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Tra ricerca e formazione

Nel documento SCUOLe DI DOTTORATO 37 (pagine 77-83)

Il ddl Ministeriale in materia di riorganizzazione del sistema universitario, che proprio in questi mesi muove verso la sua appro-vazione definitiva, si pone, tra l’altro, l’obiettivo di ridisegnare il ruolo dei Dipartimenti alla luce della prospettiva di assegnare loro, oltre che il compito istituzionale del “fare ricerca”, anche la gestio-ne della formaziogestio-ne che oggi attiegestio-ne ai corsi di laurea e alle facol-tà. Si tratterebbe, se andasse in porto, di una rivoluzione che al di là del suo approdo reale in una prassi futura consolidata e, anche al di la dell’animato dibattito politico che lo sta accompagnando, tratteggia tuttavia uno scenario che è necessario considerare nel momento in cui svolgiamo riflessioni sul rapporto tra ricerca e for-mazione.

Un binomio – ricerca e formazione – che trova già nell’attualità e proprio nel terzo livello di formazione la più significativa in assoluto delle sintesi paradigmatiche. Da quando il dottorato ha avviato il pro-prio percorso formativo – sono trascorsi ormai oltre 25 anni – spes-so le punte più avanzate della ricerca presspes-so i diversi dipartimenti sono coincise con le attività di ricerca dei dottorandi e del dottorato.

In molti casi si è registrata una corrispondenza lineare – se non addirittura un’anticipazione – tra le istanze socio tecniche prove-nienti dal mondo scientifico e dal territorio ed il livello di appro-fondimento e di interesse delle ricerche dottorali.

1Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria.

Massimo Lauria (edited by) Produzione dell’Architettura tra tecniche e progetto. Ricerca e innovazione per il territorio = Architectural Planning between build and design techniques. Glocal oriented research and innovation, ISBN 978-88-8453-988-5 (online) ISBN 978-88-8453-990-8 (print) © 2010 Firenze University Press

Il tutto all’interno di un processo di formazione continua con relativa affermazione e mantenimento della sua collocazione baricentrica all’interno dei Dipartimenti anche quando, nel tempo, le strategie formative hanno registrato un dinamica evo-lutiva piuttosto significativa. L’iniziale obiettivo di formare ricer-catori con capacità e formazione spendibile principalmente all’in-terno del sistema università si sta trasformando rapidamente, infatti, nella formazione di ricercatori con competenze strategi-che riconoscibili rispetto alle esigenze del territorio di apparte-nenza, spendibili dunque principalmente all’esterno del sistema università. Una trasformazione in atto di cui, da oltre cinque anni, ne è anche interprete e motore la rete OsDotta dei dottora-ti in Tecnologia dell’Architettura che ha puntato forte sulla for-mazione di eccellenza e che oggi, alla luce delle trasformazioni dettate dalla nuova governance dell’Università, può ritenere di aver intrapreso, e con largo anticipo, la strada giusta.

Partirei dunque da questo quadro di riferimento per esprimere alcune considerazioni circa le attività che hanno prima istruito e poi attuato il progetto culturale di OsDotta ‘09.

Sul tema “Produzione dell’architettura tra tecniche e progetto”

non tornerei ad argomentare. Contenuti e finalità generali sono state espresse e specificate al paragrafo precedente da Attilio Nesi.

Entrerei viceversa nel merito dei contributi che le singole sedi hanno offerto nel corso della fase preparatoria ad OsDotta ‘09, proprio alla luce dell’obiettivo di ragionare su questa attesa coinci-denza tra eccellenze della ricerca e formazione di terzo livello, tra obiettivi formativi con spendibilità tutta interna all’accademia per alimentare i quadri futuri di docenti e acquisizione di competenze da spendere nel mercato del lavoro.

Lo spaccato che ne emerge, certamente parziale e “tagliato”

rispetto alle tematiche proposte dal workshop, ci consente di cogliere l’occasione per interrogarci su quali siano i caratteri e i paradigmi dell’evoluzione, in parte accennata, della formazione di terzo livello e quali i suoi rapporti con il mondo della ricerca.

Risposte teoriche non se ne possono certamente dare; tuttavia qui si propone di leggere tale rapporto attraverso la già richiamata novità organizzativa di questa edizione: le attività preparatorie svolte nei mesi di aprile, maggio e giugno, presso le diverse sedi partecipanti.

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Mentre i dottorandi del terzo anno hanno avuto il compito di dare un contributo alle esigenze di archiviazione e monitoraggio del sito OsDotta lavorando sulle proprie tesi, ormai in via di com-pletamento, i dottorandi del primo e del secondo anno sono stati coinvolti in un programma di studio e preparazione, in linea con il percorso formativo proposto da ciascun corso di dottorato e, rispetto al tema dato, hanno declinato un proprio contributo origi-nale spesso in sintonia con le linee di ricerca dei Dipartimenti, in generale, e dei singoli Dottorati di Ricerca con curriculum in Tecnologia dell’Architettura all’interno dei Dipartimenti o delle Scuole, in particolare.

Molte le questioni indagate così come è possibile evincere da una rapida lettura delle proposte locali. Ricordo per inciso che, all’interno dei temi del workshop, le attività svolte presso le sedi, erano scelte liberamente dai collegi docenti.

Un’attività i cui esiti potrebbero considerarsi equamente distri-buiti tra tre tipologie di approccio:

= verifica del posizionamento dei temi indagati dal dottora-to rispetdottora-to all’esterno, anche alla luce del rapporti con il territorio e i soggetti produttivi;

= recepimento di domanda socio tecnica reale, proveniente dal territorio;

= prevalenza del tema indagato rispetto ai suoi aspetti appli-cativi o di ricaduta in esterno.

Hanno scelto di utilizzare la prima tipologia di approccio, producendo lavori finalizzati alla verifica del posizionamento dei temi indagati dal dottorato rispetto all’esterno, anche alla luce del rapporti con il territorio e i soggetti produttivi:

= i due dottorati di Napoli e il dottorato di Palermo. Attraverso contributi dislocati su tutti e tre i tavoli, docenti e dottorandi hanno sviluppato un’analisi del rapporto tra le linee di ricer-ca di sede degli ultimi anni e le esigenze di innovazione tec-nologica espresse dal mondo dell’impresa e dell’Università, partendo dal principio che la ricerca universitaria acquisti significatività e competitività nel rapportare i propri ambiti scientifici a prevedibili scenari di sviluppo, quali quelli confi-gurati dal VII Programma Quadro o dalle Focus Area della Piattaforma Tecnologica Europea delle Costruzioni.

Hanno scelto di utilizzare la seconda tipologia di approccio, costruita sul recepimento di una domanda socio tecnica reale pro-veniente dal territorio:

= il dottorato di Firenze che ha indagato, per riduzione di campo, il tema del settore sanitario, rappresentativo di un interesse specifico del dipartimento di Tecnologie dell’Architettura e Design “Pierluigi Spadolini”e che costi-tuisce un esempio significativo di complessità procedurale, progettuale e tecnologica;

= il dottorato del Politecnico di Milano, la cui attività semina-riale ha preso spunto dall’esigenza espressa dal Comune di Milano, di progettare un insediamento temporaneo in uno spazio di verde urbano, prevedendo di dover soddisfare un fabbisogno di alloggi destinati ad un target di pubblico gio-vane, sia per eventi eccezionali, come l’Expo 2015, che per occasioni ricorrenti, quali la settimana della moda;

= il dottorato dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria che ha indagato, all’interno della tematica più generale del restauro del moderno, il recupero della Torre progettata da PierLuigi Nervi, che da anni è al centro del dibattito citta-dino in tema di riqualificazione urbana;

= il dottorato dell’Università “G. D’Annunzio” Chieti–Pescara che, distribuendo i propri contributi su due tavoli, ha lavora-to all’interno di un quadro problematico di riferimenlavora-to – lavorare nel post terremoto – mediante approfondimenti che riguardano l’impiego sostenibile di materiali tra innovazione e tradizione. Sono state affrontate le questioni inerenti l’in-novazione di progetto e di prodotto, nell’ottica della sosteni-bilità, la progettazione di manufatti per la temporaneità e l’e-cologia industriale, nonché metodi di valutazione della soste-nibilità del territorio, proponendo indicatori per il controllo delle proposte di crescita urbana e modalità atte a promuo-vere uno sviluppo sostenibile a partire da risorse locali;

= il dottorato del Politecnico di Milano – Polo Regionale di Mantova – che ha nella valorizzazione dei beni culturali il suo focus, e che ha lavorato, in collaborazione con la Camera di Commercio e la Provincia di Mantova, su di un processo complesso di promozione del territorio dell’alto mantovano, finalizzato alla creazione di un sistema ecomuseale.

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Dell’ecomuseo si è in particolare mutuato l’approccio par-tecipato all’individuazione delle risorse identitarie sulla base delle quali impostare azioni di valorizzazione e svilup-po sostenibile del sistema locale.

Hanno scelto, infine, di lavorare prevalentemente con un approc-cio più “interno” ed accademico, potremmo dire di ricerca teorica:

= il dottorato della Facoltà di Architettura di Ferrara, IUAV, Facoltà di Architettura di Cesena, che ha indagato il tema del progetto dell’interfaccia architettonica: tecnologie per la definizione delle frontiere;

= il dottorato dell’Università di Camerino e Ascoli Piceno che ha indagato una metodologia operativa per la verifica precoce dei processi progettuali, organizzativi e gestionali finalizzati alla compatibilità ambientale degli interventi alle varie scale del progetto;

= il dottorato dell’Università di Roma “La Sapienza” – Facoltà di Architettura Valle Giulia che ha sviluppato studi sulle politiche abitataive da controllare e tecnologie costruttive innovative;

= il dottorato del Politecnico di Torino che ha lavorato su siste-mi di valutazione della sostenibilità dell’ambiente costruito, definendo benchmarks di riferimento e individuando uno strumento che possa aiutare ad indirizzare le scelte strategi-che di trasformazione e riqualificazione del territorio;

= il dottorato dell’Università di Roma “La Sapienza” – Facoltà di Architettura L. Quaroni che, facendo riferimen-to alla normativa italiana in vigore in tema energetico, ha posto a confronto critico i comportamenti bioclimatici potenziali di cinque tipi morfologici di base (linea, blocco, torre, piastra, corte).

Conclusioni

Probabilmente esiste ancora una prevalenza di interesse da parte del dottorato verso i temi di ricerca che potremmo defini-re teorica, non didefini-rettamente istruita e svolta ai fini di offridefini-re risposte a domande specifiche e particolari provenienti dal ter-ritorio.

Si tratta più che altro di un’attività che indaga problemi assolutamente attuali ma con carattere generale.

In altri termini si fa riferimento alla ricerca classica di tipo accademico. Di contro, tuttavia, si registra un significativo inte-resse verso la creazione di link per e con il territorio, per e con il quadro della domanda di ricerca comunitaria VII PQ, Piattaforma Europea delle Costruzioni, ecc.

Un segnale di un’evoluzione in atto, quest’ultimo, che, probabil-mente più di ogni altro, tende a confermare l’assunto iniziale espresso circa la centralità del rapporto tra ricerca e formazione e circa il ruolo strategico – in molti casi di indirizzo – dei corsi di Dottorato. Ne sono una riprova, entrando nel merito delle temati-che trattate, antemati-che le diverse declinazioni temati-che, a livello locale, le sin-gole sedi hanno proposto per interpretare il tema del workshop.

Restituendo un quadro che disegna uno stato dell’arte dinamico, in trasformazione e aggiornamento continuo, il cui pregio più signifi-cativo e, al tempo stesso, forse anche il limite più sentito, è rappre-sentato da una eccessiva ricchezza e frammentazione del dibattito in sottotematiche. Ed è proprio da queste consapevolezze che nasco-no le istanze, espresse da molti, di una rivisitazione dei confini disci-plinari a cui appare sempre più impellente restituire riconoscibilità e stabilità in campo accademico e, soprattutto, rispetto all’esterno.

Focus area, topics e strategie generali comunitarie lasciano intrave-dere infatti ampi margini di utilità e potenzialità applicativa degli studi condotti dal settore disciplinare della Tecnologia dell’Architettura. A patto però che si riesca a “fare” massa critica, coagulando attorno alle questioni più sentite e attuali (di cui questo testo ritengo ne sia anche veicolo) gli sforzi da produrre nei prossi-mi anni nel campo della ricerca e della formazione di eccellenza.

MASSIMOLAURIA1

Nel documento SCUOLe DI DOTTORATO 37 (pagine 77-83)

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