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Res socialis (oggetti sociali): capacità di costruire i propri network sociali; abilità nella costruzione di servizi compless

con valore aggiunto attraverso la collaborazione in network

sociali di oggetti.

||| FIG.4.7 La differenza tra gli oggetti ‘smart’, gli oggetti ‘attivi’ e gli oggetti ‘sociali’ secondo Atzori et al.  (2014).

L’evoluzione verso l’idea di oggetti che non sono solo connessi a Internet e resi disponibili in una rete sociale degli esseri umani, bensì che hanno un ruolo attivo all’interno di un proprio network, secondo specifici obiettivi, fa si che venga introdotto il concetto di “res agens”. In questo caso, ad esempio, oggetti quotidiani vengono aumentati in maniera tale che comunicando tra di loro, possano fungere attivamente da mediatori nella comunicazione tra le persone.

Alla base del concetto “res socialis” (Atzori et al., 2014) c’è l’idea che le reti sociali di oggetti vengono stabilite esclusivamente tra oggetti. Questi non sono network sociali di persone in cui i membri condividono informazioni e oggetti, oppure network sociali di persone rafforzate dall’azione degli oggetti. Diversamente, sono reti basate sulla relazione tra oggetti, che possono offrire servizi per gli esseri umani in modo efficiente, tramite lo scambio di informazioni attraverso le relazioni sociali che hanno stabilito.

4.4 IoT nell’ambiente domestico

In riferimento al progetto “La casa prossima futura” Marzano (1999) afferma: “La maggior parte della tecnologia di oggi si materializza ancora in modo intrusivo nel nostro quotidiano. Nel futuro prossimo venturo, la tecnologia si integrerà nel nostro ambiente rendendo ‘intelligenti’ gli oggetti che da sempre ci accompagnano: tavoli, sedie, abiti… Così, quasi paradossalmente, la casa del futuro assomiglierà più a quella del passato che a quella del presente”.

«Ci avviciniamo alla porta di casa e la serratura si apre al solo input che gli è giunto dallo smartphone… arriviamo in cucina, la macchina del caffè entra in azione e il forno ci mostra una ricetta per la cena…il forno è a conoscenza di quali cibi abbiamo a disposizione perché ha appena parlato, tramite la rete Wi-Fi, con il frigorifero». In occasione dell’edizione 2015 del CES10, alcuni tra i colossi mondiali dell’elettronica, all’interno dei padiglioni espositivi, hanno simulato gli scenari applicativi dei loro sistemi di elaborazione diffusa all’interno dell’ambiente domestico. Samsung, ad esempio, sostiene che di qui a breve, nove elettrodomestici su dieci saranno abilitati alla connessione Internet, saranno controllabili da dispositivi mobili e risponderanno a comandi vocali. Boo-Keun Yoon, CEO dell’azienda sud coreana, ritiene che l’intero settore dell’elettronica di consumo entro cinque anni dovrà adattarsi all’Internet of Things. Yoon afferma che questo tipo di dispositivi, connessi e interconnessi, renderà le persone più libere dal lavoro domestico e permetterà loro di trascorrere più tempo con la famiglia, nonché di dedicare maggiore attenzione ad attività piacevoli. Egli, inoltre, sottolinea che questo fenomeno ha il potenziale di trasformare la nostra economia, la società intera e di conseguenza il modo in cui 10    CES  è  l’acronimo  di  Consumer  Electronics  Show,  la  fiela  dell’elettronica  più  importante  che  annualmente si tiena nel mese di gennaio a Las Vegas.

||| FIG.4.8 Marzano sintetizza così l’evoluzione del paesaggio domestico che porta alla definizione dei  concept sviluppati per il progetto “La casa prossima futura”.

||| FIG.4.9 Ceramic audio player, tra i concept de “La casa prossima futura”, consente di programmare una  playlist, selezionando un chip e premendolo sul riproduttore. É abbinato ad uno speaker da appendere  alla parete. ||| FIG.4.10 Interactive screen, tra i concept de “La casa prossima futura”, è un ‘assistente chef’ interattivo;  attivato tramite voce o tocco, recupera le tue ricette preferite e ne scarica di nuove da Internet. Cliccando  sul frame le ricette vengono scaricate su un chip; ogni chip corrisponde a una tipologia di cibo.

viviamo la nostra quotidianità.

Quella descritta all’inizio del paragrafo è una delle tante visioni, sulle quali si basa il lavoro di sperimentazione all’interno di molti centri di ricerca e di imprese più o meno grandi, che si occupano di elettronica di consumo. Sebbene si tratti di visioni apparentemente distanti dalla quotidianità della maggior parte di noi, molti dei sistemi sui quali si basano, sono già tecnicamente ampiamente definiti. I mezzi tecnologici progrediscono così velocemente, che se, ad esempio, chiediamo alle persone comuni cosa desidererebbero dalle loro case intelligenti, ci accorgiamo che il divario tecnico tra le aspettative degli utenti e le soluzioni disponibili è irrisorio. Emerge, così, che la difficile applicabilità nel mondo ‘reale’ di certi sistemi è condizionata da vari fattori, tra cui: un approccio progettuale, troppo tecnico- centrico come sottolineato da Bonino e Corno (2011), una limitata comprensione dei sistemi da parte delle persone, che ne pregiudica l’accettabilità, infine la necessità di promuovere un rapporto più cooperativo tra persone e artefatti intelligenti. In quale modo le persone accoglieranno la diffusione di oggetti e sistemi connessi? In quale modo i progettisti potranno cogliere l’essenza dei nuovi mezzi tecnologici e sviluppare questi prodotti e sistemi? Quali criteri dovranno essere considerati, affinché la loro implementazione aggiunga valore all’esperienza delle persone?

4.5 La casa connessa: quali principi guidano il progetto

“Flying over Las vegas” è il manifesto di design che Stefano Marzano ha scritto nel 1992, e rappresenta la base ideologica che ha guidato il suo lavoro, presso Philips Design, per molti anni. Affrontando temi di grande importanza, come la globalizzazione dei mercati, l’accelerazione dei tempi, la responsabilità ambientale e la necessità di una nuova etica che ispiri il progetto, egli parla di valori e di qualità della vita. Più tardi, in riferimento al manifesto, Marzano ribadisce che: “La tecnologia è il risultato di una necessità espressa che non ha segno negativo o positivo. Senza tecnologia non c’è futuro. È il modo in cui viene utilizzata che è fondamentale: è renderla funzionale alla guerra o alla ridistribuzione degli investimenti che fa la differenza” (Argante, 2009, p.22).

A partire da tali presupposti egli ha condotto innumerevoli sperimentazioni quali “Vision of the Future”, “La casa prossima futura” e più recentemente i “Simplicity Events”, dove la persona e la tecnologia sono al centro dell’interesse progettuale. In questi progetti si parla di miniaturizzazione dei componenti, di prodotti invisibili, ossia della scomparsa degli oggetti come volatilizzazione dell’hardware e della capacità della tecnologia stessa di integrarsi in modo seamless, senza soluzioni di continuità, nello spazio circostante; si parla di qualità dell’esperienza attraverso prodotti sempre più semplici da usare e capaci di promuovere quel tradizionale legame di affettività con le persone, anche in risposta a una mentalità consumistica

troppo spinta, nonché di “oggetti rilevanti”. Facendo riferimento alla teoria dell’auto-realizzazione, sviluppata dallo psicologo Abraham Maslow e sintetizzata nella famosa “Piramide dei bisogni”, Marzano indica come oggetti rilevanti quelli che consentono all’individuo di salire i gradini della suddetta piramide, prodotti che usano la tecnologia per incoraggiare la crescita culturale della persona, che ne stimolano l’amplificazione dei sensi e il potere; possiamo supporre che si riferisse al potere decisionale e d’azione nei propri confronti e nei confronti della società. L’amplificazione dei sensi e l’aspetto emozionale, come facenti parte di un’esperienza d’uso significativa e complessivamente piacevole, caratterizzano gran parte delle sperimentazioni condotte da Philips Design, così Marzano ricorda:

“Avevo immaginato oggetti che fossero fiori e farfalle. Lo avevo solo pensato, poi li abbiamo realizzati perché potessero ampliare le loro funzioni. Questa tazzina, per esempio, è un cd che contiene la memoria visiva delle vacanze in Brasile: foto, filmati, suoni…E questo sembra un tavolo, no? In realtà è uno schermo a cristalli liquidi. Ecco, se metto su la tazzina attivo il link per la riproduzione del materiale audiovisivo che scorre mentre sorseggio il mio tè. Quello che voglio dire è che nello spazio si muoveranno oggetti riconoscibili ma con significati e funzioni inimmaginabili. Ecco perché voglio proporre la mia visione, educare la tecnologia: in realtà il messaggio vero è rivolto agli uomini, perché è il risultato del loro lavoro. Ma devono essere capaci di interpretarla (le tecnologia) fuori dagli schemi e perciò dobbiamo dargli un’altra ragione per crearla, per prefigurare il modo e il mondo in cui si applica”(Argante, 2009, p.34).

Dalla rilettura di questi lavori, che a detta di molti hanno contribuito a ridefinire l’approccio al progetto di design anche in termini metodologici, in quanto tra i primi ad essere caratterizzati dalla commistione di conoscenze multidisciplinari, ne emerge una visione che dovrebbe essere anche quella odierna dell’applicazione tecnologica (intendendo soprattutto quella legata all’uso dei computer) nell’ambito dell’ambiente domestico e personale. A proposito del progetto “La casa prossima

From smart home to connected home (Harper, 2011, p.3)