III PARTE: CONTESTUALIZZAZIONE STORICO-ECONOMICA ENORMATIVADELLA RICERCA
7.1 Postfordismo e flessibilità lavorativa
I processi di terziarizzazione dell’economia e di flessibilizzazione del lavoro stanno modificando sia le condizioni lavorative che i tempi, influenzando la vita quotidiana di chi lavora e di chi consuma, oltre che i ritmi sociali nelle città metropolitane orientate ai servizi. Tali processi sono già stati profondamente analizzati da diversi sociologi e storici economici (Dasgupta 1985, Reyneri 2005, Sapelli 2007, Negrelli 2013a e 2013b). Come già sottolineato da molti autori, la flessibilità contrattuale genera precarietà della vita e vulnerabilità sociale (Gallino 2001, Sennett 1998, Salmieri 2006, Contarini e Marsi 2015). Queste modificazioni nella struttura del mercato del lavoro sono state osservate in molte ricerche empiriche (Fullin 2002, 2004, Nannicini 2006, Madonia 2011, Murgia 2010, 2013, Murgia e Armano 2012a, 2012b e 2014). Con una assunzione a tempo determinato, o con contratti a termine, diviene molto difficile progettare il futuro. Come abbiamo visto precedentemente, in molti paesi d’Europa si è creata nel corso degli anni una frammentazione contrattuale, cioè la compresenza nel sistema giuridico di innumerevoli tipi di contratti, a tempo indeterminato o a termine, e di altre forme contrattuali con meno tutele, come i contratti di collaborazione. La precarietà e la frammentazione sono state addirittura implementate con l'introduzione, in Italia, del c.d. Jobs Act (D.L. 34/2014 convertito nella Legge 183/2014) che prevede l'ipotesi di reintegra a seguito di sentenza dichiarativa dell'illegittimità del licenziamento solo in caso di discriminazione o assenza di forma scritta. Con ciò l'espulsione dal lavoro diviene nei fatti definitiva ed esclusivamente ristorata da un'indennità di natura economica. Nel Regno Unito vi sono contratti temporary e permanent, quest'ultimo simile al contratto a tempo indeterminato di cui al diritto italiano in quanto non è previsto un termine finale di durata. Con la deindustrializzazione e la terziarizzazione del mercato del lavoro sono
102
aumentati i cosiddetti “operai dei servizi” (Reyneri 2005, Reyneri, Barbieri e Fullin 2005): lavoratori non specializzati, intercambiabili, sostituibili, impiegati spesso in catene multinazionali. Paragonabili all’operaio non specializzato di inizio secolo scorso, prima assunti talvolta con contratti flessibili atipici, oggi a tempo determinato o indeterminato o in somministrazione (cioè da agenzie di intermediazione che forniscono lavoratori alle aziende), chi lavora nel terziario di consumo è per lo più giovane e molto spesso donna (Fellini 2017). La flessibilità contrattuale contribuisce talvolta alla deumanizzazione del lavoro: le “risorse umane” (Nicoli 2015) vengono utilizzate talvolta senza considerazione per il costo umano della flessibilità (Gallino 2001, 2007, 2014). Tutto ciò in un contesto in cui, come molti studiosi negli anni più recenti hanno sottolineato, rileviamo l’assenza politica di una forza realmente laburista che possa rappresentare lavoratori e lavoratrici nel dibattito pubblico (Beck 1986, Bauman 1999, Gallino 2012).
Oltre alla flessibilità contrattuale (Almagisti 2003, Altieri 2009, Altieri, Dota e Piersanti 2009, Altieri, Ferrucci e Dota 2008, Berton, Richiardi e Sacchi 2009), nel settore dei servizi è richiesta molto spesso dalle aziende una flessibilità temporale. La flessibilità infatti implica non soltanto un contratto “a scadenza” ma anche lavoro su turni, festivo e domenicale, tempi e ritmi destrutturati. La flessibilità del lavoro condiziona la vita quotidiana, alcuni modelli di flessibilità possono stravolgere la vita di lavoratori e lavoratrici (Gallino 2014). Uno di questi aspetti, come abbiamo visto, una dimensione cruciale dell’esistenza è il tempo. Il lavoro flessibile è stato un argomento centrale nel dibattito accademico e pubblico (Accornero 2005) almeno negli anni passati. Le relazioni nella società del Fast capitalism e dell’accelerazione sociale, caratterizzata dall’aumento dei consumi di massa e dalla domanda di gratificazione immediata da parte dei consumatori, sono già state ampiamente analizzate da un punto di vista sociale, economico, delle geografie urbane. Stili, tempi e luoghi di consumo sono temi di grande interesse nel dibattito sociologico anche più recente (Piccoli 1996, Codeluppi 2010, 2014, Grossi e Tosi 2013, Harvey 2012). Raramente questi sono stati osservati dal punto di vista di lavoratori e lavoratrici della vendita. Come abbiamo già accennato nei primi capitoli, osservando le analisi dei dati della Fondazione europea (2012, 2013 e 2014) per quanto riguarda l’orario di lavoro in Europa nel settore della vendita al cliente, è
103
interessante notare che il lavoro flessibile, dal punto di vista contrattuale, è cresciuto in molti settori e soprattutto nel settore dei servizi e della vendita, con conseguenti effetti su salute e sicurezza, già osservati in altre ricerche (Accornero 2005, Del Castello et al. 2005, Barbieri et al. 2007, Del Colle 2013). Dal punto di vista invece della flessibilità temporale, anche l’incidenza del lavoro notturno e di sabato è più elevata nei servizi e tra gli/le addetti alla vendita. Inoltre, anche il part time è più presente in questo settore. Non viene analizzato il lavoro domenicale, poiché in molti contesti europei non è previsto.
Il dibattito sulla flessibilità contrattuale si sta spegnendo, ma quello sulla flessibilità temporale (Beers 2000), almeno in Italia, non è mai realmente iniziato. La possibilità di avere tempo per sé è legata alla possibilità di riflessione, alla consapevolezza di sé e della propria condizione. Per avere cittadini consapevoli, prerogativa minima necessaria all’esistenza stessa di una democrazia in quanto tale, devono essere garantiti e tutelati prima di tutto i diritti dei cittadini come lavoratori e lavoratrici (Gallino 2001). Senza la possibilità di organizzazione del proprio tempo, non può esserci reale consapevolezza di se stessi e della realtà intorno a noi. Il fenomeno del consumismo e la domanda di soddisfazione immediata dai clienti (Bauman 1998, 2000, 2009), il ritmo di lavoro in un negozio situato in una strada commerciale, sommati ai turni con orari flessibili e all’assunzione spesso a tempo determinato o comunque con un contratto precario, generano stress ed estraniamento da se stessi, con tutte le criticità che possono derivarne: nella progettualità di vita e del futuro, ma anche nelle capacità critiche, riflessive e di pensiero, che permettono di immaginare un possibile futuro, di vedere le possibili vie da percorrere e di scegliere quale sentiero seguire. Come detto dunque la flessibilità del lavoro e le criticità sociali che ne derivano non sono generate solo dai termini contrattuali, dal tempo determinato o dal contratto a progetto o a collaborazione, ma anche dai tempi e ritmi di lavoro. Inoltre, a questo tipo di stress dato dalla difficoltà di organizzazione del tempo e dal ritmo di lavoro, si somma il carattere emozionale delle relazioni tra lavoratori e clienti, che può divenire ulteriore causa di insoddisfazione e di alienazione. Si tratta quindi di una doppia alienazione: alienazione delle emozioni (Hochschild 1983) e alienazione del proprio tempo. Si tratta di una
104
mancanza di potere sul tempo. Una mancanza di tempo sia fattivo, di vita, che riflessivo, per sé, quest’ultimo ben più importante per la formazione di pensiero critico, di capacità di scelta, per la costruzione di una identità, soprattutto per i giovani e le giovani.
Lavoratori e lavoratrici non sono macchine, mentre spesso le imprese utilizzano in questo modo la forza lavoro decidendo unilateralmente del loro tempo e della loro vita (Gallino 2001). L’effetto combinato delle richieste aziendali, di un ambiente a ritmo veloce e altamente competitivo, e persino, in questo settore, alcuni comportamenti da parte dei clienti, si riflette sulla vita sociale. Non si tratta di una condizione individuale, ma di un problema prettamente sociale, con molteplici implicazioni per tutti gli attori coinvolti e possibili conseguenze a lungo termine (Gallino 2001). In Italia non vi sono molte ricerche sul tema specifico di tempi e ritmi del lavoro su turni, festivo e domenicale, ora persino notturno in alcuni supermercati, a parte degli accenni in pochi studi incentrati sul consumo e sui turni di lavoro (Codeluppi 2010, 2014, Cerruti 2010).