• Non ci sono risultati.

Per Access and Benefit-Sharing (ABS), si intendono l’insieme delle modalità con cui si può accedere alle risorse (genetiche) e la maniera in cui si distribuiscono i benefici proveniente dalla loro utilizzazione fra i Paesi che utilizzano tali risorse e i Paesi che le forniscono.131

L’accesso alle risorse genetiche è una tematica di estrema importanza nell’ottica del commercio e degli scambi internazionali, in quanto riguarda il rapporto fra i Paesi ricchi di biodiversità, solitamente i Paesi del Sud, e i Paesi più industrializzati, che di tali risorse si servono sia per fini prettamente scientifici, come la tassonomia, sia per lo sviluppo di prodotti biotecnologici. I fornitori di risorse genetiche accordano l’accesso a queste risorse in cambio di una parte equa dei benefici che scaturiscono dal loro impiego, o in cambio del trasferimento di tecnologia. Per i Paesi in via di sviluppo, concedere l’accesso a tali risorse, in cambio di benefici monetari e non, può contribuire in modo significativo a ridurre la povertà e promuovere uno sviluppo sostenibile.132 La rilevanza assunta dall’ABS ha

condotto, nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità, all’adozione di un protocollo a esso dedicato, il Nagoya Protocol on Access and Benefit-

Sharing133, adottato nel 2010.

Già prima di tale Protocollo, l’ABS aveva conosciuto una notevole attenzione normativa attraverso alcuni strumenti internazionali, quali gli

130 MAFFEI M.C., La protezione delle specie, op. cit., p. 294. Per ‘antiche teorie’,

l’autore si riferisce alla Convenzione destinata ad assicurare la conservazione delle varie

specie di animali selvatici in Africa, utili all’uomo o inoffensive, Londra, 1900.

131 ZORTEA M., Il Protocollo di Nagoya e il nuovo regime internazionale sull’Access and

Benefit-Sharing, in Ambiente e sviluppo, 2012, 7, 659.

132 Ibidem.

133 Il testo del Protocollo è reperibile sul sito

http://www.cbd.int/abs/text/default.shtml ; la versione italiana è consultabile su http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/allegati/vari/protocollo_nagoya_it .pdf .

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

69 articoli 8.j e 15 della CBD134, il Trattato internazionale sulle risorse

fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura135 e l’Agreement on Trade

Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPs Agreement), adottato

nell’ambito del WTO.136

Per implementare il terzo obiettivo della Convenzione sulla

Biodiversità, ovvero

l’equa e giusta distribuzione dei benefici derivanti dall’uso delle risorse genetiche, il Vertice Mondiale di Johannesburg del 2002, diede inizio alla negoziazione di un regime internazionale per il raggiungimento di questo obiettivo. Seguì, nel dicembre dello stesso anno, una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Uniti che, riconoscendo l’importanza dell’ABS, invitata la Conferenza delle Parti della CBD a negoziare un regime internazionale sul tema. La settima Conferenza delle Parti, tenutasi nel 2004, diede quindi mandato ad un Ad Hoc Open-ended

Working Group on Access and Benefit-sharing di elaborare e negoziare un

regime internazionale sull’accesso alle risorse genetiche e sulla condivisione dei benefici correlati, per implementare efficacemente gli articoli 15 e 8,j della CBD (COP 7, Decisione VII/19). Nel 2010, dopo sei anni di noegoziati, la decima Conferenza delle Parti, tenutasi a Nagoya, Giappone, adottò il Protocollo di Nagoya (COP 10, Decisione X/1).137 Il

Protocollo è stato aperto alla firma delle Parti il 2 febbraio 2011, ed entrerà in vigore al novantesimo giorno dal deposito del cinquantesimo strumento di ratifica o di adesione (art. 33), cifra non ancora raggiunta.138

L’obiettivo del Protocollo di Nagoya è, come stabilito dal’articolo 1 dello stesso, la ripartizione ‘giusta ed equa dei benefici derivanti

134 Sempre nell’ambito della CBD sono state adottate le già ricordate le Linee

Guida di Bonn; v. supra, parr. 2.3.1 e 2.3.3.

135 V. infra, Parte I, par. 2.4.1

136 Cfr. ZORTEA M., Il Protocollo di Nagoya, op. cit..

137 Cfr. ZORTEA M., Il Protocollo di Nagoya, op. cit.. Per approfondimenti

sui negoziati che portarono all’adozione del Protocollo di Nagoya, si veda AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol on Access and Benefit-

sharing, IUCN, Gland, Switzerland, 2012, pp. 18 ss.

138 Lo stato attuale di ratifica del Protocollo di Nagoya è consultabile sul sito

http://www.cbd.int/abs/nagoya-protocol/signatories/default.shtml (consultato il 14.09.2013).

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

70 dall’utilizzazione delle risorse genetiche, anche attraverso l’accesso adeguato alle risorse genetiche e il trasferimento adeguato delle relative tecnologie’; la parte finale dell’articolo evidenzia come il Protocollo miri a contribuire alla conservazione della biodiversità e all’uso sostenibile delle sue componenti; in tal modo l’ABS viene collegato con gli altri due obiettivi della Convenzione sulla Biodiversità, creando benefici economici attraverso cui le Parti sono incentivata alla conservazione della biodiversità e all’uso sostenibile delle sue componenti.139

L’ambito di applicazione del Protocollo fu una delle questioni più vivamente discusse. Il persistente disaccordo su questo punto, impedì l’adozione della proposta di stilare una lista dei beni a cui il Protocollo si riferisce. Il compromesso venne trovato in una clausola generale, secondo cui ‘il Protocollo dovrà applicarsi alle risorse genetiche nell’ambito dell’applicazione dell’articolo 15 della Convenzione [sulla Biodiversità] e ai benefici derivanti dall’utilizzazione di tali risorse. Il presente Protocollo dovrà anche applicarsi alle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche nell’ambito di applicazione della Convenzione e ai benefici derivanti dall’utilizzazione di tali conoscenze’ (art. 3).140

Prima di regolamentare la procedura per l’accesso alle risorse genetiche, il Protocollo provvede, all’articolo 5, a disciplinare la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo di tali risorse. Si è quindi voluto distinguere in modo netto la procedura per accedere alle risorse genetiche dalla condivisione dei benefici derivanti dalla loro utilizzazione. L’articolo 5 prevede tre diverse ipotesi, a seconda che i benefici derivino dall’utilizzazione delle risorse genetiche (art. 5.1), dall’utilizzazione di risorse genetiche detenute da comunità indigene e locali (art. 5.2) o, infine, dall’utilizzazione delle conoscenze tradizionali

139 Cfr. AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol on Access and Benefit-

sharing, IUCN, Gland, Switzerland, 2012, p. 25; cfr. MORGERA E., BUCK M.,

TSIOUMANI E. (a cura di), The 2010 Nagoya Protocol on Access and Benefit-Sharing

in Perspective, Martinus Nijhoff Publishers, Boston, USA, 2013, p. 32.

140 Cfr. AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol, op. cit., p. 25; cfr.

KOUTOUKI K., von BIEBERSTEIN K. R., The Nagoya Protocol: sustainable

Access and Benefit-Sharing for indigenous and local communities, in Vermont Journal of Environmental Law, Spring 2012, 13, 513.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

71 associate alle risorse genetiche (art.5.3). In tutti questi casi, è previsto che i benefici derivanti dall’utilizzazione delle risorse genetiche, così come dalle successive commercializzazioni e applicazioni, vengano condivisi in maniera giusta ed equa con il soggetto che le mette a disposizione, sia questo uno Stato parte al Protocollo, un soggetto privato o una comunità indigena o locale. I vantaggi di cui si può beneficiare possono essere sia vantaggi monetari che non monetari (art. 5.4)141

Il punto centrale del Protocollo è l’articolo 6, rubricato Access to

Genetic Resources. I principi su cui si basa questo articolo sono gli stessi già

stabili nella Convenzione sulla Biodiversità, cioè il diritto sovrano degli Stati sulle proprie risorse genetiche, il previo consenso informato per accedervi e il raggiungimento di condizioni stabilite di comune accordo per la loro utilizzazione.142 Contemporaneamente l’articolo 6 va oltre,

rispondendo alla necessità di certezze legali, richieste sia da fornitori che da utilizzatori di risorse genetiche.143 Il procedimento per accedere alle

risorse biologiche, previsto dall’articolo 6 è il seguente:144

- un soggetto che intende utilizzare una risorsa genetica correlata alla biodiversità, dovrà presentare una domanda di accesso al Paese fornitore della risorsa stessa, il quale deve istituire un servizio nazionale a cui potersi rivolgere;

- il Paese fornitore, ed eventualmente le comunità indigene e locali, devono prestare il loro consenso preventivo informato (Prior Informed

Consent, PIC);

- tra fornitore ed utilizzatore devono essere concordate, con libera trattativa, delle clausole contrattuali che definiscono la modalità di partecipazione alla condivisione dei benefici dei Paesi e delle comunità indigene e locali (Mutually Agreed Terms, MAT).

141 Cfr. KOUTOUKI K., von BIEBERSTEIN K. R., The Nagoya Protocol, op. cit.;

cfr. AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol, op. cit., p. 28.

142 V. supra, Parte I, par. 2.3.3.

143 Cfr. MORGERA E., BUCK M., TSIOUMANI E. (a cura di), The 2010 Nagoya

Protocol, op. cit., p. 29.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

72 Nel caso in cui comunità indigene e locali detengano il diritto a concedere l’accesso alle risorse genetiche, l’articolo 6.2 stabilisce che lo Stato in cui queste comunità si trovano, deve adottare le misure necessarie allo scopo di garantire che venga ottenuta l’approvazione e la partecipazione di dette comunità. L’articolo 6.3 contribuisce a creare maggior certezza, introducendo alcune misure che devono essere prese dalle che intendono richiedere il PIC, al fine di145:

- fornire certezza, chiarezza e trasparenza giuridica relativamente alla propria legislazione (art. 6.3.a);

- fornire regole e procedure di carattere equo e non arbitrario (art. 6.3.b); - fornire informazioni su come richiedere il consenso informato preventivo (art. 6.3.c);

- disporre che venga rilasciato un permesso o un documento equivalente, atto a certificare la decisione di concedere un consenso informato preventivo (PIC) e la definizione di termini reciprocamente concordati (MAT) (art. 6.3.e);

- fissare criteri e/o processi, laddove applicabili, per ottenere un consenso informato preventivo oppure l’approvazione e la partecipazione delle comunità indigene e locali per l’accesso alle risorse genetiche (art. 6.3.f).

L’articolo 7 del Protocollo regola l’accesso alle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche. È stabilito che gli Stati devono adottare misure adeguate, al fine di garantire che, alle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche detenute dalle comunità indigene e locali, venga dato accesso con il PIC o con l’approvazione e la partecipazione di queste comunità indigene e locali. Per quanto riguarda i termini reciprocamente concordati, questi devono essere concordati con la comunità indigena o locale in questione. In tal modo l’articolo 7 del Protocollo di Nagoya, contribuisce alla realizzazione degli obiettivi indicati nell’articolo 8,j della Convenzione sulla Biodiversità. L’articolo 12 del Protocollo, afferma come le Parti sono tenute a prendere in

145 Cfr. MORGERA E., BUCK M., TSIOUMANI E. (a cura di), The 2010 Nagoya

Protocol, op. cit., pp. 29-30; cfr. KOUTOUKI K., von BIEBERSTEIN K. R., The Nagoya Protocol, op. cit..

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

73 considerazione le leggi consuetudinarie delle comunità indigene e locali e, assieme a queste, sono tenute a creare meccanismi atti a informare i potenziali utenti delle conoscenze tradizionali associate alle risorse genetiche in merito ai loro obblighi. Il paragrafo 4 dell’articolo 12 stabilisce che le Parti sono tenute, per quanto possibile, a non porre limiti all’uso consuetudinario e allo scambio delle risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali associate, all’interno e fra comunità indigene e locali.146

Il Protocollo di Nagoya prevede, all’articolo 14, l’istituzione di un

Access and Benefit-Sharing Clearing-House per favorire lo scambio di

informazioni fra le Parti, necessario per la realizzazione degli obiettivi del Protocollo. Come per il Protocollo di Cartagena, anche la l’ABS Clearing-

House è istituita nell’ambito del già esistente Clearing-House Mechanism della

Convenzione sulla Biodiversità.147

Il nuovo regime dell’ABS così delineato, è destinato a diffondersi ed essere applicato in tutto il mondo - e non solo nei Paesi ricchi di biodiversità (c.d. mega-diversi) - perché in tutto il mondo c’è biodiversità da salvaguardare. L’ABS riguarda tutti noi che, in primo luogo, siamo fornitori, in quanto viviamo immersi in una catena ecosistemica in cui ognuno è un piccolo anello insostituibile, e, in secondo luogo, utilizzatori in quanto consumatori globalizzati ed in quanto tali accediamo alle filiere produttive locali e mondiali, e non esiste filiera al mondo che non attinga, almeno in minima parte, alle risorse biologiche del pianeta.148

Prima di concludere la parte dedicata alla Convenzione sulla Diversità Biologica, si vogliono ricordare gli Aichi Biodiversity Target, ovvero una serie di obiettivi imposti da un Strategic Plan for Biodiversity 2011-2020149, un piano decennale adottato durante la decima Conferenza delle Parte (COP 10, Decisione X/2). L’obiettivo è quello di implementare gli

146 Cfr. AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol, op. cit., p. 27; cfr.

MORGERA E., BUCK M., TSIOUMANI E. (a cura di), The 2010 Nagoya

Protocol, op. cit., pp. 39 ss..

147 Cfr. AA.VV., An Explanatory Guide to the Nagoya Protocol, op. cit., p. 27. 148 Cfr. ZORTEA M., Il Protocollo di Nagoya, op. cit..

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

74 obiettivi della CBD, in particolore di ‘take effective and urgent action to halt the

loss of biodiversity in order to ensure that by 2020 ecosystems are resilient and continue to provide essential services, thereby securing the planets variety of life, and contributing to human well-being, and poverty eradication’ (art. 12 del Strategic Plan for Biodiversity). In totale si contano 20 Target da raggiungere, suddivisi in 5 Strategic Goal:150

- Address the underlying causes of biodiversity loss by mainstreaming biodiversity across government and society;

- Reduce the direct pressures on biodiversity and promote sustainable use;

- To improve the status of biodiversity by safeguarding ecosystems, species and genetic

diversity;

- Enhance the benefits to all from biodiversity and ecosystem services;

- Enhance implementation through participatory planning, knowledge management and

capacity building.

Di seguito ci si soffermerà su un particolare aspetto della biodiversità che involve il delicato rapporto esistente fra le risorse genetiche e i saperi tradizionali, ovvero la biodiversità agricola. A causa dei molti interessi che si contrappongono, la biodiversità agricola è al centro delle preoccupazioni sia nell’ambito della Convenzione sulla Biodiversità e della FAO, sia anche nell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

This paper is published in the

Trento Law and Technology Research Group - Student Paper Series Electronic copy available at: http://eprints.biblio.unitn.it/archive/00004260/

75