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La chiave di lettura della povertà proposta da Amartya Sen del “Capability Approach” L’analisi della povertà deve essere ulteriormente ampliata facendo riferimento ad altre

prospettive più recenti, si introduce perciò la figura di Amartya Sen, premio Nobel per l’economia. Egli è il fautore della definizione del paradigma teorico che va sotto il nome di Capability Approach. L’attenzione dell’autore al problema della povertà viene da lontano e ne accompagna il pensiero fin dai suoi lavori giovanili20. Sen inizia a porre le basi per una nuova teoria interpretativa della povertà che, muovendo una serie di critiche alle impostazioni tradizionali, giunge alla costruzione di un approccio originale [Mattutini, 2014]. Cercando di semplificare un ragionamento molto complesso – sia sul piano filosofico sia economico – si può partire osservandoche per Sen la deprivazione e il benessere sono dei concetti articolati e dotati di una intrinseca complessità, per cui il reddito e i risparmi non costituiscono un buon indicatore di benessere in quanto le persone e le società sono profondamente diverse nelle loro capacità di convertire tali risorse in acquisizioni effettiva. L’originalità della prospettiva delle capabilities si trova a partire dai presupposti di ciò che ci si propone di andare a stimare: il benessere. Quest’ultimo, infatti, viene definito rinviando ad una serie di significati di natura intrinsecamente relazionale tra soggetto e oggetto[Morlicchio, 2012:111]. Il benessere di un soggetto viene visto come il frutto del raggiungimento di una pluralità di

funzionamenti strettamente correlati tra di loro che rappresentano, a loro volta, i diversi modi di essere e di fare che una persona riesce a conseguire (states of being and doing). Tale idea trova la sua costruzione formale nell’Assioma debole di equità in base al quale “se a parità di reddito una persona A ottiene meno benefici, perché possiede minori capacità di godimento di questo, rispetto ad un’altra persona B, allora la distribuzione ottimale del reddito deve prevedere che l’individuo A riceva più risorse dell’individuo

20<<Come ricorda lui stesso nella sua autobiografia, l'interesse verso il tema della povertà e le prime intuizioni circa la possibilità

di reinterpretarne i meccanismi alla base della sua formazione nascono dall'osservazione della condizione di miseria dell'India, il suo paese natale, in seguito alle ripetute carestie che attanagliano il paese negli anni della sua infanzia. Più precisamente, lostudioso avvia le sue ricerche sollecitato da una intuizione destinata ad essere oggetto di un graduale sviluppo e ampliamento nel corso degli anni successivi fino ad andare a costituire un vero e proprio paradigma teorico. Sen osservò che una parte rilevante della condizione di miseria e malnutrizione che coinvolgeva la popolazione più povera durante le carestie era determinata non tanto dall'assenza di cibo all'interno del paese, bensì dalla impossibilità, da parte della popolazione, di avere accesso ad esso>>. [Fonte: E. Mattutini “Povertà come scarsezza e come inadeguatezza di risorse” in Capire la crisi. Approcci e metodi per le indagini sulla povertà (a cura di) G. Tomei. Edizioni Pisa University Press, 2011, p. 81].

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B, al fine di eguagliare il benessere”. Questo è vero sia a livello individuale, sia con riferimento ad un sistema sociale preso nel suo complesso: il livello di ricchezza di un paese non può essere stimato in maniera corretta facendo esclusivamente riferimento alla quantità di risorse a disposizione degli individui che lo compongono. Per

comprendere ciò che è rilevante per la definizione del livello di benessere percepito dalla popolazione occorre andare ad osservare come tale ricchezza è distribuita e se tale distribuzione è funzionale al soddisfacimento dei bisogni da parte degli individui[Sen, 1992:241]. Dunque per Sen, né le risorse, né l’utilità che deriva dal loro possesso forniscono all’individuo il benessere nell’accezione in cui dovrebbero essere inteso, e cioè come «stare bene» (Well-being) [Sen, 1984] concetto che trae aspirazione da quello aristotelico di “eudaimonia”: che indica il complesso sviluppo di una vita umana

mediante ogni attività in grado di renderla migliore e pienamente realizzata. Sen invita pertanto a distinguere tra:

Risorse Capacità Funzionamenti Utilità

I «Funzionamenti» (functionings) rappresentano ciò che una persona realmente è in grado di essere, di fare o di perseguire, mentre le «Capacità» (capabilities) sono una serie di risorse utilizzabili.[Sen 1992b; trad.it. 1994, 64 ss.]. Un esempio concreto consentirà di chiarire meglio questo passaggio: si pensi ad una tavola imbandita, la varietà e la quantità di cibo su di essa rappresentano il set di capacità, ovvero (l’insieme di combinazioni possibili di alimenti tra le quali una persona può scegliere per nutrirsi nel modo che ritiene più adeguato). Tale soggetto potrà rifiutarsi di mangiare alcuni cibi in base a esigenze specifiche, ( ad esempio perché affetto da diabete, o allergico ad alcuni alimenti) o ancora perché aderisce a precetti religiosi ( che proibiscono di cibarsi di carne di maiale o di crostacei); ciò riflette la libertà di alimentarsi nel modo che ciascuno ritiene più adeguato. Diverso è il caso di chi è costretto a soffrire la fame in conseguenza della mancanza o scarsa varietà di cibo o perché non gli è consentito di avvicinarsi alla tavola imbandita. Dunque mentre la capacità si riferisce alla possibilità di una persona di scegliere tra diverse combinazioni di beni che può acquisire e riflette la possibilità di scelta fra le innumerevoli vite possibili, i funzionamenti sono la

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insieme di capacità. Per cui la semplice disponibilità di risorse, non è un’informazione sufficiente per sapere quali tipi di funzionamento un individuo è in grado di realizzare, ovvero rimanendo all’esempio fatto, se egli soffrirà la fame o meno e sarà in grado di sfuggire alla povertà.

Seguendo questo modello analitico Sen elabora dunque un’originale concezione della povertà che non si limita a prendere in considerazione la quantità di ricchezza posseduta (povertà come reddito basso), ma comprende anche le condizioni concrete del suo utilizzo (sia macro, come la cultura, le istituzioni locali, la posizione geografica e altre caratteristiche del contesto , sia micro, come l’età del soggetto, il suo stato di salute, il genere ecc..). La povertà va dunque intesa come «reddito inadeguato» a generare possibili vettori di funzionamenti, cioè un reddito che comporta una limitazione della libertà di intraprendere le azioni necessarie a perseguire i traguardi ai quali si attribuisce importanza[Morlicchio, 2014:115]. Da qui nasce il concetto di povertà come

“deprivazione di capacità” ( Capability Deprivation), rientra negli approcci multidimensionali in quanto estende il numero di variabili da prendere in

considerazione nella definizione della povertà includendovi la possibilità di nutrirsi in modo adeguato e corrispondente ai propri valori, la disponibilità di un’abitazione, di un’istruzione di base, così come poter partecipare alla vita della comunità ed essere in grado di apparire in pubblico senza provare vergogna. Questa formulazione della povertà non è da ritenersi tuttavia del tutto in contrasto né con le concezioni monetarie , né con la distinzione tra approccio assoluto e relativo[Mattutini, 2013].