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I prestiti sono diventati una parte integrante del linguaggio corrente anche perché facilitano la comunicazione quotidiana e rispecchiano la natura degli interesse di chi li usa. Per la loro natura globalizzata che attraversa i confini geografici e che non si ferma davanti agli ostacoli linguistici, essi non richiedono molti sforzi da parte di chi li usa, offrono flessibilità sintattica e riempiono i vuoti espressivi all’interno della sua lingua madre.

La Nuova Tecnologia, come i mezzi di comunicazione e persino i giochi elettronici, è a sua volta diventata una fonte importante per arricchire di prestiti il lessico dei giovani arabi.

Fra i primi ad essere stati usati ci sono quelli legati alla telefonia mobile; è infatti questa la prima tra le nuove tecnologie comunicative ad arrivare tra le mani dell’utente arabo in particolare giovane.

- È stato inserito dall’inglese nel linguaggio giovanile di uso quotidiano per fare uno squillo e farsi chiamare, il prestito composto missed call لوك دسيملا al-mīsd

kūl ovvero “chiamata senza risposta”. Questo prestito è stato usato nella sua

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articolo sul giornale al-Liwā’; per etimologia si è poi arrivati ad estrarne anche la forma verbale َكَتسَم mastaka. Con la coniugazione alla seconda persona, aggiungendo il pronome personale ي, si forma la frase: يلكِتسَم mastik-lī, ovvero “chiamami, fammi una chiamata, uno squillo”, in modo che io trovo la tua mīsd kūl, la “chiamata persa”, e ti richiamo...

- Ancora dall’inglese arriva il prestito roaming,172 che in arabo viene scritto con

la lettera finale غ ġayn e diventa غنيمور rūminġ; esso viene introdotto nella linguaggio quotidiano che i giovani usano tra di loro e compare persino in un cartello pubblicitario, “parla in libanese e risparmia il rūminġ”. Recentemente è diventato di largo uso nelle pubblicità riferita alla telefonia in pressoché tutti i paesi arabi.

- Ha avuto una diffusione molto ampia nel lessico arabo un derivato dall’inglese

message, che diventa جِسَم masiǧ, con un plurale regolare تاجاسَم masāǧāt e

una forma verbale trilittera َجَسَم masaǧa. L’imperativo è جِ سَم massiǧ, di uso comune nella frase يلجِ سَم massiǧ-lī ovvero “mandami un messaggio”, comparso per la prima volta in un annuncio pubblicitario sul giornale libanese

al-Safīr nel 2008. Da esso viene formato anche il participio passivo جِ سَم م mumassiǧ, “colui che manda messaggi”, con il suo plurale regolare maschile

نوجِ سَم م mumassiǧūn e femminile regolare mumassiǧāt, colui/lei che manda/no messaggi. Queste forme del prestito sono state usate per la prima volta nel 2004 in un articolo pubblicato su dalīl al-Nahār.

- Nel campo dell’informatica, uno fra i primi prestiti a entrare a far parte del vocabolario dei giovani è l’inglese to save, che in arabo si usa nella forma verbale َف يَس saiyyafa, costruito sullo schema morfologico della seconda forma

172 Il Roaming viene utilizzato in particolare dagli operatori telefonici di telefonia cellulare per permettere agli utenti

mobili di collegarsi tra loro, eventualmente utilizzando anche una rete non di loro proprietà dietro una quota di pagamento all'altro operatore.

َل عَف e l’imperativo فِ يَس saiyyif formato sul paradigma لِ عَف fa‘‘il. Si usa quando tra i giovani egiziani si vuole intendere con riservatezza عوضوملا فيس sayyif

al-mawḍū‘, ovvero “conserva questo argomento per te e non rivelarlo a

nessuno”; come evidenzia un reportage sul linguaggio moderno usato tra i giovani egiziani pubblicato dal giornale saudita al-Šarq al-Aūṣat nel 2003.

- Emerge anche نَدوَش šawdan, anch’esso derivato dall’inglese e precisamente da shut down, molto usato nella terminologia informatica; lo stesso dicasi per

to hang, che in arabo diventa غ نَه hannaġ, a indicare che il computer è in stato

di blocco ma anche riferito a uno stato emozionale, nell’accezione di “costui è غ نَه bloccato”. Il prestito è stato scritto per la prima volta in un articolo pubblicato dal giornale libanese al-Bayraq nel 2005.

Sempre dal mondo dei computer arriva وتمِرَف farimtū “formattare”, dall’inglese to

format; oltre al classico “formattare un disco”, si usa anche in riferimento a una

situazione scomoda, tale da dover essere cancellata, o, appunto, “formattata”. È apparso nel 2009 in un articolo sulla rivista al-Dabbūr.

- La forma verbale aumentata ت لَد dallat, usata nel suo significato originale di “cancellare”, è prestata dall’inglese to delete. Nel linguaggio giovanile non si usa solo nel senso di “cancellare i dati” a un supporto informatico, ma anche per intendere la cancellazione metaforica di una persona o una circostanza, come ad esempio in تيليد سان nās dīlīt, ovvero “gente da cancellare”.

- Nell’ambito del Social Network si usa molto tra i giovani تاشت tšāt, dall’inglese chatting. Pur esistendo in arabo il correspettivo ةشَدرَد, ovvero “chiacchierare”, si preferisce il prestito per facilità espressiva. Da esso deriva anche la forma verbale trilittera َتاَش šāta “chatta”, e anche يتاشأ ašātī “io

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chatto, chiacchero”; spesso tra amici si scrive يتاشن nšātī, “noi chattiamo, chiacchieriamo”.

I prestiti e le parole arabizzate inventate dai giovani secondo forme fonetiche trasmesse oralmente, integrano il modello straniero nelle regole fono-morfologiche dell’arabo, per poi passare alla forma scritta usata nel Social Network analogamente ad altre centinaia di neologismi.

I giovani che utilizzano questo linguaggio sono chiamati dalla stampa araba ييكوبسيافلا

و

ن al-faysbūkiyūn, “i Facebookini”, per il rapporto che li unisce attraverso i Social.

- Fra i termini di uso frequente ne troviamo uno che arriva dal mondo della stampa, che definisce i giovani come يتينرتنإ internītī, “Internetiano o internauta”. Un giornalista scrive in un articolo pubblicato dal giornale libanese al-Ḥayāt nel 2005: يتينرتنإ دِعوَم maw‘id internītī allegoricamente intendendo “un appuntamento da Internet, internītī”, mentre in un’intervista a una diciottenne, pubblicata dal giornale al-Balad nel 2005, la ragazza dichiara di essere يتينرتنلأا بحلا دض انأ ana ḍid al-ḥubb al-internītī ovvero “io sono contro l’amore internītī”.

In una sorta di divertente gioco fonetico, anche i detti e proverbi popolari più radicati e antichi sono stati reinventati attraverso l’immissione di neologismi derivati dal multimediale.

- Il proverbio egiziano فلأب رطاشلا( ةطلغ ġalṭat al-Šāṭir bi-‘alf, cioè “l’errore o lo sbaglio fatto da una persona scaltra conta per mille”, è stato trasformato in: فلأب لغوغ( ةطلغ ġalṭat Ġūġil bi-‘alf, che cambia completamente significato e diventa “l’errore o lo sbaglio di Google conta per mille”. Il detto è apparso sul giornale egiziano al-Aḫbār nel 2009. La parola Google qui ha sostituito il vocabolo originale, esattamente come proprio lo stesso popolare motore di ricerca fa quando travisa la parola digitata.

- Negli anni settanta andava di moda fare delle scritte in arabo, con una grafica detta appunto arabesca, che circondano e incorniciano il disegno stilizzato di un occhio, che veniva messo a scopo protettivo e scaramantico sul paraurti posteriore di camion e pullman assieme alla frase ِكاعرت الله نيَعَف يريس sīrī

fa‘aynu l-Lāhi tar‘āki “vai che l’occhio di Dio ti protegga!”. Oggi, i giovani

arabi internauti lo hanno trasformato in ِكاعرت لجوج نيَعَف يريس sīrī fa‘aynu Ġūġil

tar‘āki ovvero “vai che l’occhio di Google ti protegga!”. La sua prima

comparsa risale al 2009, nel commento a una caricatura pubblicata sul giornale libanese al-Safīr.

Ancora dalla Nuova Tecnologia emergono vocaboli che i giovani arabi hanno adottato con significato diverso e non in riferimento a quello originale.

- ةَلَسنَك kansalah, ad esempio, derivato dall’inglese to cancel, in italiano cancellare, nei paesi arabi del Golfo si usa invece per indicare la fine di un impiego, un licenziamento, mentre tra i giovani “cancellare” indica terminare, distruggere, come ad esempio nella frase “l’autista ha cancellato la sua auto nuova”, ovvero l’ha distrutta. In quest’accezione è apparso in un articolo sul giornale al-Balad nel 2008, come: ةديدجلا هترايس لَسنَك قئاسلا al-sā’iq kansala

saiyyāratahu al-ǧadīda.

- Dall’inglese to finish arriva ش نَف fannaš, costruito sulla seconda forma verbale ل عَف, mentre il nome verbale maṣdar diventa شينفَت tafnīš sulllo schema morfologico del paradigma ليعفَت, il participio passivo è invece ش نَف م mufanniš. Si usa per indicare la fine di un rapporto di lavoro, il dimettersi e anche l’essere licenziato: لجرلا ش نَف fannaša al-raǧul ovvero l’uomo si è dimesso dal lavoro.

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