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Ritratto del defunto

Una parte fondamentale di ogni orazione funebre è il ricordo della vita del defunto. Il ritratto costituisce solitamente la possibilità di rappresentare un quadro edificante per il pubblico: attraverso le vicende della vita si portano alla luce le virtù e le azioni cristiane che garantiscono l'eterna beatitudine all'anima che ha appena lasciato questo mondo, e che diventano un perfetto exemplum per i fedeli che

347DFABH, p. 5. 348DFABH, p. 26.

ascoltano o leggono il discorso. Inoltre, il ricordo di aneddoti particolari della vita del compianto hanno anche la funzione di avvicinare emotivamente il pubblico all'argomentazione: questi spiragli di umanità e di quotidianità in un discorso che tratta temi spirituali come la morte del corpo e la salvezza dell'anima rendono il discorso più accessibile, umanizzandolo e consentendo al pubblico di immedesimarsi, o perlomeno di simpatizzare, con il soggetto narrato. In questo modo il pubblico è più propenso a recepire il messaggio salvifico dall'orazione funebre.

2.5.1 Aneddoti e particolari della vita dei defunti

Cosme afferma che nei suoi discorsi non si troverà nulla che egli non abbia visto con i propri occhi: la forte spinta a rendere l'orazione funebre una testimonianza diretta si realizza nei numerosi aneddoti che il predicatore inserisce nelle sue orazioni. Egli racconta degli esempi dell'umiltà di Anne-Marie nella vita quotidiana del convento interpellando il pubblico come testimone. Nei corridoi del convento era solita cedere il passo ad ogni persona, serviva al tavolo ed era lieta di poter dire che era venuta per servire e non per essere servita. Durante il suo noviziato si trovò solamente accompagnata da una suora conversa nello svolgimento dei suoi esercizi e lei fu lieta di essere scesa all'ultimo gradino e di essere divenuta serva: «Elle employoit ses illustres mains, qui estoient dignes de porter un Sceptre, à balier sa Cellule, à faire son lit, & à se rendre tous les menus services, dont une pauvre Religieuse peut avoir besoin»349. Ella rifiutò una giovane paesana che si era offerta di entrare in convento per servirla e non accettava nemmeno il più piccolo gesto di gentilezza da parte delle sue consorelle, circondandosi solo delle fanciulle che rispettavano e assecondavano il suo disprezzo di sé stessa. Fu questa zelante umiltà che la portò ad autoaccusarsi pubblicamente per i suoi peccati davanti alla comunità di religiose che stava lasciando e quella in cui stava per entrare.

Anche nel discorso funebre di Anne-Batilde de Harlai il predicatore chiede alle religiose quanti esempi di virtù potrebbero raccontare, avendo vissuto con lei e goduto da vicino della sua presenza, prima di dare il suo contributo con un aneddoto

sulla sua pazienza. Cosme racconta che quando si occupava della riforma del suo monastero, la badessa scelse una fanciulla da un altro monastero, affinché l'aiutasse a svolgere tutti i lavori. Questa fanciulla si dimostrò negligente e insubordinata, ma, quando chiunque avrebbe deciso di rimandarla al suo convento, la badessa fu lieta di trovare un modo per esercitare la sua pazienza. In seguito la fanciulla, una volta tornata al suo monastero, si sentì talmente in colpa per la sua condotta sconsiderata da proclamare pubblicamente le sue colpe fra le lacrime, dando così soddisfazione alla virtù della badessa.

Cosme racconta infine dell'infinito amore e carità dimostrati nei confronti di un'anziana religiosa dell'abbazia di Pommeraie malata di vaiolo:

La voyant un jour couverte d'une petite verole, où les Medecins apperceurent tant de malignité qu'ils n'osoient preseque plus s'en approcher, elle s'enferma d'un courage invincible avec la malade, & oubliant qu'estant fille et jeune, elle avoit tout à craindre d'un mal si contagieux, elle l'assista constamment jusqu'à la mort; & la serrant dans ses braz d'une tendresse maternelle, sans estre rebutée par l'infecction qu'ehaloit ce corps tout couvert de pourriture, elle ne pût donner de bornes à sa charié & à son grand coeur, qu'elle ne l'eut ensevelie de ses propres mains.350

Per descrivere la profonda carità della badessa Cosme non risparmia i particolari più raccapriccianti al pubblico.

Il predicatore narra anche alcuni aneddoti riguardanti le due regine. Racconta la vicenda in cui la dama d'onore di Anna d'Austria le parlò della sofferenza del popolo nelle campagne e la regina rimase sconvolta dal fatto di non essere stata messa al corrente e diede disposizioni affinché vi si ponesse rimedio. Maria-Teresa d'Austria ci viene descritta mentre consiglia ad una fanciulla in procinto di fare la sua entrata nel mondo di costruirsi una protezione per impedire che le sue orecchie ascoltino parole inopportune, capaci di ferire la sua purezza. Il predicatore aggiunge che chiunque avesse incontrato la regina sapeva quanto ci tenesse alla prudenza e alla condotta delle fanciulle poste sotto la sua custodia, offrendo loro dei continui esempi

di modestia saggezza e virtù con il suo comportamento.

Cosme, infine, inserisce anche i suoi sentimenti più intimi nei discorsi per rafforzare il coinvolgimento personale della sua testimonianza diretta. L'esempio più complesso e commovente si trova nell'esordio all'orazione funebre della regina Maria-Teresa d'Austria, in cui il predicatore, vescovo di Lombez ormai vicino al settantesimo anno d'età, esprime il suo dolore e sbigottimento con queste parole:

Pouvos-je jamais penser, MESSIEURS, qu'aprez avoir eu l'honneur l'espace de tant d'années de précher la parole de Dieu à catte pieuse Reine dont la mort met toute la France en deuil: Pouvois-je penser, qu'aprez avoir cessé de lui parler de Dieu à la Cour, pour venir dans la retraite de mon Diocese, satisfaire à mon obligation de parler à Dieu pour elle, je fusse destiné du Ciel à reparoître encore aujourd'huy dans cette illustre Assemblée pour faire son Eloge funebre, & pour exposer à vos yeux toute la moisson qu'elle a faite de ce Grain Evangelique que la Grace avoit semé dans son ame & dans son coeur?351

2.5.2 Psicologia dei personaggi

Cosme descrive i turbamenti interiori di Anne-Marie de Lorraine quando si vide costretta a diventare madre superiora dell'abbazia di Notre-Dame-du-Pont. Durante tutta la sua esistenza ella aveva agilmente sconfitto i vizi, ma in questa occasione si vide in dovere di sacrificare la propria umiltà per obbedire: «elle se trouve triste, inquiette, abbatuë, elle est sans joye, sans consoltation, sans vigueur»352. Passa le sue giornate davanti all'altare chiedendo di essere illuminata sulla strada da intraprendere e compone anche un'orazione molto devota per ottenere una risposta. Il tumulto interiore viene paragonato ad una tempesta che ottenebra il suo spirito con una nube oscura e che lo travolge. Infine, il suo caro sposo decise di far scendere su di lei un raggio di grazia, per confermarle che la volontà divina desiderava vederla diventare badessa.

351OFMTA, p. 4. 352OFAML, p. 70.

Il predicatore, dunque, non si limita a rappresentare gli episodi della vita dei suoi protagonisti, ma cerca di indagarne anche la psicologia ed i pensieri più nascosti per offrirli al pubblico come esempio edificante e implementare il coinvolgimento emotivo.

2.5.3 Comparazione con personaggi celebri

Nei discorsi di Cosme non mancano gli esempi illustri ai quali i defunti vengono iperbolicamente paragonati.

Henri de Bourbon viene paragonato ad Ercole, quando da bambino sconfisse con una forza prodigiosa i due serpenti dell'eresia che gli furono messi nella culla per avvelenarlo; così, sebbene cresciuto in ambienti protestanti, all'età di otto anni egli ritornò fedele al re e alla Chiesa. Il predicatore si chiede se questa celebre «fable» non sia indegna di rappresentare i trionfi del principe, quindi si affretta ad aggiungere un ulteriore paragone, tratto dalle sacre scritture, con la straordinaria forza di re David da fanciullo, in grado di abbattere orsi e leoni. Durante le guerre di religione l'eresia era una bestia più feroce e pericolosa degli orsi e dei leoni, ma dopo la conversione il principe riuscì a sottometterli con la sola forza della sua persuasione: «nostre nouveau David au rapport fidele de l'histoire triomphoit d'elle sans resistence, & meslant la douceur charmante de sa civilté naturele parmy la force de ses raisonnemens il domptoit comme les agneaux les partisans de cette rebelle & les mettoit dés son premier aage hors de combat par les armes de son Eloquence & de sa doctrine»353. Inoltre la disputa fra i protestanti di Saint-Jean-d'Angély e la Chiesa di Roma viene paragonata a quella fra le due madri che rivendicano la maternità di un neonato davanti al re; Enrico IV, come re Salomone riuscì facilmente a individuare la vera madre, riportando il fanciullo conteso alle sue cure. Posto da Dio di fronte alla sofferenza della prigionia e alla disgrazia della morte dei sui figli, la sua pazienza cristiana viene paragonata a quella di Giobbe, ed anche egli fu in seguito ricompensato con la nascita di figli nobili e virtuosi. Il suo zelo ribelle viene

paragonato a quello del Mosè che uccise l'egiziano per vendicare l'israelita e a quello di San Paolo che perseguitò i cristiani per mantenere la sua legge. Infine, accomuna la sua presenza di spirito di fronte alla morte a quella dell'imperatore Vespasiano.

La badessa di Note-Dame-du-Pont viene paragonata a Mosé per la bontà e la dolcezza che mostrò sempre alle sue sottoposte: «cette égalité d'humeur qui donnoit un calme perpetuel à son visage, de cette bonté universelle qui ne pouvoit rein refuser à personne»354. Anche nella morte, come Mosé fu costretta a morire lontana dall'abbazia che amava e che era diventata la sua casa, ma dopo la morte il suo corpo fu finalmente riportato a riposare nella sua terra grazie alle preghiera delle sue consorelle.

Anne-Batilde de Harlai viene paragonata a Giobbe per la sua infinita pazienza e il timore di non esercitare abbastanza questa virtù. Inoltre il suo gesto di carità verso una religiosa malata di vaiolo, le consente di essere paragonata al Cristo che si avvicina a Lazzaro. Infine il predicatore paragona la badessa alla sposa del Cantico dei Cantici per il suo amore nei confronti di Dio.

Anna d'Austria viene associata alle omonime madri di Maria e di Samuele, entrambe a lungo sterili prima di dare alla luce dei figli eccezionali grazie all'intervento divino. La sua pietà durante la reggenza viene paragonata a quella di Mosè, e alla regina del cielo per la sua giustizia, «un miroir de Justice, une glace qui ne flatte point, & qui fait voir à chacun ce qu'il est, & ce qu'il doit estre»355. Nella sofferenza, la regina viene paragonata a Giobbe, poiché mostrò la stessa pazienza e fede in Dio. Tuttavia il suo sacrificio andò oltre quello del profeta, infatti se egli fu poi ricompensato in vita con grandi beni terreni, la regina scelse invece la croce di Gesù. Ed è proprio al figlio di Dio che il predicatore l'accosta infine, non senza giustificare la sua arditezza affermando che, sebbene la distanza fra l'uomo e la divinità sia infinita, ogni cristiano deve sempre accostarsi all'immagine divina. La regina morì nell'agonia come Gesù, e come lui predispose che il suo cuore fosse esposto al popolo.

354OFAML, p. 81. 355OFAA, p. 20.

Anche la regina Maria-Teresa viene paragonata alla sposa del Cantico dei Cantici per la sua prudenza a corte, e la sua alleanza con il re viene paragonata a quelle di Mosè e Giosuè, poiché mentre il re combatte le battaglie sul campo, la regina lo sostiene con la forza delle preghiere.