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Il treno della Storia

2. Piano dell’opera

4.5 Il passato davanti a noi, Bruno Arpaia «Fare tradizione»

4.5.1 Il treno della Storia

La scelta di Alberto di avvicinarsi ad una delle formazioni della nuova sinistra, Avanguardia operaia, ha la sua radice proprio nel bisogno di trovare un modo di reagire agli accadimenti cileni.

Il Cile, il Cile sempre e soltanto il Cile: come una vite che trapanava in testa, un’ossessione. Forse perché era la prima volta nella vita che aveva visto l’inizio e la fine di qualcosa, forse perché a nessuno piace restare all’improvviso a corto di speranze e illusioni. A sedici anni, poi, ti sembra tutto irreparabile, ti

immagini che il treno della Storia non faccia mai fermate e vada preso al volo.8

La spinta autentica ed entusiasta del ragazzo assume rapidamente, all’interno di Avanguardia Operaia, le forme di una militanza organizzata, scandita da una serie di obblighi e doveri che vanno dalla partecipazione alle assemblee, al volantinaggi, alla vendita dei giornali.

Si usciva da scuola, si mangiava un boccone in fretta e furia e poi subito al lavoro al ciclostile, a preparare per bene i tatsebao, al turno delle quattro in vetreria, alla riunione con i disoccupati, a quella della

commissione fabbriche, al seminario di formazione quadri (…), a fare attacchinaggio fino a notte fonda9

Non sempre sogni e aspirazioni di un adolescente, seppur impegnato, e doveri legati alla militanza politica si conciliano, come mette in evidenza l’episodio della vacanza a Londra che assume i contorni di una fuga. Alberto e il suo amico Angelo desiderano ardentemente andare in Inghilterra: «A Londra, a Londra. Se non c’eri mai stato eri uno

7 Ivi, p. 40 8 Ivi, p. 41 9 Ivi, p.86

stronzo. A Londra: i pub dove suonavano i gruppi più famosi, le canne libere quando ti pareva, quelle acchiappanze a Piccadilly Circus che chi tornava raccontava con grande sfoggio di particolari».10 Tra mille difficoltà i due riescono a partire e dopo tre mesi di

permanenza - «Due settimane, e già vivevano come se il paese, Napoli, l’Italia, fossero territori di un pianeta estraneo, luoghi di una memoria vaga, sempre più confusi»11 -

finalmente ricompaiono in sezione. Lì vengono sottoposti ad un vero e proprio processo per essersi «resi responsabili di gravi negligenze (…) infischiandosene dei loro doveri di militanti e delle necessità della lotta di classe».12 Sono messe a confronto due

posizioni, una rigidamente ideologica, l’altra del tutto libera dall’inquadramento della militanza e già potenzialmente settantasettina - che combacia infatti con la disposizione naturale nei confronti dell’ideologia di cui protagonisti del romanzo di Rastello sono portatori

«Qui è in gioco il senso del dovere dei compagni, cioè, l’impegno rivoluzionario…» «Ma che c’azzecca?» lo interruppe Angelo. «Allora gli operai non vanno mai in vacanza?» «Mai per tre mesi» lo gelò Stalin, sempre più incazzato.

«Per questo perderanno sempre»13

La descrizione dei compiti del militante rivoluzionario si allarga anche a comprendere l’illustrazione dei contrasti tra la linea politica delle formazioni della nuova sinistra e quella del Partito Comunista. Tali differenze possono portare ad episodi di aspro confronto, come avviene al termine di una manifestazione che vede la sezione di Avanguardia operaia in cui milita Malinconico a ritirarsi «dal campo di battaglia lanciando slogan col pugno alzato contro i nuovi fascisti del Pci».14 La scelta di

descrivere in maniera così approfondita gli obblighi che comportava aderire ad una delle formazioni della nuova sinistra, unito al racconto dei contrasti con il fronte istituzionale del PCI, rappresenta un dato piuttosto insolito nei romanzi sugli anni settanta, per ragioni che vanno dalla mancanza di fiducia nella possibilità di restituire linguaggio e categorie politiche dell’epoca, alla necessità di offrire ai lettori un racconto semplificato, alla mancata conoscenza storica degli equilibri politici dell’area in questione. Al contrario Arpaia opta per una scelta che potrebbe essere definita filologica 10 Ivi, p.133 11 Ivi, p.147 12 Ivi, p.151 13 Ivi, p.152 14 Ivi, p.87

che, prendendosi lo spazio necessario e a prezzo di rallentare lo sviluppo della storia, restituisce alle parole d’epoca i significati che avevano allora, rendendoli in larga parte disponibili e comprensibili anche per chi non ha vissuto quella fase storica. Lo stesso accade anche nel racconto della fase successiva, quello in cui il movimento tutto si apre a nuove modalità di partecipazione politica (il cui racconto è, al contrario della precedente, è piuttosto diffuso, sia nei romanzi che al cinema). Alberto inizia infatti già intorno al ‘74-‘75 a nutrire dei dubbi sull’ impianto dell’organizzazione in cui milita: «doveva essere spietato con se stesso e confessarselo: non ci credeva più alle avanguardie della rivoluzione, al leninismo, ammesso che in passato l’avesse veramente fatto».15 La rivoluzione non appare più un orizzonte praticabile e la risposta ai bisogni

non è soddisfatta dalla lettura ideologica della realtà offerta da Avanguardia operaia. Malinconico registra stupito di non essere il solo a confrontarsi con questi problemi e nota con sorpresa che i suoi dubbi sono condivisi da una moltitudine di coetanei, già inconsapevolmente maturi per comprendere il significato dello slogan «il personale è politico». Al termine di un intervento in assemblea, cui è stato chiamato controvoglia, Alberto trova il coraggio di sollevare lo sguardo e si riconosce parte di una collettività di simili

di fronte a sé, aveva facce, barbe, riccioli, tascapane, capelli lunghi, zoccoli, gonne a fiori, sciarpe che aveva visto centinaia di volte nei cortei, eppure quelle facce, adesso, in qualche modo strano non assomigliavano più neanche a se stesse. Erano un calderone che bolliva su una fiamma nuova, più insofferente, disperata, ironica, un calderone in cui non c’era spazio per avanguardie e leader, per la vecchia politica e il suo linguaggio grigio, per gruppi e partitini, un calderone in cui ciascuno voleva contare per davvero, mettendo in gioco tutta la sua vita, ora, subito. Il personale è politico, compagni. E

chi non lo capiva, fuori. Alberto lo capì di botto in quel momento.16