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Dallo scrittore giovane agli scrittori giovani: Under 25 e antologie

2. Piano dell’opera

2.3 In principio fu Tondelli

2.3.1 Dallo scrittore giovane agli scrittori giovani: Under 25 e antologie

La ragione di questo spostamento si deve probabilmente al fatto che Tondelli, nel corso degli anni, è passato dall’essere l’emblema dello scrittore giovane46 al ruolo di

promotore delle scritture giovanili, attraverso il progetto Under 25. Secondo Elisabetta Mondello la ragione per cui Tondelli viene considerato da subito un classico va individuata nel fatto che uno dei tratti che caratterizza la sua scrittura, soprattutto quella degli esordi, è data dalla «trasposizione in sede narrativa del sistema consumi/identità al cui interno un ruolo significativo è attribuito alla fruizione dei media».47 I lettori

(giovani) trovano nei suoi romanzi, in particolare nei primi, un mondo in cui si muovono con competenza e familiarità fatto di letture, fumetti, film e soprattutto di ascolti musicali che assumono una centralità in precedenza inedita e appaiono specifici dell’esperienza giovanile, intesa come radicalmente differente e, a tratti, oppositiva rispetto al mondo adulto. L’ascolto di un determinato disco, la lettura di un certo libro assumono un valore caratterizzante ed identitario che permette di riconoscersi reciprocamente come appartenenti allo stesso mondo di valori, desideri, ambizioni e problemi. Il rapporto con la provincia, il desiderio d’andare via, la fascinazione per il mondo dei beat americani, un tormento esistenziale che investe i figli della società del

boom economico - quasi una coda dell’adolescenza e che sfocia per molti nella

tossicodipendenza - trova espressione nell’esordio di Tondelli in una maniera inedita e sarà uno dei tratti che tanti dei giovanissimi delle antologie Under 25 recepiranno. È l’universo di riferimenti di una generazione, quella di quanti scendevano ancora in piazza nel ’77 ma sperimentavano già l’affievolirsi delle aspirazioni rivoluzionarie e del coinvolgimento ideologico, per cui l’impegno politico iniziava a contare meno delle mode, una generazione di consumatori onnivori e non più antagonisti e in opposizione al sistema.48 Tondelli, descrivendo il fenomeno del “nuovo fumetto italiano”, dimostra

di conoscerli a fondo

46 «Pier Vittorio Tondelli fits the image of a young 1980s writer almost perfeclty. Born in 1955, his first

book appeared in 1980. He is interested in youth culture, contemporary music, jazz and American novels of the 1960s. He has a penchant and a very good ear for the language of teenagers and a flair for “speaking in writing” which is one of the features of contemporary narrative texts», Zancani D., Pier

Vittorio Tondelli The calm after the storm, in Barański Z., Pertile L., The New Italian Novel, Toronto,

Univeristy Toronto Press, 1997 p.220

47 Mondello E., In principio fu Tondelli: letteratura, merci e televisione nella narrativa degli anni

Novanta, Milano, Il Saggiatore, 2007, p.24

48 «Questo scivolamento dal ’77 al postmoderno era fulmineo, istintivo, ma anche azzerante rispetto

all’eredità del recente passato. In un quadro istantaneamente pacificato Tondelli fu percepito come uno scrittore progressista, un prodotto della società civile estraneo al sistema mentale della cultura marxista»

Una generazione fondatasi culturalmente davanti al teleschermo, cresciuta con in testa il sound delle più belle ballate della storia del rock, diventata giovane maneggiando i paperback e altri gradevoli frutti dell’industria culturale.

Una generazione che, nell’impossibilità di offrire a se stessa una ben precisa identità culturale (seguendo percorsi, ponendosi obiettivi, rivalutando origini) ha preferito non darsene alcuna , o meglio, mischiare i generi, le fonti culturali, i padri putativi, fino ad arrivare alla compresenza degli opposti. Una generazione, ora lo si vede bene, in cui i linguaggi si confondono e si sovrappongono, le citazioni si sprecano, gli atteggiamenti e le mode di miscelano in un cocktail gradevole e levigato che forse è il succo

di questa tanto chiacchierata postmodernità49

Quando nel 1985 da linus, rivista centrale per la cultura giovanile italiana dell’epoca, soprattutto dopo che Oreste Del Buono ne aveva assunto la direzione nel 1972, chiedono a Tondelli di esprimersi sui giovanotti e sulle giovinotte degli anni ottanta, generazione che sembrava vacua e superficiale, lo scrittore, per quanto esperto di consumi e di stili giovanili, ha già 30 anni e, sentendo ormai la distanza che lo separa dall’oggetto su cui viene chiamato a pronunciarsi e ricordando il fastidio provato quando aveva letto inchieste e reportage generici e poco accurati sulla condizione giovanile, propone che siano ventenni stessi a prendere la parola e raccontarsi. Nel suo invito si richiama sia agli “scrittori selvaggi” (che avevano trovato posto nella collana

Franchi Narratori di Feltrinelli) che alle esperienze di narrazione autobiografica

sopravvissute nel corso degli anni sessanta e settanta nelle lettere ai giornali di movimento come Lotta Continua, Re Nudo, linus (non è infatti un caso che Tondelli chiuda l’articolo con un riferimento all’esperienza giovanile degli anni settanta, «suicidatasi per gran parte in fenomeni di illegalità e tossicomania»):50

Perché invece non raccontate quello che fate, che sentite: i vostri tormenti, i vostri rapporti a scuola, con le ragazze, con la famiglia. E perché di queste cose, poi - visto che ne avete così voglia- non provate a formulare un giudizio? (…) C’è bisogno di sapere queste cose. Siete gli unici a poterlo fare (…) Siete voi

che dovete prendere la parola (…) Siete voi che dovete raccontare51

Perolino U., Fine dei movimenti e nuove identità generazionali nella narrativa italiana degli anni

ottanta: Tondelli e Palandri, Cahiers d’études italiennes, 14/2012, p. 156,

http://cei.revues.org/447?lang=en [consultato il 25 febbraio 2015]

49 Tondelli P., 2005 (1990), p.205

50 Ivi, p.323

L’appello è accolto con un entusiasmo che lascia stupito Tondelli stesso: sono più di 400 gli under 25 che mandano le loro storie, la maggior parte delle quali arriva dalla provincia. Il primo volume delle antologie, Giovani blues, viene pubblicato nel maggio 1986 dalla casa editrice Il lavoro editoriale di Ancona (che poi diverrà Transeuropa), nel dicembre 1987 esce Belli e perversi, mentre il terzo volume, Papergang, arriva tre anni dopo, nel 1991. Nel 1996 a cinque anni dalla scomparsa dello scrittore Giulio Mozzi e Silvia Ballestra, che avevano partecipato a Papergang, presentano Coda antologia intesa come continuazione dell’esperienza e un omaggio all’attività di Tondelli. I due volumi di Coda II, a cura di Andrea De Marchi, si richiamano esplicitamente al precedente tondelliano e mantengono viva l’idea del laboratorio di scrittura per gli aspiranti autori sotto i 25 anni.52 La tendenza a raccogliere il lavoro

degli esordienti in forma di antologia si mantiene salda nel corso degli anni novanta. Nel 1991 per Mondadori esce Italiana. Antologia dei giovani narratori: a cinquant’anni di distanza da Americana segnerebbe, secondo alcuni,53 la raggiunta maturità della

letteratura italiana contemporanea. Il ’92 è l’anno dei Narratori delle riserve a cura di Gianni Celati (per Feltrinelli) ed in generale è possibile contare circa una decina di antologie uscite per piccoli editori tra 1993 e 1995. Il 1996 segna una svolta dal momento che Gioventù Cannibale. La prima antologia italiana dell’orrore estremo raggiunge un volume di vendite inedito (alla prima edizione ne fanno seguito altre otto, compresa la riedizione in occasione del decennale) e pone gli scrittori al centro del dibattito mediatico (sono innumerevoli gli articoli preoccupati per la deriva pulp della gioventù italiana di metà anni novanta). La violenza e l’efferatezza delle storie che trovano spazio nell’antologia sono una novità e i critici si interrogano, talvolta con toni molto animati, sul senso di queste scelte, sull’originalità delle forme e sull’autenticità dell’intera operazione che appare a molti più come un riuscito tentativo di marketing editoriale che come una fotografia di tendenze cannibali realmente in atto. L’antologia, che nasce da un’intuizione di Daniele Brolli e degli editor Severino Cesari e Mauro Repetti, appena arrivati ad Einaudi, riesce a dare un’identità forte collana Stile Libero e a rilanciare il marchio Einaudi rendendolo appetibile anche per i lettori giovani. L’impatto dell’antologia è tale che alcuni critici arrivano a postulare l’esistenza di due linee nella narrativa degli anni novanta, una buonista con Giulio Mozzi come

52 Spadaro A., Laboratorio“Under 25”. Tondelli e i nuovi narratori italiani, Reggio Emilia, Diabasis,

2000, p.153

53 Baranski S.G., Pertile L. (a cura di), The new Italian novel, Edinburgh, Edinburgh University Press,

rappresentante principale ed un’altra cattivista che vede in Nove e Ammaniti i capofila. Generalmente gli autori tendono a chiamarsi fuori da questi dibattiti, trovandosi, praticamente esordienti, a fare i conti con un’attenzione del tutto imprevista e con un paradosso legato al fatto che il successo dei loro racconti li porta al centro di quel sistema di merci che intendevano contestare, con il rischio di diventare essi stessi una merce deperibile nel giro di una breve stagione. Probabilmente questa è la ragione per cui molti di loro ( come Ammanniti o Nove) tendono, nelle prove successive, ad allontanarsi dallo stile e dai temi che avevano caratterizzato gli esordi.

Dopo Gioventù Cannibale, Einaudi continua sulla linea delle antologie54 senza riuscire a

bissare il successo dei cannibali e anche gli editori medio-piccoli esplorano questo territorio (Gli intemperanti, Meridiano Zero 2003). Da ricordare anche il numero speciale della rivista La bestia dedicato ai Narrative Invaders nato in margine a

Ricercare, rassegna volta all’esplorazione e alla discussione delle scritture giovanili

promossa, a partire dal 1993, da alcuni membri della Neoavanguardia (occasione di cui Silvia Ballestra dà un divertito e ironico resoconto nel racconto Gli orsi, parte dell’omonima raccolta del 1994). Balestrini e Barilli dimostrano grande attenzione per gli scrittori dei primi anni novanta e accolgono con entusiasmo l’ondata dei giovani narratori (Ammaniti, Ballestra, Brizzi, Galiazzo, Mozzi, Caliceti, Campo, Culicchia, Nove, Piccolo, Santacroce, Scarpa) salutando la nascita di una nuova scrittura che

erompe tumultuosa e irriverente, liberando un magma fluttuante di impulsi e desideri, speranze e delusioni, passioni e paure. Non più schiavi del fascino dei mass-media e delle merci, delle tecnologie e delle subculture, i giovani scrittori si appropriano disinvoltamente dei loro linguaggi e li utilizzano come semplici materiali verbali per rappresentazioni grottesche, ironiche feroci. Forse grazie a loro, per la prima volta nella sua storia, la narrativa italiana si avvia a disporre di una lingua in grado di parlare immediatamente a un pubblico grande e molteplice, senza la pretesa di elevarlo al sublime né quella di limitarlo all’intrattenimento e all’evasione. Una lingua orale e multiforme, che contiene anche quella con cui il lettore pensa e in cui si esprime. Una lingua che ci fa toccare le vibrazioni dei mondi in cui siamo immersi, che ci invade con i ritmi delle vite che ci attraversano, che grida e sussurra i nostri orrori e le

nostre felicità55

54 Cuori elettrici: l’antologia essenziale del cyberpunk (1996), Saggezza stellare: nel segno di Lovecraft

racconti soprannaturali per il nuovo millennio (1997), Il dio dell’ebbrezza: antologia dei moderni dionisiaci (1998), Disertori: Sud racconti dalla frontiera (2000), Ragazze che dovresti conoscere: the sex anthology (2004).

Sulla stessa linea il Renato Barilli di È arrivata la terza ondata: dalla neo alla neo-

avanguardia, testo di qualche anno successivo, in cui il critico postula l’esistenza di una

terza avanguardia di scrittori a cavallo degli anni novanta, dopo le avanguardie storiche e la neoavanguardia, pronti a raccoglierne l’eredità ad un trentennio di distanza. Anche Minimum Fax, casa editrice nata a metà anni novanta da un’idea di Marco Cassini e Daniele di Gennaro, che ha assunto un ruolo centrale per la letteratura di qualità italiana e internazionale, ha percorso la strada delle antologie. Due Best Off hanno raccolto (nel 2005 e nel 2006) il meglio dei contributi critici che arrivavano dalle riviste letterarie, mentre maggiormente legato alla narrativa è il progetto La qualità dell’aria (2004). I curatori, Christian Raimo e Nicola Lagioia, hanno invitato un buon numero di scrittori giovani, anche se non esordienti, ad esprimersi “sul nostro tempo”, rimettendo in circolazione un termine che da decenni era stato espulso dal discorso letterario perché troppo legato ad una determinata fase storica: quello di impegno. «L’impegno: ecco un tabù sulla scrittura attuale che va sfatato. Il coinvolgimento in quello che ci accade. La responsabilità che abbiamo come cittadini, persone, semplici creature»,56 scrivono i

curatori anticipando in questo di qualche anno il dibattito rapporto tra etica e narrazione. Il progetto viene ripreso ed ampliato dalla raccolta Anteprima nazionale, del 2009, a cura di Giorgio Vasta che invita i narratori a cogliere «l’atmosfera morale, l’esperienza condivisa delle cose»57 che permea l’Italia del nuovo millennio. Siamo ormai

lontanissimi da Tondelli, tuttavia è indubbio che tutte queste esperienze, pur non essendo una filiazione diretta, debbano qualcosa all’originale. Tondelli, con Under25, aveva dato legittimità agli autori giovani secondo un’istanza che si potrebbe definire democratica e che si può rintracciare fin dal suo esordio. Altri libertini era, per Tondelli, un libretto sì letterariamente aggressivo ma anche democratico

credo si possa parlare di un’opera “democratica” nel senso proprio del messaggio culturale che voleva produrre. È come se, con questo libro, io dicessi a chi mi leggeva “Se lo posso fare io un libro come questo, lo potete fare anche voi. Se io riesco a mettere insieme queste storie, anche voi potete raccontare

le vostre storie su queste cose. I lettore e io ci troviamo assolutamente alla pari”.58

56 Raimo C., Lagioia N. (a cura di), La qualità dell’aria: storie di questo tempo, Roma, Minimum Fax,

2004, p. 7

57 Vasta G., L’Italia è tratta da una storia vera in Vasta G., (a cura di) Anteprima Nazionale: nove visioni

del nostro futuro invisibile, Roma, Minimum Fax, 2009, p. 6

La medesima istanza di democratizzazione della letteratura si ritrova nel lavoro con gli esordienti, che può essere letto come apertura a voci che difficilmente avrebbero altrimenti trovato posto nel del campo letterario. Un altro punto di rilievo è l’aver presentato i giovani come una collettività, aspetto che andrà progressivamente perdendosi nella ricerca sempre più insistita da parte delle case editrici del singolo autore di best seller, dell’ultima novità, in luogo di una scuderia di giovani talenti da coltivare. Inoltre la sua figura si colloca a metà tra quella del “garante” dei giovani autori, ruolo che ancora Calvino aveva ricoperto nei confronti di De Carlo, e quella dell’editor. A ben vedere l’aspetto pedagogico dell’attività di Tondelli, che l’aveva portato a chiedere all’editore che ogni manoscritto avesse risposta, ad impegnarsi personalmente nell’editing dei racconti selezionati e l’aveva coinvolto in una fitta attività di corrispondenza con i giovani autori, segna l’aspetto più originale e più ricco del progetto ed è pratica che ha continuato a scorrere carsicamente per riemergere in alcune circostanze come con il già citato Ricercare o, più recentemente, con Si sente la

voce, un torneo letterario per esordienti, organizzato dall’agenzia letteraria romana

Oblique. Il concorso prevede nel passaggio alla fase finale l’intervento di un editor sui racconti selezionati e ha portato - ovviamente - alla pubblicazione di un’antologia (per quanto ci sia nel concorso un aspetto competitivo che il progetto tondelliano non prevedeva), oltre che all’interessamento da parte delle case editrici nei confronti di alcuni autori. Ciò che differenzia le antologie più recenti dalle prime prove può essere rintracciato nel discorso sull’impegno, nell’attenzione alla costruzione di un discorso contemporaneità che si colora di istanze politiche esplicite non presenti in precedenza, l’aspirazione a «Declinare le ansie sociali in uno stile forte, riconoscibile».59 Simili

sono invece i riferimenti alla formazione culturale, «i gradevoli frutti dell’industria culturale» hanno nutrito tutte le generazioni di scrittori dagli anni sessanta in avanti, andando a popolare l’inconscio «di coyote lanciati all'inseguimento di struzzi spernacchianti, di chitarristi morti d'overdose, di archeologi ansiosi di mettere le mani sull’Arca dell’Alleanza e cavalieri Jedi sessuofobici».60

Le antologie si dimostrano quindi come uno dei vettori attraverso cui si è prodotto un cambiamento, in particolare per quanto riguarda il trattamento riservato agli esordienti. Il sorpasso dell’antologia sulla rivista letteraria, come luogo adatto ad ospitare gli

59 Raimo C., Lagioia N., 2004, p.7

esordi, si è collocato, nell’evoluzione dei destini editoriali, in un momento che Ferretti61

descrive come quello della transizione da un’organizzazione incentrata sul fondatore della casa editrice e sul progetto editoriale ad un’organizzazione maggiormente aziendalista e orientata alla novità e al profitto. Questo ha delle conseguenze sul tipo di interesse che viene rivolto agli esordienti e va nella direzione di rendere sempre più lo scrittore un personaggio pubblico. Negli anni zero il panorama cambia ulteriormente dal momento che non saranno più solo le antologie e le riviste a rappresentare il vettore privilegiato per l’aggregazione dei nuovi autori, ma i blog letterari entreranno a far parte dell’equazione (per quanto, negli anni più recenti, sembrano essere i blog di critica letteraria e culturale ad andare per la maggiore). Nazione Indiana, ‘tina, Carmilla On

Line sono luoghi in cui transitano numerosi scrittori agli esordi e diventano una sorta di

vetrina. Ad oggi la situazione di crisi in cui versa l’editoria italiana rende particolarmente arduo l’ingresso per i giovani autori per quanto, paradossalmente, le informazioni a disposizione siano molto maggiori rispetto all’inizio degli anni ottanta. Corsi di scrittura, concorsi, la sempre crescente galassia della vanity press che comprende anche il colosso Amazon che si avvia sulle strada della promozione dell’autopubblicazione62 ospitano le prove di un esercito di aspiranti scrittori. Esistono

dei percorsi di apprendistato, il già citato Ricercare ha ricoperto questo ruolo nel corso degli anni novanta (gli organizzatori affermano che per un certo periodo quello era il luogo privilegiato in cui gli editori andavano alla ricerca degli esordienti). Al momento il Premio Calvino, giunto alla sua XXVII edizione, rappresenta il trampolino di lancio più importante per gli esordienti che aspirano ad un riconoscimento di qualità garantendo, non solo al vincitore, ma anche a buona parte dei segnalati, un contratto presso un editore medio grande. Prosegue ovviamente la politica della ricerca del romanzo in grado diventare un bestseller, le ultime stagioni non hanno riservato grandi exploit ma basta guardare al 2010 di Acciaio, al 2008 de La solitudine dei numeri primi, e ovviamente a Gomorra per rendersi conto del ruolo che hanno giocato gli esordi nelle politiche editoriali degli anni zero.

61 Ferretti G.,Storia dell'editoria letteraria in Italia, 1945-2003, Torino, Einaudi, 2004

62 Alessandro Gazoia ha dedicato Come finisce il libro: contro la falsa democrazia dell’editoria digitale