Giddens organizza i suoi studi a partire dalla riflessione sul rapporto tra agency e
structure, e definisce così la sua teoria della strutturazione. Secondo l’autore la vita
sociale presuppone la ricorsività, poiché l’attore sociale razionalizza ed ordina la realtà stabilendo pratiche ed abitudini, ad una routinizzazione dell’azione sociale consegue una diminuzione dell’insicurezza. Tale fenomeno avviene in modo non riflessivo, permettendo all’essere umano di non dover mettere e rimettere in discussione ad ogni istante le sue azioni e le azioni altrui. Minimizzando i costi psicologici, la vita sociale può crearsi e ricrearsi senza problematizzazioni continue, gli attori sociali, reiterando modelli standardizzati di comportamento, possono più facilmente interpretare la realtà. Per spiegare il concetto di routinization, Giddens propone l’esempio del turn-taking nella conversazione face to face: gli attori organizzano la conversazione, strutturandola, attraverso l’organizzazione dei tempi e del turno di parola. Grazie alla routine ed all’abitudine, non devono in ogni istante chiedersi come agire, e la conversazione procede quasi da sé (Giddens 1979, Ghisleni 2009). In questo senso come la conversazione anche la relazione sociale si struttura attraverso la routinizzazione. Giddens sottolinea inoltre ciò che Marx aveva intuito: la quantificazione del tempo come risorsa scarsa, da poter quindi monetizzare e inserire nel quadro dello scambio economico, dell’agire razionale orientato allo scopo nell’economia del denaro, è uno dei
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presupposti concettuali e soprattutto squisitamente sociale dello sviluppo del capitalismo:
"Marx rightly pin-pointed this as a distinctive feature of the formation of modern capitalism. What makes possible the transmutation of power into a commodity is its quantification in terms of labour-time, and the creation of the clearly defined ‘working day’" (Giddens 1979: 201).
Pur essendo passati dalla comunicazione attraverso la scrittura e le lettere alle moderne tecnologie senza mediazioni spazio-temporali, poi dal telefono alle chat sul web, l’aspetto ciclico dell’organizzazione delle attività sociali resta comunque fondamentale e permanente. La ciclicità, la routinization, sono dunque necessarie all’essere umano ed alla strutturazione della società. L’interconnessione spazio-temporale può essere su due livelli, cioè sul piano della partecipazione dei soggetti in cicli di attività sociale (Giddens 1979). Le società sono strutturate proprio dalle abitudini e dalle routine, grazie alle quali i gruppi sociali si muovono insieme nello spazio e nel tempo, e dai fenomeni che ci differenziano nello spazio e nel tempo, come il capitalismo rispetto ai sistemi precapitalistici, la modernità rispetto alla pre-modernità. Le attività sociali sono una danza attraverso lo spazio-tempo, grazie al coordinamento routinizzato che permette l’accorparsi nel movimento spazio-temporale di molteplici sentieri e traiettorie, come le routine giornaliere. La continuità della vita sociale si riproduce giorno per giorno e non coincide con la permanenza, la vita sociale si riproduce infatti modificandosi e non permanendo uguale a se stessa (Giddens 1979).
La razionalizzazione delle condotte è permessa dalla riproduzione delle pratiche sociali e dalla continuità che rende la discontinuità possibile. In tal modo la trasformazione ed il cambiamento possono essere razionalizzati proprio perché tutto il resto viene percepito come ordinato e continuo. Vi è una strutturazione continua dei sistemi sociali. La vita sociale è intrinsecamente ricorsiva e deve esserlo, altrimenti non vi sarebbe società. Il ragionamento qui proposto, pur facendo proprie le premesse dell’autore, se
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ne discosta in parte. Vorrei infatti porre l’attenzione su alcune questioni peculiarmente contemporanee, e che in parte si associano alle tesi baumaniane tra breve considerate. La routinization è oggi a mio parere messa in discussione dal processo di
immediatizzazione che, a partire dai rapporti di lavoro, può modificare poi l’intera vita
sociale.
Secondo Giddens, attraverso il “basic security system” nei primi anni di vita iniziamo automaticamente ad organizzare e controllare la tensione e l’ansia che le molteplici possibilità di scelta insite nell’interazione sociale genererebbero. Grazie a tale processo l’interazione può essere non problematica e largamente data per scontata. Questo è il quadro di riferimento della sicurezza ontologica, la fiducia da parte degli attori sociali nelle proprie capacità di interpretare il mondo. Dato che le routine per Giddens sono la base dell’interazione sociale, che cosa accadrebbe se il processo di routinization fosse messo in discussione? Non nei primi anni di vita o durante la socializzazione primaria, ma nella vita sociale adulta, nelle relazioni di lavoro e nelle interazioni sociali? Non tanto la distruzione delle routine - che come Giddens non credo possibile - ma la loro messa in discussione, che conseguenza potrebbe avere sulla società? Se il tempo ciclico viene atomizzato, che accade? Giddens si è occupato anche di disuguaglianze e spazi urbani. Alla luce delle considerazioni fatte in precedenza possiamo senza dubbio affermare che se da un lato l’organizzazione sociale dello spazio urbano riflette le differenze di classe, dall’altro anche la possibilità di libero utilizzo del tempo è fortemente determinata dall’appartenenza di classe e dall’inquadramento nel mondo del lavoro e nel sistema economico. In merito al denaro, nel 1990 Giddens scriveva:
"Oggi la "moneta propriamente detta" è indipendente dal mezzo che la rappresenta e assume la forma di mera informazione numerica stampata da un calcolatore. Vedere nella moneta un mezzo circolante, come fa Parsons, è una metafora sbagliata. La moneta circola come moneta metallica o cartacea, ma in un sistema economico moderno il grosso delle transizioni monetarie non assume questa forma" (Giddens 1990, ed. it. 2014: 35).
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Vediamo qui come la moneta sia intesa esattamente come il capitale per Marx, si pone anche qui l’accento sullo scambio e sulle disuguaglianze. La moneta assume valore nell’istante dello scambio, nel momento stesso in cui viene trasferita da un possessore all’altro. Nel contesto attuale, secondo Giddens, la moneta si configura come uno degli "emblemi simbolici", un mezzo di interscambio che viene trasferito da individui o gruppi ad altri individui o gruppi a prescindere dalle loro caratteristiche specifiche. Gli emblemi simbolici ed i sistemi esperti, sistemi che per competenze tecniche o professionali organizzano l’ambiente fisico e sociale in cui viviamo, "sono due tipi di meccanismi di disaggregazione intrinsecamente coinvolto nello sviluppo delle istituzioni sociali moderne". Per disaggregazione spazio-temporale Giddens intende "l’enuclearsi dei rapporti sociali di interazione e il loro ristrutturarsi attraverso archi di spazio-tempo indefiniti" (Giddens 1990 ed.it. 2014: 32), provocato dalla specializzazione funzionale, dalla differenziazione sempre maggiore, legate alla divisione sociale del lavoro. Secondo l’autore, la nostra è una modernità radicale riflessiva, in cui la tradizione, che determinava un maggiore senso di certezza e sicurezza, di fiducia dell’essere umano nelle proprie capacità e negli altri, lascia spazio ad una sfiducia determinata dalla continua messa in discussione di tutti i saperi, anche scientifici (Giddens 1999). La riflessività propria dell’essere umano è arrivata ad un tale livello per cui, citando l’autore, "non possiamo mai essere sicuri che qualsiasi elemento di questo sapere non verrà rimesso in discussione". Di conseguenza "non vi è nulla di certo nella scienza e niente può essere provato, anche se le più sicure informazioni sul mondo alle quali possiamo aspirare sono frutto dell’impegno scientifico. La modernità fluttua liberamente nel cuore del mondo della libera scienza. Nelle condizioni della modernità nessun sapere è sapere nel "vecchio" senso del termine, per cui il "sapere" doveva essere certo. Questo vale tanto per le scienze naturali quanto per le scienze sociali" (Giddens 1990, ed. it. 2014: 47).
Ci troviamo dunque di fronte ad un “fluttuare” che ricorda la “liquidità” baumaniana, come vedremo più avanti. Già Engels nel 1888 scriveva:
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"La verità risiedeva ormai nel processo della conoscenza stessa, nella lunga evoluzione storica della scienza, che si eleva dai gradi inferiori della conoscenza a gradi sempre più alti, senza tuttavia giungere mai, attraverso la scoperta di una cosiddetta verità assoluta, al punto in cui non può più avanzare e non le rimane da fare altro che starsene con le mani in grembo e contemplare la verità assoluta raggiunta. E ciò non tanto nel campo della conoscenza filosofica come nel campo di ogni altra conoscenza e in quello dell’agire pratico" (Engels 2009: 55-56).
Questo concetto di coscienza razionale e critica della possibilità dell’errore è alla base della riflessività: se da un lato possiede valore positivo, come responsabilità e coscienza del mestiere dello scienziato, sia sociale che fisico e naturale, e nel suo risvolto etico a livello epistemologico (Crespi e Fornari 1998, Bourdieu 2001, Santoro 2007, Crespi 2007), dall’altro ha anche come estrema conseguenza la crisi della fiducia nelle scienze ed una relativizzazione estremizzata di tutti i saperi (Giddens 1999, Popper 1995). Sebbene la critica e la coscienza dell’errore siano una cura della vanità umana che pretenderebbe di fissare la verità e la conoscenza come acquisite per sempre da un dato momento in poi, una estrema relativizzazione può portare alla paralisi della conoscenza stessa. Giddens rifiuta le affermazioni nichiliste e, come si è detto, pone al centro della vita sociale le routine e le abitudini. Egli rileva comunque che ci troviamo oggi in una modernità radicale, caratterizzata da una condizione di disaggregazione spazio-temporale tale per cui le relazioni interpersonali non sono ancorate all’ambiente delimitato, ma vengono ristrutturate ad un livello superiore. L’attività sociale viene a sua volta slegata dal suo contesto temporale e spaziale, ad esempio attraverso la globalizzazione dell’economia.
Il concetto di immediatizzazione proposto in questo scritto può essere facilmente associato a tale analisi: il capitalismo finanziario della società in cui viviamo non è solo determinato dal suo essere globale spazialmente – globalizzazione - ma anche dal suo essere immediato, istantaneo temporalmente – immediatizzazione - e lo stesso fenomeno è rilevabile in qualunque relazione umana. Lo scambio tra gli attori sociali o
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tra gruppi, l’interazione come lo scambio economico, tendono ad avvenire sempre più nell’immediatezza. Non essendo stabilmente ancorati ad una linea temporale di lungo o medio termine provocano quella sensazione di estraniamento, incertezza e insicurezza, descritta da Giddens e Bauman, oltre che da Ulrich Beck (1986).