CAPITOLO 5: LA LIBERALIZZAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE
5.4 Possibili effetti indesiderati della liberalizzazione/privatizzazione della Gestione
liberalizzazione/privatizzazione della Gestione
Le polemiche montanti sulla privatizzazione selvaggia dell’acqua e sull’aumento dei prezzi testimoniano la delicatezza del tema e ci inducono ad analizzare anche gli aspetti negativi della gestione privata.
La privatizzazione dei servizi idrici blocca la possibilità di trasferimenti di denaro pubblico agli operatori del settore, a danno delle utenze finali che non possono più beneficiare di un prezzo calmierato. In presenza di una gestione privata, infatti, vige una disciplina antitrust, che sanziona "aiuti di Stato" a imprese private, così come interventi tesi al contenimento dei prezzi. Una gestione affidata in concessione inoltre, crea un monopolio legale pluriennale, nel quale il soggetto privato ha meno vincoli di qualità e livello di servizio per i cittadini, rispetto ad un intervento pubblico diretto. Inoltre la privatizzazione porta all’usurpazione della responsabilità di base dello Stato che perde il controllo su una risorsa strategica e su un servizio considerato essenziale. Infatti prima dell’avvento delle gestioni private i governi ricevevano sovvenzioni delle organizzazioni internazionali avevano l’obiettivo di aiutare lo Stato a garantire un’adeguata fornitura del servizio idrico e a proteggere la qualità dell’acqua. Il trend attuale invece, indirizza gli aiuti verso operatori privati, questo fa sì che lo Stato s’indebolisca sempre di più, perdendo uno degli aspetti che rappresentano la base della sua legittimazione. Tale fattore rappresenta un punto a favore delle imprese private che gestiscono i servizi idrici e che possono così operare con una maggiore discrezione rispondendo ai propri interessi a discapito di quelli della società.
Un altro effetto negativo della privatizzazione è quello che grava sulle comunità si trovano nelle aree periferiche delle grandi città e la loro carenza di servizi è dovuta al fatto che sono prive di potere politico o non sono in grado di pagare l’acqua. Infatti, le aziende private
investono esclusivamente se il rischio è compensato da un “giusto profitto”. Tale logica rende difficile per i governi assicurare un accesso universale a tale servizio primario.
Il discorso sugli effetti negativi della privatizzazione può diventare ambientale se si considera il fatto che la riduzione dei consumi da parte degli utenti porta l’impresa erogatrice del servizio a ottenere profitti più bassi. Quindi si può prevedere che le compagnie non incoraggeranno politiche di risparmio idrico.
Un’altra criticità che è possibile evidenziare è riconducibile alla nazionalità dei gestori del servizio idrico. Infatti, le imprese pubbliche, che gestiscono il servizio idrico sono generalmente sottoposte alla giurisdizione nazionale mentre nel caso della privatizzazione, spesso le imprese sono di nazionalità diversa dallo Stato in cui operano e quando si riscontra una controversia, possono sorgere problemi per la mancata definizione contrattuale di una sede arbitrale e per la scelta della legislazione cui fare riferimento.
Sempre per quanto riguarda la nazionalità del gestore occorre fare una riflessione sulla destinazione dei cospicui proventi del settore idrico che rischiano di essere reinvestiti all’estero, provocando un trasferimento di ricchezza al di fuori della comunità.
Appare doveroso inoltre, fare una riflessione sulla reversibilità del processo di privatizzazione. La lunga durata delle concessioni conduce lo Stato a perdere le competenze manageriali ed ingegneristiche, che ha sviluppato nel settore in modo irreversibile. Dall’altro lato l’impresa privata acquisirà una sempre maggiore esperienza e competenza nel settore, che le garantirà di mantenere la gestione anche dopo la scadenza del contratto, in quanto avrà a disposizione maggiori informazioni e sarà in grado di fornire il servizio ad un prezzo inferiore a qualsiasi altro concorrente. Il processo di privatizzazione presenta un altro problema legato all’irreversibilità. Qualora non si fosse soddisfatti della gestione privata, rimunicipalizzare il sistema sarebbe molto oneroso da un punto di vista finanziario e richiederebbe che il sistema pubblico, che ormai ha perso le se competenze, torni ad occuparsi della gestione idrica.
Se l'azienda è pubblica inoltre, possono diventare rilevanti i costi del personale e le logiche clientelari, anche se, queste non sono escluse in un regime privatistico, dove l'adozione di criteri da azienda pubblica può favorire l'ottenimento dell'esclusiva su un territorio, e di prezzi al consumo e profitti da monopolista. O in maniera ancor più evidente, il trasferimento della proprietà o di alcune funzioni relative al funzionamento o alla gestione può essere effettuato a persone vicine al governo o ad imprese private disposte a pagare una “tangente” pur di ottenere la concessione. La gestione pubblica ha sollevato da più parti critiche per gli sprechi e la gestione delle risorse umane, in termini di numero e di meritocrazia, che generano perdite sanate dagli enti pubblici con le tasse o tagliando altri servizi ai cittadini, e con rincari indebiti delle bollette.
Le Società di diritto privato52, anche se di proprietà al 100% pubblica, possono assumere per chiamata diretta e nominativa, non sono tenute ad un concorso per meriti ed esami come una Pubblica Amministrazione o un’Azienda Speciale.
Dall’analisi svolta sui vari rischi che possono conseguire al processo di privatizzazione, una completa e precisa definizione del contratto che definisca le reciproche posizioni ed i reciproci impegni e la regolamentazione appaiono come elementi chiave per la prevenzione del rischio. Tuttavia questi fattori sono carenti nei paesi in via di sviluppo dotati di scarso potere contrattuale e la cui regolamentazione è inesistente o minima. Ciò è dovuto sia alla mancanza di un apparato statale, ma in alcuni casi si tratta di una politica volta ad incentivare gli investimenti delle multinazionali attratte da un contesto in cui possono agire con maggiore discrezionalità.
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Ad esempio SpA: queste, indipendentemente dal fatto che siano di proprietà pubblica, mista o privata,sono società giuridicamente "a scopo di lucro" e pertanto soggette alla tassazione degli utili prodotti.
CAPITOLO 6: LA LIBERALIZZAZIONE ATTRAVERSO
L’EVIDENZA EMPIRICA: CONFRONTO TRA
MODELLI EUROPEI
L’articolo 15 del D.L. 135/2009, convertito dalla legge 166/2009 ha modificato l'articolo 23- bis del D.L. 112/2008, a sua volta convertito dalla legge 133/2008. Tale articolo, come noto,
incide sulla liberalizzazione dei servizi idrici. Oltre a formulare perplessità di principio sulla compatibilità della norma, si può, rimarcare quanto il dispositivo dell’articolo produca effetti senza avere acquisito sufficienti elementi atti a dimostrare la “convenienza” della gestione privata rispetto a quella pubblica. Sembra quasi che si sia proceduto assumendo “per principio” e come presupposto che la prima garantisca un servizio superiore a quello assicurato dalla seconda.
In questo elaborato non si vuole dimostrare il contrario; si vuole semplicemente fornire una corretta elaborazione dei dati empirici utile al lettore affinché si schieri a favore o contro la liberalizzazione in modo razionale e consapevole. Per fare ciò si confronteranno diversi sistemi nazionali rappresentativi di differenti modalità di gestione del SII (vedi figura 6.1). In
particolare per il modello di gestione privata si utilizzeranno i dati53 relativi a Francia e Regno Unito mentre per quello pubblico il caso empirico preso a riferimento sarà quello austriaco.
Figura 6.1 Gestione pubblica e privata in percentuale di popolazione fornita da ciascun tipo. Fonte : Eureau (1999)
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I dati tratti dal rapporto “International Comparison of Water Sectors Comparison of Systems against a
Background of European and Economic Policy“ a cura di Institut für Finanzwissenschaft und Infrastrukturpolitik (IFIP) Technische Universität Wien e Institut für Internationale und Europäische Umweltpolitik, Berlin-rüssel