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3.3 L'orazione di Cosme

3.3.5 Terza parte

La terza parte tratta dunque del fatto prodigioso che Anne-Marie sia sempre stata amata da tutte le sue sottoposte quando divenne superiora. Questa affermazione può sembrare inverosimile e causare incredulità tra il pubblico, perché è veramente un accadimento straordinario che chi è al comando sia non solo rispettato ma anche profondamente amato da chi è ai suoi ordini, persino nelle comunità religiose.

Fra i doni che Dio ci ha fatto con la creazione, la libertà è certamente il più prezioso e caro poiché ci dà il potere su noi stessi. Siccome il dono inestimabile della libertà è stato intaccato dal peccato originale, tutte le conseguenze di questa perdita risultano estremamente odiose e il nostro animo soffre sempre la sottomissione all'autorità altrui. L'amore divino riesce a smussare queste asperità e a rendere dolci e piacevoli le catene della sottomissione ad un superiore, tuttavia il tempo tende sempre a renderle nuovamente pesanti e l'odio naturale si ripresenta facendo

prevalere la natura sulla grazia. Per queste ragioni ci appare come un prodigio che una persona che ha ricoperto l'incarico di superiora sia sempre stata amata da tutti i suoi sottoposti senza alcuna eccezione. Persino Dio non ha mai ricevuto l'amore di tutti gli uomini, il che ci appare come un fatto inconcepibile ma che può essere compreso quando si considera che egli comanda sugli uomini intrappolando la loro libertà sotto i dettami della legge divina.

Anne-Marie porta a compimento le parole divine che profetizzavano che gli apostoli del cristianesimo avrebbero fatto più prodigi di Dio stesso: perciò egli ha donato loro carisma e fascino che potessero conquistare i cuori e assoggettarli dolcemente alla legge divina. Cosme a questo punto vorrebbe tacersi per dare la parola direttamente alle suore dell'uditorio, testimoni viventi dello straordinario prodigio che egli cerca di spiegare con i suoi deboli discorsi. Ma gli sguardi delle sorelle sono più eloquenti di qualunque parola possano dire, così come le lacrime che solcano i loro visi nel ricordo della superiora defunta sono un esempio lampante del ricordo dell'amore e del dolce comando che essa esercitava sui loro cuori. Non sono certamente delle lacrime mosse dalla lusinga ma dalla tenerezza e dalla bontà che lei ha sempre mostrato alle sue sottoposte: la calma, la modestia e le virtù che la principessa ha sempre rivelato in ogni aspetto della vita quotidiana, finanche ai rimproveri con i quali le ha guidate verso la strada della grazia.

Non è possibile, dunque, non versare molte lacrime al pensiero della morte di questa adorata principessa. Forse, aggiunge Cosme, riproporre il suo ritratto vivente può essere una crudeltà per il forte dolore che causa ancora ad un anno dalla sua scomparsa. Anne-Marie è stata crudelmente strappata dalle braccia delle sue adoranti sorelle, ma bisogna comunque renderle giustizia con questo discorso che glorifica la sua vita esemplare. Il pubblico addolorato non può far altro che affidarsi alla grazia affinché lo renda più forte per resistere ancora una volta a questo discorso funesto.

Il predicatore racconta quindi un aneddoto della vita di Anne-Marie: il giorno di Sant'Anna, quando ella provò il primo eccesso della malattia, egli predicò la parola di Dio in sua presenza, malgrado tutti la supplicassero di mettersi a letto. Ella si era recata a Parigi a causa della guerra che imperversava nelle campagne e che aveva costretto molte religiose a portare al sicuro le loro protette. Anche nel processo di

trasferimento ella mostrò grande rigore e organizzazione, infatti fece spostare tutte le fanciulle lo stesso giorno e le riunì tutte nella stessa casa, in modo che rispettassero la loro clausura. La stessa principessa rifiutò con forza di andare a far visita ad un suo parente, il duca di Lorena, che desiderava tanto rivederla, non volendo in alcun modo trasgredire alle regole.

La principessa è paragonata svariate volte a Mosè, con il quale condivide non solo la forza e le virtù, ma anche la sventura di avere una morte altrettanto infelice: anche lei, infatti, fu costretta a morire lontana dalla sua patria prediletta, quella terra che aveva eletto e che le era stata affidata. Come Mosè, sebbene ella non abbia potuto ritornarvi prima della morte, il suo popolo rientrò ben presto fra le mura tanto amate. Ancora una volta ci viene data la prova che il mondo è un luogo di esilio per gli eletti e che è una cosa giusta uscirne presto per giungere il prima possibile alla vera patria di appartenenza. Quando giunse la sua ora ella si assopì, in quello che sembrò un concilio personale con il suo sposo, dopodiché, una volta che il suo spirito fu pronto, ella ricevette tutti i sacramenti in uno stato di piena conoscenza e appagamento. Morì due giorni dopo. Negli ultimi giorni di vita la priora le aveva chiesto se gradisse che il suo corpo fosse deposto a Notre-Dame de Paris, ma ella rifiutò dolcemente, affermando che era contraria ad ogni tipo di pompa e grandezza. Fu così che il corpo fu momentaneamente custodito nella chiesa dei Fogliantie fu poi ricondotta alla sua amata abbazia com'era in suo desiderio.

Fu negli ultimi momenti della sua esistenza che Anne-Marie mostrò al mondo la sua luce più splendente, il suo spirito paragonabile alle fiamme che lanciano i più bei raggi di luce quando sono prossime allo spegnimento. Con una tranquillità degna di ammirazione ella predispose che non vi fosse alcuna pompa alle sue esequie e che tutto rispecchiasse la sua umiltà per permettere all'anima di conquistare la gloria eterna. Temendo che la sua modestia venisse offesa e che dopo la morte le sorelle la trattassero come una principessa, ella chiese che sul luogo di sepoltura non vi fosse alcun nome o titolo, ma solo una semplice croce in ricordo dell'amore che ella aveva sempre mostrato per questo mistero.

La principessa soleva raccontare alle sue sorelle che i più grandi favori che le furono accordati nella vita accaddero durante le festività della Santa Croce e per

questo motivo era molto devota al simbolo di Cristo, che chiamava «son unique Image»207. Se nel simbolo araldico della sua famiglia la corona si trova sopra alla croce, nel cuore di questa principessa la croce fu sempre infinitamente al di sopra della corona: la croce le ispirò sempre amore e adorazione, mentre la corona ottenne solo il suo odio e disprezzo. Dopo aver salutato le sorelle che circondavano il suo letto affidandole all'abate di Cîteaux, suo superiore, ella rivolse gli occhi alla croce e spirò.

3.3.6 Conclusione

L'orazione funebre si conclude esortando le religiose presenti a non soffrire per la perdita della santa principessa ma a gioire della bontà divina che ha così miracolosamente concesso loro di conoscerla. Il predicatore potrebbe chiedere alle fanciulle di interrogarsi nello spirito per trovare una qualche offesa che possa giustificare una tale perdita, ma è certo che il cielo non ha affatto voluto punire questa comunità poiché in luogo di questa amata superiora ne ha inviata una altrettanto capace, sua sorella Henriette, che ne ha ereditato le virtù e la dolcezza. Il solo pensiero che deve dunque muovere il pubblico è l'obbligo di onorare la sua memoria facendo della sua vita un esempio da seguire.

Cosme porta come esempio i Re magi: essi seguirono la luce della stella cometa ma, benché la luce di questa stella non fosse durata che per un istante essi seguirono gli insegnamenti che ne trassero per tutta la loro esistenza. Allo stesso modo le sorelle che hanno goduto della luce di Anne-Marie, ora che si è spenta ai loro occhi devono continuare a seguire il suo esempio lungo la strada che ha tracciato in vita, ed in questo modo un giorno potranno raggiungerla.

Le preghiere e le lacrime dovute le sono state ampiamente offerte; l'ultimo passo che rimane a queste fanciulle è quello di conservare per sempre dentro di loro l'immagine della santa principessa e di godere dei suoi insegnamenti. Ora che sono rientrate nel loro convento, come le colombe che tornano all'Arca dopo il diluvio,

possono procedere con i loro esercizi spirituali, a lavorare e vivere in santità come avrebbero fatto sotto la guida della badessa Anne-Marie di Lorena.

4 Orazione funebre di Anna d'Austria

4.1 L'occasione

L'Oraison funebre d'Anne d'Austriche, Reyne de France et Mere du Roy208, fu pronunciata nella chiesa di Saint Germain l'Auxerrois nel 1666, e fu pubblicata lo stesso anno a Parigi, presso François Muguet.

Secondo le fonti, Cosme avrebbe dovuto pronunciare l'orazione funebre della regina madre il 14 febbraio nella chiesa dei Foglianti, ma non lo fece. Fu infine pronunciata a Saint-Germain l'Auxerrois, ottenendo un grande successo di pubblico, come riporta la Gazette de France:

Le 3 [mars], il s'en fit, aussi, un tres-solennel, par l'ordre du Roy, en l'Eglise de S. Germain l'Auxerrois, Paroisse de Leurs Majestez: où Dom Cosme, Assistant du Général des Feuillans, fit l'Oraison funèbre par un Discours si fort, & si éloquent, qu'il en eut un applaudissement extraordinaire de toute l'Assemblée, des plus illustres, & des plus nombreuses.209

Léonce Couture, direttore della rivista Revue de Gascogne e decano della Faculté Libre des Lettres di Toulouse all'inizio del XX secolo, afferma che dopo anni di ricerche negli archivi di Lombez e della regione di Guascogna, né lui né l'abate Abadie riuscirono a trovare alcuna opera di Cosme, ad eccezione dell'orazione funebre della regina Anna d'Austria. La bibliothèque Mazarine conserva solo un'opera di Cosme, proprio l'Oraison funèbre d'Anne d'Autriche, reyne de France et

mère du Roy, prononcée en l'église et paroisse royale de Saint-Germain de l'Auxerrois par le RP Dom Cosme, religieux feuillant. A Paris, chez François Muguet,

1666, (2° 10370 F-6). Appare evidente, dunque, che l'orazione funebre di Anna

208Oraison funebre d'Anne d'Austriche, Reyne de France et Mere du Roy, Prononcée dans l'Eglise &

Paroisse Royale de Saint Germain de l'Auxerrois, par le R. P. Dom Cosme Religieux Feüillent, à

Paris chez François Muguet, 1666. 209Gazette de France, 1666, p. 258.

d'Austria è l'opera di Cosme che ha goduto di maggior apprezzamento.