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La scelta dell’impresa da parte dell’investitore: le condizioni che inducono a investire in un’impresa familiare

Il contributo del private equity e del private debt alla crescita delle aziende familiar

4.2. La valutazione della validità dell’investimento: la prospettiva dal lato dell’imprenditore e dell’investitore

4.2.2. La scelta dell’impresa da parte dell’investitore: le condizioni che inducono a investire in un’impresa familiare

Abbiamo capito che l’intervento da parte di un operatore di operatori di private equity o di private debt è un’opportunità che un’azienda, anche familiare, deve quanto meno vagliare. Ovviamente non si può pensare che questi investimenti possano essere fatti a prescindere da una qualsiasi azienda solo perché chi la gestisce lo desidera, ma devono sussistere dei presupposti e delle condizioni che incitino l’investitore ad investire. Vediamo la questione dalla prospettiva un operatore di private equity. Un operatore di private equity realizzerà un investimento di questo tipo solo in presenza di condizioni che gli diano la sicurezza di non fare un buco nell’acqua. Gli operatori di private equity sono soci temporanei ed in quanto tali il loro interesse sarà quello di monetizzare il loro investimento e realizzare un capital gain attraverso la vendita delle partecipazioni acquisite. Per tale ragione egli deciderà di entrare nel capitale di rischio dell’impresa in questione solo dopo un’attenta valutazione della sua situazione economico-finanziaria, della mentalità dell’imprenditore e del team imprenditoriale che deve mostrarsi tenace, determinato e ambizioso e delle capacità del management, che deve avere conoscenza ed esperienza nel settore. Inoltre, il loro ingresso è determinato dalla rilevanza della posizione competitiva dell’impresa rispetto ai concorrenti, dal progetto di sviluppo che si intende realizzare e quindi della probabilità di successo che ne deriva.

La letteratura spiega che non esiste un modello comune da seguire per scegliere l’impresa ottimale in cui investire; nonostante ci siano delle considerazioni comuni a tutte le situazioni (ciò da cui un operatore di private equity non può prescindere nello svolgere un’analisi di valutazione del profilo d’impresa su cui investire è il suo posizionamento strategico e competitivo e l’analisi del mercato in cui opera), il profilo d’impresa ottimale varia, in genere, in base alla tipologia di investimento che si vuole

97 realizzare. Per le operazioni di Buy Out generalmente si prediligono aziende consolidate, di medie e grandi dimensioni, che presentano già un buon management team ed operanti in settori maturi; per le operazioni di Turnaround si sceglieranno società che, nonostante le difficoltà economico-finanziarie, presentano possibilità di recupero; per le operazioni di Early Stage o di Seed Financing, si preferiranno aziende giovani con elevate potenzialità di crescita e operanti in settori innovativi e tecnologici.

L’esito della valutazione relativa al team imprenditoriale e manageriale è di importanza vitale affinché l’operazione possa aver luogo. Come dicevamo poco fa, la fiducia reciproca tra l’investitore e l’imprenditore gioca un ruolo importante in questo contesto; se l’imprenditore deve avere la certezza che l’investitore abbia un sincero interesse nei confronti della propria azienda allo stesso tempo l’investitore deve percepire che l’imprenditore e il gruppo dirigente in generale, considera il suo apporto un contributo importante per rafforzare il processo di sviluppo dell’impresa. Ai fini di un’estrema semplificazione possiamo dire che ci deve essere un totale allineamento degli interessi e degli obiettivi da raggiungere tra le parti coinvolte.

Non è una novità che l’analisi delle risorse umane sia quella più delicata. Nonostante una solida situazione economico-finanziaria e/o un progetto di sviluppo valido e all’avanguardia che risponde alle più esigenti richieste del mercato, se il management team non è adeguato per esperienza e professionalità e/o non è in grado di rispondere ad esigenze di cambiamento tecniche e culturali richieste dall’investitore, il rapporto fallirà sul nascere. L’azienda deve dimostrare la capacità di mettere insieme un team di persone che abbia le conoscenze e le competenze necessarie e che sia in grado di coprire tutte le problematiche della realtà aziendale.

Lo strumento che consente all’investitore di valutare le intenzioni strategiche dell’imprenditore e del management relativamente alle strategie competitive dell’azienda è il business plan. Tramite questo documento l’investitore sarà in grado di valutale le potenzialità del business, capirne le caratteristiche e simulare i potenziali ritorni dell’investimento connessi al raggiungimento degli obiettivi economico-finanziari prefissati.

La redazione del business plan è generalmente preceduta da un documento preliminare che viene sottoposto all’attenzione dell’investitore durante il primo contatto formale.

98 Tale documento conterrà informazioni che verranno in seguito approfondite del business plan qualora l’investitore ritenga l’idea imprenditoriale valida. Tra le varie informazioni in esso contenute ricordiamo:

- in cosa consiste l’idea imprenditoriale;

- l’analisi del prodotto/mercato e della concorrenza;

- l’analisi della fattibilità del progetto in relazione alle risorse interne e alle disponibilità finanziarie.

Non sarà oggetto di questa tesi approfondire in modo dettagliato il contenuto del business plan; basti sapere che, una volta analizzati il piano industriale, il piano d’azione che si vuole mettere in pratica, le previsioni economico-finanziarie e la sua attendibilità rispetto alla realtà, qualora queste verifiche soddisfino l’investitore al punto di propendere per l’investimento, si passa allo step successivo, ovvero la definizione del valore dell’azienda.

La società in oggetto più che valutata viene prezzata e quindi il valore finale sarà influenzato tanto da aspetti qualitativi quanto dalla libera negoziazione tra le parti e quindi dalla forza contrattuale di ciascuna di esse. Esistono diverse metodologie di valutazione d’azienda. Il metodo più diffuso a livello internazionale sul mercato del private equity è quello dei multipli. Nonostante questo, almeno sul piano teorico, quando si parla di aziende familiari il metodo che meglio si adatta alla valutazione di questa tipologia d’impresa è il metodo misto patrimoniale-reddituale.

Sulla base delle considerazioni fatte fino a qui, concentriamoci adesso su un reale caso aziendale che vedrà protagonista un’azienda Umbra operante nel tradizionale settore della salumeria che ha apportato un radicale cambiamento alla sua struttura organizzativa e culturale realizzando un investimento di semi-equity che le consentirà di porre le basi per un successivo progetto, lungimirante e molto spesso lontano dalle prospettive delle tradizionali PMI italiane, che è la quotazione.

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Capitolo quinto