• Non ci sono risultati.

La politica di sviluppo rurale a favore dei prodotti di qualità nel PSN

Come nasce il FAS

Grafico 5.1 Confronto fra circoscrizioni del peso finanziario delle Misure 112 e 113 (spesa pubblica Misure/spesa pubblica Asse 1)

6.2 La politica di sviluppo rurale a favore dei prodotti di qualità nel PSN

Nella passata programmazione, la politica per la qualità definita nell’ambito della più generale politica di sviluppo rurale delle diverse regioni italiane è stata affidata all’attivazione della misura m)

commercializzazione dei prodotti di qualità4, in seno alla quale sono state finanziate varie tipologie

di azioni, tra cui quelle attualmente previste dal regolamento (CE) n.1698/2005. Tale misura ha avu- to diverse difficoltà di spesa e attuazione dovute, a seconda della tipologia di azione di volta in volta attivata (non sempre legata in modo diretto, peraltro, alla commercializzazione dei prodotti di quali-

tà)5, ai seguenti motivi:

- difficoltà di tipo gestionale, connesse all’innovatività e/o alla complessità degli interventi previsti - costo della certificazione e dei relativi controlli, non sempre compensato dal riconoscimento di un più elevato valore aggiunto da parte del mercato, per cui, laddove l’azione di adesione ai sistemi di qualità è stata prevista, la risposta da parte degli agricoltori è stata debole

- scarsa rispondenza degli interventi previsti alle esigenze degli operatori del settore agroalimentare - mancanza di un’attività di animazione e informazione adeguata per sensibilizzare gli operatori cir-

ca i vantaggi che potrebbero derivare dal potenziamento delle produzioni di qualità - scarsa diffusione di una cultura della qualità nel mondo dell’imprenditoria agricola

- mancanza di una strategia diretta a migliorare la commercializzazione dei prodotti agricoli di qua- lità integrata, strutturata e radicata nell’impianto programmatorio dei diversi Piani operativi regio- nali e Piani di sviluppo rurale (Viganò, 2005).

Si consideri, inoltre, che alla misura m) è stato attribuito l’1% delle risorse pubbliche comples- sivamente destinate al finanziamento dei PSR, percentuale che ha subìto una riduzione nel corso del periodo di programmazione 2000-2006 a causa delle difficoltà di spesa.

In questa nuova fase di programmazione, pertanto, mediante la predisposizione, a livello nazio- nale, del Piano strategico nazionale per lo sviluppo rurale e, a livello regionale, dei Programmi di svi- luppo rurale, sono stati compiuti notevoli sforzi per garantire una maggiore efficacia della politica per la qualità e, quindi, un suo maggiore contributo allo sviluppo delle aree rurali. È stata, infatti, recepita fattivamente la necessità di perseguire l’obiettivo qualità attraverso l’attivazione non solo delle due misure a questo dirette, ma di tutte quelle che possono contribuire a potenziare le produzioni di qua- lità, afferenti anche agli Assi 2 e 3 e di utilizzarle in maniera integrata e sinergica, mediante l’adozione di strumenti specifici, per conseguire altresì obiettivi territoriali o di filiera.

Come già anticipato, tra gli obiettivi prioritari dell’ Asse 1 perseguiti dal PSN, infatti, il secon- do, “Consolidamento e sviluppo della qualità della produzione agricola e forestale”, è rivolto ai pro-

4 In realtà, le misure “sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità” (misura 132) e “sostegno alle associazioni di pro- duttori per attività di informazione e produzione riguardo ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità” (misura 133) sono state intro- dotte dalla revisione di medio termine della PAC (2003) già nella passata programmazione. Tuttavia, tali misure non sono state atti- vate dalle regioni italiane sia perché le tipologie di intervento da queste previste, soprattutto nel caso della misura 132, venivano già realizzate con l’attuazione della misura m) in varie regioni, sia a causa dell’indisponibilità di risorse non impegnate nell’ambito dei PSR 2000-2006.

5 Oltre all’allestimento di sistemi innovativi di commercializzazione e di assistenza all’esportazione, di strutture espositive permanen- ti, di spazi vendita interaziendali e alla creazione di nuovi canali commerciali, infatti, la misura m) ha finanziato, ai fini dello svilup- po e della commercializzazione di produzioni di qualità: la realizzazione di ricerche di mercato e progetti di marketing; l’ideazione, la progettazione, lo sviluppo di prodotti, la definizione di nuovi disciplinari, la verifica e la revisione di quelli esistenti; la realizzazione di attività o di progetti per l’applicazione dei Regg. (CE) n. 2081/92 (DOP e IGP), n. 2082/92 (STG) e n. 2092/91 (agricoltura biolo- gica); l’utilizzazione di consulenze e servizi simili; gli investimenti relativi all’ottenimento di certificazioni di sistema e di prodotto; l’a- desione a sistemi di qualità; la costituzione, l’avviamento e/o l’ampliamento di cooperative agricole, associazioni di produttori, gruppi di imprese, consorzi di tutela; il miglioramento della presentazione dei prodotti di qualità; le campagne di educazione ali- mentare; l’allestimento di laboratori di analisi di organismi di certificazione.

dotti di qualità. Le azioni chiave individuate nell’ambito di questo obiettivo si identificano con l’av- vio di processi diretti al miglioramento degli standard qualitativi dei prodotti agricoli e ad assicurare l’integrazione di filiera.

In realtà, coerentemente con la filosofia che ispira il PSN, anche riguardo a questo obiettivo si cerca di promuovere l’integrazione non solo lungo la filiera, ma a tutti i livelli e mediante l’utilizzo di numerosi strumenti, alcuni dei quali già sperimentati nella passata programmazione, così da mas- simizzare l’efficacia degli interventi e assicurare la sostenibilità economica e sociale dell’attività agri- cola. Oltre a ribadire la necessità di garantire la complementarità della politica di sviluppo rurale con le specifiche politiche per la qualità poste in essere a livello comunitario, nazionale e regionale, il PSN, infatti, cerca di orientare le Regioni verso un maggiore rafforzamento dell’integrazione tra misu- re intra e inter Asse, promuovendo l’utilizzazione di alcuni strumenti privilegiati, quali i Pacchetti aziendali e i Progetti integrati.

Attraverso i primi, i singoli agricoltori aderiscono a una molteplicità di misure, tutte dirette a per- seguire uno specifico obiettivo, in questo caso il miglioramento del livello qualitativo dei prodotti agri- coli. È chiaro, infatti, come non solo le due misure dell’ Asse 1 dirette specificatamente ai prodotti di qualità - sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità alimentare (132) e sostegno alle associazioni di produttori per attività di informazione e promozione riguardo ai prodotti che rientrano nei sistemi di qualità alimentare (133) - possano essere strumentali al perseguimento dell’obiettivo prio- ritario sopra ricordato, in quanto sono numerose le misure previste dal Regolamento (CE) n. 1698/2005 che, in modo più o meno diretto, possono contribuirvi: si pensi all’ammodernamento delle aziende agri- cole (121), che consente di adeguare le strutture aziendali ai requisiti fissati nei disciplinari di produ- zione da un punto di vista sia operativo che organizzativo, alle azioni nel campo della formazione pro- fessionale e dell’informazione, inclusa la diffusione di conoscenze scientifiche e pratiche innovative, rivolte agli addetti dei settori agricolo, alimentare e forestale (111), all’accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali (123), ad esempio, ma anche agli interventi per la valorizza- zione delle aree rurali dell’Asse 3.

Con i Progetti integrati, invece, si perseguono degli obiettivi tematici (si individua, ad esempio, un tema catalizzatore intorno a cui si costruisce una strategia di sviluppo), territoriali o il rafforzamento delle filiere di qualità, tutti ambiti dove i prodotti di qualità possono giocare un ruolo fondamentale per la loro attitudine a essere impiegati nei processi di rafforzamento della competitività sia del settore agri- colo che dei singoli territori.

L’inserimento dei prodotti di qualità nei Progetti integrati, qualunque ne sia la natura, è partico- larmente importante, in quanto, in questo modo, si può concorrere, sebbene con intensità diverse a seconda della tipologia di progetto considerato, a risolvere il frequente problema del mancato ricono- scimento agli agricoltori del valore aggiunto superiore che caratterizza tali prodotti rispetto a quelli otte- nuti con tecniche agricole convenzionali o con materie prime, cultivar, razze animali e metodi di pro- duzioni non locali. I Progetti integrati, infatti, implicano un’integrazione orizzontale e - nel caso dei Progetti di filiera-sicuramente verticale tra i diversi operatori e un’organizzazione predefinita di tutte le attività, che dovrebbero assicurare il collocamento dei prodotti sul mercato finale e a condizioni più vantaggiose.

Tuttavia, le Regioni hanno la facoltà di utilizzare degli strumenti meno incisivi, ma sicuramente più agevoli da gestire, per assicurare l’integrazione degli interventi, come, ad esempio, la modulazio- ne dei premi o dei tassi di cofinanziamento pubblico, nell’ambito non solo delle misure concernenti i prodotti di qualità, ma anche delle altre (ad esempio, riguardo alla misura “investimenti aziendali”, si potrebbe prevedere di accordare un tasso di cofinanziamento superiore alle aziende che producono pro- dotti con denominazione di origine, a quelle biologiche o a entrambe) o la fissazione di criteri di prio- rità nell’accesso ai finanziamenti pubblici in funzione di specifiche scelte operate dagli agricoltori.

Per quanto riguarda, in particolare, l’agricoltura biologica, un certo grado di integrazione è implicito già nell’organizzazione delle misure previste dal regolamento sul sostegno allo svilup- po rurale, in quanto questa viene sostenuta tramite la misura (214), inserita nell’Asse 2 e, a secon- da delle scelte regionali, anche dalle due misure sulla qualità incluse nell’Asse 1. Le Regioni, infatti, in sede di programmazione, hanno dovuto decidere se contribuire alla copertura dei costi di certificazione e alle spese per controlli tramite la misura 214 o la 132. La seconda opzione è sicuramente migliore, non solo perché, in questo modo, si può attivare anche per l’agricoltura bio- logica la misura sulla promozione dei prodotti di qualità, ma soprattutto nell’ambito della misura 214 perché si può disporre di un ammontare superiore di risorse, a favore dell’agricoltura biolo- gica - che dovrebbe portare a un innalzamento del numero di beneficiari - e potrebbero usufruire di un sostegno diretto alla certificazione un numero maggiore di aziende rispetto a quelle che ade-

riscono alla misura stessa, implicando una minore distorsione della concorrenza6.

Rispetto agli altri prodotti di qualità, comunque, il contributo delle produzioni biologiche allo sviluppo sostenibile nelle sue diverse componenti (economica, sociale e ambientale) è sicuramente più articolato. Il PSN, infatti, riconosce gli effetti positivi dell’agricoltura biologica sul suolo, in termini di minore inquinamento, erosione e riduzione della sostanza organica e la stessa rientra tra le azioni chiave individuate per conseguire tutti gli obiettivi prioritari dell’Asse 2, quali “Con- servazione della biodiversità e tutela e diffusione di sistemi agroforestali ad alto valore naturale”, “Tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche superficiali e profonde”, “Riduzione dei gas serra” e “Tutela del territorio”, con particolare riguardo al suolo. Si tratta di obiettivi, peraltro, for- temente legati a quelli dell’Asse 3, relativi alla valorizzazione delle risorse naturali e paesaggi- stiche nelle aree rurali, che, come sottolineato nel PSN, non possono prescindere dalla tutela del- le diverse componenti ambientali. La valorizzazione delle aree rurali, infine, oltre che sulla diver- sificazione delle attività extra agricole, poggia sulla rivitalizzazione e sullo sviluppo delle attivi- tà aziendali e di quelle connesse all’agricoltura, per cui il PSN ribadisce la necessità che le Regio- ni, nel definire la propria strategia di sviluppo rurale, considerino congiuntamente il potenziale impatto delle misure afferenti a tutti gli Assi rispetto ai singoli obiettivi prioritari definiti nei rela- tivi PSR. Non a caso, tra i fabbisogni del settore agroindustriale e forestale, vi è “il miglioramento dell’integrazione tra le misure a favore della qualità previste nei diversi assi, in particolare con riferimento alle produzioni biologiche”.

Nello spirito del PSN, l’analisi della politica della qualità nei diversi PSR delle Regioni e Province Autonome italiane è abbastanza articolata in quanto, come anticipato, implica un esame di tutte le misure e gli strumenti la cui attivazione può contribuire in maniera più o meno diretta alla diffusione e al collocamento sul mercato finale dei prodotti di qualità. Si cercherà, pertanto, di sistematizzare tutte le informazioni utili e i dati tratti dai diversi PSR, verificando se è in che modo siano stati recepiti gli orientamenti dati dal PSN.

In particolare, il prossimo paragrafo riguarderà le specifiche misure sulla qualità, di cui si analizzerà la dotazione finanziaria insieme a tutti gli elementi utili a fornire un quadro il più pos- sibile completo (come, ad esempio, le condizioni di ammissibilità, indicatori di realizzazione, ecc.) sulla potenziale efficacia degli interventi a favore della qualità, mentre il successivo concernerà l’integrazione delle misure, nell’ottica delle produzioni di qualità.

6 Si consideri, infatti, che spesso, nell’accesso al sostegno per il biologico, si dà priorità alle aziende che non hanno mai aderito alla misura agroambiente o, comunque, essendo le risorse disponibili piuttosto limitate, numerose aziende biologiche non riescono ad acce- dere ai finanziamenti; nel complesso, quindi, le aziende biologiche di una stessa regione non operano nelle medesime condizioni, essen- do alcune più avvantaggiate di altre dal punto di vista economico.