• Non ci sono risultati.

IN MOVIMENTO VERSO LA SOVRANITÀ ALIMENTARE

3.2 Verso un nuovo frame: la sovranità alimentare

3.2.1 Principi e proposte

Nel 1996, Via Campesina94 aveva riassunto i principi basilari della sovranità alimentare

in sette punti: cibo come diritto umano di base, che deve essere dichiarato costituzionale da tutte le nazioni in modo che ognuno abbia accesso ad un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato in quantità e qualità sufficiente per sostenere una vita sana e pienamente dignitosa; riforma agraria, che dia ai contadini proprietà e controllo della terra che lavorano, restituendo anche le terre ai popoli indigeni e permettendo l‘accesso a tecnologia, credito, mercato e servizi, senza alcuna forma di discriminazione; protezione delle risorse naturali, in modo che chi lavora la terra abbia il diritto di praticare una gestione sostenibile che permetta di conservare la biodiversità senza diritti di proprietà restrittivi; riorganizzazione del libero commercio, dando priorità alla produzione per un consumo domestico e l‘autosufficienza alimentare e cessando, dunque, le usuali pratiche di dumping; porre fine alla globalizzazione della fame, ostacolando il crescente controllo delle multinazionali sulle politiche agricole; pace sociale, nel senso che crescenti livelli di povertà e marginalizzazione

94 Via Campesina (1996), The Right to Produce and Access to Land, posizione di Via Campesina sulla sovranità

delle aree rurali aggravano le situazioni di ingiustizia sociale e il cibo non deve essere usato come un‘arma per approfondire queste disparità; controllo democratico, cioè i piccoli contadini devono poter offrire il loro apporto diretto alla formulazione delle politiche agricole a tutti i livelli, con particolare attenzione per le donne. Questi punti sono poi stati riassemblati dall‘IPC, nel 2002, in quattro aree prioritarie o ―pilastri‖ della sovranità alimentare: diritto al cibo, accesso alle risorse produttive, produzione agroecologica dominante, commercio e mercati locali.

Un momento particolarmente significativo per approfondire la riflessione e diffondere i principi della sovranità alimentare a livello mondiale è rappresentato dal Forum Mondiale sulla Sovranità Alimentare di Nyeleni, tenutosi a Sélingué, in Mali, dal 23 al 27 febbraio del 2007. ―Più di 500 rappresentanti provenienti da oltre 80 Paesi, facenti parte di organizzazioni contadine, pescatori tradizionali, popoli indigeni, popoli senza terra, lavoratori rurali, migranti, allevatori nomadi, comunità che vivono nelle foreste, donne,

uomini, giovani, consumatori, movimenti ecologisti e urbani‖95 si erano riuniti con lo scopo

di costruire nuove alleanze e consolidare quelle esistenti per rafforzare il movimento mondiale per la sovranità alimentare. Il Forum di Nyeleni ha portato la sovranità alimentare oltre la prospettiva dei produttori e della produzione, per includere l‘aspetto del consumo anche tramite associazioni di consumatori, e in effetti Via Campesina avrebbe desiderato farlo già da tempo (Patel 2011). Inoltre, si è raggiunto un consenso su una visione della sovranità alimentare che vede il cibo come parte integrante delle culture locali, avvicina il gap tra produzione e consumo, è basata sul sapere locale e cerca di democratizzare i sistemi alimentari. Infatti, quella che può essere considerata la definizione più completa e condivisa di sovranità alimentare recita:

La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo. Questo pone coloro che producono, distribuiscono e consumano alimenti nel cuore dei sistemi e delle politiche alimentari e al di sopra delle esigenze dei mercati e delle imprese. Essa difende gli interessi e l‘integrazione delle generazioni future. Ci offre una strategia per resistere e smantellare il commercio neoliberale e il regime alimentare attuale. Essa offre delle orientazioni affinché i sistemi alimentari, agricoli, di pastori e di pesca siano gestiti dai produttori locali. La sovranità alimentare dà priorità all‘economia ed ai mercati locali e nazionali, attribuendo il potere ai contadini, all‘agricoltura familiare, alla pesca e l‘allevamento tradizionali e colloca la produzione, distribuzione e consumo di alimenti, sulla base di una sostenibilità ambientale, sociale ed economica. La sovranità alimentare promuove un commercio trasparente che possa garantire un reddito dignitoso per tutti i popoli ed il diritto per i consumatori di controllare la propria alimentazione e nutrizione. Essa garantisce che i diritti di accesso e gestione delle nostre terre, dei nostri

territori, della nostra acqua, delle nostre sementi, del nostro bestiame e della biodiversità, siano in mano di coloro che producono gli alimenti. La sovranità alimentare implica delle nuove relazioni sociali libere da oppressioni e disuguaglianze fra uomini e donne, popoli, razze, classi sociali e generazioni (Forum Mondiale sulla Sovranità Alimentare 2007).

Oltre alle varie dichiarazioni che si sono susseguite nel tempo, frutto di incontri internazionali per ampliare la riflessione sul tema, è possibile poi individuare almeno sei proposte politiche concrete per raggiungere la sovranità alimentare (Windfhur, Jonsén 2005: 14-7). La prima è quella di istituire un Codice di Condotta sul Diritto Umano al Cibo per governare le attività di coloro che sono coinvolti nel raggiungimento del diritto al cibo, incluse le istituzioni nazionali ed internazionali e il settore privato, come le corporations transnazionali. Dal ―Vertice Alimentare Mondiale: 5 anni dopo‖, la FAO e i suoi membri, sotto le pressioni della società civile, hanno sviluppato una serie di Linee guida volontarie per la progressiva realizzazione del diritto ad un cibo adeguato che sono state finalmente adottate dal Consiglio della FAO nel novembre 2004. Una seconda proposta riguarda una Convenzione Internazionale per la Sovranità Alimentare che rimpiazzi l‘attuale AoA e attinenti clausole di altri accordi della WTO. Ciò renderebbe effettivi, all‘interno del quadro delle politiche internazionali, la sovranità alimentare e i diritti umani di base, incorporando anche le norme sul commercio di beni alimentari e agricoli. Un terzo strumento proposto è una Commissione Mondiale sull‘Agricoltura Sostenibile e la Sovranità Alimentare volta ad intraprendere una valutazione globale dell‘impatto della liberalizzazione del commercio sulla sicurezza e la sovranità alimentare, e sviluppare proposte per il cambiamento. Queste includerebbero gli accordi e le norme all‘interno della WTO e altri regimi di commercio regionale e internazionale, nonché politiche economiche promosse da istituzioni finanziarie internazionali e banche di sviluppo multilaterali. Tale Commissione potrebbe essere realizzata e diretta da rappresentanti di vari gruppi sociali e culturali, movimenti popolari, istituzioni professionali, rappresentanti democraticamente eletti e apposite istituzioni multilaterali. Si chiede, inoltre, di riformare e rafforzare l‘Organizzazione delle Nazioni Unite per renderla più attiva e impegnata per proteggere i diritti fondamentali di tutti, essendo considerato il luogo più idoneo per sviluppare e negoziare norme per una produzione sostenibile e un commercio equo. Infine, si punta l‘attenzione su due strumenti legali. Da un lato, un meccanismo indipendente per la regolazione delle controversie integrato nella Corte di Giustizia Internazionale, soprattutto per impedire il dumping. Dall‘altro un trattato internazionale, legalmente vincolante, che definisca i diritti dei piccoli contadini per le risorse e la protezione legale di cui hanno bisogno per poter esercitare i

loro diritti a produrre. Tale trattato potrebbe essere inserito nel quadro dei diritti umani delle Nazioni Unite, ed essere legato alle già esistenti Convenzioni ONU. Via Campesina sta discutendo l‘idea di richiedere lo sviluppo di una Convenzione Internazionale sui Diritti dei Contadini, di cui una prima bozza è stata sviluppata dalle organizzazioni contadine provenienti dall‘Indonesia.