Sharon, in seguito alla vittoria delle elezioni nel 2001, e prendendo a giustificazione le “ragioni di sicurezza” dettate dalla seconda Intifada, avvia la costruzione del muro: una barriera di cemento armato alta 8 metri, con filo spinato e torrette di controllo con cecchini e telecamere, più una miriade di check-point che limitano al massimo la mobilità dei palestinesi. Il muro, che attualmente è lungo 750 km, viene costruito all’interno dei territori occupati, con ulteriore sottrazione di terre e massicce distruzioni di case e terre coltivate. La sua presenza frammenta ancor di più le zone abitate dai palestinesi e rende la vita di milioni di persone un inferno, costringendole a vivere in prigioni a cielo aperto e impedendo loro di lavorare, curarsi e vivere umanamente. L’edificazione del muro è stata condannata dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia nel 2004 come contraria al diritto internazionale. Nel 2004 muore Arafat, leader dell’OLP e viene eletto come suo successore Abu Mazen (del partito Fatah), mentre in Palestina continuano le azioni della resistenza palestinese e le durissime ritorsioni israeliane contro i civili palestinesi. Nel 2005 Sharon fa sgomberare la Striscia di Gaza attraverso il Piano di Disimpegno Unilaterale. I coloni israeliani reticenti sono spostati di forza dai militari. Al-Fatah governa così ufficialmente sulla striscia, primo pezzo dello Stato di Palestina. Israele continua però a controllare la Striscia dal cielo e dal mare, nonché la maggior parte degli accessi via terra. Per l'ONU, quindi, Gaza resta territorio occupato. Israele assegna limiti molto restrittivi (3 miglia dalla costa) alla possibilità di pesca nelle acque gazawi, determinando un aumento della disoccupazione e della fame e contribuendo a rendere i palestinesi dipendenti dall'aiuto umanitario. Nel 2006, durante la pesante guerra
contro il Libano, che provoca migliaia di vittime civili tra la popolazione libanese e tra gli 800 mila profughi, con enormi distruzioni delle infrastrutture del Paese, Israele sferra un duro attacco anche nei territori occupati, facendo decine di vittime tra i palestinesi. Per Israele, i palestinesi continuano ad essere un nemico da combattere. Un evento inaspettato accade il 4 gennaio del 2006 quando Ariel Sharon entra in coma in seguito ad un'emorragia cerebrale e la sua carica viene assunta da Ehud Olmert. Contemporaneamente le elezioni politiche del 25 gennaio 2006 in Palestina sanciscono la vittoria con una larga maggioranza del partito islamico Hamas. Tale vittoria, pur riconosciuta regolare da organismi internazionali, non viene accettata da Israele, USA ed Europa, perché considerano Hamas un’organizzazione di natura terroristica. Oltre al congelamento dei fondi internazionali al governo palestinese, al sequestro ("congelamento") dei proventi fiscali palestinesi riscossi dagli occupanti per conto dell’Anp (50 milioni di dollari mensili) e all’interruzione dell'invio di aiuti umanitari nella Striscia, Israele arresta o uccide molti leader di Hamas e imprigiona molti numerosi suoi parlamentari, con l’intento di impedire al Parlamento palestinese di riunirsi. Israele e l’Occidente sostengono Abu Mazen (vengono pure liberati prigionieri di Fatah e finanziata e armata la Guardia Presidenziale) e fanno pressioni per l’indizione di nuove elezioni. Nei Territori occupati è il caos, l’esercito israeliano conduce numerose azioni nelle città della Cisgiordania più legate ad Hamas (Nablus, Jenin, Tulkarem, Gerico) e soprattutto nella Striscia, roccaforte del partito islamico, uccidendo centinaia di persone, non solo tra i leader del movimento ma soprattutto tra la popolazione civile, le fazioni palestinesi si lanciano in reciproche azioni di rappresaglia. Ciononostante il governo
palestinese riesce a formarsi, con una stringente maggioranza di rappresentanti di Hamas. Nel giugno 2006, Hamas cattura, al confine con la Striscia, il caporale israeliano Gilad Shalit, allora diciannovenne, proponendone la liberazione in cambio di quella di tutti i bambini e le donne palestinesi detenuti, baratto rifiutato da Israele. Alla Cisgiordania e alla Striscia viene imposto un duro embargo economico internazionale, che aggrava ancor di più condizioni di vita della popolazione, mentre continuano le azioni belliche israeliane, cui Hamas risponde con attentati kamikaze e rappresaglie di vario genere. Nel corso del 2006, sono oltre 600 palestinesi uccisi dalle forze israeliane, 141 dei quali minorenni e per la metà almeno non impegnati in attività ostili; alcune decine i caduti israeliani. Da allora la Striscia di Gaza, - una minuscola fascia costiera lunga 40 km e larga 10, dove vivono ammassate un milione e mezzo di persone, per circa la metà giovani sotto i 14 anni) - è sottoposta a un blocco totale da parte di Israele, con la riduzione in stato di miseria di oltre l’80% della popolazione (la metà disoccupata), che vive di soli aiuti umanitari e ha scarso accesso ad acqua potabile, alimenti, istruzione e cure mediche. Tale situazione aggrava i dissidi tra Hamas e Fatah (Abu Mazen, tra l’altro, nel dicembre 2006, convoca nuove elezioni) e favorisce lo scatenarsi di una guerra civile tra Hamas e Fatah, nella quale ci saranno centinaia di morti da entrambe le parti. Malgrado il tentativo di governo di unità nazionale, con la partecipazione minoritaria di Fatah, intrapreso dalle due fazioni palestinesi dopo l’incontro dell’8 febbraio 2007 alla Mecca, lo scontro tra Fatah e Hamas prosegue e nel giugno del 2007, nel corso di sanguinosi scontri, Hamas conquista la Striscia di Gaza e forma un nuovo governo, mentre in Cisgiordania Fatah accusa il partito islamico di aver fatto un colpo di Stato e forma un
governo di Emergenza gradito agli americani, indice nuove elezioni ed appoggia la richiesta di Olmert di una forza amica che sconfigga il movimento islamico. Gli stati occidentali, Usa ed Europa, si affrettano ad appoggiarlo e dichiarano cessato l’embargo limitatamente alla Cisgiordania. La Palestina è ora divisa in due parti, non solo senza continuità territoriale ma anche senza un’univoca gestione e, soprattutto, caratterizzate da una forte rivalità. Israele nei mesi successivi dichiara Gaza “entità nemica” e sottopone la Striscia a un embargo ancora più stringente, impedendo l'apertura dei confini, incluso quello di Rafah, tra la Striscia e l'Egitto. Un embargo che nel gennaio 2008 spinge Hamas a distruggere tratti della barriera di confine, per consentire alla popolazione di sfondare in Egitto per procurarsi generi di prima necessità.