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Risultati del referendum e vicende successive

IL PRIMO REFERENDUM DELLA STORIA

3.2 Risultati del referendum e vicende successive

Il 2 giugno del 1946 furono chiamati alle urne più di 28 milioni di elettori ed elettrici. Le votazioni si svolsero in un’atmosfera tutto sommato tranquilla, in contrasto con quanto avvenuto nei mesi precedenti.

Nella tabella sottostante sono riportati i risultati referendari:

Dati N. % su elettori Elettori 28.005.449 Astenuti 3.058.507 10,9 Votanti 24.946.942 89,1 Monarchia 10.719.284 38,3 Repubblica 12.717.923 45,4 Voti validi 23.437.207

Voti non validi 1.509.735

Di cui bianche 1.146.729

L’Assemblea Costituente risultò composta da 207 deputati della Democrazia Cristiana (partito di maggioranza relativa), 115 socialisti, 104 comunisti e altri partiti minori.

Il risultato più clamoroso fu l’insuccesso del Partito d’Azione, protagonista della guerra di liberazione, che ottenne solo 7 seggi.

Il 3 giugno si continuò a votare, mentre il 4 giugno il ministro dell’interno Giuseppe Romita, trasmise al Presidente del Consiglio De Gasperi i primi dati, pervenuti sino alle ore 8.00 e provenienti soprattutto dal Mezzogiorno, i quali indicavano un provvisorio

vantaggio monarchico. Anche all’allora Papa, Pio XII venne trasmessa la medesima notizia.

Il 5 giugno, a spoglio avanzato De Gasperi venne ricevuto al Quirinale dove informò il Re del considerevole vantaggio guadagnato dalla Repubblica, basandosi ancora su dei dati provvisori.

Sempre il 5 giugno in base all’ufficialità dei dati De Gasperi annunciò ufficiosamente la vittoria della Repubblica.

Le varie proteste non si fecero aspettare troppo, infatti già il 7 giugno del 1946 , un gruppo di professori monarchici dell’ Università di Padova sollevarono presso la Corte Costituzionale un primo ricorso sull’interpretazione da dare alla maggioranza dei voti validi. Su questo ricorso porrà la sua attenzione anche l’esponente monarchico Enzo Selvaggi (direttore del quotidiano “ L’Italia Nuova” ).

Sempre il 7 giugno del 1946 il Re Umberto II si recò per congedarsi dal Papa Pio XII.

Il giorno 10 Giugno la magistratura diede comunicazione della vittoria repubblicana, mantenendo, però alcune riserve che verranno sciolte soltanto otto giorni dopo; il 18 Giugno, infatti, la Corte Suprema di Cassazione, integrando i dati del 10 Giugno, sancì definitivamente i risultati delle votazioni; affermando che il principio che doveva essere seguito era che per maggioranza degli elettori votanti, bisognava intendersi maggioranza degli elettori che hanno espresso voti validi. La stessa Corte dichiara, inoltre, che i voti definitivi a favore della Repubblica erano 12.717.923 e quelli a favore della Monarchia erano 10.719.284, con 1.498.136 schede bianche.

Nel ripercorrere quei giorni febbrili di incertezza e di tensione emergono alcune incongruenze. Ritardi, retrodatazioni più o meno “volontarie” nelle memorie dei protagonisti, oscillazioni di voti e reticenze; tutto farebbe pensare che in quella circostanza sia successo qualcosa di poco chiaro.

Un recente studio basato sull’analisi statistica del voto (applicando la cosiddetta Legge Benford44, conosciuta anche con il nome di “legge della prima cifra”), a livello di singolo comune indica che la probabilità che siano avvenuti brogli elettorali è prossima allo zero. I sostenitori della Monarchia ritenevano, però, che la sconfitta fosse dipesa da presunte scorrettezze nella convocazione dei comizi e nello svolgimento del referendum; i monarchici sostenevano che addirittura circa tre milioni di voti andarono persi per diverse ragioni, numero che, se confermato, sarebbe risultato maggiore della differenza tra l’opzione repubblicana e quella monarchica.

44 È una distribuzione di probabilità che descrive la probabilità che un numero

presente in molte raccolta reali, per esempio popolazione di comuni, cominci con una data cifra, ad esempio “1”.

Alcuni storici sostengono la ricostruzione secondo cui Togliatti, intervenne, per ritardare volontariamente il rientro dei reduci dai campi di prigionia russi in Italia, perché temeva le loro testimonianze ai fini del voto.

Secondo i monarchici le incongruenze più evidenti furono:

 Molti prigionieri di guerra si trovavano ancora all'estero e quindi impossibilitati a votare. Il referendum sarebbe quindi stato indetto intenzionalmente senza attenderne il rientro (da qui nasce il sospetto dei monarchici su Togliatti);

 Parte delle province orientali (Trieste, Gorizia e Bolzano) non erano ancora state restituite alla sovranità italiana, e quindi, il risultato sarebbe stato da considerarsi soltanto parziale. Si trattava peraltro di province appartenenti all'area settentrionale (nella quale il voto repubblicano aveva ottenuto generalmente un'ampia maggioranza);

 I primi risultati pervenuti indicavano una netta prevalenza di voti a favore della monarchia, in particolare i rapporti dell'Arma dei Carabinieri provenienti direttamente dai seggi elettorali;

 Analisi statistiche avrebbero poi evidenziato come il numero dei voti registrati fosse superiore a quello dei possibili elettori. Nel disordine generale seguito alla guerra, pare possibile che un numero di elettori abbia usato documenti d'identità falsi, per votare più volte;

 Le intimidazioni e gli avvertimenti provenienti da Togliatti o da altri ministri avrebbero influenzato i giudici della Corte di Cassazione;

 Il clima di violenza durante la campagna elettorale avrebbe indebolito la campagna monarchica. La Polizia Ausiliaria45 fu accusata di aver duramente contribuito a questa situazione (Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani);

Il 2 e 3 giugno 1946 sono i giorni del voto e questo comporta molte preoccupazioni. L'Italia che è appena uscita dalla guerra , è attraversata da forti tensioni che devono essere tenute a bada in quanto qualsiasi scintilla potrebbe far divampare l'incendio, soprattutto nelle zone a forte prevalenza monarchica o repubblicana.

Il due giugno , nonostante le varie previsioni si presenterà come una giornata tranquilla. Alle 14 del 3 giugno si chiudono le porte delle 35.000 sezioni elettorali e cosi l’Italia ha votato.

Il 10 giugno, alle ore 18:00, nella Sala della Lupa a Montecitorio a Roma la Corte di Cassazione diede lettura dei risultati del referendum così come gli erano stati inviati dalle prefetture (e cioè, in via provvisoria: 12 718 019 voti per la repubblica, e 10 709 423 favorevoli alla monarchia, rimandando al 18 giugno il giudizio definitivo su contestazioni, proteste e reclami. Contemporaneamente si svolsero in

molte città manifestazioni repubblicane.

Il Corriere della sera di martedì 11 giugno titolava: «È nata la Repubblica italiana», riportando i risultati: repubblica 12.718.019, monarchia 10.709.423. La Stampa, quotidiano torinese, riportava più sobriamente: «Il Governo sanziona la vittoria repubblicana», riportando nel pezzo il dubitativo «c'è da chiedersi se la repubblica sia stata o no proclamata.

Tuttavia, a Napoli, città con un'elevata percentuale di popolazione di preferenza monarchica,( 241 973 repubblicani- 903 651 monarchici) la contestazione sui risultati del referendum accese gli animi e si

45 Polizia ausiliaria partigiana è il termine con cui si indicano le organizzazioni di

polizia nate in Italia durante la seconda guerra mondiale, nell’ambito della Resistenza Italiana. Nata per esigenze di mantenimento dell’ordine pubblico, tali organizzazioni ebbero stretti legami con le varie formazioni partigiane con le quali collaborarono.

trasformò in una battaglia per le strade, che causò i morti di via Medina.

L’evento conosciuto con il nome di “Strage di via Medina”46 si

sviluppò la sera del 7 Giugno quando una bomba lanciata da una mano anonima a Capodimonte, vicino la chiesa di Sant'Antonio, colpisce un gruppo di giovani monarchici reduci da una manifestazione, ferendo Ciro Martino, morto in seguito all'Ospedale degli Incurabili. Il giorno successivo si diffonde la voce, rivelatasi poi completamente infondata, di un arrivo a Napoli di Umberto II, deciso a battersi per la monarchia. La notizia agita la città e si forma in grande corteo monarchico che si scontra con un blocco di ausiliari di pubblica sicurezza inviati dall'allora ministro degli Interni Giuseppe Romita per controllare la situazione. Nello scontro muore, ferito alla testa, il quattordicenne Carlo Russo; la situazione non degenererà ulteriormente solo grazie all'intervento dei Carabinieri, al tempo ritenuti un'arma fedele al Re e per questo motivo accusati dal giornale socialista L'Avanti di comunanza con i dimostranti. L'8 giugno durante incidenti con le forze di pubblica sicurezza rimane ucciso il sedicenne Gaetano d'Alessandro. L'11 giugno, mentre si attendeva la proclamazione ufficiale dei risultati del referendum, si ebbero in via Medina gli scontri più gravi: nella via all'epoca esisteva la sede napoletana del Partito Comunista Italiano47. Quel giorno si diffuse la notizia che la sede del partito esponeva oltre

alla bandiera rossa con falce martello anche una

bandiera tricolore priva dello stemma sabaudo un corteo monarchico cercò di assaltare la sede del PCI in via Medina per cercare di togliere il tricolore esposto, ma venne bloccato da un cordone della polizia che cercava di mantenere l'ordine pubblico, la fine della giornata conteggiò nove manifestanti monarchici uccisi e una cinquantina di feriti , tra i morti la studentessa Ida Cavalieri che avvolta con un tricolore fu investita da un'autoblindo.

La notte del 12 giugno il governo si riunì su convocazione di De Gasperi. Costui aveva ricevuto in giornata una comunicazione scritta

46 La strage di via Medina indica un fatto di sangue avvenuto a Napoli l’11 Giugno

1946 in via Medina, nel quale morirono nove militanti del Partito Monarchico e causarono un centinaio di feriti.

47 Il Partito Comunista Italiano (PCI) fu un partito politico italiano di sinistra nato il

21 Gennaio 1921 a Livorno dalla scissione del Partito Socialista Italiano e rimasto in vita fino al 1991.

dal Quirinale nella quale il re si dichiarava intenzionato a rispettare il responso degli elettori votanti, secondo quanto stabilito dal decreto di indizione del referendum, aggiungendo che avrebbe atteso il giudizio definitivo della Corte di Cassazione secondo quanto stabilito dalla legge. La lettera, che sollevava la questione del raggiungimento del quorum dei votanti, suscitò le preoccupazioni dei ministri intenzionati alla proclamazione immediata della repubblica (secondo la celebre frase dell'esponente del partito socialista Giuseppe Romita: “o la repubblica o il caos!”), mentre, nello stesso tempo, era necessario far fronte alle crescenti proteste dei monarchici, come quelle represse sanguinosamente il giorno prima a Napoli. Lo stesso 12 giugno una nuova manifestazione monarchica venne dispersa violentemente Il giorno successivo l'ex re Umberto II lasciò l'Italia, andando in esilio in Portogallo.

Ma chi aveva ordinato alle forze di polizia di sparare sulla folla? Un membro del Governo: il Sottosegretario di Stato Giorgio Amendola, il quale ha creduto di avere veste e autorità per sostituirsi al Prefetto e al Questore di Napoli. Sennonché la notizia di questa iniziativa trapelò e il Comando alleato provvide all'immediato arresto del comunista Amendola che era giunto a Napoli per tenere comizio repubblicano in piazza Plebiscito. Comizio che non ebbe più avuto luogo in seguito alle disposizioni emanate dal Prefetto della città. Non appena si conobbe la notizia dell'arresto del Sottosegretario Amendola, e le ragioni che l'avevano determinato, una viva indignazione si diffuse tra la popolazione napoletana. Ci volle l'intervento del Governo italiano perché il comando alleato decidesse il rilascio dell'arrestato.

In tutto il paese vi furono comizi e manifestazioni ma alla fine si giunse al risultato definitivo:

i voti validi in favore della soluzione repubblicana furono circa due milioni più di quelli per la monarchia.

I ricorsi della parte soccombente furono respinti e le voci di presunti brogli non furono mai confermate.

I votanti furono 24 947 187, pari all'89% degli aventi diritto al voto, che risultavano essere 28.005.449.

I risultati ufficiali del referendum istituzionale furono:  Repubblica voti 12 718 641, pari al 54,3%;  Monarchia voti 10 718 502 , pari al 45,7%;  Voti nulli 1 498 136

Analizzando i dati regione per regione si nota come l'Italia si fosse praticamente divisa in due:

 il nord, dove la repubblica aveva vinto con il 66,2%,  il sud, dove la monarchia aveva vinto con il 63,8%48.

Capitolo IV