• Non ci sono risultati.

Il Meggiorin si appresta a suonare un nuovo pezzo (“Io non so cos’è la solitudine, ho sempre una gallina sulla spalla”), mentre lei indossa la giacca (che poi si rivelerà essere un giubbotto), adagiata sulla sedia. Il chitarrista emette un suono gutturale, simile al verso della gallina, come accompagnamento vocale alla melodia e dopo si rivolge sottovoce al nuovo personaggio impersonato dalla Musso, il ventenne Igor, spingendolo a interloquire con il pubblico: il giovane è svogliato e manifesta il desiderio di andare a mangiare la pizza dai cinesi, da questo scambio si intuisce che tra i due ci sia già un rapporto, visto che i due sembrano conoscersi bene. Alla fine Igi riesce a convincere Igor, promettendogli i privè in due locali notturni, nella zona di Vicenza, e la Musso, che fino a quel momento era di schiena al pubblico, si alza dalla sedia, va di fronte al musicista e in dialetto veneto gli dice: “Te ghe giurà: varda che vien giù la Madona e te fa un culo così. Attento a te!”: si crea una distanza personale tra i due, che utilizzano un tono confidenziale. Il breve dialogo, a bassa voce, si conclude e finalmente Igor, giovane operaio, si rivolge alla platea, con un volume di voce più alto, con sguardo un po’ crucciato e cercando di parlare in italiano, pur mantenendo la cadenza dialettale; intanto l’illuminazione si fa più intensa, espandendosi a tutto il palcoscenico. Igor socializza subito con gli spettatori chiedendo loro come stanno e non ottenendo risposta dice a Igi: “Morti. Fine. Andiamo via”, infatti si appresta ad andarsene con il musicista. Il pubblico ride, allora Igor torna indietro e pone di nuovo la domanda: “Come state?”, il pubblico: “Bene” e Igor a Igi: “Sono vivi! Evviva!”. Il personaggio inizia subito a spiegare alla platea cosa sia il “millino”, ovvero le vecchie mille lire arrotolane e inserite, dagli spettatori maschili, nelle mutandine delle ballerine di lap dance e, dopo aver improvvisato e scherzato con il pubblico, Igor-

55 Musso illustra ai presenti come si svolge questo tipo di danza, e lo fa muovendo il bacino avanti e indietro, poi da destra a sinistra, accompagnando quindi le sue parole con gesti paralleli ideografici per dare una descrizione più accurata. Il giovane dice: “Tu sei sempre lì, non ti sei mosso e metti le mille lire nelle mutandine”, nessuna reazione dal pubblico; scambio di sguardi allibiti tra Igor ed il musicista, che non capiscono la totale mancanza di reazione degli spettatori. Dopo un attimo di pausa il ventenne esclama a voce alta: “E’ un brivido animale!” e si agita, alza il braccio destro e lo riabbassa, si muove sul posto a piccoli passi, andando avanti e indietro, e scuotendo la testa ripete: “Bellissimo, bellissimo, bellissimo!”. La Musso cerca di sottolineare lo stato d’animo del personaggio, un misto tra l’eccitazione e la pazzia, fissando con gli occhi un punto imprecisato nel vuoto e muovendo la testa compulsivamente insieme alle parole: “Divento matto io! Matto, matto, matto!”, con una mimica discreta. L’immagine della bella ragazza scatena in Igor un impulso irrefrenabile, difficilmente contenibile, come si è constatato, e la sua espressione ne è la prova: la sua infatti è un’espressione primordiale, innocente, istintiva, per non dire animalesca e ricorda quella di Arlecchino24, maschera della Commedia dell’Arte. Il problema che affligge il giovane è costituito dall’arrivo dell’euro, poiché le vecchie mille lire, in banconota, adesso equivalgono ad un euro, in moneta, che non può essere inserito nello slip della ballerina: Igor cerca l’aiuto del pubblico nel pronunciare la parola “moneta” (lo stesso aveva fatto prima con la parola “lap dance”).

Giuliana Musso esprime l’irrequietezza del giovane personaggio e la sua esuberanza di ventenne, attraverso vari gesti e movimenti compiuti sul posto: ad esempio porta spesso una gamba avanti per poi riportarla indietro, alza e abbassa le spalle e muove di continuo le braccia. I momenti di narrazione di Igor sono intervallati da momenti di sospensione, in cui lui, dopo aver affermato un concetto, resta in silenzio ad osservare la platea, con un’espressione basita sul volto, perché non ha ottenuto la reazione sperata dagli spettatori. Inoltre, l’attrice, interpretando un ruolo maschile, adotta pure la tipica camminata virile a gambe aperte e, qualche volta, avvicinando una mano al cavallo dei pantaloni, finge di toccarsi le parti intime. Igor mima poi un tipico scambio verbale con una ragazza del nightclub, muovendo la testa verso sinistra per le domande di lei e verso destra per le sue risposte (da questo dialogo il pubblico apprende il nome del personaggio, rimasto ignoto fino a questo momento). Dopo il giovane cerca di spiegare al pubblico cosa sia un privè e, di nuovo, non cogliendo alcun tipo di reazione, prima scruta la sala coprendosi gli occhi dalla luce, con la mano destra, per osservare meglio, poi si rivolge ad Igi, sconcertato dall’ignoranza dei presenti, ed esclama: “Io non mi accorgo più di niente, potrebbe andare a fuoco tutto, potrebbe morire lui (riferito al chitarrista) dissanguato che lo ritrovano secco al mattino. Bellissimo! Bellissimo!

24 Cfr. Paolo Puppa, La voce solitaria. Monologhi d’attore nella scena italiana tra vecchio e nuovo millennio, Roma,

56 Bellissimo!”. Il giovane operaio esprime la sua passione per le ballerine di lap dance, descrivendole, sempre in stato di agitazione, bellissime, perfette e con corpi statuari. Poi Igor tenta di far indovinare al pubblico quanti locali a luci rosse ha Milano: alcuni spettatori vengono coinvolti nel gioco e pronunciano cifre a caso; alla fine interviene il ventenne, vantandosi del fatto che Milano conta solo cinque locali, mentre la sola città di Vicenza, esclusa la provincia, ne conta dieci e lo dice ben chiaro ad alta voce. Il giovane operaio si eccita sempre di più, nominando le zone del Triveneto più ricche di locali, sempre muovendosi sul posto, gesticolando e scuotendo la testa. Appena passa a parlare dei trevigiani cambia tono e lancia un avvertimento ai presenti: “Attenti a quelli di Treviso… io ve lo dico: a Treviso son matti per la figa, sono andati fuori con la testa, si, si, si, li riconosco da lontano io, quelli di Treviso, sembrano appena usciti dalla foresta.” Dunque, chiede conferma a Igi che gli risponde affermativamente e continua: “Noi viviamo nel vero ‘triangolo della figa’!!”, pronunciando l’ultima parola con entusiasmo, usando una voce di testa e prolungando la vocale “a”, mentre disegna un triangolo davanti al suo volto con gli indici delle mani, compiendo così un gesto parallelo iconografico. Il Meggiorin, durante il monologo, suona alcuni accordi, intervallati però da vari momenti di pausa per dare più spazio al personaggio e alla sua interazione con il pubblico.

La Musso va incontro a Igi, batte la sua mano destra con quella del chitarrista, in segno di vittoria, finisce il giro e ritorna al suo posto con i pugni alzati. Igor ammette di non frequentare più i locali normali, perché non li divertono e, soprattutto, perché le sue coetanee lo rifiutano; poi si diverte ad elencare tutto ciò che va di moda tra i ragazzi della sua età: dai piercing ai tatuaggi, dal vestiario agli accessori. Il giovane mima, attraverso un gesto mimico iconico, l’espressione schifata che hanno sempre in volto le ragazze e si chiede il perché di quell’espressione costante. Si cimenta poi in una specie di pantomima, in cui tenta l’approccio con tre diverse ragazze, facendo finta di averle davanti: ogni volta avanza per parlare con la ragazza e ogni volta si allontana verso il fondo della scena, scacciato in malo modo; ovviamente, solo dall’espressione di Igor gli spettatori comprendono le risposte delle ragazze alle richieste avanzate dal giovane, come se la sua espressione contenesse un referente. L’operaio indispettito ritorna al centro del palco e chiede al pubblico cosa ha di sbagliato, rispondendosi da solo: “Queste qui li vogliono tutti uguali: alti, palestrati, con la tartaruga davanti” e nel dire questa battuta alza il braccio destro per indicare l’altezza, poi piega l’avambraccio verso la spalla, per mostrare i muscoli, e, infine, muove le mani davanti al ventre per indicare gli addominali. In questo caso il personaggio compie alcuni gesti paralleli ideografici, perché accompagna la parola al gesto, cercando di mimare i concetti espressi. Igor, riferendosi ai suoi coetanei, poi afferma: “Devono avere tanti soldi e mostrare di averli, anche se non li hanno” e assume un’espressione triste e rassegnata, mentre nel dire “Non possiamo mica

57 tutti essere così” guarda di sfuggita Igi, poi rivolgendosi al pubblico, senza emettere alcun suono, l’attrice mima con le labbra la parola “poverino”, sgranando gli occhi, alzando le sopracciglia e scuotendo pure la testa in segno di compassione verso il musicista. Il personaggio attraverso gli occhi e le labbra compie dei gesti deittici, per indicare il chitarrista. Spesso Igor-Musso, per separare due argomenti, compie un mezzo giro del palco e dopo torna al suo posto; lo stesso succede prima di affrontare il discorso sulle “ragazze simpatiche”. L’operaio, riferendosi alle ragazze basse, grasse e piatte, si diverte a inscenare una pantomima, muta naturalmente: per l’altezza abbassa la mano destra, invece, per la larghezza spinge i due gomiti in fuori; mentre, per rendere l’idea di un seno piccolo, porta le due mani vicino al petto, con i palmi rivolti verso l’interno, ed inizia a muoverle su e giù, pronunciando alla fine, con una vocina stridula e falsificata, la parola “simpatiche” riferita, appunto, alle ragazze. Il personaggio compie dei gesti autosemantici: infatti, la parola appare superflua, visto che la gestualità parla da sola. Il giovane si oppone alle “nane simpatiche”, come le chiama lui, manifestando invece un forte interesse per le “veline” e le belle ragazze che ballano nei locali notturni: “Io voglio le bernarde, quelle vere, quelle dei calendari”. Nel dire questa battuta compie un altro mezzo giro del palcoscenico e, non appena si trova di nuovo di fronte al pubblico, genuflette leggermente le ginocchia, piega i gomiti in avanti, e concentra la sua tensione nell’unione del pollice con l’indice di entrambe le mani. Ancora una volta, il ventenne dichiara la sua passione per le ballerine di lap dance e, per renderlo ancora più chiaro, scuote la testa velocemente, come faceva all’inizio, ripetendo, con gli occhi fissi in un punto, le solite parole (“Bellissimo, bellissimo, bellissimo! Divento matto, matto, matto!”).

Quando il locale chiude a tarda ora Igor ammette di non fare come gli altri clienti, cioè di non appartarsi con le prostitute di strada all’uscita dal nightclub, bensì di tornare a casa e chiudersi a chiave in camera (mima con la mano destra lo scatto della chiave), dal momento che i suoi genitori dormono (avvicina la stessa mano accanto alla guancia destra, mimando l’atto del dormire e imitando il verso nasale del russare). Il personaggio compie qui alcuni gesti paralleli ideografici, per sottolineare le azioni illustrate a voce. Igor-Musso dopo l’ultima battuta, quella finale (“Mi arrangio da solo!”), pronunciata alzando il volume della voce, apre le braccia verso l’esterno, lancia un’occhiata a Igi e si incammina verso il fondale. Il musicista riprende il brano iniziale, mentre l’attrice, ormai uscita dal personaggio, va a sedersi sulla sedia, rivolta verso sinistra in penombra. Il Meggiorin finisce di suonare il suo pezzo, illuminato da un fascio di luce di media intensità.

58