Il testo drammaturgico di Variabili Umane è stato scritto da Marcela Serli e Davide Tolu. I personaggi sono quindici: Marcela Serli, la regista, Cesare Benedetti e Noemi Bresciani, i due danzatori, Alessio Calciolari e Gianluca di Lauro, le due drag queen, Laura Caruso, Nicole de Leo, Giulia Lunaspina, Antonia Monopoli, Stefania Pecchini e Marta Pizzigallo, le donne transessuali, Marco Dardano e Mattia Fiori, gli uomini transessuali, Irene Serini, la lesbica, e Gaia Saitta, la donna eterosessuale. Tutti i personaggi mantengono i loro nomi anagrafici, dal momento che sono prima di tutto persone con le proprie storie da raccontare. Il testo, di quattordici pagine, non è mai stato pubblicato: si articola in un breve Prologo seguito da sei scene, in cui vengono riportate le battute dei personaggi e le didascalie.
Prologo
Il Prologo si apre con alcune didascalie introduttive, dalle quali si intuisce che il sipario è aperto sul palcoscenico e che la scena è completamente a vista, quando il pubblico entra in sala (“Entra pubblico, neon davanti spenta - Laura e Mattia, vestizione Laura - Quando Mattia toglie scarpa a
75 Laura – VIDEO 1: 3’ circa. Ricerca internet - Mattia e Laura si danno la mano VIDEO 2: Intervista Ebe - 3’03’’- 4’20’’). Laura e Mattia sono in scena: la prima viene vestita dal secondo e di seguito è prevista la proiezione del primo video. I due personaggi si prendono per mano: viene proiettato un secondo video, in cui viene intervistata la Signora Ebe, vicina di casa di Irene Serini. Il Prologo si presenta privo di battute, mentre l’accento cede sui gesti compiuti dai due personaggi, dei quali ancora il lettore non conosce niente, addirittura non sa neanche come Laura sia stata vestita. Dunque, fin dall’inizio il testo riporta alcune note registiche, in riferimento all’illuminazione, alla scenografia e alla prossemica.
I scena
La suddivisione scenica non è segnalata nel testo, ma attraverso alcune didascalie si intuisce la fine e l’inizio di tutte le sei scene: infatti, ogni scena si conclude con una base musicale, la proiezione di un video e una coreografia corale. Le didascalie proseguono e indicano l’accensione di tre neon sul palco e un assolo di batteria, come segnale d’entrata per i personaggi (Entrano tutte e si schierano davanti. Bellissime. Mostri. Avanzano come mostri e si schierano in proscenio. Diventano serie). La prima battuta viene pronunciata dalla regista, Marcela Serli (nel ruolo appunto della regista), che, come scritto, tiene in mano un microfono: “Allora, volete presentarvi? Cominci tu?”. Dopo aver formulato questa domanda, tra alcuni personaggi scoppia un litigio su chi deve parlare per primo e, alla fine, prende la parola Laura: “C'ero io, sono qui dall'inizio! Sono Laura. Per lavoro faccio formazione aziendale: insegno a leggere i bilanci. Ho un figlio di quindici anni, ma non sono la madre. La madre è mia moglie. Siamo insieme da venticinque anni”. Marcela allora le chiede: “Allora sei un uomo?” ma Laura ribatte: “No. Non mi vedi. Sei cieca?”. Dalla risposta di Laura si presume che Mattia, prima, l’abbia vestita da donna. Dopo la nascita di un nuovo litigio e dopo lo svenimento di Gianluca, in arte Desirèe, Marcela cerca di riportare la calma, ma non viene ascoltata, dunque è Mattia a prendere la parola: “No tocca a me, e che cavolo, ero il primo. Io sono Mattia, sono un uomo transessuale, fino a pochi anni fa per lo stato italiano non esistevo. C’era questa donna che non ero io. Io sono un uomo. Sono, per così dire, un uomo nuovo”.
La presentazione di Mattia è seguita da quella di Stefania, donna transessuale: “Io sono Stefania. Ho 45 anni e sono una donna transessuale. Per lavoro indosso una divisa delle forze dell’ordine”. Subito dopo è Alessio a prendere la parola, in arte Donata, drag queen per passione (l’autrice nel testo scrive “Donata/Alessio” e “Desirée/Gianluca” per segnalare il nome d’arte e il nome anagrafico, visto che si tratta di due artisti e non di trans), e coglie l’occasione per presentare pure sua “sorella”, Desirée, dicendo: “Ora parlo io. Sono Alessio. Sono un danzatore e una drag. Stasera
76 vorrei aprir un discorso che riguarda la trasformazione, l’ossigenazione dei capelli, le extension, le ciglia finte… ah quanto è molto più divertente essere una drag queen, che una donna che non sa nemmeno quale sia il pregio di un tacco alto che allunga la gamba”. Interviene Gaia contro Alessio e, subito dopo, è Marco a presentarsi: “Buona sera a tutti, sono Marco e sono un uomo transessuale. Come Mattia, per lo stato italiano non esisto...” e Marcela gli chiede: “E che lavoro fai?” e Marco risponde: “Sono disoccupato, perché, purtroppo, quando ad un colloquio di lavoro mi presento con il mio bel curriculum giustamente al maschile e subito dopo tiro fuori questa qui, la mia Carta d’Identità ancora oggi al femminile…beh, insomma succede un gran casino…”. Di nuovo Laura controbatte le parole di Marco dichiarando: “Scusa ma fatti fare un certificato, guarda, io ce l’ho, c’è scritto: si certifica che il signor.. per il suo benessere psicologico, veste abiti femminili. Tu te lo fai al maschile...”. Il lettore viene a conoscenza, grazie a questa battuta, che Laura è una trans. Marco racconta di aver aperto anche un sito, dove cerca di aiutare altri ragazzi transessuali che vivono la sua stessa condizione di difficoltà; inoltre, spiega pure il significato delle sigle “FtM e MtF”, ovvero transito da femmina a maschio e transito da maschio a femmina, usate per definire sia gli uomini transessuali sia le donne transessuali.
Stefania precisa: “Io non faccio spettacolo del mio corpo come fanno loro due, che sono due uomini che si vestono da donna”, riferendosi alle due drag queen, e in risposta Desirée dice: “No scusa soldatessa/dottoressa…vedi, io non ‘faccio’ spettacolo, io sono uno spettacolo! Dai Francy, vai con la base!”. La didascalia riporta un breve momento musicale, però tempestivamente interrotto da Marcela che in più strattona il microfono, dunque, si intuisce che il microfono, in mano alla Serli sin dall’inizio, le sia stato sottratto proprio da Desirée. La drag queen protesta per la brusca interruzione e, con una parola “freeze”, blocca l’altra drag, Donata, ancora intenta a dimenarsi. La regista intanto cerca di riprendere il comando: “Allora, ti devi presentare, per favore” e Desirée le risponde: “Marcella scusa se te lo dico, ma mi sa che questa cosa delle presentazioni piace soltanto a te. Guarda il pubblico, è annoiato. Ma certo! Perché loro vogliono lo spettacolo! E noi glielo diamo lo spettacolo, dai Francy vai con la base….”. Di nuovo Marcela interrompe l’insurrezione delle drag queen, supportate ancora una volta dalla base musicale: “Basta! Ma che vi siete messe d'accordo? ( a Donata) ferma, cheese, please, ritz….”. Tenta pure di fermare Donata, ma non si ricorda la parola magica (“freeze”), che prontamente viene pronunciata dalla “sorella”. La regista pone immediatamente un quesito: “E poi insomma voi che ci fate qui? Che cosa ci fanno in questo spettacolo le drag queen?” al quale Desirée risponde: “Perché ancora c'è gente che confonde una drag queen, cioè il mondo dello spettacolo, con una transessuale, che è tutto un altro mondo capisci? [ … ] E poi, che sia chiaro che qui dentro le tette finte, di gommapiuma, ce le ho solo io!”. Si presenta Noemi, ma subito viene interrotta da Desirée:
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DESIRÈE/GIANLUCA: No scusa, hai sentito la regista? Tocca a me. NOEMI: E allora perché non ti sei presentato prima?
DESIRÈE/GIANLUCA: Perché io c'ho più tacco di te e si fa come mi pare a me. NOEMI: E io c'ho più capelli di te e gnegne…
Noemi gli toglie la parrucca, lui la bacia.
DESIRÈE/GIANLUCA: Sono Gianluca, non sono "frocio", semmai sono lesbica! E tu rilassati, sciocca donna biologica "eterosessuale"…e ridammi la parrucca!
Segue la presentazione di Noemi: “Io sono Noemi, sono una danzatrice e sono normale”, e Laura esclama: “Che stronza”; la ballerina continua: “E sono qui anche perché so parlare così, come se avessi dimenticato a casa gli ormoni”. Dopo questa affermazione Noemi viene mandata via da Marcela, come indicato dalla didascalia. Interviene di nuovo Mattia, per fare una precisazione sul tema degli ormoni, appena accennato dalla danzatrice, e dice: “Perché quando un uomo trans comincia gli ormoni, non lo riconosce più nessuno. Credevano che fossi mio fratello. Cioè il fratello di mia sorella. Che sono sempre io (se ne va, torna). Cioè, sono diventato il fratello di me stesso”. Giulia prende la parola: “Sono Giulia. Ho 43 anni, sono un donna...transessuale, sono lesbica. Nella vita faccio corsi multimediali di uso e manutenzione di elicotteri”. Segue uno scambio di battute tra Nicole e Gaia, entrambi attrici, e infine la regista sprona la seconda a presentarsi. Gaia: “Io sono un’attrice professionista, ho lavorato con i più grandi e tre mesi fa, insieme a Hervè, sono andata in una casetta bianca con una croce sopra…dove c’era un uomo travestito da prete”; Marcela, esasperata, la interrompe: “In questa presentazione bisognava dire la verità. Allora, tu avrai sicuramente altri problemi, ma tu ammettilo…sei una donna TRANSESSUALE, come possiamo notare dalla bocca e dalle tette rifatte. Dal NASO rifatto!”.
Le parole scritte in maiuscolo sembrano evidenziare l’utilizzo di un volume più alto. Da notare che solo nove dei quindici personaggi si presentano: i due uomini transessuali, le due drag queen, tre delle donne transessuali, la danzatrice e l’attrice eterosessuale. La prima scena si presenta come una vetrina, all’interno della quale i personaggi si rivelano per come sono: raccontando il loro passato, giustificano ciò che sono diventati, come si sono realizzati; a presentarli è la regista che cerca di contenere l’esuberanza e l’indisciplina dimostrata da molti. Nascono dei litigi: chi cerca di parlare ma viene interrotto, chi sviene, chi offende e chi si agita; è Marcela ogni volta a riportare la calma tra i personaggi, e a mettere ordine al caos che continuamente si crea, anche se con qualche difficoltà. È una didascalia a segnalare la fine della prima scena, che si conclude con un nuovo litigio tra i personaggi, accompagnato da una colonna sonora, dal titolo Lucidità, e il suono di un cuore che batte.
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II scena
Marta apre la seconda scena con il racconto della sua storia:
Sono Marta. Però prima non mi chiamavo così. Sì lo so che non si vede. Sono un'attrice e sono nata in Puglia. Quando sono nata l’ostetrica durante il travaglio ha detto a mia madre ‘è una femmina. No ho fatto l’ecografia è un maschietto. Ma no è femmina, ha il battito cardiaco proprio da femmina’. E infatti poi… è nato un maschio. Mi piacevano tanto le barbie. E Ken. All’asilo c’era un gioco che i maschi da una parte le femmine dall’altra. Ai maschi i baffi, alle femmine il rossetto. A me i baffi.
Noemi vestita da uomo- maschera baffi , si mostra al gruppo sullo sfondo viene presa al volo da ognuno, il gruppo avanza.
Ma io voglio il rossetto! Allora sei ricchione. Tu sei ricchione? No. Ma ti piacciono i maschi. Sì. Quindi sei ricchione. No. Perché non fai teatro, fai il teatro. Così magari ti passa. Sei ricchione? E perché non fai una cosa un pò creativa, da ricchione. Perché non provi a fare il teatro? Ti viene bene. Fai un po’ di ‘sta recitazione, di ‘sto movimento. Fai l’accademia. Fai la dizione, ti viene bene con ‘sta voce proiettata, così, apri ‘sto diaframma, fai ‘ste parti un pò da maschio. No, no, non però da maschio non vieni bene… non sei credibile. Va bè, vuoi fare le parti da femmina? Ma tu da femmina… no no no, non sei credibile, no, ce ne sono tante altre, non la puoi fare, non la puoi fare.
Marta riporta le frasi discriminatorie e offensive che gli altri le rivolgevano, soprattutto negli anni dell’infanzia. Durante il suo monologo è pure prevista una pantomima corale, alla quale partecipano tutti i personaggi, in cui Noemi, travestita da uomo, viene sollevata, a turno, da tutti. Laura prende di nuovo la parola: “Mio figlio dice che la gente mi deve apprezzare per quello che sono, non deve essere importante se ho gli orecchini, i piercing, i capelli o i vestiti strani… deve apprezzarmi perché io sono io. Io credo che abbia ragione”. L’attenzione si concentra sul tema della negazione d’identità: è la società a giudicare Marta come diversa, a non considerarla quasi come una persona, ma qualcosa di altro, che non appartiene né al mondo maschile né a quello femminile. Marta intimorisce gli altri “normali”, perché rappresenta la diversità, l’ignoto, cadendo, appunto, vittima dell’ignoranza dei suoi simili; quindi viene offesa dalla società, viene derisa, denigrata: non viene riconosciuta, in quanto non è possibile definirla, infatti rimane indefinita. Viene riportato un momento musicale con il brano Perfect Day di Lou Reed; intanto Antonia, seduta su una sedia, prende in braccio Noemi: le due danzano, poi la prima toglie gli indumenti maschili alla seconda e la ritrasforma in donna. Un’altra didascalia riporta una nuova scena corale: Marta viene circondata e, successivamente, toccata dagli altri personaggi che vogliono capire come è fatta.
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