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Gli studi sulle diaspore: “ la nascita dei diaspora Studies”

Il concetto di diaspora è nato all’interno degli studi sulle migrazioni seguendo la riflessione legata ad alcuni casi specifici che, secondo l’interpretazione più diffusa, vedeva un popolo fuggire dal proprio territorio e disperdersi in diversi Paesi ma mantenere un legame forte con la propria cultura e identità originaria, anche mediante l’elaborazione di un patrimonio letterario e artistico di notevole pregio e raffinatezza che chiaramente si riferisce al mito del Paese di origine (homeland) e del ritorno prossimo venturo, oltre che per relazioni transnazionali sopra descritte, mediante l’organizzazione di sistemi sociali, politici e istituzionali che consentono di costruire e trattenere i ponti comunicativi, mediatici e culturali con la madrepatria.

In ambito anglosassone si parla di “diaspora studies” come di un campo molto ampio e complesso. Esso ricomprende l’analisi delle cause, dei network diasporici con la madre patria e tra le diverse comunità (con le relative dimensioni ed effetti di diversa natura e articolati a più livelli) come pure la riflessione sui vissuti soggettivi con l’approfondimento dell’ambivalenza che genera una condizione di tensione e sospensione tra il da dove vieni e il dove sei ora, ovvero il dolore, la lacerazione, la nostalgia e, insieme, la fluidità e la contaminazione (Gilroy, 1993)53 che caratterizzano tutti coloro che sono membri di comunità diasporiche o hanno vissuto direttamente questo genere di esperienza. Altre ricerche hanno analizzato in maniera assai stringente e qualificata il concetto di diaspora, come ad esempio il sociologo Brubaker54 (2005), il quale svolse un’analisi longitudinale, dal 1970 agli anni 2000, dimostrando l’inflazionarsi del termine a causa di un suo utilizzo, talvolta non sempre corretto ma giustificato, e corretto in talaltri casi, finendo col perdere tratti e caratteristiche sue specifiche, tanto da sviluppare il concetto di “diaspora della diaspora”.

Homi Bhabha55(1990) a sua volta sostiene che la diaspora, se pure risulta in grado di aprire spazi di negoziazione tra le culture che diventano plurali, mette però in crisi le pratiche di assimilazione e permette di “rimappare” le narrazioni culturali, mostrando come le stesse storie di ex-imperi, ma anche di Stati, non possano più essere rappresentate in forme omogenee ed unitarie. Si tratta di una frammentazione delle rappresentazioni monolitiche, di natura anche storica, che risulta

      

53

Gilroy P., The Black Atlantic. Modernity and Double Consciousness, Verso, Londra- New York, 1993

54

Brubaker R., The “diaspora” diaspora, Ethnic and Racial studies, 2005, n. 28 p . 1-19 p

estremamente interessante. Le narrazioni dei soggetti della diaspora sfidano la memoria collettiva dominante, presentando interpretazioni alternative, sino a definire un patrimonio simbolico, mnemonico, culturale e identitario che contesta l’interpretazione dominante e convive con essa, sia pure in una condizione minoritaria. Per questa ragione, secondo Williams56 (1999), quando si studiano le problematiche della diaspora si trovano, al centro del discorso, tematiche come la crisi della identità e la costruzione di un “Io” transazionale. Le narrazioni condivise e soggettive che partendo dal concetto di madrepatria e di terra natia, lontana e vicina allo stesso tempo, si sviluppano nella vita quotidiana producendo un processo di convivenza che presuppone prassi di adattamento e accettazione delle culture di accoglienza.

Lo studio della diaspora, infine, non può concentrarsi soltanto sulla dimensione geografica, ovvero dello spostamento della popolazione, ma deve tener conto di una forma particolare di organizzazione sociale definibile con il termine di comunità transnazionale (Wahlbeck, 2002)57 che sviluppa particolari strategie per il mantenimento e la trasmissione intergenerazionale dell’identità originaria in rapporto costante con la madrepatria, svolgendo a volte un importante ruolo politico, che si esprime anche con forme culturali creative. La cultura palestinese, ad esempio, ha sviluppato espressioni letterarie e creative importanti, direttamente ispirate dalla diaspora e capace di rappresentarne il dramma collettivamente assunto. A questo riguardo, si ricorda l’attività dell’artista palestinese Ismael Shammoud, fondatore del Dipartimento

      

56

Williams B.T., A State of Perpetual Wandering; Diaspora and Black British Writers,

<JOUVERT: Journal of Postcolonial Studies>: http://www.scholars.nus.edu.sg/landow/post/diasporas/williams1e.html

57

Wahlbeck Ö., "The Concept of Diaspora as an Analytical Tool in the Study of Refugee Communities", Journal of Ethnic and Migration Studies, 2002, n 28, 2:21 - 238

delle Arti dell’OLP, il quale ha sempre rappresentato con le sue opere, premiate anche a livello internazionale, il dramma vissuto dal suo popolo costretto alla diaspora o ancora, Edward Said, letterato di livello internazionale e orientalista originale e ampia, il quale ha sempre prodotto una florida letteratura anch’essa legata alla causa del popolo palestinese. Una variante della prospettiva transnazionale, peraltro molto intrecciata con essa, è quella dello studio dei fenomeni della diaspora e delle identità “diasporiche” che come afferma Clifford (1999) “connettono comunità multiple di una popolazione dispersa”58.

Secondo questo studio, le comunità si dispiegano in reti transnazionali composte da molteplici vincoli di attaccamento, codificando in sé pratiche di accomodamento con i paesi ospitanti e le loro norme, ma anche di resistenza a esse59.

Il concetto di diaspora, a partire dallo studio svolto dallo storico Cohen60 (1997) presenta alcune caratteristiche fondamentali. Le diaspore sono fenomeni in movimento, con la capacità di conservazione delle culture e delle identità etniche anche inserite nel mondo globale e soggette a processi importanti che tendono alla standardizzazione delle culture e delle identità e alla loro omologazione verso interpretazioni e narrazioni comuni e condivise. Cohen divide pertanto le diaspore in cinque tipologie sulla base delle diverse forze propulsive che determinano la dispersione di una popolazione:

a) Diaspora di vittime (africani, ebrei, armeni, palestinesi) b) Diaspora imperiale (britannici)

      

58

Clifford J., Strade. Viaggio e traduzione alla fine del secolo XX, trad. it. Bollati Boringhieri, Torino, 1999, pag. 302

59Ivi, pag.308 60

Cohen R., Global Diasporas: an Introduction, London, UCL Press and Seattle, University of Washington Press, 1999

c) Diaspora di lavoratori (indiani) d) Diaspora di commercianti (cinesi) e) Diaspora culturale (caraibici)

Ogni tipologia di diaspora per essere tale, secondo l’autore, deve avere almeno una delle seguenti caratteristiche:

a) Il trasferimento, forzato o volontario, da una patria di origine a uno o più Paesi nuovi;

b) Il ricordo comune della patria di origine, l’impiego per la sua preservazione e la speranza di tornarvi un giorno;

c) Un senso di identità etnica più forte del tempo e delle distanze; d) Un senso di solidarietà verso i membri del medesimo gruppo

etnico che vivono nell’area della diaspora;

e) Una certa tensione nei confronti delle società ospiti;

f) La capacità di apportare un contributo creativo al pluralismo delle società ospiti.

Se inizialmente questo termine, che deriva dal greco Dià sphora, si riferiva all’esperienza storica del popolo ebraico, costretto ad abbandonare la propria terra per disperdersi nel mondo, nel corso dei secoli il suo utilizzo è stato progressivamente ampliato, fino a comprendere una molteplicità di flussi migratori. Un esempio di studio svolto da Smith (2003) sulle “appartenenze diasporiche” 61, parte dalla comparazione di casi storici dell’immigrazione polacca e italiana verso l’America, con il più recente afflusso messicano. Di questi tre flussi migratori, Smith analizza i legami con la madrepatria e il ruolo misconosciuto degli Stati di provenienza finalizzato a forgiare e

      

61

Smith R. C., Diasporic membership in historical perspective: comparative insights from the Mexican, Italian and Polish cases, in “International Migration Review”, 2003, vol.37, n.3 (Fall), pp.724-759

mantenere vive le identità collettive riferite ai Paesi di origine e qualificate, appunto, come diasporiche. Le diaspore secondo Vertovec62 (1999), invece, presentano un complesso di caratteri riconducibili a tre elementi:

a) gruppi etnici spazialmente dispersi ma collettivamente auto- identificati come legati da una comune matrice;

b) Stati territoriali e contesti locali in cui tali gruppi attualmente risiedono;

c) patrie ancestrali e luoghi da cui i loro membri (o i cui antenati) provengono.

Cesari63 (1997) ha invece posto l’accento nella sua definizione di diaspora, sul ruolo svolto dalle organizzazioni comunitarie (politiche, economiche, culturali), nonché sulla sussistenza di relazioni, anche immaginarie o simboliche, con la terra di origine. Molto interessante in questo contesto la lettura antropologica e culturale di Clifford64 (1999), in relazione a Safran,65 che individua sei tratti costitutivi delle diaspore: 1) Sono distaccate da un centro originario e insediate in almeno due luoghi periferici;

2) Mantengono “una visione, una memoria o un mito” circa la patria di origine;

3) Ritengono di non essere pienamente accettate dal Paese che le ospita; 4) Vedono la terra degli antenati come il luogo di un eventuale ritorno;

      

62

Vertovec S., Conceiving and researching transnationalism, in «Ethnic and racial studies», 1999, a.22, n.2, pp. 447-462

63

Cesari J., Les réseaux transnatio aux entre l’Europe et le Maghreb: l’international sans territoire, in “Revue européenne des migrations internationales”, 1997, a.13, n.2, pp.81-94. n

64 Clifford J., op. cit., 1999, pag.303  65

Safran W., Diasporas in Modern Societies: Myths of Homeland and Return, Diaspora: A Journal of Transnational Studies, University of Toronto Press, 1999, Vol.1, n.1, pp 83-99

5) Si preoccupano del mantenimento o della restaurazione della madrepatria;

6) Hanno una coscienza e solidarietà di gruppo definite in maniera rilevante dalla persistenza della relazione con la patria lontana.

Attraverso lo studio di questa letteratura possiamo osservare come grazie alle reti, l’identità “originaria” resiste ai mutamenti che sono dovuti al passare del tempo ed al cambio di generazioni. La fluidità che si è creata, in maniera del tutto naturale, ha dato la possibilità di rileggere ed adattare il proprio patrimonio culturale tradizionale all’interno del contesto della migrazione. Perciò le reti migratorie, insieme alle istituzioni che si creano, diventano un luogo fondamentale per la produzione e la mediazione culturale del migrante. È in questo contesto che si inquadra la diaspora palestinese che verrà approfondita nel capitolo secondo entrando in profondità sugli avvenimenti storici che si sono succeduti durante gli anni a partire dalla Nakba66 fino alla situazione attuale.

      

66Nakba in arabo significa “catastrofe” e si riferisce al giorno 15 maggio 1948, quando la

Palestina storica è stata divisa e più di 700.00 palestinesi sono stati costretti a lasciare la propria casa.

Capitolo secondo

La storia della Palestina

In questo secondo capitolo vengono ripercorsi, dal punto di vista storico, i principali eventi che, a partire dal lontano 1948, con la Nakba67, hanno caratterizzato il conflitto israelo-palestinese. Nella riflessione proposta si cercherà di comprendere, alla luce degli studi più recenti delle “diaspora

studies”, l’origine e le caratteristiche della diaspora palestinese,

intimamente legata al susseguirsi di eventi storici che ne hanno scandito l’evoluzione, responsabile del sorgere di numerose comunità palestinesi nel mondo. L’approccio transnazionale, risulta utile per comprendere il network relazionale che lega le comunità palestinesi nel mondo, nello specifico quella italiana e quella svedese, con la madrepatria, con particolare riferimento al transnazionalismo politico, economico e simbolico-culturale. Per i riferimenti storici, il capitolo si è avvalso di numerosi manuali storici che hanno reso possibile una ricostruzione minuziosa degli avvenimenti.

2.1 Geografia di un popolo in diaspora e formazione dell'identità