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Quando una lingua entra in contatto con altre si nutre di nuovi vocaboli, di altri modi di dire, e questo la rende viva, attiva e ricca, e da questo non si può prescindere. La mia lingua madre, essendo io nato in Iraq, è fra le più pregne di vocaboli, prestiti e parole composte di vari influssi territoriali, il siriaco, l’assiro, il turco, il persiano, il curdo, l’inglese e il francese.

Mia nonna ad esempio, chiamava l’automobile ليبمورط trūmbīl, un prestito turco passato all’arabo e usato per lungo tempo, fino all’adozione del nome ةرا يس

saiyyārah. Per lei, e la gente della sua generazione, gli stivali erano ةمزَج ǧazma, dal

turco çizme, lo spiedino di pollo šīš ṭāwūq قواط شيش, anch’esso dal turco şiş tavuk, il fagotto per avvolgere i vestiti, lo chiamava, come anche poi mia madre, ةجقب buqǧa dal turco bohça, l’armadio بلاود dūlāb, dal turco dolap, e questi sono solo i primi esempi che mi vengono in mente. Numerosissime sono infatti le parole di uso comune e ancora oggi presenti nella varietà irachena, prestate dall’inglese e usate con estrema diffusione e consuetudine come se fossero di origini araba o facessero parte della lingua dalla sua nascita.

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Dobbiamo chiederci se la presenza di così tanti vocaboli prestati abbia radici nel fatto che cent’anni fa la lingua araba non fosse già più adeguata, ma arretrata e invecchiata, oppure nelle vicende sociali e quotidiane in cui viveva l’Iraq e che quindi imponevano al popolo di adattarsi e aprirsi verso espressioni nuove, usate dalla maggioranza della gente.

Risulta dall’analisi fin ora fatta, che questi prestiti entrano nel corpo della lingua attraverso la traduzione o l’arabizzazione a seguito di contatto o uso diffuso di oggetti e strumenti, che mantengono l’assonanza con il termine straniero originario per la facilità di ricordarli e collegarli. Essi hanno radici già fino dagli inizi dello scorso secolo nel linguaggio corrente dei nostri padri e nonni, che ne hanno tramandato l’uso fino alle attuali nuove generazioni. Alcuni meritano di essere ricordati, come prestiti molto diffusi e senza esclusione in tutte le varietà della lingua araba, come ad esempio:

 televisione télévision نويزفِلِت tilifisyūn,  radio ويدا َر rādyū,  telefono نوفل tilifūn, ِت  tram مارت trām,  benzina نيزنب banzīn,  olio ليوأ ’ūyīl,  batteria ةيراطب baṭṭāriyyah,

 doppiaggio, derivante da doublage جلًبود dūblāǧ,  prova ةفورب brūvā,

 taxi يسكات tāksī,  video ويديف fīdyū,

 passaporto da passeport روبساب basbūr,  spray ياربس sbrāī.

Sentivo dire da mio padre più di sessant’anni fa, il termine prestato dall’inglese “megaphone”, o meglio dall’italiano “megafono” نوفاكيم mīkāfūn, in

quanto a casa nostra ne avevamo uno di marchio italiano; così come ricordo ةكيتنأ

antīca, roba vecchia ايكيبابور rūbābīkyā. Con l’arrivo della Nuova Tecnologia, nei

tempi più recenti la lista si è allargata a dismisura, e da essa citiamo:  server رفرس sirfir,  file لياف fāil,  window ودنيو wīndū,  printer رتنرب brīntar,  bluetooth ثوتولب blūtūṯ,  Internet تينرتنإ intirnīt,  scanner رناكس skānnar,  floppy ي بولف flūbbī,  I.pod دوب يآ aī būd,  key board دروب يك kī būrd,  mouse سوام māūs,  laptop بوتبلا lāb tūb.

L’elenco diventerebbe molto lungo e se aggiungessimo ancora i termini che si riferiscono a tutti i componenti meccanici, commerciali, elettrici degli oggetti di uso comune, quelli legati alla medicina e alla scienza, che sono cresciute e crescono ogni giorno; insomma la nostra vita è il terreno stesso che rende la lingua araba viva e in evoluzione più che mai.

Dall’inizio del diciottesimo secolo, grazie ai rapporti commerciali e culturali tra Italia ed Egitto, la varietà egiziana ha assorbito prestiti dalla lingua italiana che ancora oggi sono in uso anche tra i giovanissimi. Questo è dovuto all’impulso verso una nuova cultura voluto dal riformatore Muhammad Alì193 e dai suoi successori, nel nome del progresso e dello sviluppo:

193 Ufficiale dell’esercito turco di origini albanesi (1769- 1849), si recò in Egitto nel 1799 con una spedizione per

combattere l’invasione napoleonica, e nel 1805 fu nominato governatore del paese. Si dedicò all’opera di rinnovamento dell’Egitto.

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- اتسلأ ه ل ك kulluh alistā dall’italiano “alla lista” composto dall’arabo ه ل ك kulluhu “tutto” e il nome lista, “tutto alla lista”; si usa per dire che tutto è a posto. Nato per usi commerciali è stato recepito anche nel linguaggio quotidiano.

- وللاب لمعن na‘mal bāllū, composto dal verbo لمعن na‘mal “noi facciamo” e l’italiano ballo. Dal significato originario “balliamo”, l’uso quotidiano lo ha reso nel senso di “si sta facendo grande chiasso”.

- ايكيبابور rūbābīkyā, tradotto in lettere arabe, è un composto derivante dall’italiano “roba vecchia”. Non avendo la lettera v in arabo allora è stata sostituita in b in modo che la fonetica della parola “vecchia” è diventata “becchia”.

- ةتوركع تس sit ‘akrūtah, composto derivante dall’italiano “seta cruda”. Si usava per indicare le signore benestanti che portano abiti di seta pura. Gli egiziani lo riferiscono alla donna viziata e superficiale che si atteggia a signora dell’alta e ricca società.

- اربولاا راد dār al-’ūbirā, un composto costruito dall’arabo راد dār, “casa” e dall’italiano “opera” per indicare il teatro la Casa dell’Opera.194

- ادناراف fārāndā, deriva dall’italiano “veranda”, entrato in varietà egiziana con la diffusione del sistema architettonico italiano in Egitto verso i primi del novecento, quando alcuni appartamenti iniziarono ad avere la loro ampia veranda.

- ةلايبمك cambyālah, dall’italiano “cambiale”, che si inserì in tutte le varietà arabe, come anche il prestito sempre italiano e già citato per “fattura”, ةروتاف

fātūrah.

- ةتسوب būsṭah, deriva da “posta”, ma in Egitto si è anche formato il nome del relativo mestiere, يجطسوب būsṭaci, ovvero “il postino”, composto da posta e la postposizione turca ci. يجطسوبلا . È diventato anche il titolo anche di un importante romanzo del celebre scrittore Yahya Haqqi.195

194 Teatro dell’Opera del Cairo, aperto il primo novembre del 1869 con il “Rigoletto” di Giuseppe Verdì.

195 Yahya Mohammad Haqqi (1905-1995), è uno scrittore egiziano. Ha studiato legge ricoprendo incarichi da

avvocato, diplomatico e giornalista. È considerato una pietra miliare nella storia della letteratura e del cinema ed è uno dei più importanti scrittori egiziani. Tra i suoi romanzi più famosi Qandīl Umm Hāšim e al-Būstacī.

- اكيتنأ antīkā, deriva dall’italiano “antica”, e l’ammiamo già ampiamente citato. - ةنون nūnah, dall’italiano “nonna” ma in varietà egiziana, contrariamente al suo

significato d’origine, si usa per indicare il neonato.

- انيباتسإ istābīnā, dall’italiano “sta bene”, in egiziano usato per dire “siamo d’accordo”.

Il Marocco è stato scelto nel presente lavoro per la sua ricchezza di vocaboli arabi antichi, ancora in uso, e quale ampio contenitore di prestiti dal berbero, dal francese, dallo spagnolo e dall’italiano. Per non dilungarmi troppo ho dovuto scegliere solo alcuni esempi di neologismi usati recentemente nella varietà marocchina, passati poi ai media e alla rete:

- ايديم mīdyā, deriva proprio da “Media”, inserito in una frase composta da una parola araba ءاسم masā’ “sera” e un’altra prestata ايديم mīdyā per formare ءاسم ايديم masā’ mīdyā. Il prestito è in uso per scritto in riferimento al gruppo editoriale del giornale marocchino al-Masā’ del 7.08.2017.

- يافمارط trāmvāī, deriva dall’ingl.“tramway” ياو مارت trām wāī, ma in Marocco la ت tā’ si trasforma in ط ṭā’. Il prestito è di vecchio uso in tutte le varietà arabe, ma con l’ingresso del tram nel 2014 a Casablanca sulle insegne dei tabaccai si trova la frase: يافمارطلا ركاذت عيب baī‘ taḍākir al-trāmfāī “vendere i biglietti del tram”.

- ةروتاف fātūrah, deriva da “fattura”, notata su insegne di negozi e tabaccai in data del 5.8.2017 con il plurale femminile تاروتاف fātūrāt “fatture” inserita nella frase تاروتافلا صلًختسا “qui si pagano le fatture, bollette”.

- يفروف fūrfī, dal francese “forfait” con il plurale femminile creato per il prestito تايفروف fūrfiyyāt. Notato di persona in una pubblicità della compagnia telefonica marocchina INWI per le strade di Casablanca, in data del 10.8.2017, inserito nella frase: يفروفلا ءاهتنا دعب يناجم “gratis dopo il termine del forfait”.

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- جراشور rūšārǧ, dall’inglese “recharge”, è arrivato sul mio telefono cellulare in data del 8.8.2017 da parte della compagnia telefonica INWI come promozione commerciale ai clienti; il messaggio contiene questo neologismo inserito nella frase جراشور دوك دعب اوبكر “inserite dopo il codice del recharge”. Sui cartelloni della stessa compagnia diffusi in tutto il Marocco, si nota lo stesso neologismo inserito in un’altra frase: جراشور لك ىلع تاوداك اوعربت “godetevi tanti regali con ogni ricarica”. Si nota ancora un altro neologismo derivato dal francese تاوداك

kādūwāt “regali” un plurale femminile creato per cadeaux وداك kādū “regalo”.

L’azienda telefonica Inwi in una pubblicità diffusa per le strade di Marrakech, inserisce questa frase: يترمن يطعن ام لًب يجراشن تيغب, che vuol dire “voglio ricaricare senza dare il mio numero”, in varietà marocchina. Qui emerge il verbo يجراشن nšārğī “ricarico”, fatto con la nūn ن maiestatis.

- غنيمور rūmīnġ, sui cartelloni pubblicitari diffusi per le strade del Marocco da un’altra compagnia telefonica Maroc Telecom. Si notano frasi che contengono neologismi attualissimi: نمث لضفأب غنيمور ةكبش ربكأ “la più grande rete di roaming con il miglior prezzo”. Il prestito غنيمور rūmīnġ, derivato dall’inglese roaming, è inserito così com’è, senza particolari variazioni, nella consapevolezza che la maggioranza del pubblico ne capisca il significato. Questo dimostra che dietro i neologismi più attuali esiste una pubblicità e una preparazione messe in atto dalle aziende telefoniche stesse, dai mezzi d’informazione e dalla rete, che preparano il pubblico a recepire con immediatezza i significati dei prestiti. Lo stesso termine si trova in un altro cartellone della medesima azienda, notato per le strade di Casablanca il 9.8.2017: تينرتناو غنيمور تاملاكم “chiamate con roaming e Internet”, contenente due prestiti di uso frequente. In un altra pubblicità diffusa per le strade di tutto il Marocco, compare la frase: جحلا غنيمور rūmīnġ al-ḥağğ, “roaming del pellegrinaggio”, che offre ai pellegrini che si recano alla Mecca la possibilità di parlare con i loro familiari attraverso il roaming.

- اݣيم mīgā, notata su altri cartelloni della già citata compagnia in una frase rivolta ai clienti che introduce un nuovo prestito, اݣيم mīgā, da “mega” usando la ݣ persiana per dare il suono fonetico più vicino all’originale, visto che in arabo non ne esiste uno simile. Già in altre occasioni avevo notato l’uso della

ġaīn غ al posto della g: اغيم 200 ىلا لصت ةعرس “una velocità che arrivi fino a 200 mega”.

- يف يو wī fī, un prestito inserito nelle pubblicità della compagnia telefonica Maroc Telecom il 6.8.2017: متنك امنيأ يف يو اوكراش “condividetevi il Wi Fi dovunque voi siete”.