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I processi di riforma e i loro effetti sui percorsi di accoglienza e di integrazione degli alunni stranier

Tavola II.7 La presenza degli alunni stranieri per classe – A.S 2008/

II.5. I processi di riforma e i loro effetti sui percorsi di accoglienza e di integrazione degli alunni stranier

Le politiche educative in tema di accoglienza e di integrazione degli alunni stranieri si inseriscono in un periodo in cui la scuola italiana viene investita da un imponente processo riformistico, ancora in corso.

Se l’autonomia scolastica permette alle scuole di autodeterminarsi in sede di erogazione del servizio, i margini di autonomia sono inseriti in un quadro normativo di controllo, caratterizzato da scarse risorse.

Da una parte c’è la dichiarata autonomia e l’agire operativo di chi entra nella relazione educativa con il singolo allievo, dall’altra ci sono tendenze alla standardizzazione, alla prestazione elevata e alle sempre più pressante esigenza di tenuta del sistema educativo nazionale. Quindi se da una parte le scuole godono di piena autonomia organizzativa e didattica, di sperimentazione e di sviluppo e ricerca, dall’altra si trovano incanalate in parametri rigidi che riecheggiano vecchie tendenze centralistiche.

In questo clima le scuole si trovano ad attivare azioni finalizzate alla visibilità esterna, a promuovere le proprie attività, a costruire la propria immagine in un terreno fortemente concorrenziale. Le azioni sono spesso finalizzate ad attrarre studenti e risorse finanziare a promuovere un riconoscimento della scuola da parte degli attori più rilevanti. Diventa un circolo vizioso messo in atto dal pericolo che un cospicuo decremento delle iscrizioni possa generare accorpamenti di plessi, riduzioni di classi e di finanziamenti statali. Come abbiamo visto, la visione di una scuola più efficace, più efficiente e flessibili ha implicato costanti pressioni

affinché la logica e le strutture della scuola venissero trasformate in senso più imprenditoriale, e quindi maggiormente rivolte alla flessibilità, alla capacità di risposta alle variegate domande, alla competizione e all’assicurazione della qualità nei servizi e nei “prodotti” che essa eroga (Fischer p. 258).

Molto si conosce delle scuole, del loro funzionamento, si misura l’efficienza e l’efficacia dei loro esiti in termini di apprendimento degli alunni, ma forse poco si sa di quello che accade realmente nelle scuole e di come le scelte legislative incidono sul modo di operare scolastico, sulle pratiche automatizzate o sulla necessità profonda di mantenere in vita gli schemi normativi condivisi, i valori espliciti,149 gli assunti di base150 che costituiscono la cultura di ogni scuola.

Le riforme si affermano solo se vengono giudicate positivamente da coloro che devono applicarle (Domenici, 2003; Ribolzi, 2006; Scurati 2005). Vi è

l’abitudine tutta italiana a considerare le riforme come avvenute nel momento in cui vengono formulate, con scarsa o nulla attenzione al coinvolgimento degli attori, 149 Nella letteratura sociologica i valori espliciti sono quelli che riflettono ufficialmente l’ideologia della scuola che

contribuiscono a farle assumere una certa identità e che si manifestano nelle diverse forme di espressione simbolica, attraverso cui quei valori vengono riprodotti e riconfermati (Fischer 2003)

150 Sono i valori impliciti non espressi nei valori espliciti, più difficili da decifrare, ma più importanti per comprendere

ignorando in particolare che senza il consenso degli insegnanti non si fa alcuna riforma (Ribolzi, 2006, p.32).

Le riforme partono sempre da grandi principi ma non sempre sono in grado di delineare percorsi chiari e ai grandi cambiamenti, spesso manca una precisa volontà innovativa (Ribolzi, 2006) e non sempre risultano inserite all’interno di un sistema integrato per cui il punto critico è sempre rappresentato dalla loro trasposizione pratica, dalla traduzione metodologico didattica (Scurati 2005). Si assiste così ad una continua ridefinizione del sistema formativo, spesso provocato da cambiamenti ideologici e politici, che generano divergenze e creano disorientamento e malessere nelle relazioni e nei climi educativi.

Come afferma Barzanò (2008)

si parla anche di “ironia delle riforme” che spesso hanno conseguenze inattese e qualche volta addirittura creano condizioni opposte a quelle che dichiarano di volere favorire. Dirigenti e docenti imparano a difendersi dagli eccessi e dalle incongruenze delle riforme mettendo in atto una corrispondente “ironia della pratica” che consiste nel privilegiare i propri principi educativi e le proprie abitudini attraverso vari tipi di resistenza […] per indicare quella resistenza determinata e consapevolezza che si esercita ogni giorno, cercando di bilanciare il desiderio di custodire valori che si ritengono irrinunciabili con l’esigenza di rispettare quanto basta gli adempimenti necessari per non essere “fuori legge” (Ivi, p. 59).

E’ quella che Fischer (2003) individua come forma di “incorporazione cerimoniale” secondo cui le innovazioni vengono introdotte senza che esse abbiano effetti concreti. Una “forma di salvaguardia” che permette alle scuole di depotenziare il cambiamento che in realtà rimane confinato nella formalità e disconnesso rispetto alla pratica quotidiana.

L’istituzione scolastica si trova a dover rispondere ad una molteplicità di istanze e di attori ed affrontare compiti che rischiano di sottrarre l’attenzione alle pratiche di insegnamento – apprendimento.

Le azioni di promozione esterna della scuola e del suo operato, spesso incanalate in logiche di marketing scolastico, vengono a delinearsi in un contesto che continua ad essere investito da istanze riformiste dettate dall’esigenza di contenere i costi di istruzione, poco inclini a sviluppare un vero progetto innovativo.

Tutto questo non può che ripercuotersi sui progetti di accoglienza e di integrazione degli alunni stranieri.

E’ il caso della “manovra” del sistema educativo contenuto nel Piano Programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Elaborato di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze (art. 64 del decreto legge 11/2008 convertito dalla legge 133/2008, a cui sono seguiti i regolamenti attuativi che hanno dato avvio all’iter procedimentale) si apre con la denuncia degli esiti mediocri dei risultati degli apprendimenti degli alunni, evidenziati dalle indagini internazionali e nazionali.

Prospettando una correlazione, peraltro inconciliabile, tra il riassetto della spesa pubblica e l’ammodernamento del sistema scolastico, individua una sequenza di azioni correlate riferite a tre micro-aree:

a. Revisione degli ordinamenti scolastici; b. Riorganizzazione della rete scolastica;

c. Razionalizzazione ed efficacia dell’utilizzo delle risorse umane delle scuole.

Per poter comprendere il complesso progetto di revisione, è necessario approfondire meglio il senso del programma. Verranno trattati in particolare i provvedimenti che hanno inciso sul primo ciclo di istruzione che corrisponde agli ordinamenti considerati nei due studi di caso della ricerca empirica.

Nella prima macro-area si procede ad interventi che mirano a ricondurre in un unico quadro le varie riforme ordinamentali con particolare riferimento alla revisione dei curricoli e ai quadri orari di funzionamento.

Il settore riferito alla riorganizzazione della rete scolastica si apre con una premessa circa l’illegittimità di istituzioni scolastiche a funzionare come istituzione autonoma rispetto ai parametri di regolamento di dimensionamento previsti dal D.P.R. 233/1998.151 Ne viene conseguentemente richiesta la preliminare verifica e il conseguente ridimensionamento.

La terza macro-area prevede la verifica della corretta applicazione delle norme di ordinamento vigenti, prevedendo inoltre:

• nuovi criteri e parametri di determinazione degli organici del personale docente e ATA;

• ridefinizione dei criteri e dei parametri della formazione delle classi;

• superamento delle attività di compresenza;

• riconduzione a 18 ore di tutte le cattedre di scuola secondaria di primo grado. Il piano inoltre prevede di incrementare gradualmente il rapporto alunni classi e di ridurre la consistenza del personale docente e ATA che, nel triennio 2009/2011, dovrebbero ammontare, rispettivamente, a 87.400 docenti e a 44.500 personale ATA. Per quanto concerne la revisione degli ordinamenti scolastici relativi alla scuola primaria il Piano conferma e/o prevede:

a) l’introduzione nella scuola primaria del maestro unico (Decreto legge

137/2008) già in vigore dall’A.S. 2009/2010. Il provvedimento viene definito come intervento più “funzionale agli obiettivi di apprendimento con particolare riguardo all’acquisizione di apprendimenti di base […] elemento di rinforzo del rapporto educativo tra docente e alunno che semplifica e valorizza la relazione tra scuola e famiglia (Ivi p.7);

b) la revisione dei quadri orari nell’ottica delle Indicazioni per il curricolo

proposte con il Decreto ministeriale 68/2007 che prevedono diverse articolazioni del tempo scuola individuati in base alla domanda delle famiglie e

151 500-900 alunni . deroghe sono eccezionalmente previste per le scuole situate in zone montane e nelle piccole isole e

della dotazione organica dell’istituto. In particolare sono previste 27 ore con esclusioni delle facoltà opzionali facoltative e/o 30 ore compreso l’orario opzionale facoltativo con una estensione pari a 10 ore settimanali comprensive di mensa;

c) l’insegnamento della lingua inglese affidato all’insegnante di classe secondo il

piano di formazione linguistica obbligatoria in corso.

In relazione alla scuola secondaria di Iº il Piano conferma e/o prevede;

a) un orario obbligatorio delle lezioni di 29 ore settimanali rispetto alle 32 attuali e precisa che le scuole prive di servizi per lo svolgimento di attività in fascia pomeridiana per il “tempo prolungato” saranno ricondotte all’orario normale o definite per un orario massimo di 36 ore per insegnamento e attività;

b) determinazione delle classi di abilitazione con aggregazione delle discipline letterarie, scientifico-tecnologiche e linguistiche.

Un criterio generale riguarda la costituzioni delle classi delle classi iniziali di ciclo di ogni ordine e grado, che vanno costituite in riferimento al numero complessivo degli alunni iscritti. Le classi che accolgono alunni con disabilità sono costituite, in base al DM 141/1999 con non più di 20 alunni.

L’obiettivo pluriennale è quello di elevare l’indice numerico degli allievi per classe:

• dello 0.20 nell’a.s 2009/2010

• dello 0,10 nell’a.s 2010/2011

• dello 0,10 nell’a.s 2011/2012

Nella scuola primaria si prevede il limite per classi di 15-26 alunni elevabili a 30-31, contro i precedenti di 10-25 elevabili a 27-38.

Per la scuola secondaria di primo grado i limiti previsti saranno invece di 18-27 elevabili a 31-32, contro i precedenti 15-25 elementi elevabili a 29-30. Si specifica, inoltre, che le classi seconde e terze devono avere un numero medio di alunni pari o superiori a 20.

L’aumento dei valori mini e massimi porterà all’innalzamento del rapporto alunni per classe e inciderà pesantemente, come abbiano visto, sui tagli del personale scolastico.

Il decreto ha scatenato forti dissensi; la destrutturazione del sistema formativo previsto dalla manovra rischia una netta riduzione qualitativa e quantitativa dell’offerta formativa e nega di fatto di riconoscere il valori profondi dell’educazione. Non possiamo sottovalutare le ripercussioni dei processi di riforma sulla realizzazione di politiche educative per gli alunni stranieri. L’elenco potrebbe essere lungo:

• mancanza di supporto alla garanzia del diritto all’istruzione ai soggetti con disagio psico-affettivo per fragilità familiari e/o socioculturali e per minori con disturbo di sviluppo settoriale;152

• riduzione delle risorse umane e finanziarie;

• ripristino del voto numerico espresso in decimi;

• ritorno dell’insegnante prevalente nella scuola primaria ;

• eliminazione di una risorsa preziosa quale quella della contemporaneità dei docenti;

• valutazione degli alunni con cittadinanza non italiana espressa nelle forme e nei modi previsti per gli studenti italofoni;

• ammissione all’esame di Stato con l’attribuzione di un unico voto.

Per ragioni diverse questi interventi rischiano di condizionare pesantemente la qualità dell’offerta formativa e rimettono in discussione i requisiti stessi su cui si basa il diritto allo studio.

Gli effetti dirompenti previsti dal Piano programmatico si avranno negli anni e richiederanno, se sussisteranno minime condizioni oggettive di operatività, un’ulteriore ridefinizione delle pratiche di accoglienza e di integrazione degli alunni stranieri.

152disturbi specifici del linguaggio, di apprendimento e i disturbi da deficit dell’attenzione con iperattività