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Capitolo 2. La repressione

2.1 Prevenzione

Negli ultimi anni la lotta al terrorismo internazionale ha assunto la struttura di un sistema «multilivello»42,articolato, appunto, su tre strati:

Nazioni Unite, Unione europea e Stati nazionali.

Al vertice del sistema si collocano le misure adottate dalle Nazioni Unite che hanno largamente influenzato le legislazioni della maggior parte dei membri della Comunità internazionale, le quali sono state, talvolta, al centro di ampie critiche e polemiche dal momento che esse rischiano di affievolire, se non addirittura negare, i diritti fondamentali43.

Gli eventi che si sono susseguiti a livello mondiale, a partire dall’11 settembre 2001, hanno tragicamente evidenziato tutte le potenzialità distruttive dell’azione terroristica, mettendone in evidenza anche connotazioni originali che hanno comportato l’adozione, da parte degli Stati, di misure di lotta peculiari, adatte a fronteggiare l’insidia dirompente del fenomeno terroristico.

In primo luogo, l’esistenza di uno stato di rischio diffuso44 è connesso

ad un’assoluta imprevedibilità in merito all’ubi, quando e quomodo della minaccia terroristica, tanto da non consentirne alcuna delimitazione, né spaziale né, tantomeno, temporale.

In secondo luogo, sono le stesse caratteristiche dei potenziali terroristi

42 Cfr. DI STASIO CHIARA, La lotta multilivello al terrorismo internazionale. Garanzia di sicurezza versus tutela dei diritti fondamentali, Giuffrè Editore – 2010.

43 Ci si riferisce soprattutto alle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza n°1267/1999 e

1373/2001.

44 Cfr. BALDINI VINCENZO Sicurezza e libertà nello Stato di diritto in trasformazione Problematiche costituzionali delle discipline di lotta al terrorismo internazionale,

a rendere ancora più incerta e pericolosa la minaccia di attentati, poiché si tratta, come già evidenziato precedentemente, di individui normali, che a lungo hanno vissuto nella società civile, rispettandone le regole, fino a quando non hanno ricevuto l’ordine di partire per la loro missione di morte. Tali connotati rendono problematica la determinazione di individui sospetti, imponendo anche la necessità di significative innovazioni nelle strategie investigative delle forze di polizia e delle altre istituzioni statali impegnate in tale lotta.

In definitiva l’unica risposta contro questa minaccia è la prevenzione, individuando le cellule terroristiche prima che agiscano. La prevenzione viene così a caratterizzare l’attuale esperienza dell’azione pubblica, come espressione dell’interesse generale alla sicurezza, al fine di realizzare un maggior contenimento dei fattori di rischio sociale.

Un’azione coordinata e integrata degli Stati nazionali costituisce da tempo un obiettivo fondamentale di una strategia di livello internazionale per combattere il fenomeno criminoso, in particolare quello terroristico, i cui effetti sono unanimemente percepiti come in grado di porre in serio pregiudizio la pace mondiale.

Un ruolo di primo piano nella lotta contro il terrorismo spetta all’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), a partire dalla stipula della Convenzione sul terrorismo (1977) fino all’adozione di altre Risoluzioni funzionalmente connesse. Le Nazioni Unite sono, infatti, impegnate nella lotta al terrorismo da più di 30 anni; gli strumenti adottati consistono in Risoluzioni dell’Assemblea Generale (AG) e del Consiglio di Sicurezza (CdS), nonché nella predisposizione di convenzioni internazionali: finora ne sono state adottate 13 a livello settoriale45, su iniziativa delle Nazioni Unite o di altre organizzazioni

45 Le ultime due, adottate nel 2005, hanno per oggetto il terrorismo nucleare e un

protocollo di emendamento alla Convenzione del 1988 sul terrorismo marittimo. Altre convenzioni sono state adottate a livello regionale, ad esempio nel quadro del Consiglio d’Europa.

internazionali.

Già negli anni ’70, dunque, risultava chiaro che la lotta all’azione dei gruppi di terrore costituisse un preciso impegno a livello internazionale, strettamente funzionale alla garanzia del mantenimento della pace. In tale prospettiva di lotta si collocava, poi, la decisione di istituire una polizia internazionale (INTER.POL46), che a sua volta ha provveduto

alla costituzione, al proprio interno, di uno specifico gruppo di lavoro contro il terrorismo, al fine di studiarne meglio il controllo, le connotazioni e le modalità operative.

Progressivamente, con l’evolversi delle forme di attacco del terrorismo internazionale, è maturata la consapevolezza dell’esigenza di un’intensificazione e di un consolidamento della cooperazione internazionale soprattutto per quanto attiene al versante della prevenzione. In questo senso, assume particolare rilievo la disciplina recata dalla Convenzione per la repressione del finanziamento di attività legate al terrorismo47, in cui il ricorso all’azione preventiva si

prefigura come essenziale allo scopo di privare le organizzazioni terroristiche delle risorse necessarie a portare avanti le proprie strategie di violenza e paura.

Le Risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza nel settembre 200148

hanno segnato un vero e proprio spartiacque verso una nuova e più rigorosa linea di condotta sul versante della prevenzione nella lotta al terrorismo internazionale, intesa come unica via per bloccarne le potenzialità distruttrici. Infatti, in queste Risoluzioni, accanto all’impegno per la repressione degli atti terroristici, troviamo anche un’esortazione a porre in essere condotte preventive49: in particolare si

46 Istituita nel 1987, il cui nome completo è Organizzazione Internazionale della Polizia Criminale.

47 Si tratta della Risoluzione 1269 del 19 ottobre 1999.

48 In particolare si fa riferimento alle Risoluzioni n°1368/2001 e n°1373/2001.

incita la Comunità internazionale ad un’azione preventiva diretta ad impedire l’esecuzione di atti terroristici, il finanziamento e la preparazione di tali atti, nonché il movimento di gruppi terroristici o di singoli soggetti50. Proprio a questi fini, nasce la necessità di un

rafforzamento della cooperazione internazionale soprattutto nella forma di facilitare lo scambio delle informazioni utili all’esercizio dell’azione preventiva.