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Il punto di vista degli oggett

GRADO ELEVATO: sistemi capaci di comprendere l’ambiente e quindi formulare ipotesi ed eventualmente prevedere

4.3 Il punto di vista degli oggett

Il ruolo degli oggetti sta cambiando, così come il nostro rapporto con loro. Ormai da tempo, nell’ambito dell’interazione coi sistemi digitali, quale grado di libertà debba essere riservata alle macchine, nei confronti delle persone, alimenta un acceso dibattito. Generalmente gli oggetti vengono progettati per essere obbedienti, reattivi, e prevedibili, per garantire alle persone di poterli gestire senza problemi e trarre dal loro utilizzo un’esperienza significativa e gratificante. Tuttavia, la spinta verso un’intelligenza sempre maggiore fa si che tali oggetti si sostituiscano a noi nelle scelte e nelle azioni. Molti oggetti connessi sono ormai capaci di scambiarsi informazioni in maniera indipendente dall’azione umana, facendo sì che le persone |||  FIG.4.5  Il  progetto  Res  Sapiens,  sviluppato  da  LUSTlab  e  Pieke  Bergmans  cerca  di  fondere  il  mondo  digitale  con  quello  fisico,  indagando  nuove  forme  di  comunicazione  tra  uomo  e  macchina  e  tra macchina e macchina. La Res Sapiens è una rete di oggetti di uso quotidiano, che utilizza Internet  come fonte inesauribile di “energia”; quando gli oggetti lavorano insieme formano un super-organismo,  rivelando la loro consapevolezza, attraverso l’interpretazione di dati raccolti on-line e segnali provenienti  dall’ambiente che li circonda. In occasione dell’esposizione Multiversités Créatives, tenutasi al Centre  Pomidou, due lampade facenti parte della rete Res Sapiens hanno prodotto risposte corporee, variando  la propria intensità, muovendosi e reagendo l’una all’altra, tramite l’interpretazione del flusso continuo  di  dati  provenienti  dalle  micro-conversazioni  di  Twitter.  LAMP  014  avvertiva  le  informazioni  di  tipo  sentimentale che si diffondevano nei dintorni di Parigi, mentre LAMP 015 rilevava le opinioni relative a  temi d’attualità significativi trattati su Wikipedia, senza limiti geografici. Questo tipo di sperimentazione  permette di comprendere come ormai sia labile il confine tra digitale e fisico e che anche un flusso di dati,  sia questo di tipo emozionale o razionale, può essere reso tangibile.

si trovino ‘out of the loop’, ossia all’esterno del processo decisionale. Pare delinearsi uno scenario in cui è necessario ridefinire il modo in cui pensiamo agli oggetti; probabilmente in molti casi saremo ancora in controllo dei nostri artefatti, ma dovremo riuscire a farlo in modo più fluido e cooperativo.

Sulla base degli input che vengono dati loro, gli oggetti sono capaci di fare delle scelte; potrebbero essere guidati da obiettivi specifici o principi etici e influenzati da una parziale o errata comprensione del loro contesto. Ad esempio, la mia macchina del caffè mi concederebbe di prendere un espresso se fosse a conoscenza che la mia pressione sanguigna è troppo alta? Quale altra bevanda mi consiglierebbe? Gli oggetti intelligenti e connessi sono capaci di elaborare informazioni e di sviluppare un proprio punto di vista, così da un’automazione silenziosa il nostro rapporto con loro sarà caratterizzato da una conversazione partecipata (Yang & Rebaudengo, 2014).

I progettisti dovranno ancora prendere in considerazione il punto di vista delle persone, per soddisfare le loro necessità e aspettative, tuttavia, in un ecosistema composto da artefatti intelligenti, connessi tra loro e alla rete, i progettisti devono cominciare a prendere in considerazione anche il punto di vista degli oggetti. Cosa accadrebbe, quindi, se provassimo a guardare all’intelligenza e alla connettività degli artefatti dalla loro prospettiva? Gli artefatti intelligenti presenti nelle nostre vite si moltiplicano, promettendoci efficienza nello svolgimento delle attività quotidiane e più tempo da dedicare a noi stessi, efficienza nella gestione delle risorse e perizia nell’organizzazione delle informazioni relative al nostro stato di benessere. Cosa accadrebbe se questi artefatti fossero liberi di esprimersi e di fare ciò che noi non ci aspettiamo che essi facciano? Cosa accadrebbe se provassimo a spostare per un attimo l’attenzione da ciò che gli artefatti rappresentano per noi a ciò che noi rappresentiamo per loro? Così da esplorare nuove possibilità di interazione.

Gli oggetti hanno vari modi per esprimersi e comunicare con noi, quelli meno complessi si esprimono attraverso la loro forma, i colori e i materiali con i quali sono realizzati, quelli di media complessità lo fanno attraverso spie colorate e segnali uditivi, via via che la complessità aumenta la comunicazione avviene mediante interfacce più o meno sofisticate. In ogni caso possiamo affermare che gli oggetti comunicano con noi principalmente attraverso la loro fisicità. La connettività fa si che per gli stessi oggetti si aprano altre possibilità, questa non solo cambia il modo in cui interagiamo con gli artefatti, ma anche il significato che essi assumono nella nostra quotidianità; attraverso le loro azioni, i loro comportamenti e le loro motivazioni, da strumenti possono diventare agenti (Rebaudengo, 2014).

Addicted Product9, che ha vinto l’edizione 2014 degli Interaction Awards, è un progetto speculativo che si interroga sulle relazioni che instauriamo con gli 9  “Le emozioni di un tostapane”, è il talk che Simone Rebaudengo ha tenuto al TED di Firenze del  2012, durante il quale racconta il progetto Addicted Product. Disponibile a: https://www.youtube.com/ watch?v=AYkbhWiAmLQ. Consultato 11/14.

oggetti, sul valore che attribuiamo loro e sulle implicazioni che l’intelligenza e la connettività hanno sul progetto.

Simone Rebaudengo ha esplorato tale scenario dal punto di vista di un tostapane, guardando alla connettività come drastico cambiamento della sua vita, che si ripercuote sui comportamenti delle persone con le quali esso interagisce. Gli elettrodomestici, piccoli o grandi che siano, sono una presenza costante all’interno del paradigma dell’IoT, in questo caso però assumono una valenza diversa.

Attraverso una riflessione sul rapporto complesso che abbiamo con il consumo dei beni materiali, Rebaudengo ipotizza uno scenario futuro nel quale la crescita della produzione sarà impossibile. Le commodities, a causa della crescente richiesta dovuta all’aumento della popolazione e parallelamente a causa della scarsità delle risorse produttive, non potranno più essere disponibili per tutti; questo cambierà il rapporto tra le persone e gli oggetti. Le persone potrebbero diventare meno utenti e, anzi, essere ‘usate’ dai loro artefatti.

Il designer parte dall’idea che ciò che rende felice e soddisfatto un oggetto, in questo caso un tostapane, è essere utilizzato spesso e nel miglior modo possibile. La connettività ci permette di collegare oggetti che possono scambiarsi informazioni di vario tipo, così, egli ha creato un piccolo network di tostapane, mettendo in condizione ogni elemento, di quantificare la frequenza con la quale viene utilizzato

||| FIG.4.6 L’idea che gli oggetti intelligenti possano scambiarsi informazioni, in maniera indipendente  dall’azione umana ci conduce al concetto di oggetti sociali (Atzori et al., 2014) e (Nansen et al., 2014).

rispetto agli altri. Per fare ciò, ogni tostapane è dotato di un piccolo cervello (una scheda Arduino), di una bocca (una scheda Eterneth) per comunicare col network, di orecchie per sentire cose c’è intorno a lui (un sensore di posizione) e di un mezzo per esprimersi (un piccolo motore applicato alle pinze che le fa muovere in determinati momenti). Quando un tostapane del network viene utilizzato, gli altri tostapane si lamentano, muovendo le pinze su e giù, prima in maniera composta, poi via via in modo più insistente, placandosi solo quando vengono inserite delle fette di pane al loro interno. Improvvisamente un prodotto può iniziare a confrontarsi con gli altri e il suo utilizzo, diventare correlato a quello della rete alla quale appartiene.

Che cosa potrebbe fare un prodotto per cercare di essere utilizzato? Cosa accadrebbe se un oggetto non fosse soddisfatto del proprio possessore? Quale sarebbe la sua decisione estrema? Smettere di lavorare? Cercare un altro proprietario? È chiaro che il rapporto tra oggetti e persone in un tale scenario cambia drasticamente, le persone da utilizzatori si pongono più come spettatori, vengono giudicati dagli oggetti, e di conseguenza cercano di cambiare le loro abitudini come reazione al comportamento degli stessi.

Dagli oggetti intelligenti agli oggetti sociali

La maggior parte delle soluzioni dell'IoT sono state inizialmente concepite e costruite in maniera singola, così sono state definite piccole isole eterogenee di oggetti intelligenti, detti “res sapiens”, scollegate le une dalle altre, le cui informazioni possono essere condivise attraverso network sociali di persone. Il sistema Nike+ è un esempio rappresentativo di questa tipologia: il sistema combina statistiche individuali e visualizzazioni di dati rilevati e promuove la concorrenza tra gli utenti. I dati raccolti possono essere condivisi nelle reti sociali con l'intento di formare comunità intorno a un applicazione di rilevamento.

Res sapiens (oggetti smart): maggiore interoperabilità con