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1 – Premessa storico istituzionale: la C.M di Reggio come una delle tante “Calabrie”

IL CASO PECULIARE DELLA CITTÀ METROPOLITANA DI REGGIO CALABRIA

IV. 1 – Premessa storico istituzionale: la C.M di Reggio come una delle tante “Calabrie”

Lo stemma della Regione Calabria385 rappresenta plasticamente ciò che proba- bilmente appareincomprensibile se non si cerca di conoscere la plurimillenaria sto- ria di questa terra, ricchissima di differenze non solo geologiche e naturalistiche, ma soprattutto culturali.

La croce bizantina nel quarto di sinistra vale a descrivere l’influenza che l’impero d’Oriente ha esercitato su parte del suo territorio, mentre la croce potenziata nel quarto di destra era presente sia nello stemma della Calabria citra (detta anche Cala- bria Citeriore o Calabria latina) che della Calabria ultra flumen Nhetum (detta anche Calabria Ulteriore o Calabria greca), articolazioni amministrative del territorio deli- neatesi nel XVI secolo, separate, per l’appunto, dal fiume Neto, in epoca successiva a quella normanno-sveva386, in cui si distinguevano tre “Calabrie”: la Valle di Crati,

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Cfr. art. 1 l. regionale 15 giugno 1992, n. 6, - Adozione dello stemma e gonfalone della Regione Calabria ai sensi dell’art. 2, ultimo comma dello Statuto. (PubbL in Boll. Uff. 19 giugno 1992, n. 77) su www.consiglioregionale.calabria.it : «Lo stemma della Regione Calabria, [...] che forma parte integrante della presente legge, racchiuso in una cornice ovale, è inquadrato in croce di Sant’Andrea, con le seguenti figure disposte con riferimento a chi le guarda: nel quarto in alto il pino laricio, poggiante su una linea dritta; nel quarto in basso una colonna con capitello dorico, poggiante su una linea ondulata; nel quarto di sinistra la croce bizantina; nel quarto di destra una croce potenziata»

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Cfr. M.CAMERA, Annali delle Due Sicilie: dall'origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell'augusto sovrano Carlo III Borbone, Vol. 2, Napoli, 1860, p. 200.

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la Terra Giordana e la Calabria propriamente detta, ripartite amministrativamente, nondimeno, in un Giustizierato settentrionale ed uno meridionale387.

A differenza della croce bizantina, indice del passato greco-orientale della Re- gione, la croce potenziata, com’è noto, è il simbolo della cristianità latina e dunque dell’Occidente, utilizzato, tra l’altro, dai Crociati come effige del regno di Gerusa- lemme, costituito per qualche tempo dopo la liberazione della Città santa dai mu- sulmani.

A sua volta, il pino laricio nel quarto in alto rappresenta il patrimonio boschivo, soprattutto della Sila, che costituisce da prima dell’epoca romana un peculiare ele- mento del paesaggio calabrese, di una bellezza suggestiva e selvaggia.

La colonna con capitello dorico è, infine, simbolo della Magna Grecia, ossia dell’età aurea di questa Regione, e della sua vocazione marittima, descritta dal fatto che essa poggia su una linea ondulata, che rappresenta il mare, Jonio, ma anche Tir- reno, dal quale la Calabria è bagnata.

Come si vede, lo stemma regionale cerca di cogliere le principali differenze che pure continuano a coesistere sul territorio: oriente e occidente, mare e montagna. In- somma, lo stemma rispecchia le complesse vicende politico-istituzionali che hanno caratterizzato la Calabria, valorizzando la plurisecolare storia delle diverse “Cala- brie”: marittima e montana, greca e romana, orientale ed occidentale, tirrenica e io- nica, citra e ultra, ecc.

Probabilmente, le diversità superano gli elementi di somiglianza che caratterizza- no questa Regione, il cui territorio, di 15.221,9 km2, prevalentemente montuoso e collinare – ma che nella sua eterogeneità contempla anche le floride pianure di Siba- ri, di Locri, di Sant’Eufemia e soprattutto di Gioia Tauro, la più grande, nonché il marchesato di Crotone – registra la presenza di più di 400 Comuni, 5 Province e, da qualche anno… la Città metropolitana di Reggio Calabria.

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Secondo P.GIANNONE, Istoria Civile del Regno di Napoli, Tomo Secondo, L'Aia, 1753, p. 466, il Giustizierato di Calabria comprendeva tutti i territori a Sud di Catanzaro e della pianura di Decollatura ed aveva come capoluogo Reggio, mentre il Giustizierato di Valle di Crati comprendeva Cosenza, che ne era il capoluogo, ed il territorio Nord-occidentale della Calabria nonché la Terra Giordana (che abbracciava la parte orientale della regione spingendosi a Sud sino ad includere Catanzaro).

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La popolazione calabrese al 30 settembre 2017 è pari ad 1.958.296 abitanti388, distribuiti prevalentemente in 404 piccoli, spesso piccolissimi, Comuni, nonché, so- prattutto, nei capoluoghi di Provincia, che non superano i 100.000 abitanti389, ad ec- cezione di Reggio Calabria, che alla medesima data registra quasi 190.000 abitanti. E ciò che accomuna quasi la totalità dei Comuni calabresi è l’arretratezza econo- mica e sociale, caratterizzante anche Reggio, che, com’è stato rilevato da un recente studio commissionato dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri, tra le 14 istituite dalla l. Delrio, «è l’unica me- tropoli ad avere un reddito pro capite inferiore alla media nazionale; il suo sistema d’impresa è estremamente labile e concentrato su specializzazioni produttive dal ri- dotto potere espansivo»390.

In un simile contesto – così complicato, multiforme e apparentemente ingoverna- bile, nonché, non si dimentichi, caratterizzato da forti campanilismi391 – l’insegnamento della Storia conduce ad affermare pacificamente che il territorio ca- tanzarese e, soprattutto, consentino è orientato – per ragioni per l’appunto storiche, culturali, linguistiche ed economiche – più verso il nord della Regione, sull’area lu- cano-campana nella parte tirrenica e sull’area pugliese in quella ionica, mentre il ter- ritorio reggino è invece orientato verso la Sicilia, in particolare sull’area dello Stretto di Messina, una porzione di mare di circa tre km, che costituisce la soluzione di con- tinuità degli insediamenti posti a cavallo tra le due sponde calabresi e siciliane. Se non si tiene conto di queste (e di tante altre diversità) difficilmente si possono comprendere alcune delle ragioni profonde che hanno portato alla costituzione della

388 Secondo ultime rilevazioni Istat, su www.demo.istat.it 389

Il capoluogo di Regione, Catanzaro è la seconda città per popolazione, non raggiungendo i 90.000 abitanti, mentre Cosenza, che non raggiunge i 70.000 abitanti, è stata scalzata al quinto posto dal Comune di Corigliano-Rossano, istituito il 31 marzo 2018, a seguito della fusione tra i due Comuni, con una popolazione di oltre 77.000 abitanti e dal Comune di Lamezia Terme, che raggruppa Sambiase, S. Eufemia e Nicastro (poco più di 70.000 abitanti). Crotone ha poco più di 60.000 abitanti, mentre Vibo Valentia quasi 34.000 abitanti. Si noti che – nonostante la densità demografica – né Corigliano-Rossano, né Lamezia terme sono capoluoghi di provincia.

390 Cfr. A

A.VV., a cura di G.VETRITTO e C.GUGLIELMI, I dossier delle Città Metropolitane Città metropolitana di Reggio Calabria, reperibile sul sito web http://www.affariregionali.it, p. 12.

391 È appena il caso di ricordare la “rivolta popolare di Reggio” nel 1970, contro l’assegnazione

del Capoluogo regionale a Catanzaro, durissimamente repressa dal Governo nazionale. L’esito finale (statutariamente fissato) di quella controversia, è stata la salomonica scelta (analoga a quella abruzzese) di stabilire la sede del Consiglio regionale a Reggio Calabria, lasciando a Catanzaro, ufficialmente capoluogo, solo la Giunta.

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città metropolitana di Reggio Calabria e, soprattutto, non se ne coglierebbero gli a- spetti pregevoli insieme, purtroppo, a quelli – si vedrà – deteriori e discutibili. Lo Statuto della Città metropolitana di Reggio Calabria esordisce nell’art. 1, comma 1, facendo cenno alla consapevolezza della comunità locale della sua «più che bimillenaria storia».

Una brevissima digressione storica pare opportuna, dunque, per cogliere il senso della identità di quest’area, che accomuna le Città metropolitane di Reggio e di Mes- sina: nel 494 a. C., terzo anno della Settantesima Olimpiade secondo il sistema di computo cronologico utilizzato dagli Elleni, la colonia greca di Reghion stava attra- versando uno dei momenti più critici della sua storia.

I tentativi di espansione commerciale in Magna Grecia avevano trascinato la città in una guerra contro la dirimpettaia colonia di Zancle, conclusasi con una rovinosa sconfitta militare. La stessa Zancle era stata, a sua volta, conquistata da Ippocrate di Gela, insieme ai Calcidesi di Sicilia (Katane, Naxos, Leontini e Kallipolis), abituali interlocutori economici dei Reggini.

In questa situazione di drammatica emergenza si impose alla guida di Rhegion, divenendone tyrannos392, Anassila, figlio di Cretine, membro dell’Assemblea dei Mille e discendente di una prestigiosa stirpe originaria della Messenia del Pelopon- neso.

L’aspetto forse più impressionante della vicenda storica di Anassila è costituito dalla sua disarmante razionalità: il tiranno reggino fu capace di comprendere, con millenni di anticipo, le effettive potenzialità offerte dall’Area metropolitana dello

392 Com’è noto, tale termine, che nel mondo greco designava un potere personale assoluto e

illegale, in quanto non previsto dalla costituzione cittadina, oggi ha finito per descrivere forme di governo personali caratterizzate dall’esercizio di violenza ed intimidazione ai danni dei governati. In realtà, in Grecia il tyrannos era un autocrate certo, ma non necessariamente dissoluto e cruento. Anassila, in particolare, viene descritto nelle fonti letterarie come uomo munifico, rispettoso del popolo, delle sue leggi e tradizioni, che dovette certamente godere di grande consenso nelle città site sulle due sponde dello Stretto. Cfr. sulla figura di Anassila, v. tra gli altri, N.ZAPPALÀ, La Reggio di Anassila. Storia, economia e società, Reggio Calabria, 2010. Da ultimo, si v. ID., Reggio Calabria e dintorni. Viaggio nella memoria storica dell’Area dello Stretto, Reggio Calabria, 2011, p. 54-55. Sulla storia della Reggio Calabria Magno-greca, tra gli altri, v. AA.VV., a cura di S.SETTIS, Storia della Calabria Antica, Roma-Reggio Calabria, 1987; AA.VV.,a cura di M. GRAS,E.GRECO,P.G. GUZZO, Nel cuore del Mediterraneo antico. Reggio, Messina e le colonie calcidesi dello Stretto, Corigliano Calabro (CS), 2000; D. CASTRIZIO, Una città cerniera del Mediterraneo greco, in Historica LVI, n. 4, 2003, pp. 230-258; AA.VV., a cura di F.GHEDINI,J.BONETTO,A.R.GHIOTTO,F. RINALDI, Lo stretto di Messina nell’antichità, Roma, 2005; D. CASTRIZIO, M. R. FASCÌ, R. G. LAGANÀ, Reggio Città d’Arte, Reggio Calabria, 2005.

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Stretto ed il ruolo di crocevia obbligato nel sistema dei transiti navali diretti ad Oc- cidente dei porti di Reggio e di Messina. Pragmatismo e lungimiranza che anime- ranno complessivamente le iniziative promosse da Anassila, volte alla razionalizza- zione ed al controllo dei principali luoghi di approdo e dei punti nevralgici del si- stema viario terrestre nel territorio circostante.

Fu il tiranno reggino a realizzare delle stazioni navali fortificate a Taisia (proba- bilmente l’odierna Taureana di Palmi), Scilla, Caenys (Santa Trada), Leucopedra (Capo D’Armi), Dodecastadion (Melito Porto Salvo) e, soprattutto, sulla litoranea a ridosso del Promontorio eracleo (Capo Spartivento), al fine di controllare il traffico navale sullo stretto di Messina.

L’obiettivo che ispirò la vicenda storica di Anassila fu essenzialmente quello di tutelare e potenziare il ruolo strategico nel Mediterraneo della città di Rhegion ed in tale prospettiva vanno inquadrate anche le conquiste delle piazzeforti di Mylai (Mi- lazzo), Matauros (Gioia Tauro), Kaikinos (probabilmente identificabile in Brancale- one, oltre il Promontorio eracleo) e, infine, Zancle (Messina).

Anassila dispose che dopo la distruzione di Zancle e l’annientamento della sua popolazione, la stessa città dovesse essere ripopolata con mercenari peloponnesiaci, nonché rifondata con il nome di Messene, in ricordo delle antiche origini familiari di Anassila (la Messenia del Peloponneso, patria del saggio eroe omerico Nestore). Il toponimo odierno della città siciliana e dello stretto su cui si affaccia serba la memoria imperitura del tiranno reggino, che governò Rhegion e Messene, battendo persino moneta comune.

L’area dello Stretto ha, dunque, un antecedente storico lontanissimo ma ben pre- ciso e ben noto alle popolazioni locali, con significative ricadute anche sul piano linguistico: è molto più facile confondere un reggino con un messinese, sentendoli parlare tra di loro, che con un catanzarese o con un cosentino. Proprio per tale ragio- ne gli studiosi di glottologia e linguistica hanno indirizzato i loro interessi sullo stu- dio dei dialetti calabresi – probabilmente i più interessanti tra i dialetti italiani, per le proprie peculiarità e le radici in tempi antichi – ed hanno riscontrato l'evidente di- versità linguistica nell'ambito della stessa Regione, nonché il rapporto tra impronta greca antica (grecanica) e la storia della Calabria, la più o meno precoce latinizza-

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zione ed i "relitti" lessicali di altre lingue393. Nel Nord della Calabria ci sono mino- ranze linguistiche albanesi e francofone, nel Sud (ossia nel reggino) invece grecani- che.

La suggestione dell’istituzione di un’area metropolitana unitaria dello Stretto tro- va giustificazione non solo nella storia richiamata dallo Statuto della CM reggina, ma anche in una serie di elementi che depongono in tale prospettiva: si è accennato al continuum insediativo, interrotto solo dal mare, tra le due città di Reggio Calabria e Messina, quest’ultima, per motivi orografici, priva di un aeroporto, di cui, invece, è dotata Reggio, la quale dispone di un porto come Messina, nonché, ovviamente, di collegamento autostradale, stradale e ferroviario.

Nel territorio metropolitano di Reggio Calabria ha sede, come ricordato, il Con- siglio regionale, nonché uno dei più importanti porti d’Italia, il porto di Gioia Tauro, strettamente connesso, anche dal punto amministrativo, con il porto di Messina ed il porto di Reggio, ove ha sede la Direzione marittima delle capitanerie di porto. Reg- gio e Messina sono sedi di due importantissimi Musei nazionali, i cui patrimoni si integrano specularmente: l’uno – uno dei più importanti d’Italia – custodisce i Bron- zi di Riace e numerosissimi reperti dell’Età greco-romana, mentre l’altro conserva straordinarie opere medioevali e rinascimentali, nonché intarsi ed arredi sacri. Lo Stretto di Messina nel corso della sua storia millenaria ha vissuto in modo compatto come se fosse un’unica realtà commerciale, politica, economica e sociale. Reggio e Messina hanno sempre condiviso gli stessi momenti di tragedia o di ric- chezza, hanno collaborato insieme soprattutto per quanto riguarda la gestione dei flussi commerciali nelle acque dello Stretto, vero punto di forza nella storia di questa terra.

Reggio e Messina sono inoltre due Città molto simili, che hanno nel rapporto con il mare la chiave della vita sociale, economica, degli usi, delle tradizioni e dei co- stumi.

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Uno dei più importanti filologi e linguisti che si è occupato dei dialetti calabresi è GERHARD ROHLFS, che ha tra i primi evidenziato elementi di consonanza tra il dialetto reggino e quello messinese. Cfr. G. ROHLFS, Grammatica storica dei dialetti italogreci, München, 1977, ma soprattutto, si v. ID., Dizionario dialettale delle tre Calabrie. Milano-Halle, 1932-1939, e, sempre ID., Vocabolario supplementare dei dialetti delle Tre Calabrie (che comprende il dialetto greco-calabro di Bova) con repertorio toponomastico., München, 2 volumi, 1966-1967.

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Sono, anche, due Città che non conoscono la “pianura” e che hanno a ridosso col- line che diventano subito montagne: i Peloritani e l’Aspromonte che, qualche milio- ne di anni fa, costituivano un’unica catena montuosa e solo successivamente si sono separati, ma oggi condividono la stessa struttura, tanto che le coltivazioni agricole sono pressoché identiche da un lato all’altro dello Stretto.

Un altro fattore che unisce le due sponde dello Stretto è rappresentato da un clima unico al mondo, a causa della conformazione orografica dell’area che è mitigata, sia in inverno che in estate, dalle brezze di mare e dai venti che si incanalano tra i Pelo- ritani e l’Aspromonte. Lo Stretto di Messina è probabilmente l’area più ventosa d’Italia, ma è anche un’area caratterizzata da un indice di piovosità molto basso (quasi 300 giorni all’anno di sole)394.

Uno dei punti di forza più importanti per lo sviluppo turistico, oggi molto discus- so, dell’area dello Stretto, è quello naturalistico, paesaggistico, e quindi panoramico. La veduta dell’Etna dalla Città di Reggio Calabria è la più bella vista che ci possa essere del vulcano più alto d’Europa, proprio perché con il mare in primo piano, il “Mongibello” riesce ancor di più a trasmettere la propria imponenza e maestosità. Messina e Reggio sono sedi di due importanti Università (più antica e grande quella della prima, con alcuni Dipartimenti d’eccellenza riconosciuti la seconda) e di due sistemi urbani di significativo interesse, delineati dopo il terremoto del 1908, che distrusse quasi completamente entrambe le città sorelle, insieme ai Comuni limi- trofi.

La suggestione dell’Area metropolitana dello Stretto, inoltre, potrebbe trovare ancoraggio anche, com’è stato rilevato, su «alcune potenziali sinergie tra i sistemi di impresa delle due parti del territorio delle due Regioni confermate dai dati empirici: è il caso della chimica, unica attività manifatturiera ad alto contenuto di conoscenza e di interessante prospettiva per il reggino, che beneficerebbe di più forti sinergie con gli analoghi settori industriali del messinese e del catanese»395.

È il caso del trasporto marittimo che potrebbe fare del porto di Gioia Tauro la por- ta di accesso all’Europa dei carichi provenienti dal canale di Suez, concorrendo allo

394 Cfr. A

A. VV. Archivio climatico DBT, sul sito dell’ENEA: www.enea.it

395

AA. Vv., a cura di G.VETRITTO E C.GUGLIELMI, I dossier delle Città Metropolitane Città metropolitana di Reggio Calabria, cit.

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sviluppo economico del nostro Paese, come si è accennato nell’ultimo paragrafo del Cap. III. Ma, incomprensibilmente, il Governo sembra aver scelto di privilegiare i porti di Trieste e Genova.

Ma soprattutto, il vero motore, il vero volano di sviluppo e benessere del territo- rio metropolitano di Messina e di Reggio, potrebbe essere la gestione integrata delle straordinarie risorse turistiche, culturali, ambientali e naturalistiche dell’area che ri- comprende (tra importanti resti greci, romani e medievali e una ricca rete museale, al di là dei due nazionali ricordati) tra l’altro, le Isole Eolie, Tindari, Ganzirri, le Gole dell’Alcantara, Taormina, Giardini Naxòs, Tindari, Ganzirri dal lato siciliano dello stretto, e Scilla, Bagnara, Palmi, Roccella Jonica, l’Aspromonte, Palizzi, Bova, Capo Spartivento da quello calabrese.

Una gestione davvero strategica di tale area – della cui peculiarità è stato richie- sto il riconoscimento all’Unesco – apre prospettive uniche e inimmaginabili, ad og- gi, per queste zone ancora poco sviluppate a causa di uno sfruttamento delle risorse naturali e ambientali ancora solamente parziale e arretrato.

L’utilizzo dei cospicui fondi comunitari per il periodo 2014-2020 destinati alla Città metropolitana di Reggio Calabria [sulla carta destinati quindi “solo” alla parte calabrese dell’area interregionale ricordata] potrebbe essere un’ottima chance per fornire all’area metropolitana calabro-siciliana una serie di beni, strutture e servizi durevoli nel tempo per promuoverne la crescita, anche attraverso l’adozione di mo- delli di cooperazione interistituzionale che ne favoriscano lo sviluppo, cosa che il le- gislatore nazionale non ha inteso prendere in considerazione quando ha deciso di in- dividuare le Città metropolitane italiane, perimetrando piattamente il loro territorio su quello delle omonime Province.

Come più volte ricordato in questa tesi di dottorato, proprio l’adozione di un mo- dello istituzionale funzionale – piuttosto che strutturale, quale quello prescelto dalla riforma del 2014 – si sarebbe reso necessario per l’area dello Stretto di Messina, perché ragioni storiche, economiche e sociali depongono nella prospettiva di ritenere che tale ente dovrebbe andare oltre i limiti del territorio provinciale reggino, e guar- dare all’area dello Stretto che separa Reggio Calabria dalla città (anch’essa metropo- litana) di Messina.

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Se ad oggi, la creazione dell’unica Città metropolitana dello Stretto di Messina sembra un’utopia, nondimeno, l’istituzione della CM reggina e l’adozione del suo Statuto nel dicembre 2016 costituisce forse uno dei primi “passi” verso la sua realiz- zazione.

Tale area integrata esiste di fatto, e ci vorrà tempo per dargli un’adeguata disci- plina giuridica. Sarà, come si avrà modo di analizzare, giuridicamente molto difficile realizzare questo obiettivo strategico, ma si reputa che non sia del tutto impossibile, come non è stato impossibile, guardando a modelli istituzionali nord-europei, istitui- re una Città metropolitana dello stretto che collega due aree appartenenti a Stati di- versi, Svezia e Danimarca: la Città metropolitana dello Stretto di Øresund.

IV.2 – La legge sul federalismo fiscale e la previsione anomala della Città me-