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Nel ventennale della Conferenza di Stoccolma, venne convocata la

Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (United Nations Conference on Environment and Development, UNCED) tenutasi a Rio de

Janeiro dal 3 e al 14 giugno 1992 (perciò detta anche Conferenza di Rio o

Summit della Terra).

Nel periodo fra la prima e la seconda conferenza, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), ‘figlio’ di Stoccolma, aveva a

52 Cfr. FODELLA A., I principi generali, in FODELLA A., PINESCHI L.(a cura

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38 poco a poco superato la ‘madre’, introducendo per la prima volta una, seppur timida, nozione di ‘sviluppo sostenibile’. Questo concetto diventerà una vera e propria filosofia: il Rapporto Brundtland53 del 1987

(intitolato ‘Our Common Future’), adottato da una commissione di esperti indipendenti istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, afferma con chiarezza la saldatura fra ambiente e sviluppo, concepiti come due fattori inscindibili, dei quali il nesso unitario non può essere spezzato senza danni per entrambi e per la salvezza e il progresso dell’intera umanità. Più che un diritto, l’ambiente sarebbe dunque un dovere dell’uomo, al quale corrisponderebbe quello che si potrebbe chiamare il ‘diritto della natura’ ad essere considerata e protetta nel quadro di un equilibrio generale uomo-natura, requisito fondamentale della sopravvivenza di entrambi e del progresso e sviluppo umano. In un ambiente depauperato nelle risorse di base e degradato nella sua condizione fisiologica, lo sviluppo non ha avvenire, non può essere sostenuto a lungo. Per essere sostenibile e non ingannevole, lo sviluppo deve recepire nei suoi calcoli di convenienza economica la considerazione del lungo accanto a quella del breve termine: il vero benessere, cioè l’autentico sviluppo, è più largo di ciò che il semplice reddito assicura.54

Per esplicita volontà dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, esiste un profondo nesso fra la Dichiarazione di Stoccolma e gli Atti di Rio: questi ultimi, però, sono stati fortemente influenzati, oltre che dalla Dichiarazione di Stoccolma, da due episodi verificatisi in ambito internazionale fra le due conferenze. Ci si riferisce, in primo luogo, all’incidente nucleare di Chernobyl del 26 aprile 1986. La sua influenza, infatti, non è limitata al settore dell’inquinamento atmosferico, estendendosi invece allo stesso concetto di interdipendenza nel nostro pianeta; tale concetto, difficilmente si sarebbe sviluppato e diffuso senza tale catastrofe. L’altro avvenimento che contribuì allo sviluppo del diritto

53 Consultabile sul sito http://www.un-documents.net/wced-ocf.htm .

54 Cfr. GARAGUSO G.C., Da Stoccolma a Rio (ed oltre), in GARAGUSO

G.C., MARCHISIO S.(a cura di), Rio 1992: vertice per la Terra, Angeli, Milano, 1993, pp. 21 ss.; cfr. MONTINI M., La necessità ambientale, op. cit., pp. 19 ss..

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39 internazionale dell’ambiente, è costituito dalla fine, al termine degli anni ’80, della guerra fredda fra Est ed Ovest e dal conseguente delinearsi di una società internazionale meno divisa e più organizzata, volta, secondo alcuni, alla costituzione di un governo mondiale chiamato ad orientarne le scelte e a risolverne le crisi più acute.55

Il percorso verso la Conferenza di Rio ebbe inizio il 22 dicembre 1989, grazie alla Risoluzione 44/228 delle Nazioni Unite56, la quale fissò il

5 giugno 1992, data coincidente con la Giornata mondiale dell’ambiente, come giorno di inizio del Summit. Iniziarono quindi i negoziati preparatori per la Conferenza: ci furono quattro incontri della Commissione Preparatoria (PrepCom) tenutesi a Nairobi (PrepCom I), Ginevra (PrepCom II e III) e New York (PrepCom IV).57 La preparazione di Rio e

Rio stessa sono state un continuo scontro fra un Nord, che attribuisce priorità all’ambiente e cerca di indurre il Sud ad evitare gli errori distruttivi compiuti nel corso del suo stesso sviluppo e di agganciarlo ad impegni di salvaguardia ambientale, e un Sud, il quale, invece, attribuisce priorità allo sviluppo e recalcitra di fronte all’assunzione di responsabilità ambientali definite, che potrebbero comportare per l’immediato, in assenza di risorse compensative, un arretramento nelle possibilità dello sviluppo stesso.58

Alla Conferenza di Rio parteciparono i rappresentanti di ben 183 Stati59 e circa 2400 rappresentanti di organizzazioni non governative in

qualità di osservatori. E’ stato giustamente sottolineato come a Rio si sia privilegiato ‘il massimo di partecipazioni a scapito del massimo di contenuti ed impegni’.60

55

Cfr. FOIS P., Ambiente (tutela dell’) nel diritto internazionale, in

Dig.(disc.pubbl.), I, Torino, 1987, 51 (aggiornamento 2011).

56 Per il testo completo della Risoluzione si veda in GARAGUSO G.C.,

MARCHISIO S.(a cura di), Rio 1992, op. cit., pp. 95 ss..

57 Per approfondimenti si veda JOHNSON P.S., The United Nations Conference on

Environment and Development (UNCED), Graham & Trotman, London, UK, 1993,

pp. 3 ss..

58 GARAGUSO G.C., Da Stoccolma a Rio (ed oltre), op. cit., pp. 23 ss.

59 Secondo PINESCHI L., L’evoluzione storica, op. cit., i Stati partecipanti sono 175,

secondo Wikipedia invece 172.

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40 Il Summit si concluse con l’adozione di tre strumenti giuridicamente non vincolanti, ovvero la Dichiarazione di Rio sull’ambiente e

sviluppo, composta da ventisette principi, l’Agenda 21, monumentale

programma d’azione che identifica gli obiettivi dello sviluppo sostenibile e gli interventi necessari per realizzarlo, ed infine un’assai controversa

Dichiarazione di principi sulle foreste. La Conferenza è stata inoltre l’occasione

per aprire alla firma degli Stati partecipanti, due progetti di convenzioni multilaterali che affrontano problemi ambientali di carattere universale: la

Convenzione sui cambiamenti climatici e la Convenzione sulla diversità biologica,entrambe negoziate in sede esterne al Comitato preparatorio della

Conferenza.61

L’Agenda 21 è un vasto programma d’azione per tutta la comunità internazionale, il quale non contiene obblighi giuridici. È quindi un testo di natura programmatica ed operativa, che riflette il consenso globale realizzatosi nel corso della Conferenza. L’Agenda 21 è ispirata al principio dell’integrazione ambiente-sviluppo e tende a tradurlo in pratica in più di un centinaio di aree di programma, negoziati nella consapevolezza che nessun Paese può, da solo, risolvere i problemi ai quali l’umanità è posta di fronte.62 In proposito, ai fini che a noi interessano, si richiamano di seguito

alcuni capitoli, in particolare:63

- il capitolo 14, intitolato Promoting Sustainable Agriculture and Rural

Development, afferma come – in vista di un significativo incremento

demografico soprattutto nei Paesi in via di sviluppo – sarà necessario introdurre il criterio dello sviluppo sostenibile nelle politiche agricole, con strumenti normativi ed economici e con opportune tecnologie;

- il capitolo 15, intitolato Conservation of Biological Diversity Background, riafferma, da un lato, il diritto sovrano degli Stati sulle proprie risorse biologiche e, dall’altro lato, il relativo dovere di conservare la biodiversità

61Cfr. MARCHISIO S., Glia atti di Rio nel diritto internazionale, in GARAGUSO

G.C., MARCHISIO S.(a cura di), Rio 1992, op. cit., pp. 29 ss..

62 Cfr. GARAGUSO G.C., MARCHISIO S.(a cura di), Rio 1992, op. cit., pp.259

ss..

63Per il testo completo dei capitoli citati, si veda GARAGUSO G.C.,

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41 posseduta e di usarla in modo sostenibile. Esso riconosce che conservare la ricchezza biologica è divenuto urgente per l’umanità: distruzione degli habitat e delle specie, sovra-sfruttamento delle terre, inquinamento in genere, minacciano le specie e lo stesso sviluppo umano;

- il capitolo 16, intitolato Environmentally Sound Management of Biotechnology, considera le biotecnologie nei vari potenziali settori di applicazione. La biotecnologia – su piante e animali – è fenomeno del mondo industrializzato, ma può offrire ai Paesi in via di sviluppo una possibilità di cooperazione, in quanto detentori delle specie e dei geni di base.

Per quanto invece riguarda la Dichiarazione di Rio64, è subito da sottolineare come il primo principio accolga una concezione antropocentrica, proclamando che gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni per lo sviluppo sostenibile ed hanno diritto ad una vita salubre e produttiva in armonia con la natura. Va comunque ricordato, come alcuni Stati industrializzati si siano opposti al riconoscimento del diritto allo sviluppo come diritto inalienabile, vuoi dello Stato, vuoi dell’individuo. A causa di queste resistenze non è stato, infatti, accolto il diritto all’ambiente come diritto fondamentale.65 Il principio 2 della Dichiarazione di Rio, ribadisce quasi integralmente il principio 21 della Dichiarazione di Stoccolma, ritoccandolo in un punto, nell’ottica dell’integrazione ambiente-sviluppo: gli Stati hanno il diritto di sfruttare le proprie risorse naturali non solo secondo le loro politiche ambientali, ma anche secondo le loro politiche di sviluppo, fermo restando il divieto di interferenze transfrontaliere. È stata in tal modo recepita, l’istanza proveniente dai Paesi in via di sviluppo, secondo i quali l’originale

64 Il testo completo è consultabile sul sito

http://www.unep.org/Documents.Multilingual/Default.asp?documentid=78&articleid=116 3 .

65 A questo proposito, il progetto del Gruppo dei 77 conteneva un principio assai

chiaro, ovvero: “Each individual has the right to a clean and ecologically balanced

environment, to be informed of the state of the environment and of all activities that have a negative impact on the environment and to participate in the decisions affecting their environment.”

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42 formulazione non rispondeva appieno al nuovo obiettivo dello sviluppo sostenibile.66

Di seguito ci si concentrerà su due fondamentali principi affermati nella Dichiarazione di Rio, ovvero il principio dello sviluppo sostenibile e il principio di precauzione.