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Uno sguardo alle agenzie del territorio

5. La città e le sue residenzialità: il contributo dell’Urbanistica

1.2 Emergenze, sfide e utopie pedagogiche: tempi e luoghi della

1.2.2 Il sistema formativo integrato, presupposto della città

1.2.2.1 Uno sguardo alle agenzie del territorio

Analizziamo, a questo punto, alcune tipologie (una sorta di mappamondo) delle agenzie del territorio. Cioè a dire, le parti del sistema non-formale (eccezion fatta per la famiglia), cuore

43

Frabboni F. (2006), Educare in città, Editori Riuniti, Roma, p. 83.

44

Morin E. (2000), La testa ben fatta, Raffaello Cortina, Milano.

45

della nostra ipotetica città educativa.

A) Le teche della città

La ludoteca

Promuove il diritto al gioco di tutti i bambini del quartiere. Ha prevalentemente compiti socio-educativi: prestito di giocattoli, costruzione di nuovi giochi, scambio interpersonale di quelli “privati”. Presenta diverse attività interne (giochi che i bimbi fanno insieme, drammatizzazioni, laboratori,…) ed esterne come mostre, feste, iniziative pubbliche a tema.

Non mancano ovviamente i rapporti con la scuola (attraverso laboratori concertati insieme) e con le famiglie, arrivando oggi a coinvolgere soprattutto gli anziani, spesso abilissimi nella costruzione di “giochi del passato”. Un altro contesto, dunque, in grado di promuovere incontri intergenerazionali.

La mediateca46

Ha fondamentalmente due identità. Da un lato è un’istituzione deputata alla conservazione e alla predisposizione di prodotti audiovisivi (in generale massmediologici), mentre dall’altro si configura come luogo di ricerca, mediazione, organizzazione, promuovendo risposte e offrendo risorse ai bisogni degli utenti, creando un rapporto organico con le scuole, con gli enti locali e con le associazioni territoriali e culturali. In rapporto con le scuole può attuare laboratori e seminari ad hoc anche per gli insegnanti, aiutandoli a selezionare, valutare e reperire materiali per l’attuazione di percorsi formativi, orientandoli, suggerendo/offrendo veri e propri “pacchetti” e moduli

Laboratori specializzati

Possono essere molteplici i laboratori attuati nelle nostre città, in accordo con le scuole e con il comune. Temporanei o

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Facciamo riferimento al Saggio di Casedei R. (1998), La mediateca, in Baldacci M. (a cura di) (1998), Il territorio come laboratorio, Adda editore, Bari, pp. 135 – 161.

permanenti, dalle tematiche differenti.

Ne indichiamo due a titolo esemplificativo: laboratorio musicale e laboratorio teatrale.

1) Il laboratorio musicale

Ha il compito di avviare i bambini, sin dalla scuola dell’infanzia, alla sperimentazione e alla produzione del linguaggio musicale. Per attuare un progetto di alfabetizzazione anche nella prospettiva di un linguaggio, spesso ritenuto secondario e, invece, fondamentale per lo sviluppo di una personalità integrale. Esperienze, dunque, finalizzate alla sperimentazione e alla produzione del linguaggio “musica”.

2) Il laboratorio teatrale

Non è da intendersi come un luogo dove “si fa teatro” e si apprendono tecniche vere e proprie di recitazione, ma come uno spazio d’incontro con l’altro (fuori da ogni stereotipia), con se stessi e con la propria identità47. Uno spazio d’incontro che può nascere in svariati contesti della città con molteplici finalità: valorizzare il contatto relazionale tra gli abitanti, riflettere sui fenomeni sociali, sulla complessità delle realtà cittadine. Per sperimentare, per documentare.

Per continuare ad intraprendere la strada di una città educativa.

La biblioteca

Agenzia che garantisce un “deposito” organico di cultura codificata in volumi e in altro materiale stampato, registrato, fotografato (materiale, in ogni caso, riprodotto e riproducibile). Importante il suo ruolo di archivio di prodotti locali e non (bibliografie, recensioni,..) e, allo stesso tempo, di eventuale laboratorio/atelier per lavorare con le scuole (magari con

47

Mammarella E. (1991), Il laboratorio teatrale, in Frabboni F., Guerra L. (a cura di), La

macchine apposite per intervenire sul libro e per progettarne altri).

Reperisce, conserva ed organizza così il sapere per renderlo accessibile ed utilizzabile, ponendosi come fondamentale mediatore culturale.48 Questo attraverso strumenti informativi e bibliografici e grazie ai servizi di consulenza e assistenza offerti agli utenti49. Tutto ciò, sottolinea Berta Martini, segna “il passaggio da una concezione della biblioteca come patrimonio da

salvaguardare o come teca a una come servizio e come servizio, anche, educativo”.50

I servizi sportivi

Si propongono di garantire una formazione sportiva ad ognuno. Una formazione, dice Baldacci, “razionale e democratica”.51 Razionale nella prospettiva di uno sport che si faccia esperienza

cognitiva, affettiva, etica e sociale; democratica nella prospettiva di uno sport che sia diritto di tutti, nel pieno raggiungimento da parte di ognuno di concrete abilità sportive. Una formazione sportiva che sia avversa ad ogni forma di elitarismo e

consumismo.52

Musei e pinacoteche

Museo e pinacoteca come luoghi di esposizione, documentazione, ricerca, trasmissione culturale e didattica. Se Liliana Dozza ricorda, infatti, che “Il museo fa parte del patrimonio

della città, fa parte del Progetto culturale della città, fa parte del Progetto educativo della scuola, delle istituzioni intenzionalmente formative, della

famiglia, del singolo”53, Berta Martini sottolinea come esso possa

48

Martini B. (2007), Servizi di formazione e spazi di vita sociale, in Cerrocchi L., Dozza L. (a cura di), Contesti educativi per il sociale. Approcci e strategie per il benessere individuale e

di comunità, Erickson, Trento, p. 128.

49

Ibidem

50

Ibidem, p. 129.

51

Baldacci M. (1991), I servizi sportivi, in Frabboni F., Guerra L. (a cura di), La città

educativa. Verso un sistema formativo integrato, Cappelli editore, Bologna, pp. 127-130.

52

Ibidem

53

divenire vero laboratorio di ricerca, forte della sua triplice funzione culturale, educativa e comunicativa.54

Agenzie - il museo e la pinacoteca - che sconfinano così, divenendo attori importanti del territorio, in tutte le aree del sistema formativo integrato, ponendosi, tra l’altro, ancora una volta, in una prospettiva di educazione permanente.

B) Tra i luoghi della città vi sono, inoltre, quelli specializzati per fasce d’età, nei quali, però, è possibile promuovere incontri intergenerazionali.

Servizi per l’infanzia55

Risulta difficile dare una definizione precisa di tali centri perché ogni realtà territoriale ha le sue connotazioni. Sono fondamentalmente di due tipi: “con affido” dei bambini agli educatori o “senza affido”. Con la seconda tipologia facciamo riferimento ai centri giochi, agli spazi lettura, ai centri per bambini e genitori, ai centri per le famiglie, ecc. Possono rientrare in questa categoria anche le ludoteche di cui parlavamo precedentemente. Sono luoghi in cui viene promossa la cura e l’educazione dei bambini (spesso attraverso il gioco) con attenzione verso lo sviluppo della loro autonomia, delle loro capacità di socializzazione e di aggregazione, nella prospettiva di un ulteriore arricchimento delle potenzialità e delle risorse personali. Viene inoltre offerto un importante sostegno ai genitori grazie alla condivisione di problemi ed esperienze relative la crescita dei figli.

Centri giovani

54

Martini B. (2007), Servizi di formazione e spazi di vita sociale, in Cerrocchi L., Dozza L. (a cura di), Contesti educativi per il sociale, Erickson, Trento, p. 127.

55

Per una trattazione esaustiva dell’argomento rimandiamo al volume Manini M., Gherardi V., Balduzzi L. (a cura di) (2005), Gioco, bambini, genitori. Modelli educativi nei servizi per

È qui che si concentrano le maggiori occasioni di “interazioni

socio-affettive” unite ad “esperienze di ampliamento e di integrazione delle conoscenze canoniche prescritte dentro la scuola”.56

Due, dunque, gli obiettivi di questi centri: sviluppare le capacità relazionali, attraverso molteplici esperienze di interazione sociale e farlo perseguendo, contemporaneamente, attraverso ricerche, itinerari didattici, progetti (in laboratori, atelier, ecc…) una alfabetizzazione secondaria, un apprendimento, come più volte abbiamo ribadito, “superiore”, metacognitivo, da ottenere ampliando ed integrando le conoscenze di base acquisite a scuola.

Centri anziani57

Sono definiti “Centri sociali ricreativi culturali”, “Centri sociali ricreativi auto-gestiti dagli anziani” o “Centri sociali anziani”. Al di là della terminologia sono strutture associative presenti nei quartieri delle nostre città in cui vi è possibilità di incontro, confronto, promozione e realizzazione di molteplici attività per gli anziani in primis, ma anche per i cittadini di tutte le età, muovendo così nella prospettiva di incontri intergenerazionali. Coordinati a livello nazionale, provvisti di un proprio statuto, sono enti che promuovono molteplici attività legate alla solidarietà e alla cooperazione (locale e nazionale), oltre a numerosi progetti: assistenza e formazione informatica, attività culturali (teatro, musica, gruppi di lettura e di scrittura, ecc), attività rivolte al benessere della mente e del corpo, iniziative editoriali (giornalini dei Centri, Riviste, ecc), iniziative estive per contrastare la solitudine degli anziani costretti a rimanere nelle città.

Gran parte dell’organizzazione e della vita di questi centri è affidata, per il momento, al volontariato. In questo senso, però,

56

Ibidem, p. 235.

57

Questi Centri saranno oggetto di riflessione teorica e di indagine empirica nella terza parte della tesi. Rimandiamo perciò a quella sezione ogni dettagliato approfondimento a riguardo, limitandoci ora solo ad un’indicazione generale sulla tipologia della struttura.

rimane aperto un problema: come si svilupperanno in futuro e su quali forme associative potranno fare affidamento per la loro sopravvivenza?

Ci occuperemo dettagliatamente di queste istituzioni, della loro organizzazione, del ruolo che ricoprono, del potenziale che rappresentano, e potrebbero ancor più rappresentare nella città odierna, cercando di rispondere anche a quest’ultimo interrogativo, nell’ultima parte della tesi.

C) Beni monumentali, itinerari artistici e naturalistici

Si collocano nella prospettiva di una città educativa che sia anche “città aperta”.58 Questo perché la città può essere

“il testo più ricco e composito da cui ottenere un numero rilevante di conoscenze”.59

Molteplici sono infatti gli spunti che possono guidare l’educatore, l’insegnante, ma anche ogni singolo cittadino, alla realizzazione di percorsi che restituiscano la possibilità, al visitatore, di cogliere le molteplici forme di creatività ed espressione di cui è ricco il territorio. Si può e si deve educare anche in questa direzione.

Nei luoghi che rappresentano e raccontano la storia di una città e nei luoghi alle porte della città, ricchi di natura, dove assaporare esperienze che sappiano farci cogliere il bello di ciò che la natura ancora mette a disposizione, magari (e pensiamo alle fattorie didattiche) “elevando didatticamente l’ambiente naturale a manuale di conoscenza”.60

Risorse spesso deturpate che andrebbero, invece, riscoperte nel rispetto di una piena città educativa e che ogni cittadino, magari cresciuto attraverso la partecipazione che auspichiamo in futuro, attraverso la vita delle istituzioni precedentemente elencate, non può non salvaguardare, cogliendone l’enorme ricchezza e l’immenso patrimonio che rappresentano. Facendo, anche di

58

Merlo R. (1991), I beni itinerari artistici, in Frabboni F., Guerra L. (a cura di), La città

educativa. Verso un sistema formativo integrato, Cappelli editore, Bologna, p. 167.

59

Ibidem, p. 168.

60

questi territori, un’occasione di crescita personale.

In conclusione possiamo affermare che i luoghi di cui è popolato il nostro territorio (biblioteche, pinacoteche, musei, mediateche, ludoteche, centri educativi di diversa natura, beni paesaggistici, fattorie didattiche, agriturismi, ecc) sono strutture in grado di determinare in tutti coloro che le vivono (in ogni fase delle vita), un’ulteriore – continua - istruzione, una capacità di ricerca, una ritrovata creatività. Frabboni in proposito parla di vere officine

d’istruzione (tali possono essere le biblioteche, le mediateche, le

pinacoteche, ecc), di laboratori di ricerca (tali gli atelier di produzione teatrale, musicale, pittorica, scientifica, ecc), nel pieno sviluppo di linguaggi espressivi-creativi (da assaporare nelle ludoteche, nei campi gioco, nelle polisportive, ecc).

Un ambiente davvero in grado, se così organizzato e vissuto, di garantire apprendimenti monocognitivi, metacognitivi e fantacognitivi, nella prospettiva, come sempre, di un’educazione permanente.