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La ricerca sul campo

IV.4. Studi di caso, criteri di scelta

I due studi di caso sono stati scelti per approfondire come la normativa nazionale, inerente all’accoglienza e all’integrazione degli alunni stranieri, venga reinterpretata nei due contesti scolastici che, per collocazione, si differenziano in relazione alla cultura storico, geografica e sociale che caratterizza il territorio locale.

La presenza disomogenea e differenziata degli alunni stranieri, maggiore nelle aree del nord e del centro, e la concentrazione di alunni in singole scuole e territori, determinano, infatti, implicazioni e risultati differenti nell’applicazione delle politiche educative sul territorio nazionale. (Fiorucci, 2001)

Secondo Yinn (1993) il metodo dello studio di caso si utilizza

quando il fenomeno che si vuole studiare non è facilmente distinguibile dal contesto in cui avviene […] quando si cerca di attribuire relazioni causali e non si vuole semplicemente esplorare o descrivere un fenomeno […]. La motivazione fondamentale per l’uso di questo metodo si da quando la ricerca riguarda al tempo stesso un certo fenomeno e il contesto in cui questo avviene. Questo perché si ipotizza che il contesto contenga importanti variabili esplicative del fenomeno stesso, oppure perché i confini tra il fenomeno e il contesto non sono chiari (Ivi, p.31).

Come osserva Stake (1994), l’espressione “studio di caso” rappresenta l’intento di capire cosa sia possibile comprendere dall’analisi di un singolo caso.

L’obiettivo dello studio di caso non è infatti quello di studiare un universo, ma piuttosto l’unicità del caso che, per l’attenzione con cui è stato scelto ed analizzato, è in grado di illuminare la conoscenza di un certo fenomeno e di suggerire ipotesi di ulteriore indagine.

Gli studi di caso non hanno obiettivi di generalizzazione, con la loro “epistemologia del particolare”, non rappresentano in modo significativo una popolazione, ma possono avere un valore determinante per “rifinire una teoria e identificare la complessità ai fini di ulteriori indagini, nonché di stabilire i limiti di generalizzazione” (Ivi, p. 245).

In questa ricerca, l’unità di analisi considerata, il caso, è la scuola con i suoi attori, che ha rappresentato al tempo stesso il processo di indagine e il prodotto finale di questo processo.

Dopo uno studio preliminare, effettuato a giugno del 2008, è stata effettuata la ricerca su campo in due Istituti Comprensivi localizzati in due diverse regioni del territorio nazionale: la Lombardia e il Lazio.

Le due istituzioni scolastiche, ubicate l’una in una città di provincia della regione lombarda e l’altra in una zona periferica di Roma, sono state individuate su un comune criterio di scelta quantitativa: l’alta percentuale di presenze di alunni stranieri, che colloca, entrambe le scuole, al secondo posto tra quelle presenti nel territorio.

La scelta dei contesti territoriali è scaturita dalla struttura a “macchia di leopardo” che caratterizza la distribuzione degli alunni stranieri sul territorio nazionale che incide sulle concentrazioni, estremamente disomogenee e differenziate, che si differenziano non solo nel territorio ma, all’interno di questo, anche tra scuole situate in quartieri vicini.

Pur partendo dallo studio di due casi che presentano un’analogia quantitativa, la ricerca si declina su una indagine qualitativa che delinea gli aspetti significativi che vengono colti singolarmente.

La scelta di questi due istituti comprensivi, che permette di approfondire i tratti strutturali del panorama socio-culturale, è stata determinata da motivazioni che possono essere così schematizzate:

1. l’alta percentuale di studenti stranieri presenti in entrambi i territori.

2. la disomogeneità delle presenze nel territorio nazionale che fa registrare

maggiori concentrazioni non solo nelle aree metropolitane, ma anche in piccoli e medi centri.

3. la negoziazione all’ accesso.

I due istituti si collocano in realtà differenti: L’Istituto Comprensivo della città di provincia lombarda è situato in una zona in cui il fervente sviluppo economico e la notevole disponibilità di posti di lavoro, soprattutto di livello basso, ha facilitato l’immigrazione, rendendola addirittura necessaria.

L’istituto presenta un interessante doppio versante: alta percentuale di immigrazione e un corpo docente che ha un’alta percentuale di vissuto di emigrazione-

immigrazione. Un’elevata percentuale di insegnanti proviene, infatti, dal centro sud ed ha già affrontato in prima persona l’emigrazione- immigrazione come esperienza personale.

Politicamente il territorio si contraddistingue per la presenza di partiti autonomisti, che, come la Lega, difendono il locale contro le “intrusioni” esterne: dall’estero, ma anche da altre regioni nazionali.

L’Istituto Comprensivo di Roma è stato scelte in base alle caratteristiche di eterogeneità e complessità della popolazione scolastica.

Il territorio circoscrizionale si caratterizza per la debolezza dell’offerta abitativa che risulta carente ed economicamente onerosa, ciò ha facilitato la compresenza di aree abitative residenziali e quartieri isolati che si presentano carenti a livello di servizi ed infrastrutture.

La maggiore concentrazione di comunità straniere in aree abitative costituite da spazi esigui, frequentemente condivisi da più nuclei familiari,165 ha concorso alla

formazione di quartieri etnicamente connotati e ghettizzanti che hanno innescato forme di isolamento.

I minori che affluiscono nei plessi dell’istituto rispecchiano l’eterogeneità della realtà circoscrizionale, ulteriormente problematizzata dalla presenza nel territorio di una Casa Famiglia, di un Centro di Prima Accoglienza e di un Campo Rom non attrezzato che è stato oggetto in passato di specifici interventi di recupero da parte del Comune. Il contesto territoriale manifesta quindi una realtà abitativa eterogenea che si riflette sulle caratteristiche dell’utenza scolastica particolarmente differenziata.