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Tra populismo e analisi critica: il motivo della formazione

Nel documento IL ROMANZO STORICO ITALIANO DEL XXI SECOLO (pagine 141-145)

LA LINEA FEMMINILE

4.3 Tra populismo e analisi critica: il motivo della formazione

Un personaggio costruito sulla base di questo profilo sembra concepito per fornire una risposta sostanzialmente populista alle istanze di un pubblico che si accosta alla pagina letteraria trovandovi un risarcimento fittizio alla condizione di discriminazione e marginalità che sperimenta concretamente nella vita221. Osservato sotto questa angolazione, questo filone romanzesco rivela dunque il tratto di un’ambiguità ideologica che tende a smascherare la superficialità di un impegno non solo programmaticamente dichiarato, ma perfino ostentato ed esibito. Eppure l’analisi di altri aspetti strutturali può portare a conclusioni divergenti.

In questo filone romanzesco la vicenda è condotta da un narratore che, indipendentemente dalla sua posizione eterodiegetica o omodiegetica, tende ad assumere una focalizzazione interna, in genere coincidente con il punto di vista della protagonista, ma si danno anche casi in cui la prospettiva adottata è quella di un personaggio maschile a lei vicino. Nel primo caso è frequente che sia riservata una certa attenzione alla ricostruzione del percorso di formazione che ha forgiato il peculiare carattere della protagonista: in esso viene rappresentato il passaggio da una condizione di passività e ignoranza ad una di consapevolezza e anticonformismo, per il quale gioca un ruolo di primo piano la possibilità per la donna di accedere ad una cultura tradizionalmente riservata agli uomini. Nella maggior parte dei casi l’accesso al sapere costituisce anzi la principale giustificazione del superiore livello di consapevolezza e determinazione che sorregge la sua azione, inducendola a sfidare i pregiudizi collettivi, che appaiono tali proprio in quanto filtrati attraverso la sua angolazione visuale e la sua superiore sensibilità.

221 Sul concetto di populismo applicato alla letteratura cfr. Umberto Eco, Il superuomo di

massa. Retorica e ideologia nel romanzo popolare, Milano, Bompiani, 1978; Vittorio

Brunori, La grande impostura. Indagine sul romanzo popolare, Venezia, Marsilio, 1978; Massimo Romano, Mitologia romantica e letteratura popolare. Struttura e sociologia del

Nel caso già menzionato di Hildegard, protagonista dell’omonimo romanzo di Salvatori222, questa struttura si presenta puntualmente. L’intera vicenda è narrata attraverso la voce della monaca, che rievoca la propria vita su sollecitazione del chierico Wibert, suo biografo ufficiale nonché suo devoto discepolo. Ben due dei dieci capitoli in cui il romanzo si articola sono interamente dedicati a delineare la formazione culturale e umana della futura badessa, per la quale le letture e l’apprendimento della musica giocano un ruolo di primo piano. È Dio stesso che sembra indirizzarla e guidarla in questo percorso di crescita e maturazione, che le consente di imporsi all’attenzione della comunità per il fervore della sua predicazione e l’intensità del suo pensiero, espresso compiutamente nell’opera intitolata Scivias. La profondità della sua cultura è certificata agli occhi del lettore dall’apprezzamento che i suoi scritti ricevono da parte di un dottore della Chiesa come Bernardo di Chiaravalle, con il quale Hildegard può parlare da pari a pari. È dunque il dominio di strumenti concettuali sofisticati che la colloca su un piano di superiorità rispetto alle altre donne e di parità rispetto al genere maschile. Quando il suo prestigio e la sua posizione vengono minacciati dai suoi superiori è ancora una volta grazie alla cultura che ella riesce a non soccombere di fronte all’ingiustizia. La conoscenza appare perciò come una forma di potere, di cui è necessario disporre per riuscire a capovolgere una situazione di squilibrio e penalizzazione. Non a caso quando assume la funzione di badessa del convento assegnatole, Hildegard impone alle sue monache una formazione più completa, con ciò dimostrando di ritenere l’ignoranza la principale causa della marginalità nella quale la donna è relegata dentro e fuori l’istituzione ecclesiastica.

Nel romanzo di Russo223 il narratore è eterodiegetico ed onnisciente, mentre la focalizzazione è interna e variabile, con una netta prevalenza del punto di vista di Caterina. Il narratore tende ad accogliere la sua visione del mondo, a condividerne i giudizi e a porsi nei suoi confronti sullo stesso piano degli altri personaggi. Ne subisce cioè il fascino e le

222 C. Salvatori, op. cit.

tributa un’ammirazione sconfinata sottolineandone i tratti di modernità. Come già si è osservato riguardo ad Ildegarda224, anche in questo romanzo la formazione della protagonista costituisce uno snodo fondamentale per comprendere l’eccezionalità della sua figura e il ruolo singolare da lei giocato sul piano della società e della storia. La spregiudicatezza, l’indipendenza, l’autonomia di giudizio, la sicurezza in sé e nei propri mezzi sono in lei certamente doti individuali e congenite, ma rafforzate e valorizzate da un’educazione irregolare, impartitale al di fuori da ogni istituzione direttamente dal padre, quasi in spregio alle consuetudini invalse. La sua è una cultura aperta, moderna, nutrita di letture aggiornate e spesso oggetto di censura, stimolata dalla frequentazione degli uomini più in vista del suo tempo. Gran parte del denaro che Caterina ottiene dalla protezione di Tron viene speso per procurarsi copie introvabili di testi proveniente d’oltralpe, segnatamente dell’illuminismo francese. La maturazione culturale di Caterina si traduce in azione che incide sulla storia quando l’affascinante intellettuale decide di impiegare la propria influenza sul potente amante per garantire salvacondotti a filosofi perseguitati, per allentare la stretta della censura veneziana, per instillare in lui la convinzione della necessità di una vigorosa azione riformistica per rivitalizzare la Repubblica, salvandola da una fine prossima e ingloriosa. La lucidità del suo pensiero, capace di antivedere il futuro, appare così il frutto di un percorso formativo non convenzionale, al quale Caterina ha avuto accesso solo in virtù della mentalità libera e spregiudicata del padre, e dunque per ragioni casuali e in circostanze fortuite.

Irregolare è anche la formazione culturale di cui può fruire Marietta, vera protagonista de La lunga attesa dell’angelo225. Sono, in questo caso, la sua determinazione e la sua caparbietà a salvarla da un destino comune. Il suo temperamento e il suo attaccamento al padre la spingono ad insistere presso di lui affinché la accetti come garzone di bottega. Pagando il prezzo altissimo della negazione della sua femminilità, dell’ostilità degli altri

224 C. Salvatori, op. cit.

familiari, delle maldicenze della società, Marietta si guadagna il diritto di accedere ad un sapere tradizionalmente precluso alle donne, che le apre la mente, alimenta il suo spirito indipendente, rafforza la sua sicurezza in se stessa e la sua autonomia di giudizio. La frequentazione della bottega del padre le consente di condurre una vita più libera, più varia, più ricca di esperienze e di incontri rispetto alle sue coetanee, alla quale non rinuncerà neanche dopo il matrimonio; si tratta di un apprendistato che la fortifica e la preserva dalla monotonia e dalle frivolezze alle quali erano relegate le donne del suo tempo. Se è la sua eccezionalità a salvarla da un’esistenza sbiadita, non va tuttavia dimenticato che il suo futuro di uomo mancato è però favorito dal comportamento della madre Cornelia, giovane prostituta tedesca, amante di Tintoretto prima del suo matrimonio: è lei che inaugura l’abitudine di vestire Marietta da fanciullo, quasi a preservarla dal destino umiliante al quale l’aveva condannata una vita punteggiata di tragedie e di fallimenti, e una società ferocemente misogina. Marietta appare così il successo postumo, il capolavoro di una donna altrimenti umiliata e tradita dalla vita, un riscatto ottenuto per interposta persona.

Anche la protagonista di Maria della laguna226 compie a suo modo un apprendistato irregolare, premessa indispensabile ai suoi successi futuri. Cresce infatti in una famiglia matriarcale, in cui gli uomini hanno per varie ragioni abdicato al proprio ruolo tradizionale, lasciando libere posizioni che le donne hanno prontamente occupato, assumendo il controllo del processo decisionale. L’inabilità al lavoro di entrambi gli uomini (il padre e il nonno di Maria) fa ricadere sulle figure femminili l’onere della gestione economica familiare, spingendole ad uscire dall’ambiente domestico e ad intraprendere attività tradizionalmente precluse all’universo femminile. È per questa ragione, infatti, che Maria impara a vogare con la stessa perizia di un uomo; ed è per migliorare le condizioni economiche della famiglia che le donne di casa decidono, dimostrando iniziativa imprenditoriale e attitudine al rischio, di vendere i prodotti agricoli frutto del loro lavoro nel più vivace e ricco mercato veneziano, incaricando Maria del quotidiano

trasporto della merce, fatto che costituisce per lei una prima sfida dal fondamentale valore formativo. L’apprendistato di Maria, a differenza di quello delle altre eroine menzionate, non è condotto sul piano teorico, attraverso un processo di appropriazione di una cultura libresca, ma avviene comunque infrangendo un tabù e consiste nell’accesso ad un insieme di conoscenze pragmatiche tradizionalmente precluso alle donne.

La diversità della protagonista, la sua estraneità agli usi e ai costumi del tempo in cui vive, è dunque solo in parte correlata ad alcune sue qualità innate: nel suo caso è l’educazione a costituire un potente fattore di emancipazione, mentre l’esclusione dalla cultura – che costituisce la norma – si rivela strumento di segregazione e di marginalizzazione della donna. Anche per quanto riguarda questo particolare aspetto, tale filone interno al romanzo storico mostra dunque di essere più interessato a riflettere sugli elementi di continuità della storia che sulla specifica fisionomia assunta da ciascuna epoca del passato in relazione al tema specifico della condizione della donna. Sta di fatto, che questa riflessione sul tema della formazione culturale della donna tende a limitare il populismo ideologico di cui questo aggregato tipologico appare venato, riportando le eroine della storia alla ‘dimensione umana’ di individui che, per una serie di circostanze positive, hanno avuto accesso ad un sapere che ha spalancato loro opportunità storicamente negate al genere femminile.

Nel documento IL ROMANZO STORICO ITALIANO DEL XXI SECOLO (pagine 141-145)