A.G.Roeber, Faithful Magistrates and Republican Lawyers: Creators of
103
Virginia Legal Culture, 1680-1810, Chapel Hill, University of North Carolina,
Il caso di John Peter Zenger è considerato dalla dottrina americana104 come uno dei principali processi in materia di libertà di espressione, nonché una vittoria del popolo americano contro l’aristocrazia britannica. !
William Cosby, creato governatore reale di New York da Giorgio III nel 1732, è passato alla storia come un individuo arrogante, avido e corrotto105, che non perse tempo nell’inimicarsi la popolazione locale. Per rendere un’idea di quanto
arbitrariamente esercitasse i suoi poteri, egli rimosse dall’incarico Lewis Morris, il chief justice di New York,
unicamente perché non aveva accolto la sua mozione di avere ascoltata la causa per l’aumento del suo salario da una corte in cui non sedesse una giuria106. Non sorprende quindi che gli oppositori del governatore mandarono nel 1734 una
rappresentativa a Londra al fine di chiedere la rimozione di Cosby. Simultaneamente fecero uscire un giornale- The New
York Weekly Journal- con lo scopo di contrastare quello
(propagandistico) del governatore, la New York Gazette. Il
Weekly Journal fu pubblicato nella bottega di Zenger, egli quindi
risultava formalmente come editore, sebbene l’effettivo editore fosse l’avvocato Alexander James (futuro difensore di Zenger) aiutato da altri esponenti di spicco dell’opposizione a Cosby, i quali prudentemente evitarono sempre di firmare i loro articoli. Negli articoli del giornale si trovavano attacchi diretti al
governatore e alla sua amministrazione, attacchi spesso
V.Hans N.Vidmar, Judging the Jury, New York, Plenum Press, 1986, pag.
104
32
W.L. Dwyer, In the Hands of The People, New York, St.Martin’s Press,
105
2002, pag.63
S.Landsman, The History and Objectives of the Civil Jury System in
106
Verdicit: Assessing the Civil Jury System, Washington D.C., The Brooking
condotti con toni satirici. Cosby di fronte a questi attacchi rispose invocando la legge penale e facendo arrestare Zenger accusandolo di: “presenting and publishing several seditious
libels [..] influencing Minds with Contempt of His Mayesty’s Governor.107”. Prima di arrivare al processo passarono altri 8
mesi, durante i quali il Weekly Journal continuò ad uscire regolarmente, cosa che non dovette fare piacere a Cosby, il quale per altro privò due avvocati, che avevano accettato di rappresentare Zenger, dell’abilitazione al patrocinio, e nominò come difensore di Zenger un suo fedele, l’avvocato John Chambers; date le circostanze l’esito del processo appariva a dir poco scontato, l’unica cosa che Cosby non riuscì!
I problemi per Cosby tuttavia si presentarono quando
all’apertura del processo (dagli atti del processo risulta che la giuria si era già insediata108), la difesa di Zenger fu assunta da Andrew Hamilton, uno dei più affermati avvocati americani (il quale fu contattato da quelli stessi oppositori di Cosby che erano stati causa del suo arresto). Hamilton dopo essere stato introdotto al Chief Justice De Lancey da Chambers, si rivolse ai presenti con queste parole:!
“[..]yet I cannot think it proper for me (without doing Violence to
my own Principles) to deny the Publication of a Complaint, which I think is the Right of every free-born subject to make, when the Matters so published can be supported with Truth; and therefore I’ll fave Mr.Attorney the Trouble of Examining his Witnesses to that Point;”109 !
W.L. Dwyer, In the Hands of The People, New York, St.Martin’s Press,
107
2002, pag.64
The trial of John Peter Zenger, London, J.Wilford, 1738, pag.12
108
ibidem, pag 12
Hamilton dunque fin da subito prova a spostare l’oggetto del processo, incentrando la sua difesa su un solo ed unico punto, ossia se la pubblicazione di affermazioni vere possano essere considerata un libel110. !
A questa domanda diede pronta risposta il giudice:!
“You cannot be admitted Mr. Hamilton, to give the Truth of a
Libel in evidence. A Libel is not to be justified; for is the nevertheless a Libel that is true.”111!
Bisogna considerare che, come precedentemente aveva fatto notare l’accusa, la verità del libel nel common law era
addirittura considerata un’aggravante, in quanto essendo vere le parole risultano maggiormente provocatorie e quindi
meritevoli di una punizione più severa. Hamilton argutamente notò che essendo la verità una circostanza aggravante, la difesa avrebbe dovuta essere ammessa a provarla se non altro per consentire al giudice di comminare una pena adeguata. Al contempo però richiamandosi ad un caso contenuto nelle Istituzioni di Coke, afferma che la falsità, il dolo e l’intento sedizioso sono fatti che devono essere provati nei giudizi sui
seditious libel. L’accusa insistette però nell’affermare “it is not the less a Libel because it true112”!
Si arrivò dunque a discutere sulla questione da rimettere alla decisione della giuria, con Hamilton che dando sfoggio di tutta la sua abilità oratoria, sosteneva che spettasse alla giuria il
il termine “libel”, difficilmente traducibile in italiano, indica una
110
pubblicazione contenente un’affermazione falsa che danneggia la
reputazione di un soggetto, la cosa oggi può sembrare ovvia, ma prima del processo Zenger la difesa di verità non era ammessa nei processi per il crimine di seditious libel.
ibidem, pag.16
111
ibidem, pag 18
decidere sulla natura di libel delle pubblicazioni, mentre il giudice ovviamente intendeva riservare a sé questo potere, affermando che la giuria dovesse emettere uno special verdict, limitandosi a decidere se Zenger avesse o meno pubblicato il giornale (il che era stato dato per pacifico dai suoi avvocati). Nel suo sum-up il giudice non mancò di ricordare alla giuria che il decidere sulla natura delle pubblicazione fosse
indubitabilmente una matter of law, e in quanto riservata alla sua competenza. Fortunatamente per la storia della libertà del pensiero in America, la giuria fu di diverso avviso, in quanto dopo essersi ritirata la deliberazione, ritornò in aula con un verdetto di non colpevolezza.!
La verità era una difesa contro l’accusa di seditious libel,
ancora una volta, come già era successo nel caso di Penn, una giuria contravvenendo alle raccomandazioni della corte, si era frapposta tra la pretesa punitiva dell’autorità e un individuo, e facendo ciò aveva delineato i contorni di uno dei diritti
fondamentali dell’uomo, la libertà di manifestazione del
pensiero. In particolare ammettendo la possibilità di una critica (purché veritiera) ai governanti, si affermava anche “un
carattere fondamentale delle nostre democrazie: la libertà, anzi la liceità, del dissenso”113. Il caso Zenger ci mostra
chiaramente quanto la giuria possa costituire, dato la sua
funzione di rappresentatività della società, un importante fattore di democraticizzazione dell’intero ordinamento statale. Con più specifico riguardo invece agli effetti che questo verdetto ha avuto sul successivo assetto dei poteri della giuria, la prima cosa che si deve precisare è il fatto che questa pronuncia costituisce il fondamento della dottrina della jury nullification,
N.Bobbio, Il futuro della democrazia, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1995,
113
secondo la quale si consente ai giurati di determinare il verdetto “according to their coscience”, anche se così facendo la legge risultasse disapplicata. In questo senso è emblematica la conclusione del sum-up del Chief Justice John Jay nella sentenza Georgia v. Brailsford114!
“ It is presumed, that juries are the best judges of facts; it is, on the other hand, presumed that courts are the best judges of law. But still both objects are within your power of decision [..] you have a right to take it upon yourselves to judge both, and to determine the law as well as the fact in controversy"!
Questo potere fu riconosciuto senza contestazioni alle giurie perlomeno fino alla seconda metà del XIX secolo, quando inizieranno a sorgere dubbi sulla validità di questa soluzione, in seguito si vedrà comunque più dettagliatamente l’attuale
funzionamento dell’istituto.!