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Ostruzionismo dei partiti fino alla legge 352 del

L’ITALIA REPUBBLICANA

4.5 Ostruzionismo dei partiti fino alla legge 352 del

Siamo nel 1970, nessuno avrebbe mai pensato che ci sarebbero voluti 22 anni e 5 legislature affinché, l’istituto referendario, elaborato dai nostri padri fondatori, sarebbe divenuto realtà.

71 Lo ricordò l’on. Lucifero nella seduta del 20 dicembre 1947, Atti Costituente.

Commissione per la Costituzione, Seconda sottocommissione p.4556.

72 P. CALAMANDREI, Introduzione storica sulla Costituente, in Commentario alla

La paura , da parte dei partiti, per quanto riguarda il referendum era tanta ed aveva fatto nascere una sorta di coalizione tra gli stessi, in quanto, approvato l’istituto referendario, quest’ultimo doveva essere archiviato nella parte relativa alla Costituzione rimasta inattuata. Ai tempi della costituente, infatti, era stato complicato arrivare ad un’unità di pensiero, cercando di superare dubbi e riserve che i vari partiti avevano riguardo all’introduzione nel nostro ordinamento di una forma di democrazia diretta come il referendum. Questo tacito accordo era nato nel clima di collaborazione della Repubblica nascente, ma , man mano che si andava avanti, i rapporti tra i partiti si deterioravano, la lotta per il potere si faceva più dura ed anche la paura per il referendum cresceva a dismisura.

La situazione politica presente in Italia negli anni del dopoguerra era composta da due blocchi:

 La Democrazia Cristiana73 e i suoi satelliti, cui presto, si

sarebbero associato il Partito Socialista Italiano.  Il Partito Comunista Italiano;

In questo clima i tentativi di attuare i referendum si susseguirono inutilmente.

Nella prima legislatura ci provo Alcide De Gasperi, con un disegno di legge approvato dal Senato della Repubblica ma non dalla Camera dei Deputati; nella seconda legislatura fu il turno del deputato Luzzatto e del senatore Agostino che proposero due iniziative parlamentari successivamente decadute.

Nel 1958, durante la terza legislatura, viene presentato un disegno di legge da parte di Amintore Fanfani; questa proposta viene approvata dalla Camera dei Deputati e sottoposta all’esame del Senato della Repubblica ma affonda nella navetta parlamentare.

Nella stessa terza legislatura (Dicembre 1958), ci riprovano nell’ordine sia Luzzatto ed il democristiano Resta, ancora senza risultati.

Nelle successive due legislature tocca nell’ordine al Governo Moro ed a Eugenio Scalfari; quest’ultimo tentò di restringere il campo d’attuazione del referendum. Lui stesso, e gran parte del fronte laico, temevano una spaccatura della Nazione tra cattolici e non . I laici credevano che in Parlamento sarebbe stato più semplice porre in scacco la Democrazia Cristiana, mentre nel Paese l’unione dei cattolici

73 Partito di ispirazione democratico-cristiana e moderata fondato nel 1942 ed in

attività fino al 1994; il partito ha avuto un ruolo fondamentale nella rinascita democratica italiana e nella politica di integrazione europea.

moderati e della Destra avrebbe finito per regalare una vittoria alla DC. Ma nel 1970, improvvisamente, la situazione si sblocca con l’approvazione della legge sul divorzio.

La prima proposta in tema di divorzio fu avanzata dal socialista Fortuna nel 1965 ma miseramente decaduta a fine legislatura nel 1968; ma nel giugno dello stesso, con l’apertura delle nuove Camere, viene riproposta dallo stesso Fortuna e da altri 56 deputati tra socialisti, comunisti, liberali e repubblicani.

È la prima volta nella storia che un’identica proposta viene sostenuta sia da partiti di maggioranza che da partiti di opposizione; questa situazione lascia spiazzata ed isolata la Democrazia Cristiana (prima volta nella storia in cui il partito si trova in un momento di difficoltà) sul fronte antidivorzista.

Trascorre ancora un anno (Giugno 1969) e finalmente la proposta Fortuna, arriva in aula; sono necessarie 13 sedute e 112 ore di discussione, tutto sembra pronto per l’approvazione ma accade l’ennesimo colpo di scena: la Democrazia Cristiana, pressata dal papa e dal Vaticano, cerca di spezzare il fronte divorzista, sfruttando un palese momento di difficoltà dello stesso. La stessa DC, però, si accorge ben presto che tale obiettivo diverrà impossibile e che la legge sul divorzio passerà; lo capisce bene anche l’allora presidente del Consiglio Rumor, che a Marzo del 1970, per evitare di dover firmare la legge approvata, sfrutta l’annuncio di uno sciopero generale e rassegna le sue dimissioni aprendo la crisi di Governo.

A Settembre, interviene in prima persona l’onorevole Giulio Andreotti (all’epoca presidente dei deputati DC) che, con la tecnica del rinvio, inverte il regolare ordine dei lavori e pone l’interesse primario sulla legge sugli affitti (legge su cui premeva molto anche il PCI, ritenendo la questione sulla casa e sulle locazioni, un problema socialmente più utile del divorzio74.

Mentre la legge è bloccata alla Camera, davanti al Senato, digiunano Marco Pannella ed i membri della Lega Italiana per il divorzio.

74 La questione dell’importanza o meno del divorzio nel PCI è oggetto di discussione:

il partito neoberlingueriano, considera “sovrastrutturale” il problema dei diritti civili e conserva il timore per “l’immaturità” politica delle masse a decidere su questioni di principio già espresso da Togliatti ai tempi della Costituente. Queste riserve sono più presenti nel gruppo dirigente che non nella base, come il risultato del referendum del resto si incaricherà di dimostrare. Basta leggere cosa diceva il capogruppo alla Camera Fernando Di Giulio alla conferenza operaia di Genova del 1974, in piena campagna referendari, confrontandolo con l’opinione (maggio 1974) di un operaio dell’Ansaldo di Genova. Dice Di Giulio: “Sappiamo che per la grande maggioranza dei lavoratori non esiste un problema personale di divorzio. La famiglia è per il lavoratore italiano qualcosa di serio e di importante da difendere e valorizzare”. Dice invece l’operaio, in un’intervista di V. Guerazzi: “Il divorzio è una grande conquista, certamente più per gli operai che non per i ceti più abbienti, in quanto questi ultimi per le loro possibilità economiche possono cercare altra strade, ad esempio, la Sacra Rota” così V. Guerazzi, L’altra cultura. Inchiesta operaia, Venezia 1975, p.161 A.CHIMENTI, Storia dei Referendum, Roma, Laterza, 1999, pag.23.

Sicuramente anche Marco Pannella ed il suo Partito Radicale meritano una citazione particolare per il ruolo svolto nella scena politica di quegli anni; infatti, proprio grazie all’onda del divorzio, il partito, le cui sorti erano sempre state appese ad un filo, riuscirà ad entrare in Parlamento per merito e fortuna di Pannella stesso75. È stato proprio quest’ultimo, infatti, a scoprire la forza politica del referendum e ad impadronirsene. Scriverà di lui Indro Montanelli, il quale affermerà che per capire Pannella, bisogna rivoltarlo come si faceva con le stoffe inglesi di una volta, il cui rovescio era meglio del diritto. Visto di faccia è uno sparafucile, un saccheggiatore di pollai, capace di rubare il posto a un morto nella bara pur di mettersi al centro del funerale. Ma è anche lo sceriffo che, disarmato, va a sfidare il gangster nella sua tana.

Tornando all’analisi di quei giorni frenetici, come abbiamo detto, Pannella ed i suoi stanno digiunando davanti al Senato; è Agosto 1970 e Colombo è succeduto a Rumor nell’ennesimo “governo balneare”; l’Italia politica sta andando in vacanza quando nella scena divorzista irrompe Amintore Fanfani.

Nel pieno delle trattative per la formazione del Governo una nota del Vaticano chiede che l’iter della legge Fortuna-Baslini76 sia sospeso per

violazione dell’art 34 del Concordato (che affida l’annullamento dei matrimoni religiosi solo ai tribunali ecclesiastici). Rumor rinuncia; l’incarico passa a Moro, il quale propone di rispondere negativamente alla Santa Sede e discutere in Parlamento dell’eventuale replica del Vaticano e del modo di proseguire la discussione sull’iter della legge. Stavolta, però, è mezza DC a sollevarsi a favore del papa e il mandato passa a Fanfani. Quest’ultimo per risolvere la questione, propone uno “scambio”(IL FAMOSO COMPROMESSO) : i partiti laici si impegneranno ad approvare la legge per introdurre il referendum abrogativo (consentendo così al fronte antidivorzista di poter eliminare l’istituto, tanto odiato, del divorzio),mentre la DC si impegnerà a far cessare il suo ostruzionismo dando così la possibilità di approvare la legge in Parlamento.

75 Fino al 1967, i radicali avevano tenuto solo tre congressi. A quel punto Pannella

intuisce che esiste uno spazio fra le grandi adunate studentesche, la crescente tensione operaia e il pezzo di società civile che pur non convincendo l’ondata neorivoluzionaria spinge comunque per un rinnovamento. Questo spazio, per Pannella, può essere riempito dal divorzio e dalla lotta per i diritti civili e può diventare (e lo diventerà) l’occasione di un grande rilancio radicale. Di qui la stagione dei digiuni, delle manifestazioni non violente, delle denunce delle manovre dei partiti, di tutti, anche di quelli laici e d’opposizione, che provano a trasformare la legge in merce di scambio di accordi politici a basso prezzo. Così G. Galli, Storia dei partiti politici italiani, Milano 1991, p. 165.

A.CHIMENTI, Storia dei Referendum, Roma, Laterza, 1999, pag. 24.

76La legge 1º dicembre 1970, n. 898; "Disciplina dei casi di scioglimento del

È così, che si giunge, il 25 Maggio 1970 all’approvazione della legge sui referendum (testo legislativo costituito da 53 articoli, suddivisi in 5 titoli).

Realizzata la prima parte dello scambio, Fanfani, si dimostra comunque garante anche nell’attuazione della seconda parte dell’accordo; è proprio lui, infatti, che nell’Agosto 1970 soccorrerà Pannella e gli altri digiunatori, riaprirà la discussione sul divorzio in Parlamento il 28 Settembre e si impegnerà personalmente a far concludere il tutto entro il 6 Ottobre.

Finalmente, quindi, dopo un’altra crisi di governo scongiurata, le dimissioni di Pannella e le garanzie offerte da Andreotti, Moro e Forlani, si arriva all’approvazione del divorzio da parte del Senato e al voto definitivo la notte del 1 Dicembre 1970; voto accolto con “ profondo dolore” da parte di papa Paolo V77I.

La Santa Sede, con il comunicato ufficiale afferma che il dolore del papa è dovuto all’immane danno che il divorzio avrà non solo sulle famiglie ma soprattutto sui figli.

Dalle considerazioni appena fatte si può osservare che il ritardo nella legge attuativa del referendum, furono legate all'esistenza di una vera e propria "convenzione antireferendaria". L'esistenza di una diffidenza marcata nei confronti dell'istituto referendario è peraltro confermata dall'estremo tentativo, durante la preparazione della legge 352/70, di porre limiti rilevanti all'utilizzo del referendum stesso.

A parte la molteplicità di incombenze che gravano sul comitato promotore, numerosi e diversi sono gli sbarramenti temporali. Esiste il limite circa il periodo in cui vanno raccolte le firme (dal 1° gennaio al 30 settembre di ogni anno), quello nel quale il referendum può avere corso (una domenica compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno), quello secondo cui non possono essere depositate richieste di referendum nell'anno anteriore alla fine (naturale) della legislatura, né nei sei mesi successivi alle elezioni per le nuove Camere; soprattutto, però, sembra degno di essere sottolineato il limite secondo cui il referendum non può essere effettuato nel caso di scioglimento di una o entrambe le Camere; in tale ipotesi il referendum già indetto si intende automaticamente sospeso all'atto di pubblicazione nella G.U. del decreto del P.D.R. di indizione dei

comizi elettorali i termini del procedimento per il referendum riprendono a decorrere a datare dal 365° giorno successivo alla data della elezione (art. 34 l. 352/70). Questa regola, che in sede teorica può sembrare buona ed opportuna, si è rivelata nei fatti una delle vie più

77 La Santa Sede, con il comunicato ufficiale afferma che il dolore del papa è dovuto

facilmente percorribili per rinviare un referendum già indetto e posticipare così i problemi politici ad esso connessi. Nel 1972, proprio in occasione del controverso referendum sul divorzio, si ebbe uno scioglimento anticipato di entrambe le Camere, il primo, peraltro, di una lunga serie che fece slittare il voto al maggio 1974.

Parte III

Capitolo V