Le forme verbali dei prestiti e delle parole composte che i giovani usano, si basano su classici sistemi di قاقتشا ištiqāq “derivazione”, già esistenti nella lingua araba.
Certi verbi prestati, arabizzati e costruiti sul paradigma della seconda forma verbale َل عف fa‘‘ala, sono stati ad esempio formati a partire da radici estratte da una lingua straniera e poi modificati, anche come fonema, secondo gli نازوا awzān “paradigmi morfologici” che regolano la lingua araba.
Per avere una idea delle tecniche usate dall’utente arabo, e nello specifico soprattutto dai giovani utenti di Internet, è necessario citare alcuni esempi di prestiti nati attraverso un’elaborazione:
1- Sullo schema morfologico del paradigma َل عف fa‘‘ala, della seconda forma verbale che raddoppia la seconda lettera della radice َلَعَف fa‘ala, si trova la forma prestata dal francese ficher, che vuol dire “registrare, annotare informazioni in un file”. Questo, elaborato secondo i fonemi della lingua araba, diventa ش fayyaš e يَف acquisisce il significato di “essere schedato”, cioè “avere un dossier” sul proprio
conto. I giovani lo usano per dire che “un tale è schedato alla centrale della polizia segreta” هنيش يفم نلًف fulān mfayyišīnah. Questo prestito non è nuovo ma esisteva già dal 1957, pubblicato in un libro dal titolo “Le giornate libanesi”177,
ma i giovani di oggi lo usano coniugandolo secondo le loro esigenze del momento.
Il secondo esempio è il verbo س كَف fakkas, che deriva da fax, che a sua volta viene dal latino fac simile; esso ha il corrispettivo in arabo in خوساَن nāsūḫ, ma gli utenti preferiscono usare la prima versione. Il verbo fakkas è stato inserito nei dizionari Larousse al-muḥīṭ178 e nel dizionario al-Mawrid179 con il significato “spedire con
il fax”, per quanto nel linguaggio giovanile assuma un significato improprio: infatti fra i ragazzi هَلِسكَف ي yufaksilahu, significa che una tal persona “non risponde, lo ignora”.
Il terzo esempio sempre nella medesima categoria, è il verbo َج سَم massaǧa, che deriva dall’inglese “massage” e ha il corrispettivo arabo in ةلاس ِر risālah “lettera, messaggio”; i giovani lo usano nel senso di “mandare un messaggio breve”, come nella frase يلج سَم massiğ-lī “mandami un messaggio”. Il prestito si trova nel dizionario Larousse al-muḥīṭ180 utilizzato proprio in questo senso.
Il quarto esempio deriva dall’inglese visa, che in arabo si scrive ازيف fīzā, ma si pronuncia con il fonema v anche se esso non è rappresentato nell’alfabeto arabo; come ortografia si usa la lettera fā’ al posto della v. Il verbo derivato è ز يَف fayyaz he si usa dalla fine degli anni settanta ma viene inserito nel dizionario Larousse al-muḥīṭ181, nella edizione del 2007, con il significato “riuscire ad ottenere un
177 Iskandar al-Raiyyāšī, al-Ayyam al-Lubnaniyya, società di editoria e diffusione libanese, 1957, p. 417. 178 Larousse al-muḥīṭ, accademia, Beirut, 2007, p. 305.
179 Al-Maūrid al-Ṯulaṯī, Raūḥī Ba‘labakī, dār al-Mu‘allimīn li-Lmalāiyyn, Beiru, 2004, p. 340. 180 Larousse al-muḥīṭ, accademia, Beirut, 2007, p. 464.
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visto”. Il neologismo è molto usato dai giovani desiderosi di emigrare e che quindi necessitano di un visto, per i soli Stati Uniti ai tempi in cui il vocabolo nacque, e successivamente anche per i paesi europei.
Il quinto esempio è ك رَب barraka, “dall’inglese to park che significa “parcheggiare l’auto” ovviamente in senso fisico. I giovani lo usano con frequenza: ةرا يسلا تك رَب
barrakt al-sayyārah, ovvero “ho parcheggiato la macchina”. Questo neologismo
è citato nel dizionario al-Mawrid.182
Sempre sullo schema morfologico di َل عَف fa‘‘ala deriva dal vocabolo e-mail il verbo َل يَم mayyala, che vuol dire “egli ha mandato una email”.
Da salvare deriva َف يَس sayyafa, e viene coniugato, secondo le regole della coniugazione del verbo arabo: io تف يَس sayyaftu, tu m. َتف يَس sayyafta,, tu f. ِتف يَس
sayyafti ecc.
2- Sullo schema morfologico del paradigma َل عفَت tafa‘‘ala, della quinta forma verbale che aggiunge una ت tā’ alla seconda forma.
Un esempio basato su questo paradigma è il prestito َش وَدَت tadawwaša ovvero “farsi una doccia”, dal francese douche che viene arabizzato in شود dūš “doccia” oppure ش د dušš,183 molto usato nelle varietà arabe tranne in Egitto, dove si usa il
verbo inglese shower che in arabo diventa رِواش šāwar.
Il prestito oltre alla citazione del dizionario, si trova in un articolo pubblicato dal giornale saudita al-Šarq al-Aūṣaṭ nel 2008, mentre in un altro articolo sul giornale al-Aḫbār del 6 gennaio 2009 fornisce un connotato allegorico per una i manifestanti bagnati dalle forze dell’ordine con gettiti d’acqua nel corso di una manifestazione.
182 Al-Maūrid al-Ṯulaṯī, Raūḥī Ba‘labakī, dār al-Mu‘allimīn li-Lmalāiyyn, Beiru, 2004, p. 659. 183 Al-Manhal, dar al-‘Ilm li-lmalaiyyn, Beirut, 1977, p.348.
3- Sullo schema morfologico del paradigma لَعوَف faw‘al, sono stati costruiti numerosi prestiti.
Il primo è dal francese blocage, da cui deriva لَكوَب bawkal che vuole dire “fermare, bloccare”184 e in alcune varietà arabe viene estratto dall’inglese to block185 con lo stesso significato. Viene usato dai giovani per dire che “il
computer è bloccato” mentre nel campo dell’aviazione si usa per dire che “l’aereo è pieno di passeggeri”.
Viene dal francese savon, anche se il dizionario arabo-italiano la ritiene di origine italiana sapone, e in arabo diventa نوباص ṣābūn, dal quale è estratto il verbo نَبوَص
ṣawban “insapona”. Il vocabolo venne citato, dopo secoli di uso orale, nel 1935
in due dizionari.186
Dal francese eau de cologne deriva نَولَك kalwan, citato in un allegato al dizionario di Barthélemy nella sua forma arabizzata اينول ك kulūnyā.187 Il prestito è molto vecchio e di uso comune nella letteratura popolare e ancora in uso in quasi tutte le varietà locali.
L’inglese coach “allenatore”, in arabo diventa شَتوَك kawtaš, usato dai parlanti comuni e citato in un articolo del giornale al-Ḥayāt nel 2011.
Sempre dall’inglese viene to focus, da cui deriva il prestito سَكوَف, arabizzato con il significato “concentrarsi su cq. o qc.”.188 Esso si trova nella forma
َسَكوَفَت
tafawkasa e ةَسَكوَف fawkasah usati per significare “fissare lo sguardo su qualcuno”.
184 Dizionario al-Kāmil al-Kabīr, Maktabat Lubnān, Beirut, 1994, p. 111. 185 Al-Maūrid, dār al-Mu‘allimīn li-Lmalāiyyn, Beiru, 1994, p. 112.
186 Dictionnaire Arabe – Français, Dialectes de Syrie, p. 44. E Le Petit dictionnaire français – arabe. P. 729.
187 Dictionnaire des parlers arabes de Syrie, Liban et Palestine, Claude Denizeau, Paris, Maisonneuve, 1960, p. 1459. 188 Al-Maūrid, dār al-Mu‘allimīn li-Lmalāiyyn, Beiru, 1994, p. 259.
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Dall’uso quotidiano tra i giovani viene poi citato nel 2001 in un articolo sugli “amori per le strade” pubblicato dal giornale al-Šarq per indicare l’intesa con una ragazza attraverso lo sguardo. La forma verbale سِكوَف ي yufawkis e il participio passivo سِكوَف م mufawkis, si trovano in un reportage pubblicato dal giornale al- Anwār nel 2009, usati a fianco di “fissare lo sguardo” nel significato di “fissarsi, concentrarsi su una cosa”. Tra i giovani assume riferimenti di carattere politico.
4- Sullo schema morfologico del paradigma لَلعَف fa‘lal nasce il verbo dall’inglese to
shut down che diventa نَودَش šadwan, usato molto nel campo dell’elettronica e
soprattutto nei Social, ma che in Iraq acquisisce un significato diverso per indicare il black out della corrente elettrica.
Dal francese freiner “frenare” viene estratto il prestito لَمرَف farmal,189 con il sostantivo ةَلَمرَف farmalah e la forma verbale ل ِمرَف ت tufarmil, che nell’uso politico serve per dire “frenare il golpe”.
Ancora dal francese régler deriva il prestito جَلكَر raklaǧ,190 usato per dire
“regolare una questione”, mentre la forma sostantivata ةَجَلك َر raklaǧah è stata citata per scritto in un articolo sul giornale al-Masīra nel 2010.
Un prestito derivante dal francese doubler in arabo diventa َجلبَد dablaǧa, utilizzato molto sin dalla nascita del doppiaggio cinematografico nel mondo arabo negli anni trenta, ma citato nella sua forma arabizzata nel dizionario al-Manhal,191 solo
nel 2007.
189 Larousse al-muḥīṭ, accademia, Beirut, 2007, p. 327. 190 Larousse al-muḥīṭ, accademia, Beirut, 2007, p. 622. 191 Larousse al-muḥīṭ, accademia, Beirut, 2007, p. 244.
Dal francese maquillage deriva il prestito arabo َجَيكَم makyaǧa “truccare”, usato nella quinta forma verbale َجَيكَمَت tamakyaǧa “truccarsi, farsi il trucco”.192
Dal nome personale Don Juan, Don Giovanni, deriva il prestito نَوجَد daǧwan, diffuso tra i giovani per definire qualcuno che si atteggia da Don Juan: نِوجد ي
yudaǧwin, “il tale si sta comportando da Don Jouan”. La sua testimonianza
scritta si trova in un articolo pubblicato dal giornale al-Liwā’ nel 2000 e uno nella rivista Nadīn nel 2008, nonché in un servizio del giornale saudita al-Šarq al-Awṣaṭ del 2009.
5- Sullo schema morfologico del paradigma لَلعَفَت tafa‘llal, nasce il prestito َسَترَبَت
tabartasa, che significa “diventare protestante”, prestato dal sostantivo inglese Protestant. Si trova in un articolo pubblicato dalla rivista al-Kaškūl nel 2008.
Il prestito derivante dalla parola “marxismo” َسَكرَمَت tamarkasa “diventare marxista” per indicare chi passa facilmente. Il verbo prestato viene usato in un articolo pubblicato dal giornale libanese al-Mustaqbal nel 2009.
6- Sullo schema morfologico del paradigma della decima forma َلَعفَتسا istaf‘ala viene costruito il verbo َسلكَتسا, da “classe”, che significa categoria o classe sociale. Può essere preso sia dal francese che dall’italiano ed è usato molto tra i giovani in senso ironico, ed è stato pubblicato con uso metaforico in un articolo pubblicato sul giornale libanese al-Aḫbār nel 2011.
Il processo per l’arabizzazione dei prestiti, come abbiamo visto inizia con il mutarli e modificarne. Le caratteristiche fonetiche adattandole a quelle dell’arabo. Dagli
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esempi scelti si vede che la modifica non intacca tutte le parti dei vocaboli prestati: ad esempio, da “fantasia” nasce il prestito َزَتنَف fantaza e َزَتنَفَت tafantaza.
Nel 1942 il verbo prestato زَتنَفَت yatafantazu “si comporta da arrogante” َي compare in un verso del poeta dialettale libanese ‘Umar al-Za‘nī.
La nuova forma che il prestito assume, potrebbe essere una parola unica, oppure un composto ridotto, o la forma di un diminutivo, o con suffissi dal turco, ad esempio, come il suffisso ci per riferirsi o al vizio, dall’italiano ino e dal francese
ette.
Spesso viene modificato secondo il meccanismo derivazionale dell’arabo, ad esempio, ةَلَعوَف faw‘alah, come ad esempio: ةَلَبوَن nawbala dal nome Nobel, ةَمَبوأ
awbamah dal nome dell’ex presidente americano Obama, ةَرَفوأ awfarah da
overdose, ةنَكوَك kawkanah da “cocaina” e così via.
I giovani spesso amano estrarre dai prestiti che poi vengono arabizzati, altre forme, come ad esempio, dal maṣdar, che sarebbe il nome verbale ةنَكوَك
kaūkanah e dal quale è stato estratto il participio passivo نَكوَك م mukaūkan
“assunto cocaina” oppure يجنَكوَك kaūkanci “intossicato di cocaina”.
La gente comune, soprattutto nella sua frangia più giovane, con i propri mezzi verbali formula verbi da prestiti che derivano spesso da nomi, aggettivi o infiniti. Quest’operazione linguistica non si lascia ingabbiare dai vincoli delle regole classiche, ma riesce ad adattare le proprie risorse linguistiche, spesso dialettali e tramandate oralmente. I nuovi vocaboli vengono plasmati sulle esigenze d’uso e sottomessi alle abitudini lessicali. Solo alcuni di questi vocaboli arrivano persino ai testi scritti e vengono inseriti negli aggiornamenti dei vocabolari, tuttavia l’assenza dei numerosi altri di uso comune non impedisce ai giovani di continuare a usarli e di farne nascere altri ancora.
L’analisi dell’ingresso e della crescita dei prestiti e degli altri vocaboli da lingue straniere nel linguaggio giovanile arabo di oggi, richiede la presa in considerazione di quattro elementi essenziali:
1- I giovani: come abbiamo visto sono essenzialmente loro che usano il linguaggio e sono soggetti alle sue influenze all’interno dei loro spazi linguistici e sociali. Loro sono la molla del cambiamento e i primi a diffondere i prestiti e i suoi acronimi in un secondo passaggio.
2- Gli enti per l’educazione: s’intendono gli ambienti culturali ed educativi ricchi di varietà linguistiche, quali le scuole, che forniscono l’approccio con le lingue straniere e dove i giovani mettono in comparazione – nonché anche competizione - la loro lingua madre.
3- I mezzi di comunicazione: come in un vero e proprio contenitore a vaso aperto, i prestiti vi vengono adottati per creare un’immagine più moderna e aggiornata. Essi hanno un ruolo essenziale e fondamentale per far arrivare i prestiti alla mente di chi legge, vede o ascolta, collegandoli alle novità che nascono nel campo dell’arte, della cultura, dello sport, della moda e dell’informatica.
4- Le lingue straniere: sono i mezzi per imparare ed evolvere socialmente, le porte di contatto con il mondo esterno. Le lingue sono la chiave per frequentare scuole, università, soprattutto quelle straniere, lavoro, e sono anche l’elemento essenziale per accedere alle scienze moderne.
La domanda che alcuni studiosi si pongono, è se l’innovazione e la modernità passino attraverso i vocaboli prestati da altre lingue, soprattutto quella inglese in primo grado e il francese in secondo. Ci si chiede anche se la lingua araba sia così tanto arretrata e incapace da non riuscire più ad attrarre l’attenzione dei giovani, è se sia così invecchiata da essere considerata “antiquata, di vecchio stampo,” dalla maggioranza dei ragazzi arabi.
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Sono tutte domande che rispecchiano la natura del grande fermento nel quale oggi naviga la lingua araba, ma in particolare quella dei giovani che la usano. Ciò che non si può ignorare è che i giovani arabi, come altri loro coetanei nel resto del mondo, vivono la loro epoca, le tendenze e le mode, crescono, usano i mezzi che sono loro dati dai tempi.
Negli ultimi anni il mondo globale ha cambiato usi e costumi di popoli interi. Sono nati ambienti e luoghi d’incontro e d’attrazione totalmente diversi da quelli caratteristici anche di soli pochi anni prima. Luoghi dove si usano vocaboli inglesi, francesi, italiani e spagnoli. Il tutto accresciuto dalla vicinanza geografica che permettono i mezzi di trasporto, fisici e virtuali, nella quale crescono comuni passioni per una squadra di calcio, un genere di cibo e di moda.
Fra questi luoghi di riunione sociale spiccano gli Internet café, che in lettere arabe si scrive هيفاك تينرتنا intirnīt kāfīh, sono diffusi in tutto il mondo arabo; il termine è adottato dal 2002, comparso in un articolo sul giornale libanese al-Anwār; in Arabia Saudita si usa il nome cafe shop بوش يفوك kūfī šūb, pubblicato in un articolo del giornale al-Ḥayāt nel 2005, ma la pronuncia fonetica è stata trasmessa come nell’originale inglese.
Tra i luoghi preferiti dai giovani c’è Pizza Hut, che in arabo diventa ازتيب توه bīzā hūt sostituendo la p in b e la z in z dolce come fosse s di rosa.
Pubs, altro tipico punto d’incontro, si scrive زبوب būbz sostituendo la p in b. È stato citato persino in un articolo sul giornale libanese al-Mustaqbal nel
2008.
Anche i centri commerciali diventano luoghi di aggregazione dei giovani: essi prendono il nome dall’inglese mall, che in arabo si traduce in لوم mūl e ha persino il plurale arabo al femminile تلاوم mūlāt, come evidenzia un articolo del giornale al-Ḥayāt del 2009. Di solito e al centro della struttura si trova un caffè fornito di connessione Internet e Wi-Fi dove i giovani si radunano. Il prestito è usato dal 2000 ed è bene precisare che neppure i ragazzi sapevano di che cosa si
trattasse prima di quella data, e che da quel momento il centro commerciale diventa per eccellenza luogo di aggregazione in cui fare shopping نيبوش šūbīn, mangiare e bere in locali molti dei quali con famosi nomi stranieri, e per connettersi in rete.
In Marocco, ad esempio, a Casablanca, sulla riva del mare è nato nel 2014 un gigantesco centro commerciale che si chiama لوموكوروم mūrūkkūmūl. Tale nome è composto da altri due, il primo è Marocco وكوروم, e l’altro il nome inglese
mall لوم.
لوموكوروم è diventando un luogo di attrazione turistica ma soprattutto di aggregazione per la popolazione locale, in particolare giovane.