Nella Retorica, Aristotele distingue l'eloquenza in tre generi che si riferiscono ai tre diversi tipi di ascoltatori. Il discorso infatti è costituito da chi parla, ciò di cui si parla e colui al quale si parla, e il predicatore deve concentrare il suo fine sull'ascoltatore. Il destinatario può decidere sul futuro, come un membro
dell'Assemblea, quindi l'oratore può convincere a fare qualcosa o meno; oppure chi ascolta deve decidere della giustizia o dell'ingiustizia di qualcosa, come il giudice, e l'oratore deve persuaderlo a scegliere in suo favore; infine, chi ascolta può essere uno spettatore, ovvero qualcuno che giudica l'abilità oratoria di chi parla, che in questo caso ha come scopo quello di istruire su ciò che è degno di lode o di biasimo. I tre generi del discorso possono dunque essere così espressi:
1. Genere deliberativo, γένος συμβουλευτικόν, nel quale si consiglia al destinatario di fare o non fare qualcosa, l'argomento interessa a chi ascolta, e riguarda un'azione futura.
2. Genere giudiziario, γένος δικανικόν, argomenta la giustizia o l'ingiustizia di una cosa fatta che riguarda chi parla, e che si è svolta nel passato.
3. Genere dimostrativo o epidittico, γένος ἐπιδεικτικόν, è volto a lodare o biasimare le buone qualità o i vizi del soggetto di cui si parla.
Il genere deliberativo si trova per esempio nei Consigli di Stato, nelle assemblee, ovunque si discuta ciò che è il bene per una società civile, i modelli di riferimento dell'antichità sono i discorsi di Cicerone e Demostene. In questi discorsi la dialettica svolge un ruolo decisivo, che si fonda sul merito delle cose e delle circostanze. Ricadono in questo genere anche i sermoni, le esortazioni, i biasimi, le richieste e le consolazioni.
La difesa o accusa degli affari criminosi, in generale confidati all'eloquenza degli avvocati, sono di solito il soggetto dei discorsi di genere giudiziario. Possono riguardare la difesa di un innocente o la richiesta di riparazione per un torto subito, in poche parole riassumibili nelle due casistiche dell'accusa e della difesa.
Al genere dimostrativo appartengono gli elogi, i panegirici dei santi e le orazioni funebri, le felicitazioni per un lieto evento, e, al contrario, le invettive pubbliche, le lamentele e le denunce.
Questa è la divisione teorica dei tre generi della retorica, ma è opportuno ricordare che nella pratica ogni discorso, pur appartenendo prevalentemente ad una certa categoria, è il frutto di una commistione di questi tre generi. Crévier dice a questo proposito: «il n'est pas inutile d'observer que le différens genres se confondent souvent dans un seul & même discours. Le prédicateur qui loue un Saint, nous
exhorte à l'imiter. L'Orateur qui consolede la mort d'un ami, loue celui dont il déplore la perte. Et il n'est point de plaidoierie importante qui ne réunisse les trois genres, & qui ne donne occasion de louer ou blâmer, d'exhorter ou de dissuader. On détermine la dénomination du discours par la partie qui y domine, & qui en fait le principal objet»129.
I tre generi di discorsi nei manuali di retorica spesso si confondono con la funzione sociale che ricoprono e vengono divisi in eloquenza politica (l'éloquence de
la tribune), giuridica (l'éloquence du barreau), e religiosa (l'éloquence de la chaire).
Questa simmetria è tanto più forzata quanto più risulta arbitraria e porta gli stessi teorici a discordare sulla funzione sociale di ogni genere. Per esempio, Bretteville130
afferma che l'eloquenza sacra è legata al genere deliberativo, mentre Crévier ritiene che il genere deliberativo sia quello della politica e che i discorsi religiosi ricadano nel genere dimostrativo.
Numerosi studi sulle orazioni funebri del Grand Siècle, in special modo concentrati sull'opera di Bossuet, tendono ad inglobare le orazioni funebri nel genere dei sermoni senza distinzioni. Nell'introduzione alle orazioni funebri di Bossuet, Jacques Truchet nota che generalmente si ritiene che Bossuet abbia ricondotto l'orazione funebre alla sua funzione originale di sermone, anche se di fatto sono due generi distinti. Nel suo Essai sur l'éloquence de la chaire, Fortunat Strowski afferma a tal proposito:
Mes prédécesseurs s'accordaient sur un point: que les oraisons funèbres sont des sermons. Une telle unanimité m'a effrayé. C'est trop beau pour être vrai! Le sermon a pour matière une vérité générale et l'oraison funèbre l'éloge d'une personne que les auditeurs ont connue. Le sermon se cantonne dans la morale ou dans le dogme: il développe un texte sacré. L'oraison funèbre s'attache à l'histoire et à la biographie; sa dialectique doit être celle de la vie. Enfin, le sermon est un discours direct et convaincant; et l'oraison funèbre est un discours académique et d'apparat. Élevez le ton du sermon, vous n'aurez jamais
129CRÉVIER, op. cit., p. 21.
130BRETTEVILLE (Etienne Dubois de), L'éloquence de la chaire de du Barreau, selon les principes
une oraison funèbre; abaissez le ton de l'oraison funèbre, vous n'aurez jamais un sermon.131
La difficoltà nel distinguere l'orazione funebre dal sermone sembra derivare proprio dal tentativo di accomunare tutta l'eloquenza religiosa in un unico genere. Appare evidente, invece, che i discorsi religiosi sono legati a generi diversi: in un sermone si troveranno soprattutto le caratteristiche del genere deliberativo, mentre l'orazione funebre ricade nel genere dimostrativo. Antoine Albert classifica l'eloquenza sacra nei diversi generi oratori, mostrando la varietà di discorsi che si cela sotto l'etichetta generale di éloquence de la chaire:
Les différens sujets que l'on peut traiter dans la Chaire Chrétienne, ou la manière différente de les traiter a donné lieu aux différentes sortes de discours que l'on y prononce. Si le ministre de la parole s'attache à una explication et à une paraphrase de l'Évangile ou de l'Épitre, c'est une Homelie. S'il tire de quelque verset de l'Écriture une vérité qu'il met dans un jour avantageux, mais d'une manière simple et familière, c'est ce qu'on appelle communément un
Prône. S'il instruit par des réponses aux demandes qu'on lui fait, c'est une Conférence. S'il suit les règles du discours oratoire, en traitant des mystères de
la religion et des vertus morales, c'est un Sermon. Lorsqu'il loue les Saints, ces héros du Christianisme, ces amis de Dieu dont le mérite est consommé dans le Ciel d'une gloire immortelle, c'est un Panégyrique. Quand il relève les vertus de ces grands du monde, sur qui la mort vient d'exercer son cruel empire, c'est une
Oraison funèbre.132