• Non ci sono risultati.

Pescara - Spalato - Medjugorje e ritorno

Il pullman ci sta portando a Pescara, al porto, per imbarcarci al-la volta di Spaal-lato. È una vera emozione. È il mio terzo viaggio a Medjugorje. Ho conosciuto i veggenti, vari frati francescani e la fede. Diversa dalla nostra. Che dire? Una fede che deriva da una grande sofferenza storico-politica. Un poco come la nostra del do-po-guerra. Ma io non capisco molto di queste cose. Avevo un de-siderio: andare.

Il mio primo viaggio un’avventura e tanta emozione. Sono ri-tornata serena.

Il mio secondo viaggio con l’emozione di chi non ha mai salito una montagna, quella del Krizevak. Mi era parso di morire, perché il fiato non reggeva. Dopo le prime stazioni della via crucis, dove avevo vissuto il mio dramma respiratorio, ho sentito una spinta e sono giunta davanti alla grande croce di pietra piangendo. Ero riu-scita seppure a fatica a raggiungere la meta.

Non eravamo soli, ma altri gruppi ci seguivano. I canti, le pre-ghiere davanti ad ogni stazione, udire lingue diverse, lacrime e sor-risi, piedi scalzi sulla nuda roccia, sacerdoti e fedeli uniti in un uni-co inuni-contro uni-con la Preghiera.

Quello era il mio terzo viaggio e un solo obbiettivo: salire il Podboro e il Krizevak, pregare, pregare, pregare per ritrovare me stessa, dopo anni e anni di tribolazioni varie.

Saliamo sulla scaletta per raggiungere la sala della nave, dove dormiremo. Fuori da quell’immenso dormitorio il bar e i negozi per l’acquisto di liquori, sigarette ed altro, ovviamente a prezzi bas-sissimi. Lascio la valigia nell’apposito ripostiglio e mi avvio in co-perta. Voglio vedere il porto dalle mille luci, le tenebre che ci

aspet-tano e il mare per nulla calmo, anzi agitatissimo. Il mare è un mi-stero, specie, quando sei lontana dalla terra. Pensi: se dovessi fare naufragio? Ma io vado da Lei, niente paura. Sto avvolgendo attorno alle mie spalle una sciarpa. Mi proteggerà dal vento che inizia a ren-dere il viaggio più difficile. Siamo in buone mani, il capitano ci as-sicura che tutto andrà bene. Dopo cena preghiere prima del sonno.

Una splendida ragazza mi si avvicina.

– Lei è marchigiana? – – Sì e lei? –

– Della Romagna. –

– Ah! – Esclamo, mentre il mio sguardo si posa sul suo volto triste.

– Lei è sposata? –

– Sì e tu? Immagino di sì, vedo che hai la “vera”. Sei sola? – – Sono sposata e ho due bambini. –

– Brava, io un figlio solo e mio marito è in dialisi, così… – – Io… –

qui scoppiò in lacrime

– … io dovevo avere il mio terzo bambino… ma ho abortito. – Ho fatto uno scatto all’indietro e mi sono istintivamente tocca-ta la pancia. Dentro di me pensavo: – per avere l’unico figlio che ho, sono stata a letto otto mesi e mi hanno fatta alzare, perché era da troppo tempo che poltrivo, invece appena alzata è nato, di otto mesi e per fortuna ho difeso col riposo quel mio tesoro –.

Ero stata e lo ero tuttora ossessionata dall’aborto. Avevo sempre pensato: uccidono un cane, uccidono un gatto, tragedie.

Sono uccisi milioni di bambini per fame, per aborto, per sfrena-to egoismo, nessuno fiata. Che importa alla società di oggi… il dio danaro sopra ogni cosa, anche a scapito della vita di un “fagiolino”, che chiede solo di vivere e di essere amato, la giovane continuò:

– Avevo paura di mantenere tre figli: mi sembravano troppi e che la mia famiglia non fosse in grado di tirare avanti. Vengo a Medjugorje a cercare pace, perché ovunque io vada mi sento chia-mare ‘mamma’. –

Ha un grave problema psicologico, penso.

– Ora calmati, andiamo dentro: qui è freddo e la bora comincia a farci ballare un poco. Dentro sentivo il mio stomaco fare caprio-le. Preso il cerotto contro il mal di mare dalla mia borsa, me lo so-no messo dietro l’orecchio. Dovrebbe funzionare da qui a mezz’ora!

La giovane è turbata, scossa, piange. Non so da dove comincia-re, né cosa dire. L’aborto è una cosa troppo difficile da discutere.

Nell’Antico Testamento avevo letto: – La Nazione che decide di uc-cidere i suoi figli è una Nazione destinata a scomparire dalla faccia della terra. Per sommi capi, di nazioni sulla terra che operano que-sto massacro non credo ve ne siano poche, per cui la terra si dovreb-be svuotare quasi completamente, se non fosse per quella Divina Misericordia, che ci vuole tutti salvi.

Allora mi volsi verso di lei e dissi:

– Ora andiamo in un bel posto, dove si prega. E tu sai che la pre-ghiera è il tuo dialogo con Dio, con Suo Figlio Gesù e con Lei, la tutta bella, sua Madre Maria. Loro sanno, hanno visto, hanno ca-pito il tuo cuore, io non posso dirti altro. Chi sono io per giudica-re? Non posso esprimere giudizi, se non confessarti che l’Amore di Dio è superiore alle nostre debolezze. Ora dormi. Se trovi un buon confessore, apriti ed egli consolerà il tuo cuore afflitto. –

Le ho preso il volto e le ho baciato le gote, salate di lacrime.

– Buona notte, anzi buona attraversata! –

Non riuscii a dormire: vuoi per quella confessione, vuoi per il mare forza… non ho mai voluto saperlo, vuoi perché anch’io cer-cavo un poco di pace.

Fu davanti alla statua della Santa Vergine che il mio cuore trovò il refrigerio della pace. Vidi Veronica, quello era il suo nome, accan-to ad un “padre”, che la confessava. Provai gioia.

Seduta sulla gradinata che porta in Chiesa mi misi a guardare i pellegrini che numerosi si appressavano per la Santa Messa. Quan-do un singhiozzo mi colpì. Il giovane che mi era accanto stava di-cendo tra le lacrime: – Ho lasciato il sacerdozio… –

Sono sbiancata. Ma cosa mi stava accadendo e perché

pro-prio a me? Mi alzai, ma nello stesso tempo qualcosa mi tratteneva.

– Tu sei una mamma? – – Sì –

– Come reagiresti se tuo figlio prete se ne andasse per una fol-lia? –

Tremavo tutta, qui la posta era alta tanto quanto quella dell’a-borto, o no!? Incapace di proferir parola, gli ho preso le mani fra le mie e… – In quei confessionali c’è il perdono – dissi, indicando la spianata laterale alla Chiesa. – Alzati e vai, se sei ancora in tempo, ritorna da tua Madre Chiesa. Ti aspetta. –

Sono scappata, sono entrata a Messa in lacrime. Ho vissuto gior-ni di preghiera e di attese. Dopo il rientro in Italia non ho più in-contrato la donna e l’ex sacerdote, ma il cuore non ha dimenticato i loro volti coperti di lacrime!