di Mirca Montanar
4. Riflessioni conclusive
Il rinnovato bagaglio formativo del docente specializzato, nel promuovere innovative metodologie, contenuti e strategie che ricono- scono i bisogni degli alunni “differenti” e “diversi”, comprende la progettazione di interventi educativo-didattici inclusivi che indivi- duano nella didattica della narrazione e nel metodo delle storie di vita un’efficace e reale opportunità di crescita in prospettiva inclusiva.
Tra le azioni formative condivise che il docente specializzato di sostegno promuove all’interno delle molteplici forme di aiuto rivolte
agli alunni con “BES” e all’intera classe, le modalità narrativo-auto- biografiche conferiscono continuità e profondità alla realizzazione di processi di piena partecipazione ed appartenenza. Al contempo, rin- forzano lo sviluppo dell’identità professionale dell’insegnante spe- cializzato valorizzandone l’intenzionalità progettuale e contribuen- do alla formazione di un nuovo “sguardo” maggiormente inclusivo nei confronti della complessità e della singolarità della vita del disa- bile raccontata tramite vissuti, ricordi, introspezioni, successi, falli- menti, disagi, trasformazioni, ridefinizioni e ricostruzioni.
L’approccio reticolare sistemico e globale del docente di soste- gno che accoglie l’alunno in situazione di disabilità e/o di svantag- gio oltrepassa i limiti delle logiche assistenziali delle visioni deter- ministico-medicalistiche, accogliendo la storia dell’altro compren- dendo ed interpretando la storia dell’altro al di là della limitatezza oggettiva della certificazione diagnositica che riduce la “lettura” del- la diversità.
Per evitare interventi educativi fondati sulla normalizzazione del deficit, ovvero interessati prevalentemente alla patologia ed alla ma- lattia, l’utilizzo dello strumento alternativo della narrazione rende possibile il superamento della visione lineare che ingabbia la perso- na nella patologia, non tenendo conto della complessa trama di si- gnificati di cui è composta la sua esistenza.
La pedagogia e la didattica narrative promosse nella scuola del- l’infanzia e nella primaria rappresentano importanti strumenti me- todologici medianti i quali il docente specializzato personalizza (Pa- vone, 2004), individualizza (Baldacci, 2006), differenzia (d’Alonzo, 2016) la didattica ordinaria, costruisce Piani didattici personalizzati orientati a proporre interventi educativi plurali e flessibili a favore del Progetto di Vita di ogni alunno.
L’approccio narrativo-autobiografico costituisce una via privile- giata per formarsi ed educare favorendo il riconoscimento dell’altro all’interno di una relazione significativa che permette al bambino con disabilità di ridefinire, ricostruire la propria storia e al docente specializzato di “leggerla” con strumenti, modalità e tecniche estre- mamente flessibili frutto di buone pratiche autobiografiche capaci di favorire l’inclusione scolastica e sociale.
L’insegnante specializzato di sostegno è in grado di utilizzare la didattica della narrazione per riconoscere e valorizzare la pluralità
dei “bisogni educativi speciali” e non, per progettare attività che permettano all’alunno con deficit di potersi raccontare amplificando le personali capacità espressivo-comunicative e, quindi, facilitando la piena partecipazione in classe.
I professionisti della cura e dell’aiuto con il prezioso contributo dell’approccio narrativo potenziano la capacità di interpretare la di- versità dei bisogni educativi di tutti gli alunni, favorendo l’“ac- cettazione del deficit e la riduzione dell’handicap” (Canevaro, 1999), nel tentativo di eliminare o ridurre ogni processo di esclusione e marginalizzazione sociale e culturale e di orientarsi in prospettiva inclusiva (Mura, 2016; Turner-Cmuchal, 2017).
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