rende falsa e bugiarda agli occhi di molti, una profittatrice sociale che sfrutta persino i suoi figli pur di racimolare qualche soldo. Questo suo status è in realtà fomentato dalla stessa Fraser, che nel corso della sua vita fornisce un resoconto ufficiale appena salvata e interviste a giornali, scrive pertanto versioni diverse della propria storia, che diventano via via sempre più spettacolari, e sempre meno credibili.

La prima versione è l'unico atto ufficiale che si ha dell'intera storia: viene resa dalla donna appena rientrata in società al al comandante della colonia penale di Moreton Bay. Eliza accusa i marinai di ammutinamento e viene immediatamente creduta, tanto che la ciurma viene punita per questo comportamento. Si tratta di un breve documento di circa 1500 parole, con un tono aspro e molto accusatorio nei confronti dell'equipaggio. Gli uomini però si difendono sostenendo che, di fronte ad una crescente follia e debolezza del capitano, quel gesto era l'unico che avrebbe consentito loro di sopravvivere. Non si saprà mai se il capitano Fraser era davvero un uomo pericoloso e scellerato, o se la sua pazzia era dettata solo dagli avvenimenti che stavano accadendo.Il testo quasi non sembra scritto da lei, ma appare più come una difesa del proprio status sociale:

Mrs Fraser speaks through the authority of her husband, her class status, her maternity, her identification with Empire, and she is spoken for in other texts through available constructions of femininity, race and nationhood.76

In questa versione non c'è traccia del comportamento scellerato del marito o della sua paura del cannibalismo, né della gravidanza. Per quasi due terzi del testo parla però delle doti di suo marito come capitano e racconta la successione di fatti che ha portato all'ammutinamento e al naufragio nell'isola. Quando vengono catturati e fatti prigionieri sono trattati molto duramente, ma Eliza ammette, almeno in questa prima stesura, che la tribù non ha la voluto far loro male, e che persino la morte di suo 76 Kay Schaffer, In the Wake of First Contact, Melbourne, Cambridge University Press, 1995.

marito è stata accidentale. Alla sua vita con gli aborigeni Eliza dedica solo sei righe, ma come vedremo il tema verrà approfondito nelle altre versioni.

La seconda versione è in realtà una serie di dichiarazioni che la donna rilascia ai giornali, forse per incrementare la raccolta fondi per i sopravvissuti. Quello che è interesse notare è che sebbene i fondi fossero indirizzati a tutti, in realtà è l'unica beneficiaria di vestiti e denaro: proprio in seguito alle sue dichiarazioni sulla ciurma, infatti, gli uomini non vengono ritenuti affidabili e il denaro raccolto per loro non gli viene consegnato fino alla partenza. I toni si fanno molto più cupi: Eliza parla di violenze e torture, persino di cannibalismo. Si concentra molto di più sulla sua esperienza di vita con gli aborigeni, forse perché coglie l'interesse che la sua storia può acquisire in questo modo.

Infine, la terza versione. Scritta a Liverpool, è datata 2 luglio 1837, in realtà due settimane prima del suo arrivo effettivo nella città. Viene pubblicata 19 agosto dello stesso anno al Times di Londra e al Courier: forse anche in virtù del fatto che il suo pubblico si fa sempre più ampio e meno esperto, è senza alcun dubbio una delle più esagerate e mirabolanti versioni che Eliza rende. Di nuovo, le sfumature sono ancora più tetre della seconda stesura: si parla di torture, cannibalismo, ma con toni ancora più crudi rispetto a prima. Eliza racconta anche di essere stata tatuata contro la sua volontà e di essere stata vittima di soprusi e violenze. Una stampa di questa versione, destinata al pubblico londinese, era accompagnata da una ballata e da una xilografia77

quasi caricaturale degli aborigeni, che vengono tratteggiati con tratti somatici africani, mentre inseguono la donna. Quello che conta infatti, non è tanto la provenienza delle tribù, quanto piuttosto il fatto che Mrs Fraser è stata in grado di resistere alle prove. C'erano stati infatti altri naufragi ed altri racconti simili, alcuni ben più crudi e feroci, ma non avevano ricevuto l'attenzione mediatica di Eliza, forse proprio perché si trattava di uomini che erano stati catturati mentre svolgevano il loro lavoro.

Eliza al contrario, rappresenta la vittima involontaria e innocente, la moglie devota che intraprende un viaggio così lungo solo per rimanere accanto al marito, l'europea che difende la propria virtù contro i nemici.

77 La xilografia, dal titolo Wreck of the Stirling Castle: Horrib Treatment of the crew by Savages,